sabato 30 dicembre 2023

VISITA ALLE RELIQUIE DI SANTA DOMENICA KIRIAKÌ


 A mia Nonna Domenica, in Arbëresh Nonòna Diluça, matriarca Arbëresh dell'umile famiglia Iannino da Janina, Epiro.🔯🌙🇦🇱

Il nome Domenica che significa "del Signore", è la forma latina del greco Ciriaca (Κυριακή) che può essere tradotto come "[donna] del Signore", "soggetta al Signore" o "consacrata al Signore". In Arbëresh Diluça ha lo stesso identico significato e letteralmente tradotta come Donna del Sole.

Secondo la Passio greca, Santa Domenica nata nel 287, era figlia di Doroteo ed Eusebia (o Arsenia) e fu educata al Cristianesimo Ortodosso fin dall’infanzia. Visse in un ambiente profondamente Cristiano, dove la vita quotidiana stessa era pregna della Fede professata.

"O Sposa di Cristo, Santa Domenica, Iddio volendoti chiamare alla santità, ti ha fatto nascere figlia di Doroteo e di Arsenia, genitori Cristiani, i quali ti diedero il nome di Domenica, come del Salvatore."

Nel corso della persecuzione di Diocleziano, imperatore romano illirico, all’età di sedici anni fu arrestata con i genitori e condotta a Nicomedia. I genitori, forse per la posizione di rilievo che occupavano nella comunità locale, vennero graziati, grazie all'interessamento dello stesso imperatore, e mandati in esilio ai confini dell'Eufrate, mentre Domenica fu sottoposta a numerose pressioni per indurla a rinnegare la sua Fede Cristiana.

"O Sposa di Cristo, Santa Domenica, lo Spirito Santo ti accese di tale amore per i beni celesti, che non curasti quelli del mondo; e perciò tutta unita con lo spirito a Lui, sopportasti con fortezza la separazione dai genitori mandati in esilio per la fede."

La santa fu torturata, ma la sua resistenza fece convertire coloro i quali erano accorsi a partecipare al macabro spettacolo. 

"O Sposa di Cristo, Santa Domenica, Iddio ti donò tali lumi per la Vera Fede e ti animò di tale fortezza, che sapesti testimoniarlo davanti ai tribunali degli imperatori e dei presidi senza curare né le loro minacce né le loro offerte."

Venne dunque messa al rogo, ma le fiamme non lambirono il suo corpo.

"O Sposa di Cristo, Santa Domenica, Iddio ti volle glorificare anche tra i tormenti, perché il fuoco non bruciò neppure un tuo capello."

Visti gli inutili tentativi di ripudiare la religione, fu condotta a Nola in Campania, dove fu processata e condannata a morte "ad leones".

Venne allora data in pasto ai leoni, ma anche questo tentativo fu vano, dato che i leoni si ammansirono di fronte a lei.

"Nel tuo agone mortale, o Domenica celeberrima, hai trasceso le forze della natura; tra i leoni rendesti lode al tuo Cristo e superasti la fierezza delle belve. Agnella condotta al macello per amore dell’Agnello Divino, al bellissimo tuo Sposo conservasti il candore dell’anima tua."

Dopo una lunga tortura, venne alfine condannata alla decapitazione.

Le sue spoglie furono sepolte inizialmente a Vizzini (CT) dove fiorì il culto della giovane martire nell'allora Sud Italia Ortodosso. Dopo la forzata e crudele cattolicizzazione del Meridione, nel 1893 le reliquie furono traslate dai cattolici nella cattedrale di Tropea.

Santa Domenica è anche Santa Patrona di Camaldoli (SA), Caraffa di Catanzaro (CZ), Mandanici (ME), Protonotaro (ME), Santa Domenica di Ricadi (VV), Scorrano (LE), Torre di Ruggiero (CZ) e Tremestieri (ME).

"O Sposa di Cristo, Santa Domenica, Iddio, come sua martire, volle che oltre l’eterna corona ottenuta in cielo, avesti gli onori dovuti in terra. Concedici assistenza in tutte le avversità di questa terra, per stare sempre uniti nella Vera Fede Ortodossa." Amìn!

venerdì 29 dicembre 2023

I PROFUGHI DI PARGA 👑🦁🔯🇦🇱🦅🌙🐂

 

"I profughi di Parga", anche noto come "Gli abitanti di Parga che abbandonano la loro patria", è un quadro del pittore italiano Francesco Hayez, realizzato con la tecnica dell'olio su tela nel 1831. Le sue dimensioni sono di 201 × 290 centimetri. Con questo quadro di grandi dimensioni, Hayez volle tradurre in pittura il destino dei profughi della città Arvanita di Parga, ceduta dagli inglesi all'impero ottomano nell'anno 1819, trasformando l'esilio in un dipinto di denuncia senza tempo. È conservato nella Pinacoteca Tosio Martinengo, a Brescia.

Quest'opera di grandi dimensioni si ispira a un poemetto omonimo scritto da Giovanni Berchet nel 1823 e basato su un evento storico avvenuto pochi anni prima, nel 1819. Fino a quel momento, l'isola di Parga, situata nella regione Arvanita dell'Epiro, era stata un protettorato britannico, ma nel 1819 gli inglesi decisero di cederla all'impero ottomano durante delle trattative per il controllo delle vicine isole Ionie. Gli abitanti dell'isola, pur di non vivere sottomessi dai turchi, decisero di fuggire, migrando verso altre isole greche, come Cefalonia e Corfù.

L'opera ritrae i pargarioti che si apprestano a lasciare la loro isola. Alcuni guardano tristemente le loro case in lontananza, situate sul promontorio sullo sfondo, mentre altri osservano gli occupanti ottomani che stanno per entrare nella loro patria. In primo piano si trova un gruppo di uomini e di donne dagli abiti tradizionali realizzati meticolosamente, mentre per terra si trovano due donne: una è seduta davanti a un teschio e guarda lo spettatore, mentre l'altra sta raccogliendo della sabbia dell'isola per portarla con sé durante l'esilio. In basso a destra si trovano degli altri Arvaniti che aspettano di imbarcarsi per fuggire. A dividere queste due parti dell'opera è la figura di un Sacerdote Ortodosso (riconoscibile dall'abito nero e dal copricapo) raffigurato mentre prega, a simboleggiare come la Fede Ortodossa di questi Arvaniti non sia crollata neppure di fronte a un evento tale. 𓏙𓋹𓊽𓍑𓌀𓋴𓈖𓃀𓎟𓆖𓎛𓇳𓎛

"Una scena di strada al Cairo", di Jean-Leon Gerome


Dipinto: "Una scena di strada al Cairo", di Jean-Leon Gerome

Ad alcuni sembrerà strano, ma ci sono degli uomini nel dipinto che indossano la fustanella al Cairo in Egitto 𓆎𓅓𓏏𓊖.

Non tutti sanno che l’Egitto fu governato da un albanese. 

Si tratta del padre fondatore dell’Egitto moderno. Tutti lo conoscono con il nome di Muhhamad Ali Pasha, ma il suo nome erra Mehmet Ali. Era esattamente un’albanese di Korce! I suoi vivevano in un piccolo villaggio di nome Zemblak . 

Mehmet è nato nel 1769. Il suo mandato è durato dal 1805-1848, i soldati albanesi che lo seguirono provenivano da tutte le province albanesi.

Ancora oggi è il vero padre fondatore dell’Egitto moderno.

La fustanella fa parte dell'abito tradizionale albanese!!!!

𓏙𓋹𓊽𓍑𓌀𓋴𓈖𓃀𓎟𓆖𓎛𓇳𓎛

lunedì 11 dicembre 2023

QUESTA È SPARTA!!! ⚔


"Le nostre osservazioni su la parola Sparta, nome dell'altra Città, non hanno avuto altro risultato per ora, se non quello di dover ritenere, o che le terre vicine, o che il luogo dove la Città di Sparta fu edificata (abitata dalle antiche popolazioni Arvanite ndr.), erano feraci di ginestre, poichè la parola Sparta in albanese dinota ginestra; onde 'Ckii dhee bën Sparta' dinota: Questa terra produce ginestra. 'Cktà gliuglie o lule jàan spartas': questi fiori sono di ginestra, o della ginestra. Quindi è da inferirsi che quei primitivi popoli dall'abbondanza della ginestra che si trovava in quel luogo, dove si determinavano a edificare la Città, abbian potuto trarre l'idea di chiamarla Sparta, la quale dopo l'invasione dei Fenici, prese il nome di Doria e gli abitanti Doriesi. La parola Dori o Dor in albanese ha doppia etimologia; ed entrambe coincidono tra loro in dimostrare il progresso o l'incremento che fece la lingua degl'invasori, e la stabilità e fermezza di quella dei così detti Pelasgi in conservare la propria, migrando da luogo in luogo, da monte in monte per non darsi al partito dei Fenici."
(S. Marchianò - filologo Arbëresh 🔯🇦🇱)

mercoledì 29 novembre 2023

MOJ E BUKURA MORE 🔯🦅🌙🐂


Gjaku ynë Arvanitë.

