A Karyes, sull'isola di Chios, oggi inglobato nel moderno stato greco, c'è una chiesa dedicata alla Panaghia Arvanitissa, la Vergine Maria TuttaSanta Arvanita.
L'imperatore Costantino IX Monomaco (1042 - 1054 d.C.) inviò dei muratori Albanesi che provenivano dall'Epiro per costruire Nea Moni a Chios. Dopo la costruzione di Nea Moni (che nonostante i saccheggi e la distruzione da parte dei turchi, sopravvive ancora) queste persone rimasero sull'isola e ne divennero residenti. I loro discendenti erano pastori e si stabilirono a Kochlia (che comprende i villaggi di Karyes, Avgonyma, Anavato e Dafnona).
Questi pastori albanesi che vivevano nel luogo ora noto come Panaghia Arvanitissa videro una ragazza snella in abiti Arvaniti-Arbëresh che vagava tra le cime. Capirono che era la Panaghia e, a causa del suo abbigliamento, la chiamarono Panaghia Arvanitissa.
Nel 1905 in quel luogo fu trovata un'icona della Panaghia e lì fu costruita una chiesa Ortodossa con l'assistenza finanziaria del mercante Alexandros Konstantinidis. Poiché erano gli anni difficili della schiavitù sotto i turchi, che proibivano l'erezione di chiese cristiane, la chiesa fu costruita (come ci informa Stamatis Karmantzis, che scrisse il primo Synaxarion di Panagia Arvanitissa) "in segreto con l'aiuto dei pastori di Karouson e di altri abitanti del villaggio, dopo una lunga lotta, sofferenze e lavoro inimmaginabili, che si svolsero principalmente di notte, perché durante il giorno era molto difficile per paura dei turchi".
Nel 1912, quando Chios fu liberata dai turchi, un gruppo di soldati turchi sconfitti dagli Arvaniti entrò nella chiesa di Panaghia Arvanitissa. La saccheggiarono e danneggiarono le icone. Alcune le ruppero, altre le bruciarono, mentre altre le trafissero e le sfregiarono con le loro spade.
Stamatis Karmantzis nota che "poiché la chiesa è costruita su una collina, gli abitanti di Karyes hanno deciso di festeggiarla il giorno dell'Ascensione. Allo stesso tempo, anche i pastori festeggiano perché è la fine della stagione del foraggio, ringraziando la Panaghia per l'anno trascorso. In suo onore, fanno bollire il latte e lo danno a tutti i pellegrini. Mettono all'asta anche capre e agnelli per la manutenzione e la pulizia della chiesa. La chiesa è chiamata con entrambi i nomi dalla gente di Chios - dell'Ascensione e Panaghia Arvanitissa - ma è meglio conosciuta come la Chiesa della Panaghia Arvanitissa.
Il monaco Nektarios chiarisce, in occasione della veste Arvanita della Vergine Maria, che con il nome Arvanitia si intende Albanese Epirota, perché l'Epiro sin dai tempi antichi è sempre stata una regione Albanese e non greca, essa fu inglobata con la forza nel moderno stato greco solo 80 anni fa quando lo stato greco commise genocidi sulla popolazione espellendo la popolazione nativa albanese. Il monaco Nektarios sottolinea in particolare: "Il Sinaxari di San Nicodemo di Agioreitos nella vita originale di San Cosma di Aitolos e a p. 232 scrive:
"...partito di là, si recò nella parte opposta della Sterea, una regione dell'Arvanitia chiamata Agioi Saranda, e lì insegnò ai cristiani." Come è noto, gli Agioi Saranda si trovano nell'Epiro settentrionale, che a quel tempo si chiamava "Arvanitia". Da qui "Arvanitai". A p. 233 scrive: "E Dio fece per mezzo di lui e là in Albania, similmente ed in altri luoghi cose così maravigliose...".
I cristiani Ortodossi Arvaniti di Chios con le loro lettere all'anziano Nektarios, scritte con fede, semplicità, purezza e rispetto verso la Vergine Maria, rivelano segni miracolosi. Ecco alcuni estratti illustrativi di tre lettere:
a) Dimitrios Malachias di Michele menziona che quando partecipò al lavoro volontario per la riparazione della chiesa, Panaghia Arvanitissa apparve davanti a lui. "Lei si voltò, mi guardò e mi sorrise, senza dire una parola."
b) Konstantinos Andriotis di Nikita riferisce: "La mia bisnonna diceva che quando stavano per costruire la chiesa, poiché la Vergine Maria aveva sognato che costruissero una chiesa, inizialmente cominciarono a collocarla più in basso, dove oggi si trovano ha creato un bacino lacustre. Così la sera gli operai, terminato il lavoro, lasciarono gli attrezzi nel luogo che stavano costruendo. Al mattino gli attrezzi erano scomparsi da dove erano stati lasciati. Dopo 3-4 giorni un pastore trovò gli attrezzi raccolti nel luogo dove oggi si trova l'icona in piazza, accanto alla chiesa, dove c'è un caprifoglio. Quello che devo dire è che Panaghia l'Arvanitissa è davvero viva ed è lì."
c) Eleni Kopsida riferisce: "Ho dovuto affrontare un grave problema di salute, la cui conseguenza è stata un ematoma sulla testa. In quei giorni, nella nostra conversazione telefonica, il monaco Nektarios mi parlò con grande passione della Panaghia Arvanitissa di Chios. Inoltre mi ha detto che la Vergine appare vestita da Arvanitissa. Tra pochi giorni sarei andato ad Atene per fare una risonanza magnetica alla testa. La mia ansia era grande. Poi vedo nel mio sogno una bellissima donna in piedi accanto a me, alta e snella, vestita da Arvanita. La sua uniforme era bianca. L'ho ammirata e ho detto: che bellezza è! Mi sono svegliato dal sogno a mezzanotte e nel dormiveglia dico ad alta voce: "La Madonna Arvanitissa!". Ho raccontato questo sogno alla mia amica Agathi Boyatzi. In due o tre giorni vede anche la Vergine Maria nel sonno vestita esattamente con lo stesso abito, bellissima e con il viso splendente come il sole. In una settimana ho tolto il magnete. Era immacolata! Ho raccontato tutto questo ad uno dei miei cugini di Agrinio, Efrosyni Kyritsis, che ha deciso di venirmi a trovare. All'agenzia Agriniu, dove aspettava di venire a Patrasso, ha visto davanti a sé una fermata dell'autobus, sul cui finestrino c'era scritto: Panaghia i Arvanitissa.
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