Questa canzone Arbёresh che in italiano vuol dire “Mia Bellissima Morea“ è una canzone che risale a 600 anni fa e parla di una storia triste, storia di un esilio di rifugiati dell'Arbёria Ortodossa 🔯🇦🇱 verso le terre italiane. Dopo la morte del loro Difensore Giorgio Kastriota Iskander-Bey sono costretti a fuggire in una terra lontana a causa dell'invasore turco.

La Morea è il nome antico del Poleponneso dei giorni moderni, che fu cambiato dai greci. Era una parte della terra in cui si stabilirono i primi popoli, che provenivano dall'Africa. Morèa è il toponimo che indica la terra in cui vi si erano stabiliti gli antichi mori 👦🏾👧🏾, di cui solo gli Arbëresh sono diretti discendenti.

“Mia Bellissima Morea” racconta la nostalgia, il dolore e il ricordo della patria persa per sempre; La Morea è il luogo da cui provenivano la maggior parte degli Arbëresh che oggi si trovano in Italia Meridionale.
Un po' come nei Salmi biblici quando il popolo del Signore fu esiliato dalle loro terre cantavano: "Sui fiumi di Babilonia, là sedevamo piangendo al ricordo di Sion."

Nel video la canzone è cantata e suonata dalla signora Angela ⚔ Dell'Aquila 🦅

DEREK 🔯🔥
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martedì 28 novembre 2023

NIKOLA TESLA ERA ARVANITA.


 

Gjaku ynë Arvanitë. 🔯🦅🌙🐂

Di nome, Nikola Tesla non era serbo. La sua famiglia era di Sanxhak, abitata ancora oggi da Arvaniti. A quel tempo Sanxhak era una regione della Bosnia, che a sua volta faceva parte dell'Impero Ottomano. Suo padre era analfabeta e in un giorno per Grazia di Dio divenne un prete Cristiano Ortodosso di nome Milutin. Il nome di sua madre era Gjuka, un nome arvanita.

A causa dell'espulsione serba contro gli albanesi, soprattutto a metà del XIX secolo, la sua famiglia si trasferì nel villaggio di Smiljan nella Croazia occidentale. Allora la Croazia faceva parte dell'Impero austro-ungarico. Nikola Tesla nacque lì il 10 luglio 1856.

La lingua arvanita non era in uso pubblico e le scuole albanesi furono proibite nel secolo XIX. Pertanto, Nikola Tesla ha dimostrato di conoscere la lingua serba e quella tedesca insegnate nelle scuole pubbliche, conservando la sua vera lingua solo con i suoi familiari, come oggi noi Arbëresh.

La sua famiglia aveva conservato il costume popolare arvanita come una cara e sincera eredità della propria origine. Il costume indossato da Nikola Tesla è tipico dell'Albania settentrionale o della Dardania. Indossò quel costume prima di partire per Praga nel 1880, poi per Budapest e Parigi, per arrivare a New York nel 1884. Nikola Tesla morì il 7 gennaio 1943 a New York, negli Stati Uniti.

lunedì 27 novembre 2023

VISITA ALLE CATACOMBE DI SAN GAUDIOSO DI NAPOLI 🔯🦅


Gaudioso di Napoli, o Gaudioso di Abitine e ancora Gaudioso l'Africano, al secolo Settimio Celio Gaudioso è un esempio di romano-Otodosso dell'Africa. 

Fu un vescovo e santo berbero ("I berberi del Nord Africa sono un altro ramo della razza Cuscita (Etiope)" - cit. Drousilla Houston), vescovo di Abitine, nella regione di Cartagine.

Dopo l'invasione dei Vandali il re Genserico lo prese prigioniero e gli propose di restare vescovo ad Abitine, se avesse aderito all'Arianesimo.
Gaudioso rimase saldo nell'Ortodossia e non volle convertirsi all'arianesimo e così re Genserico lo imbarcò, assieme ad altri vescovi Cristiani Ortodossi berberi, fra cui Quodvultdeus (letteralmente "quello che Dio vuole"), su vecchie navi in disarmo, senza vele né remi, mandandolo alla deriva. Attraversando il Tirreno approdò per Grazia di Dio a Napoli. Si stabilì poco fuori dalla città, sulla collina di Capodimonte, nei pressi dell'attuale Rione Sanità, dove costruì un Monastero Ortodosso. Morì in pace a Napoli.

DEREK 🔯🔥
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mercoledì 22 novembre 2023

GIORGIO KASTRIOTA ISKANDER-BEY


 Gjaku ynë Arvanitë. 🔯🦅🌙🐂

"…se io ho lasciata la falsa fede di Maometto e sono ritornato alla Vera Fede di Gesù Cristo, io sono certo di aver scelto la miglior parte. Perché osservando i suoi santi comandamenti sono certo che l’anima mia sarà salva e non (come sostieni tu) perduta. Ti prego, per la salute dell’anima tua, di ascoltare da me ancora un ottimo consiglio. Degnati di leggere il Corano: cioè la raccolta dei precetti divini dove potrai facilmente vedere chi di noi sia in errore. E così ho speranza, se tu vorrai equamente considerare, che, vinto dalla ragione, ti sottometterai alla sacrosanta Fede Cristiana, soltanto nella quale tutti gli uomini che cercano di salvarsi si salvano e fuori della quale ogni altra si rovina."
-Giorgio Castriota Scanderbeg (Gjergj Kastrioti Skënderbeu)-

Giorgio si era ritrovato il privilegio di poter vivere una vita agiata grazie alle sue doti militari, eppure aveva deciso di condividere la miseria del suo popolo.

Ha preso la Via che lo aveva portato dal vestire abiti e uniformi ottomani a quelle sue locali, a sposare una donna arvanita, a vivere in una corte arvanita, a combattere con soldati arvaniti, a credere nella stessa Fede Ortodossa degli altri arvaniti, a morire per altri arvaniti, per vivere nella terra del suo popolo arvanita.

Gli eroi non sono quelli che vincono; quelli veri, perdono, muoiono, si sacrificano per una causa mistica che sovrasta un mondo triste e complicato. Ma questi non diventano un monito per non cogliere l’azione, anzi insegnano a scegliere un percorso, anche se insensato, affinché si compia ciò che è giusto per sé e per gli altri.

Onore al Campione di Cristo!

“Liri a vdekje”, “Libertà o morte”

lunedì 20 novembre 2023

Radici albanesi in Grecia, studio Ue: sono 696 i villaggi dove si parla albanese.

 

Nel 1987, un gruppo della Comunità Europea visitò la Grecia dal 4 al 10 ottobre 1987, per condurre uno studio sulla presenza dell'elemento albanese e sulla preservazione dell'origine etnica della lingua. Il viaggio è stato organizzato dall'Ufficio Europeo per lo Studio delle Lingue Poco Usate sotto la supervisione della Commissione della Comunità Europea. Il gruppo era composto dai noti ricercatori arboricoli Urat Antonio Bellushi (Italia), Ricardo Alvares, Kolon Anget, Javier Boski, Joseph San Sokasao (tutti spagnoli), Onon Falkoma (olandese), Wolfgang Jeniges (belga), Robert Martin, Stefan Moal (Francese), Col. O'Cinseala (irlandese). L'obiettivo era che i rappresentanti europei durante la visita entrassero in contatto con i villaggi abitati da popolazioni che parlano la lingua arvanita.

Durante la visita i rappresentanti della Comunità Europea hanno riscontrato numerosi problemi, compresi infortuni. Tuttavia, il gruppo di ricercatori non si è fermato fino alla fine della missione per portare dati scientifici molto importanti sulla presenza degli albanesi in Grecia.

Villaggi in cui si parla albanese:

I nomi dei seguenti villaggi sono dati così come vengono pronunciati in greco, senza traduzione in albanese. Il lettore potrà notare senza difficoltà che molti di questi nomi di villaggi hanno la radice ed il significato puro della lingua albanese e questi nomi hanno resistito fino ai giorni nostri anche ai cambiamenti che gli anni hanno portato.

Nelle parole scritte in maiuscolo la radice e il significato indicano chiaramente l'origine o il significato dalla lingua albanese. Molti nomi di villaggi sono costituiti da combinazioni di parole greche e albanesi. Mentre i nomi dei villaggi tra parentesi sono villaggi dove la lingua arvanita è poco parlata ed è in via di estinzione. 

1-Distretto di Atikeska circa 84 villaggi, tra questi ricordiamo: Qeratea, Kuvaradhes, Kalivia, Koropi, Kapandhriti, Mazi, SHPATA, LOPĕSI, MARATHONA, BUJA, Menidhi, Shpatanxiq, Gramatiko, Kalamos, Markopulo, Markopulu i Orapija, Moilesi, Malakasa , Kakoshalesi, HALKUÇI, Sikamino, (KUKUVAJNË), Anoljosia, (Katoliosia), Kamatero, HASI, Aspropirgo, (Brahami). 

2-Zona di Megarindho menzioniamo: Ambelaqia, Elensis, Madra, Magula, Vila, Mazi, KRYEKUQI, Salamina.

Capitale dell'isola di Salamina, Kuluri è abitata dagli Arvaniti, così come le città dell'isola di Muqi e Ambelaqi sono abitate dalla popolazione Arvanita. Tasos Karadi, uno scrittore arvanita di Salamina, in un'intervista per un canale televisivo albanese, ha detto che oggi ci sono oltre 40.000 arvaniti sull'isola di Salamina.

3-La zona di Eggio ha l'isola di Angjistri.

4-Zona di Thiva menzioniamo i villaggi: Hastia, DOMVRANA, KOKOSHI, Ksironomi, Karadas, Frimokastro, Paleopanagjia, VAJA, Kasnesi, Kaskaveli oggi Leondaris, Parapungaj, Kapareli, BALCA, KOKLA, Kleboçari Pirgo, Lutufi, Ambeloshalėsi, (Tahi) , ( Agjio Theodori), Neohori, Darimari, Mustafadhes, Dervenoshalësi, Rapendosa, Kakoniskiri, Kavashala, Stefani, Klideti, SHKURTA, VATHI, (KRIBAÇI), MURIQI, SHKIMETAR, Spaidhes, Latani, KARDHICA, Braci, Koqino, Sirç, Lukisia.

5-Zona Livadhja menzioniamo: Stiri, Kiruaki, Zeriqi, Kukura, Zagara, Mazi, Vrastamites, Kutumula, Luci, Pavlo, Steveniko.

6-La zona di Corinto è costituita dai villaggi: Aggio Theodori, (Lutraqi), BISHA, KLIMENDI, BALCA este, BALCA e Vegël, LOPĕSI, Dusha, Kastanja, BIÇA, (KUÇI), Almiri, Katakali, Bashi, BIÇA , (LALOTI ), SULI, (Ibrahim Bey), MAÇANI, Galataqi, Rito, Katakali, Sofikon, Karfos, Angelokastro, Voivoda, ZEMENO, Panariti, Mukli, Vasiliko, Vladusa, Velina, Bozika, Atikia, Kriavrisi, Pala Korinthi, ( Asos), Xylocherza, Limohori.

7-Zona Lokridha menzioniamo: Livanadhes, Martino, MALċSINA, Proskina, Pirgos, Mazi, Larina, Surpi, Teologos.

8-Il distretto di Argo menzioniamo: Berbati, Limnes, (Kuçopodhi), (Varduva), (PRIFTJANI), (Pasha), (Honika), (Bundja).

9-L'isola di Nafplio menzioniamo: Maneshi, Ledra, Pulakidha, Merbaka, Plataniti, Heli, Anifi, Dimena, (GERBĕSI), (Kofini), Kamari.

10-Zona Trisinia; citare: (Poros), Valario, METHANA, Vromolimi, Kosona, Aggio Teodori, Megalo Horio, Megalo Potami, Kameni Hora, Ano Fanari, Karaxha, Lesia, Bafi, Ortoliti.

11-La zona di Ermonidos è costituita per la maggior parte dalle isole che storicamente sono conosciute come grandi centri abitati dagli Arvaniti e dove emersero gli eroi, i primi capi dello stato greco.14 Hydra, (SPECA), FURRNI, Kranidhi, Porto Heli, Ermioni, Sabariza, Iliokastro, Didim. 

12-Mantinias ha Dara. 

13-In Kalavrita è (Lukuria). 

14-Riguardo al distretto di Patrasso, si dice che due secoli fa gli abitanti parlavano principalmente la lingua arvanita e c'erano donne che non conoscevano affatto il greco. Oggi la lingua arvanita è ausiliaria e viene utilizzata principalmente nelle assemblee degli anziani o quando gli oratori non desiderano insegnare agli altri ciò di cui stanno discutendo tra loro. (SULI), (MIRA), (Lalikosta), (MIRTIZA), (Francia), (BEAUTY), (Verdoni), (HAJKALI), (King), (Harbilejka), (Lefkopetra,) (Lalikosta), (Nikoreika ), (Kareika), (Franguleika) .

15-Nella provincia di Ilias, la lingua arvanita è quasi andata perduta. (Kumani), (BÜNDETI), (Kapelitu), (MALIQI), (Dorisa), (Nemuta), (Miles), (KALOLESHI), (Agjio Ana), (Psari), Kombothekra.

16-Provincia di Trifilias menziona: SULIMA, LAPI, RIPÍSI, Piça, Hiristohori, Psari, Kuvela, Ano Kopanaqi, Agrilia, Varibopi, Vidhisova, Klesura, DREDE, SULI, Shirk.

Nei villaggi di Sulima e Lapsi la lingua arvanita è parlata come seconda lingua. E nei villaggi di Ripës, Piça, Kuvela, Agrilia, Psari e Hirisohori, soprattutto gli anziani parlano bene la lingua arvanita.

17-La provincia di Karistia, menzionare: KALANĀ, Baba, Dramësi, VRESTIDHE, PRINJA, Kalamaki, ZAKARIA, Thimi, Kakogjoni, Koqini, Figja, BASHAJ, DARDANI, (Bezhani), Fokej, Melison, Agjio Dimitri, BRETTI, KRIEZA, LEPURA, LALA, ZERBISHA, VIRA, Koskina, (Marmari), Mesohoria, Nikoleta, Kutumula, Armiropotamos, HANI, Agjio Apotoli, Polipotamos, Alonja, Kisuri, Kapsala, QELA.

18-L'isola di Andros ha i villaggi: Gavro, Aggio Petro, Ateni, BAÇI, Remata, Katahalos, Arni, BURKOTI, Ano Aprovatu, Kato Aprovatu, GIDHE, Kato Fellos, Pano Fellos, LIVADHESA, Psoriareza, Galios, AGJINI, Kalamos , Kalivari , Hartes, Ano Varidhi, Kato Varidhi, KUMARI, Kaloqerini, Vitali, Amolohos, Sidhonda.

Gli arvaniti non hanno tuttavia ottenuto dallo stato greco lo status di minoranza linguistica, come nel caso degli Arbëresh in Italia.

giovedì 9 novembre 2023

COINCIDENZA?

 

⚡COINCIDENZA?

L' ISIS non è altro che il Servizio Segreto Israeliano mascherato e finanziato dagli stessi europei per il loro piano di colonizzazione della Palestina. L'obiettivo è sempre lo stesso, DIVIDE ET IMPERA, finanziare entrambe le parti per confondere, dividere e conquistare le menti e i territori.

Isis in inglese:
ISIS = Israeli Secret Intelligence Service "Mossad"

Da un giornale del 2014, pubblicato dall’American Free Press:
“Il piano del 1982 per un più grande impero israeliano nel Medio Oriente con l’aiuto dell’ISIS”

Più chiaro di così...

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lunedì 6 novembre 2023

SULLA FEDE CRISTIANA

 

"La storia etiope testimonia che i nostri antenati, sorti dopo i primi imperatori cristiani, erano uomini e donne che avevano un grande zelo per la fede di Cristo e che fecero tutto ciò che era in loro potere per la sua propagazione tra il nostro popolo. Molti di loro, come l'imperatore Caleb che visse nel V secolo e l'imperatore Lalibela e i suoi immediati successori che vissero nel XII secolo, sono stati canonizzati.

 Quando i paesi del Medio Oriente, dell’Africa nord-orientale e dell’Asia Minore, dove il Vangelo fu predicato dagli Apostoli, furono invasi e soccombettero sotto un potere contrario alla fede cristiana, i sovrani e i popoli dell’Etiopia, fermi nel loro profondo amore per la fede di Cristo e integrato dalla natura della loro terra natale, hanno intrapreso grandi lotte per preservare l'Etiopia come isola del cristianesimo. Profonda è la nostra gratitudine al nostro Dio per questa grazia. Numerosi sono i nostri antenati, che nel corso dei secoli hanno consacrato e sacrificato la propria vita sui campi di battaglia affinché l'Etiopia potesse sopravvivere forte nella sua fede cristiana.

 Quando, dopo tutti questi degni predecessori, Abbiamo assunto la guida del Nostro popolo mezzo secolo fa, siamo diventati profondamente consapevoli della grandezza della sacra fiducia e della responsabilità che Ci è stata concessa di lavorare per la Gloria di Dio e il benessere continuo e duraturo del Nostro popolo. Negli ultimi 50 anni non solo Abbiamo lavorato affinché il Nostro popolo potesse condurre una vita migliore su questa terra, ma non Abbiamo nemmeno risparmiato le Nostre energie e i Nostri tesori per sviluppare la loro eredità spirituale, il cui valore nessuna mente umana può valutare.


 Poiché nessuno può interferire nel Regno di Dio, dovremmo tollerare e vivere fianco a fianco con coloro che appartengono ad altre fedi. Tuttavia, se la minaccia si pone, non mancheremo di resistere con coraggio a tali incursioni. Desideriamo ricordare qui lo spirito di tolleranza mostrato da nostro Signore Gesù Cristo quando ha concesso il perdono a tutti, compresi coloro che lo hanno crocifisso.


 Al giorno d'oggi, ci sono una moltitudine di cose pubblicate sulla stampa e trasmesse dalla radio che affascinano la mente e lo spirito umano: molte nuove idee vengono diffuse dai dotti. Vengono prodotti molti meravigliosi elettrodomestici per rendere la vita sempre più confortevole. Le ricche potenze hanno smesso di esplorare e sfruttare questa terra e stanno gareggiando tra loro per esplorare e conquistare la luna e i pianeti. La conoscenza sta aumentando in modo sconcertante. Tutto questo è buono, meraviglioso e lodevole. Ma quale sarà la fine di tutto ciò? Siamo fermamente convinti che verrà fatto solo ciò che il Signore vorrà. Dovremmo stare attenti che i risultati così raggiunti dall'umanità non incontrino la sorte della Torre di Babele, opera degli antichi uomini, che andò in pezzi nelle loro mani. L'apostolo Paolo dice: "La sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio" e "Il Signore conosce i pensieri dei saggi e sono vani". La ragione di ciò è che in generale l'uomo fa di se stesso e della sua saggezza il principio e la fine del suo scopo nella vita, e noi siamo convinti che la fine di questo è la distruzione e la morte. Nostro Signore Gesù Cristo dice: "Che cosa ha forse guadagnato l'uomo se ha guadagnato il mondo intero e poi ha perso l'anima sua?" Perché gli sforzi di coloro che tentarono di costruire la Torre di Babele non furono vanificati? Non fu forse perché cercarono di vivere separati dal loro Creatore e perché, vantandosi della loro saggezza, cercarono di costruire una torre la cui cima doveva raggiungere il cielo e farsi così un nome? È nostra convinzione che tutte le attività dei figli degli uomini che non sono guidate dallo Spirito e dal consiglio di Dio non porteranno frutti duraturi, non saranno accettabili agli occhi del Signore e quindi saranno inutili come la Torre di Babele è venuta a mancare. Per quanto saggia o potente sia una persona, è come una nave senza timone se è senza Dio. Una nave senza timone è in balia delle onde e del vento, va alla deriva dove la portano e se si alza una tromba d'aria si infrange contro gli scogli e diventa come se non è mai esistito. È nostra ferma convinzione che un'anima senza Cristo non è destinata ad incontrare un destino migliore."

 -Congresso evangelico mondiale, Berlino, 28 ottobre 1966
(Haile Selassie I, Re dei Re, Luce del mondo, Re di Israele) 🦁👑

domenica 5 novembre 2023

L'OLOCAUSTO NASCOSTO DEI VERI GIUDEI

Molti non sanno che durante la seconda guerra mondiale ci furono due olocausti, quello riconosciuto e commemorato e quello rimasto a lungo nascosto: l'Olocausto Etiope.

Dal 1935 al 1941 Mussolini, con la complicità del Vaticano e il silenzio delle Nazioni, effettuò una sistematica campagna di sterminio di massa in Etiopia con gas velenosi utilizzando aeroplani carichi di bombe incendiarie riempite di gas velenoso usati e spruzzati su aree remote densamente popolate come se fossero insetti. Il loro intento era quello di distruggere il Regno Davidico dei veri discendenti della Tribù di Giuda.

Nonostante il Re dei Re d'Etiopia Haile Selassie Leone di Giuda sia stato uno dei padri fondatori delle Nazioni Unite nel 1945, le Nazioni Unite non hanno mai riconosciuto o affrontato l’Olocausto etiope del 1935-1941, sebbene sia avvenuto praticamente nello stesso periodo dell’Olocausto ebraico europeo del 1935-1941. Inoltre, le Nazioni Unite non hanno mai inserito l'Olocausto etiope nella sua "Lista ufficiale dei genocidi" insieme ad altri avvenuti nello stesso arco di tempo.

In tempi recenti si è presentata una richiesta al Comitato delle ONG delle Nazioni Unite affinché si potesse portare ufficialmente la questione alle Nazioni Unite, il Comitato delle ONG ha "rinviato" le richieste senza una buona ragione e le ha ha ancora "rinviate" all'ultimo minuto all'anno successivo. Questo è successo negli ultimi sette anni, e quest’anno non è diverso.

Ma perché l'Olocausto Etiopie non vuole essere riconosciuto?

Uno dei motivi sta nel fatto che il Comitato delle ONG è composto principalmente da stranieri che provengono da paesi non democratici e che sono senza dubbio cattolici e non vogliono che venga rivelata la verità sul fatto che Papa Pio XI ha effettivamente benedetto le truppe fasciste, le loro armi militari e anche gli aerei che contenevano bombe piene di gas velenoso, prima che le truppe fasciste e le loro armi militari partissero per l'Etiopia per svolgere la loro "missione civilizzatrice" in Etiopia a partire dal 1935.

Un'altro motivo è quello di voler nascondere che in realtà i veri Ebrei biblici sono proprio il popolo etiope e che dopo il fallimento da parte dei fascisti di distruggere il Santo Popolo di Giuda, le stesse Nazioni Unite hanno finanziato Hitler a perseguitare gli europei convertiti all'ebraismo per creare una scusa per andare ad occupare con la forza la Palestina e trasferivi lì i banchieri ebrei complici dell'Olocausto per creare uno falso stato di Israele.

Ciò che ancora sta succedendo oggi in Palestina non è altro che la continuazione dei diabolici piani delle Nazioni Unite nel creare un falso stato di Israele e sterminare la popolazione indigena della Palestina discendenti da quelli che erano i veri Ebrei della Bibbia il cui territorio appartiene al Regno davidico d'Etiopia.

venerdì 3 novembre 2023

VITTI 'NA CROZZA 💀

 

Una triste storia tutta siciliana...

Qual è la vera storia di "Vitti ‘na crozza", una tra le più celebri canzoni della tradizione siciliana?

Non è una canzone allegra. Tutt'altro.

Il vero significato delle parole ci riporta al mondo delle zolfare, fatto di faticosissimo lavoro e di sofferenza. Una canzone che ci ricorda la sofferenza e anche l’ingiustizia di chi passava la maggior parte della propria vita nelle miniere di zolfo della vecchia Sicilia e se aveva la sventura di morire tra le viscere della terra lì restava, sepolto senza nemmeno “un toccu ‘ri campane”.

Protagonista della canzone è ’na crozza, ossia un teschio. Un teschio che, attraverso il suo racconto, si fa promotore di una forte denuncia sociale, rivolta principalmente contro determinate usanze della chiesa cattolica.

La maggior parte delle persone ha sempre ritenuto che il famoso ‘cannuni’ dove si trova il teschio, protagonista della canzone, fosse il pezzo di artiglieria cilindrico utilizzato per fini bellici, e che la canzone si riferisca ad un evento di guerra. Ma così non è; Il "cannuni" altro non era che il boccaporto delle miniere.

Il testo ripercorre l’ostracismo perpetrato dalla chiesa cattolica nei confronti dei minatori morti nelle solfatare. I loro resti mortali non solo spesso rimanevano sepolti per sempre nell'oscurità perenne delle miniere, ma per loro erano negate le onoranze funebri e perfino, insiste la voce del teschio, un semplice rintocco di campana, perché zolfo e sottosuolo erano simboli e dimora del demonio.

La voce del teschio implora che qualcuno riservi anche a lui questa pietà, affinché una degna sepoltura, accompagnata da un’onoranza funebre che lo possa degnamente accompagnare nell’aldilà sia in grado di riscattare i suoi peccati e garantirgli una pace eterna dopo un’esistenza di stenti, contrassegnata da un lavoro massacrante in un’oscurità permanente.

Vitti na crozza supra nu cannuni, fui curiusu e ci vosi spiari. Idda m'arrispunnìu cu gran duluri: murivi senza toccu di campani. Si nni jeru, si nni jeru li mè anni, si nni jeru, si nni jeru e un sacciu unni...

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GAZA E PALESTINA APPARTENGONO ALL'ETIOPIA


Sapevi che la striscia di GAZA come tutta la Palestina appartiene all'Etiopia?

La striscia di Gaza, luogo tormentato e al centro delle cronache in questi ultimi anni a causa della brutale invasione e occupazione europea del falso Israele, è conosciuta nel Cristianesimo Ortodosso come culla di un'importante filone monastico nei primi secoli. 

Ma non solo questo, per i Cristiani Ortodossi Tewahedo d'Etiopia essa è una regione che appartiene al Regno Davidico d'Etiopia da secoli, donata dal Re Salomone alla Regina di Saba d'Etiopia.

 "Ricorderò l'Egitto e Babilonia a coloro che Mi conoscono. Ed ecco, la Filistea (striscia di GAZA), e Tiro (Sur/Siria), e l'ETIOPIA: tutti sono nati lì. Un uomo dirà: Mia madre è Sion (Etiopia), e lì nacque l'Uomo e l'Altissimo stesso ne fu il Fondatore. Il Signore lo racconterà negli scritti dei popoli e dei Principi (Kebra Negast) che nacquero a Sion (Etiopia). Selah"
 - Salmo profetico del re Dawit 87:4-6

 “E il giovane e il suo seguito continuarono il loro viaggio ed entrarono nel paese di GAZA, poiché GAZA era il paese che il re Salomone aveva offerto alla regina d’Etiopia”.
 - Kebra Negast 33, Come il re d'Etiopia intraprese un viaggio

"E si fermarono vicino a GAZA, la città della madre del re (Menelik I), che il re Salomone aveva dato alla regina d'Etiopia quando lei venne da lui..."
 - Kebra Negast 53, Come il carro fu offerto all'Etiopia

"Un angelo del Signore, parlando a Filippo, gli disse: Alzati e va' verso sud, lungo la strada deserta che da Iyeruselam scende a GAZA. Si alzò e partì. Ed ecco, un un eunuco etiope, ministro di Kandake, regina d'Etiopia e soprintendente di tutti i suoi tesori, che era venuto a Iyeruselam per adorare, seduto sul suo carro e leggendo il profeta Isayas..."
- Atti degli Apostoli 8

 "E così il confine orientale del Regno del Re d'ETIOPIA è l'inizio della città di GAZA nel paese di Giuda, cioè Iyeruselam. E il suo confine è il lago di Gerico, e passa attraverso la costa del suo mare fino a Leba e Saba. E il suo confine scende a Bisis e 'Asnet; e il suo confine è il Mar degli uomini neri e nudi. E sale al monte Kebereneyon nel Mare delle Tenebre, è - cioè, il luogo dove tramonta il sole. E il suo confine si estende fino a Fene'el e Lasifala; e i suoi confini sono le terre vicino al Giardino, dove c'è molto cibo e bestiame in abbondanza. E vicino a Fene'en: e il suo Il suo confine arriva fino a Zawel e passa lungo il mare dell'India, e il suo confine arriva fino al mare di Tarsis e alla sua estremità c'è il mare di Madyam, fino a congiungersi con la terra di GAZA; e il suo confine è il luogo dove ebbe inizio l'enumerazione. Tale è il dominio del re d'ETIOPIA e della sua posterità PER SEMPRE."
 - Kebra Negast 92, Come restaurarono il Regno di Dawit

mercoledì 25 ottobre 2023

IL RITORNO DELLE RELIQUIE DI SAN MARCO IN EGITTO. 🦁🌿𓋹

 

Per i Cristiani Ortodossi, corpo e anima compongono la persona; la persona che si unisce a Dio per mezzo di Cristo si deifica e il corpo di un Santo condivide la santità dell'anima del Santo.

L'uomo deificato, colui che ha la Grazia di Dio, continua ad avere anche dopo la sua morte fisica questa Grazia e per questo motivo le sante reliquie mostrano diverse manifestazioni di testimonianza della santità: ad esempio compiono dei miracoli taumaturgici, inoltre sono incorruttibi a testimonianza che le energie icreate di Dio, Uno e Trino, si sono insediate nel corpo di carne della persona e lo mantengono intatto, e in alcuni casi il corpo incorrotto dei Santi secerne un liquido balsamico profumato detto Myron.

La venerazione conferita alle reliquie dalla Chiesa Ortodossa è una testimonianza della nostra fede nella gloria universale, dell'uomo di Dio.

Come le icone dei Santi, così le sante reliquie non sono oggetto di culto, giacché il culto appartiene solo a Dio, Uno e Trino, ma a loro è dovuto onore e venerazione e non adorazione, la quale va a Cristo Re. I Santi sono venerati e amati e viene loro richiesto di intercedere per la salvezza, ma non viene loro data l'adorazione riservata a Dio, perché la loro santità deriva da Dio.

Da un certo momento storico, nella chiesa cattolica romana, ormai da secoli corrotta e deviata, intrisa di eresie e paganesimo, anche la venerazione delle reliquie ha seguito un percorso che ha portato le persone a un culto idolatrico che dava alle reliquie un potere, si può dire, magico, avendo abbandonato la via per la divinizzazione e un potere economico, perché usate a scopo di lucro.

Iniziò così una corsa maniacale alle reliquie da parte dei veneziani, dei baresi, dei genovesi e di tanti altri i quali pensarono che la loro patria terrena potesse essere al sicuro e prosperare nel commercio e nella suprememazia sugli altri popoli se avessero avuto una grande quantità di reliquie sacre a proteggerli (dato che nella corrotta chiesa cattolica di santi neanche l'ombra) non avendo capito che la reliquia è protezione e aiuto alla persona di fede, abbandonandosi al commercio vergognoso delle reliquie e alla loro traslazione dal loro luogo naturale.

La quarta crociata ebbe un effetto devastante sulla Chiesa Ortodossa e sull'impero d'oriente; i crociati si gettarono a caccia di reliquie e di tesori custoditi in quasi tutte le Chiese Ortodosse d'Oriente, dando luogo a un depredare che non ha eguali nella storia. A Venezia arrivarono navi cariche di mosaici, pannelli, pietre scolpite, pilastri, manoscritti preziosi, icone, cavalli d'oro appartenuti a Costantino, calici d'oro, parti di altari, Vangeli, gioelli, pietre rare e parti di edifici che hanno contribuito a creare il tessuto della città che oggi è Venezia, ma soprattutto arrivarono le reliquie.

Tra queste sante reliquie rubate alla Chiesa Ortodossa e traslate in Italia ci sono quelle dell'Apostolo Marco che scrisse il Vangelo che porta il suo nome; il fondatore della Chiesa Ortodossa copta d'Egitto e primo vescovo di Alessandria D'Egitto. Dopo il martirio ad Alessandria nel 68 d.C., il suo corpo fu conservato in Egitto.

Le reliquie del Santo erano sentite dalla classe dirigente veneziana come elemento determinante per fare nella 'Nova Venecia' lagunare, il centro del potere politico della regione e il fulcro del potere religioso del corrotto patriarcato aquileiese. Così si organizzò una spedizione per trafugare le sante reliquie.

Le spoglie del santo, arrivarono a Venezia grazie allo stratagemma di due mercanti veneziani, Rustico da Torcello e Bono o Tribuno da Malamocco che, insieme a un servo, Basilio, trafugarono di nascosto le reliquie del Santo dalla sede del suo Trono Apostolico e le nascosero in una cesta piena di frutta e carne di maiale, impura per i musulmani e per questo passata alla dogana senza troppi problemi, sulla nave diretta da Alessandria D'Egitto a Venezia. Era il 31 gennaio 828. 

L'impresa fu un vero e proprio investimento, previamente programmato ed adeguatamente finanziato, ordinato all'innalzamento del prestigio, per così dire, internazionale della città.

Ma Grazie al nostro Dio, Uno e Trino, al tempo i cui sedeva sul seggio di San Marco Papa Kyrillos VI il Taumaturgo e contemporaneamente sedeva in Etiopia sul Trono di Davide il Leone Conquistatore di Giuda e Re dei Re Haile Selassie, diversi grandi eventi di gioia avvennero nella Santa Ortodossia. Tra questi ricordiamo che uno dei primi atti del regno di Papa Kyrillos VI fu la concessione dell’autocefalia alla Chiesa Ortodossa Tewahedo d'Etiopia, secondo un accordo raggiunto durante il regno del suo predecessore. Il convegno dei capi delle Chiese Ortodosse Orientali, che si tenne ad Addis Abeba, in Etiopia, nel gennaio del 1965, grazie alla lungimiranza del Re dei Re, è senza dubbio un'altro evento di una certa importanza nella storia della Chiesa Ortodossa dei nostri tempi.

Uno di questi eventi importanti fu proprio il ritorno delle sante reliquie dell'Apostolo Marco nella sede del suo Trono Apostolico dopo secoli che vi furono rubate.

Per molti secoli la Chiesa Copta Ortodossa d'Egitto ha voluto indietro le reliquie del suo santo patrono. Ma fu sotto il pontificato di Papa Kyrillos VI il Taumaturgo e il prezioso aiuto del Re dei Re Haile Selassie che questo sogno divenne realtà.

Dal momento in cui Papa Kyrillos VI scese dall'aereo che trasportava le sacre reliquie, inni, liturgie e dossologie furono cantati incessantemente.

Esseri celesti luminosi sotto forma di piccioni bianchi sorvolarono l'aeroporto del Cairo e furono visti da tutti gli assistenti (era mezz'ora prima di mezzanotte e i veri piccioni non volano di notte). Questi esseri erano simili alle 'colombe'. Sono apparsi all'improvviso e sono anche scomparsi all'improvviso. 

I Leoni si incontrano e dopo una grande liturgia e la benedizione del Re dei Re Haile Selassie accompagnate da preghiere incessanti, le reliquie di San Marco vennero infine deposte in un santuario speciale nella nuova Cattedrale di San Marco al Cairo in Egitto, dove ancora oggi lì riposano. 𓋴𓈖𓃀𓏜𓎟

O Dio, che hai glorificato il tuo evangelista Marco con il dono della predicazione apostolica, e con le intercessioni della Vergine Maria, Madre di Dio, e del Papa San Kyrillos VI il Taumaturgo, fa’ che impariamo anche noi a seguire fedelmente il Cristo Re Signore. Egli è Dio, e Vive e Regna con te, nell’Unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amìn!

Grazie della lettura e godetevi il video del ritorno delle reliquie di San Marco in Egitto.

sabato 21 ottobre 2023

QUANDO IL RE DEI RE VISITÒ GERUSALEMME


"Al Nostro arrivo, l'orchestra presente ha suonato l'inno nazionale etiope. Camminando sulla riva, siamo passati accanto a file di soldati che ci hanno accolto con rispetto, traducendo anche il nostro inno. Ebrei e arabi, che litigavano continuamente tra loro, improvvisamente dimenticarono le loro differenze e, stando insieme, ci osservavano con piacere e rispetto."
(Haile Selassie I, Re dei Re, Luce del mondo, Re di Israele in "La mia vita e il progresso dell'Etiopia vol. 1", sul suo viaggio a Iyeruselam nel 1936)

Ciò che Isaia, figlio di Amoz, vide riguardo a Giuda (l'Etiopia) e a Gerusalemme.

Alla fine dei giorni,
il monte del tempio del Signore (Etiopia)
sarà eretto sulla cima dei monti
e sarà più alto dei colli;
ad esso affluiranno tutte le genti.
Verranno molti popoli e diranno:
«Venite, saliamo sul monte del Signore,
al tempio del Dio di Giacobbe,
perché ci indichi le sue vie
e possiamo camminare per i suoi sentieri».
Poiché da Sion (Etiopia) uscirà la legge
e da Gerusalemme la parola del Signore.
Egli sarà Giudice (Makonnen) fra le genti
e sarà Arbitro fra molti popoli.
Forgeranno le loro spade in vomeri,
le loro lance in falci;
un popolo non alzerà più la spada
contro un altro popolo,
non si eserciteranno più nell'arte della guerra.
Casa di Giacobbe (Gerusalemme), vieni,
camminiamo nella Luce del Signore.
Amìn

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mercoledì 4 ottobre 2023

IL MONACO ORTODOSSO CALABRESE CHE ISTRUÌ SAN GIOVANNI DAMASCENO

 

Sapevi che l'insegnante di San Giovanni Damasceno, uno dei più grandi teologi e innografi della Chiesa romano-Ortodossa, fu un Monaco Ortodosso calabrese?

Il Monaco Ortodosso calabrese, Cosma, era una specie di enciclopedia in carne e ossa. Egli sapeva di Etica, Retorica, Geometria, Astronomia, Filosofia, Teologia...: Cosma, in poche parole, "aveva scrutato tutto lo scibile umano".

Per sua disgrazia, fu catturato in una delle periodiche razzie che i saraceni, puntuali a ogni primavera, conducevano sulle coste della Calabria, e messo in vendita al mercato degli schiavi di Damasco.

Per sua fortuna, fu acquistato da Sarjun ibn Mansur (سرجون بن منصور), un arabo Cristiano Ortodosso, ch'era Ministro delle Finanze. Il Monaco Cosma così finì per fare l'istitutore del figlio di Sergio, Yuhana Ibn Sarjun (يوحنا ابن ﺳﺮﺟﻮﻥ), e a lui diede una solida formazione letteraria e filosofica.

Giovanni prese poi il posto del padre, Sergio; attorno al 717, a seguito di qualche screzio tra arabi Cristiani e arabi musulmani, abbandonò la corte ommayade e si fece Monaco nella laura di San Saba in Palestina, passando poi alla storia come San Giovanni il Damasceno, uno dei più grandi teologi e innografi della Chiesa romano-Ortodossa. 𓋴𓈖𓃀𓏜𓎟

domenica 1 ottobre 2023

VISITA ALLE RELIQUIE DI SAN GIOVANNI IL BUONO DI MATERA 🐂☿🔯🔥


 San Giovanni di Matera fa parte di quei monaci Cristiani Ortodossi della resistenza contro l'invasione franco-cattolica intentata alla distruzione dell'Ortodossia nel Sud Italia.

Giovanni nacque a Matera da genitori di modeste condizioni e sin da ragazzo fu spinto dalla divina Grazia ad amare la vita solitaria. Indossate perciò le vesti più povere che potè trovare, egli si recò in un Monastero Ortodosso sulle isole Cheridi a cui fu affidata la custodia del gregge del monastero. 

Ispirato da una divina Visione si recò in Calabria e in seguito si spostò in Sicilia e in Puglia. E mentre prima aveva osservato un rigoroso silenzio, all'arrivo dell'invasione franco-cattolica nel sud Italia, illuminato dalla divina Grazia, cominciò a parlare e a insegnare in modo così penetrante che nessuno poteva resistere allo Spirito che parlava per mezzo di lui; gli astuti e ingegnosi dialettici cattolici che cercavano di sedurre il popolo, se ne andavano via confusi e umiliati da questo Santo padre che si opponeva alle loro false dottrine e false e sofisticate argomentazioni, ed arrossiti e svergognati, evitavano il servo di Dio, vedendo chiaramente di essere stati vinti non da umani, ma da divini argomenti.

Biasimando taluni, rimproverando altri, scongiurava tutti come il buon pastore buono a rimanere saldi nella Santa Ortodossia, e si faceva tutto a tutti, per condurre tutti a Cristo.

Una volta, recatosi a Bari si diede a predicare, sicché alcuni, abbandonato l'errore loro imposto dai cattolici, desideravano prendere la via della Verità; altri invece lo denunciarono al vescovo franco-cattolico come eretico. Il mirabile padre Giovanni fu quindi catturato e portato in catene, come eretico, davanti al suddetto vescovo e ai suoi sacerdoti. Egli fu in vari modi oltraggiato e minacciato dalla condanna al rogo, ma poi grazie a Dio riuscì ad essere rilasciato libero.

Il Santo Giovanni fondò diversi monasteri nel meridione d'Italia, e un giorno mosso da Spirito, si recò in un luogo dove indicò ad alcuni dove avrebbero potuto scavare per trovare pietre e calce in abbondanza, come infatti avvenne. Ma il conte franco-cattolico Roberto di Chiaromonte, convinto che il venerando padre avesse trovato sotto terra un tesoro, comandò che fosse preso, legato con forza e tradotto in carcere. E mentre egli era afflitto dal tormento troppo grande del carcere, la divina Misericordia dolcemente lo consolò con una visione, e subito egli si trovò sciolto da ogni catena, e fuori dalla porta del carcere; sotto gli occhi dei carcerieri andò via.

Un giovane di nome Gioele di nascosto venne dall'uomo di Dio, e chiese di indossare l'abito monastico. I suoi genitori e parenti, tutti insieme, andarono allora armati al monastero, ed entrati nottetempo trovarono Gioele in preghiera tra i monaci. Afferrarono quindi il giovane Gioele, e strappatogli l'abito monastico e rivestitolo d'una veste mondana, lo portarono via, affidandolo in custodia a un sacerdote franco-cattolico, nemico del mirabile Giovanni e che ardeva del desiderio di distruggere il Monastero Ortodosso. Di poi Gioele, essendosi liberato per le preghiere dell'uomo di Dio, tornò al Monastero, dove il venerabile Giovanni rifulgeva di Santità.

Molti miracoli e prodigi compì il Santo Giovanni durante la sua vita girando fra il popolo di vari paesi del Meridione predicando ed esortando tutti a rimanere saldi nella Santa Ortodossia fino a quando il 20 luglio 1139 si addormentò in pace, rallegrandosi gli angeli di un così grande, del quale trasportarono nella celeste Gerusalemme l'anima preziosa e cara a Dio.

Il culto di San Giovanni si diffuse rapidamente in ambiente Ortodosso, la sua casa natale fu trasformata in una chiesa rupestre, situata nei Sassi di Matera. Successivamente con la totale distruzione dell'Ortodossia nel Meridione, come è accaduto per molti Santi Ortodossi del Sud Italia il suo culto venne assorbito e diffuso anche in ambiente cattolico latino cambiando date ed eventi; la sua 'Vita' fu modificata dai gesuiti adattandola e ribaltandola a loro piacimento dandole una mentalità latinizzata se non proprio del tutto occidentale. Le sue reliquie, dapprima poste sotto l'altare dell'Abbazia di Pulsano, nel 1830 furono traslate a Matera e dal 1939 sono conservate in un sarcofago nella Cattedrale di Matera. 𓋴𓈖𓃀𓏜𓎟

O Signore fa che per l’intercessione di San Giovanni da Matera e dei tuoi Santi, l’umanità ritorni alla pratica della Fede Cristiana Ortodossa per una nuova evangelizzazione di questo terzo millennio a lode e gloria del tuo Nome Nuovo ed il trionfo della Chiesa Ortodossa. Amìn. 🦁👑

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mercoledì 13 settembre 2023

SAN GIORGIO DI IOANNINA 🔯🇦🇱


Per chi fosse interessato ai personaggi storici Arbëresh 🔯🇦🇱:

San Giorgio di Ioannina (Epiro). Santo Ortodosso Arvanita, dai miei antenati sangue del mio sangue. Gjaku jon arvanit. #Roots

San Giorgio nacque intorno all'anno 1819 a Tzourchili, un villaggio della diocesi di Grevena nell'Epiro. I suoi genitori erano poveri e, dopo la loro morte, fu assunto da un ufficiale Ottomanno.

Sebbene fosse rimasto fermamente attaccato alla Fede Cristiana Ortodossa, i suoi compagni di servitù iniziarono a chiamarlo Ghiaour Hassan - un nome musulmano. Otto anni dopo, quando si stava preparando a sposare una povera ragazza Cristiana Ortodossa di nome Elena, uno dei Turchi fece una lamentela contro di lui davanti al giudice locale, affermando che Hassan, essendo musulmano, si stava preparando a sposare un cristiana. Dopo molta confusione, Giorgio, riservato e taciturno per natura, riuscì a convincere il giudice che egli era nato e cresciuto Cristiano Ortodosso. Si sposò ed entrò in servizio presso un altro dignitario Ottomanno nella città di Piliates. Il 12 Gennaio 1838, il giorno della nascita di suo figlio, fece ritorno a Ioannina per sbrigare alcune faccende.

Egli fu di nuovo catturato dal suo accusatore e una folla tumultuosa si riunì attorno a loro. Condotto dinanzi al giudice, Giorgio insistette che egli era stato sempre un Cristiano Ortodosso e che mai aveva rinnegato la Fede dei suoi padri: l'insistenza e il clamore dei Turchi non riuscirono a smuoverlo. Fu gettato in prigione e gli altri prigionieri cristiani che si trovavano rinchiusi lì suscitarono in lui il desiderio di continuare la sua gara sino alla perfezione del martirio. Una figura risplendente gli apparve, alleviando il peso delle sue catene e inspirandogli un tale sovrumano coraggio da ricevere con indescrivibile gioia la sua sentenza di condanna a morte la mattina del 17 Gennaio. "Come la cerva assetata anela alle fonti d'acqua viva" (salmo 41:1) così egli corse con i suoi carnefici verso il luogo dell'esecuzione. Lì fu impiccato, e il suo corpo fu lasciato lì per tre giorni per essere visto da tutti. Esso emanava una profumo fragrante e le stesse guardie furono testimoni della luce celestiale che circondava il corpo.
Infine le sante reliquie furono consegnate al Metropolita Ioakim, che radunò tutti i Cristiani di Ioannina per il funerale del nuovo martire di Cristo. Molti miracoli si verificarono durante quella solenne ufficiatura e ancora oggi continuano a verificarsi per mezzo delle sue reliquie.

L'icona di San Giovanni di Ioannina è anche venerata nella Parrocchia Ortodossa di San Giovanni di Kronstadt a Castrovillari (CS), Calabria.

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mercoledì 6 settembre 2023

VISITA ALLA MADONNA NERA DEL TINDARI (giugno 2023)

 

 Durante il periodo della persecuzione iconoclasta della Chiesa Ortodossa (tra il VI e il VII secolo d.C.) una nave in viaggio da Bisanzio aveva cercato rifugio dalla tempesta nella baia di Tindari nell'allora Sicila Ortodossa, la quale portava nascosta nella stiva una statua commemorativa della Vergine col Bambino perché fosse sottratta alla persecuzione iconoclasta.

Quando si calma la tempesta, i marinai decisero di riprendere il viaggio: levarono l'ancora, inalberarono le vele, cominciarono a remare, ma non riuscirono a spostare la nave. Tentarono, ritentarono, ma essa restava ferma lì, come se fosse incagliata nel porto.

Essi allora pensarono di alleggerire il carico, ma, solo quando, tra le altre cose, scaricarono il venerando Simulacro della Vergine, la nave poté muoversi e riprendere la rotta sulle onde placide del mare rabbonito.

Partita la nave che aveva lasciato il carico, i marinai della baia di Tindari si diedero subito da fare per tirare in secco la cassa galleggiante sulla distesa del mare. Fu aperta la cassa e, con grande stupore e soddisfazione di tutti, in essa fu trovata la preziosa statua in legno di Cedro del Libano della Vergine seduta su un trono con in grembo il Figlio Divino che tiene la destra sollevata, benedicente. Ella inoltre porta in capo una corona di tipo orientale, una specie di turbante, ricavato nello stesso legno, decorato con leggeri arabeschi dorati. E ai piedi, la scritta: "Nigra Sum sed Formosa" (Sono Nera ma Bella).

Si decise di portare il Simulacro della Vergine nel luogo più alto, il più bello, al Tindari, dove dal I° Secolo vi era una fiorente Comunità Ortodossa, una delle prime Chiese Ortodosse d'Occidente.

"Curiosamente la storia ecclesiastica, e qui andiamo a Eusebio di Cesarea nel III secolo, racconta, che la prima raffigurazione di Gesù fu proprio una statua. La donna che era stata guarita dal flusso di sangue, la così detta Emorroissa di cui parlano i vangeli sinottici, abitava a Cesarea Marittima, e lì in ricordo e in onore di Colui che l'aveva guarita fece fare una statua che rappresentava le fattezze di Gesù. Questo è quello che ci racconta Eusebio, perché noi quella statua non l'abbiamo più. È presumibile anche che la tenesse nel giardino della propria casa e non come un oggetto di culto. Curiosamente appunto una statua è stata una sorta di prototipo di molte icone."
(Igumeno Ambrogio, Chiesa Ortodossa di Torino 🐂)

Questi tipi di statue venivano usate dai primi cristiani come monumento commemorativo e testimonianza del passato. La Statua della Madonna Nera del Tindari rappresenta sì la Vergine in Trono e come Trono di Suo Figlio, ma dall'iscrizione in basso, "Nigra sum sed formosa" (Sono Nera ma Bella), una citazione del Cantico dei Cantici sull'incontro tra Re Salomone e la Regina di Saba, Regina d'Etiopia, essa rappresenta contemporaneamente la Donna di Rivelazione 12, la Regina del Sud ovvero la Regina d'Etiopia dalla cui Stirpe Davidica il Cristo sarebbe dovuto tornare per Regnare sul Trono di Davide, di cui lo stesso Cristo parla nei Vangeli riguardo la Sua Seconda Venuta: "La regina del sud si leverà a giudicare questa generazione e la condannerà, perché essa venne dall'estremità della terra per ascoltare la sapienza di Salomone; ecco, ora qui c'è più di Salomone!" (Matt. 12:42).

Nel luogo dove fu posta la statua commemorativa della Vergine vi era accanto un'antica chiesetta ortodossa e una fortezza che dominava il promontorio. La chiesetta fu in seguito distrutta dai pirati arabi capitanati da Khayr al-Din Barbarossa, corsaro e ammiraglio della flotta ottomana che mise a ferro e fuoco la costa tirrenica della Sicilia.

Quando i cattolici romani in seguito si impossessarono del territorio, al posto della chiesetta Ortodossa vi costruirono una chiesa barocca e la statua fu inserita all'interno della chiesa, utilizzata secondo la loro prassi eretica come idolo cattolico, celando il suo santo mistero.

La Chiesa Ortodossa dell'Italia Meridionale sopravvisse per molti secoli a diverse invasioni fino al culmine della sua esistenza quando la chiesa cattolica romana in combutta con i Normanni fece sì che tutte le rimanenti chiese Ortodosse venissero da questi distrutte e i terreni consegnati alle autorità pontificie cancellando volutamente l'eredità Ortodossa del Meridione d'Italia. 𓋴𓈖𓃀𓏜𓎟

giovedì 10 agosto 2023

SAN PANDELEIMON, GRANDE MARTIRE


 "Pantaleone fu di Nicomedia. Suo padre si nomò Eustorgio, ed era pagano; sua madre Eubola, ed era cristiana: ma ella morì mentre Pantaleone era fanciullo. Egli pertanto sotto l'educazione del padre seguì ad esser pagano. Si applicò alla medicina, e vi riuscì a meraviglia; onde l'imperator Massimiliano lo prese per suo medico. Un giorno il santo s'imbatté a discorrere con un santo sacerdote nomato Ermolao, il quale lodò la sua scienza e il suo spirito, e poi gli disse: Ma che vi serviranno, amico, tutte le vostre belle cognizioni, se ignorate la scienza della salute? E quindi gli esplicò le verità principali di nostra fede in modo, che gli fece confessare che per esser felice bisognava essere cristiano. Dopo ciò avvenne che Pantaleone trovò sulla via un fanciullo morto pel morso di una vipera che gli stava accanto. Allora, così ispirato da Dio, disse al fanciullo che si alzasse in nome di Gesù Cristo, e il fanciullo risorse; ond'egli subito allora corse a trovar s. Ermolao e si fece dare il battesimo.

Fatto cristiano, imprese a fare cristiano anche suo padre: onde un giorno gli comparve innanzi con volto mesto. Il padre gli dimandò la cagione di quella mestizia; rispose: Padre, le stravaganze della nostra religione mi tengono confuso. Se i nostri dei sono stati uomini, come poi son divenuti dei? All'incontro vedo che della stessa materia di cui si fanno le pentole, si fanno ancora gl'idoli. Or come dunque noi offeriamo i sacrificj a questi idoli, che non hanno occhi per vederli, mentre sono statue cieche? Il padre restò commosso da questo discorso; ed essendo poi venuto un cieco a cercar rimedio, il nostro santo, avendo invocato il nome di Gesù sovra di colui, il cieco restò guarito; e con quel miracolo si convertirono e presero il battesimo il cieco ed il padre. Da questi fatti Pantaleone si scoprì da per tutto cristiano, e ne fu accusato all'imperatore. Massimiliano si fece chiamare il cieco, e volle sapere da lui il fatto, e quegli semplicemente disse come era stato, e che egli perciò si era fatto già cristiano. L'imperatore tentò di persuadergli ch'egli era stato guarito non da Gesù Cristo, ma dagli dei. E quegli rispose: Ma come volete, principe, che gli dei diano la vista, quando essi non vedono? Massimiliano sdegnato a questa risposta gli fece subito troncare la testa. Indi fece chiamare Pantaleone, e gli rimproverò la sua ingratitudine in farsi cristiano, dopo ch'egli l'avea colmato di onori e di ricchezze. Rispose il santo: Sire, non vi è di noi chi non sappia la nascita degli dei, e quindi le loro passioni e i loro delitti. E come possiamo questi uomini empj adorar come dei? Principe, uno è il solo vero Dio, ed è il Dio de' cristiani. E soggiunse: Facciamo qui la sperienza alla presenza vostra della verità della fede. L'imperatore si contentò. Si addusse un infermo di morbo incurabile: i pagani impiegarono sacrificj, orazioni, ma l'infermo restò qual era. S. Pantaleone poi facendo il segno della croce sull'infermo in nome di Gesù Cristo, quegli subito si trovò guarito e cominciò a gridare: Son sano, son sano, non vi è altro Dio che il Dio de' cristiani. L'imperatore gridò in vano: Incantesimo! magia! La maggior parte degli astanti si convertì, e da per tutto pubblicarono la potenza di Gesù Cristo.

Massimiliano da ciò più inasprito fa condurre Pantaleone in una piazza, e lo fa lacerare da ferri, e poi fa bruciargli le piaghe con torce accese: di poi lo fa buttare in una caldaia di piombo liquefatto, ma il santo in nulla restò leso da tali supplicj. Indi l'imperatore lo fa gettare nel mare con una pietra di molino legata al collo; ma il santo uscì dal mare sano e salvo. Di più lo fa legare ad un albero di ulivo per farlo ivi uccidere colle spade; ma il ferro diventa molle come cera. Finalmente gli fa troncare la testa. L'imperatore se la prese poi con s. Ermolao. Il santo si pose in orazione, e venne un tremuoto che fece cadere tutti gl'idoli della città; onde Massimiliano non sapendo più che fare, fece subito decapitare s. Ermolao. Le reliquie di s. Pantaleone furono trasportate prima in Costantinopoli e di poi in Francia. Dalla testa di s. Pantaleone uscì sangue e latte; e nella città di Ravello nel regno di Napoli si conserva un vaso del di lui sangue, che ogni anno si liquefa, e si vede asperso di sopra con latte, come l'ho veduto anch'io che scrivo questo libro."

In questo periodo storico in cui stiamo ora vivendo fatto di becera propaganda politica, religiosa e scientificah si cerca sempre di trovare risposte a ogni cosa tralasciando, di proposito o per ignoranza, una parte importante del nostro essere umani...

In un sito internet del CICAP, uno dei suoi paladini della scienzah giustamente si pone delle domande e chiede se qualcuno del paese di Ravello abbia un termometro per misurare la temperatura del luogo in cui è conservata la reliquia del Santo, perché come scrive: "Occorre ora ricordare che, dal punto di vista scientifico, un cambiamento di stato, da solido a liquido, può avvenire solo per due motivi.

Il primo è che si tratti di un fenomeno di fusione dovuto a una variazione di temperatura, come avviene per esempio con del ghiaccio, che fonde a 0 gradi, o del burro, che fonde a 30 gradi circa.

Una seconda spiegazione è che si possa trattare di un fenomeno dovuto alla tixotropia, ovvero il comportamento di alcune particolari gel (gelatine), tanto consistenti da apparire solide, le quali passano allo stato liquido per effetto di sollecitazioni meccaniche (scosse, movimenti, urti, vibrazioni, eccetera) del loro contenitore. Questo comportamento non richiede variazioni di temperatura."

Ancora continua: "La reliquia di Ravello, chiusa tra due grate, ma sempre visibile, si liquefa – si afferma – tra il 27 luglio e il 14 settembre, o anche oltre, senza che nessuno la maneggi. Il suo aspetto è identico a quello del “sangue” di S. Lorenzo di Amaseno. Quando liquefatto, sono visibili goccioline dall’aspetto grasso verso la superficie, uno strato trasparente rossiccio e un specie di deposito solido sul fondo dell’ampolla. Nessuna analisi chimica è mai stata eseguita sulla sostanza, benché il suo aspetto e il periodo estivo della liquefazione facciano fortemente presumere una dipendenza dalla temperatura".

Ma come la fanno difficile questi scienziatih!!!

Anche con tutte le loro buone intenzioni, non so cosa vorrebbero dimostrare, eppure con un po' di Conoscienza della Storia e un briciolo di Fede...

...La Risposta è semplice e sta Sempre alla Radice: San Pandeleimon, come anche San Gennaro, in realtà è un Santo Ortodosso e non cattolico, fa parte dei primi Santi Martiri della Chiesa Ortodossa da cui i cattolici si sono separati e in seguito hanno perseguitato in tutto e per tutto. Anticamente era famosa la sua reliquia tra gli Ortodossi. La tradizione dice che dalla testa decapitata del Santo sono usciti sangue e latte, conservate nell'ampolla. Così scrivono i fedeli Ortodossi testimoni oculari del tempo: "Dalla testa di s. Pantaleone uscì sangue e latte; e nella città di Ravello nel regno di Napoli si conserva un vaso del di lui sangue, che ogni anno si liquefa, e si vede asperso di sopra con latte, come l'ho veduto anch'io che scrivo questo libro." Quindi dalle testimonianze possiamo dire che quelle gocce di grasso sono in realtà gocce di latte. Anticamente, quando il Meridione d'Italia era tutto Ortodosso, questo era il vero "miracolo" del sangue e la reliquia era talmente famosa nell'ambiente Ortodosso che una volta che i cattolici si impossessarono del territorio, per motivi politici, la fecero lentamente dimenticare introducendo e amplificando di più il miracolo del sangue di San Gennaro. Che, lo dico senza nulla togliere a San Gennaro dato che è anche lui in primis Santo Ortodosso, lo usarono per i loro scopi e gli fecero fare uno shift teatrale di attenzione, in modo che il vero "miracolo" fosse tolto dalle loro menti.

Gloria a Dio c'è ancora qualcuno che non ha dimenticato!!!

Preghiamo che il Signore faccia nascere Veri Medici delle anime come il Santo Pandeleimon.

Nella foto:
- Icona di San Pandeleimon donata dalla Parrocchia Ortodossa Russa di Torino 🐂 alla Parrocchia Ortodossa Russa di Castrovillari nell'antico oriente Mercurense 🐂☿🔯🔥.
- Il Sangue di San Pandeleimon conservato a Ravello (SA).

lunedì 29 maggio 2023

NEO-ORTODOSSIA: ECUMENISMO: ERESIA


 "Per costruire il nuovo ordine mondiale globalista, Dio deve essere cacciato dalla creazione. Il diavolo è terribilmente scottato dalla presenza di Dio e del Suo popolo. La Chiesa Ortodossa è l'unica spina nel fianco del nuovo Anticristo, perché predica la famiglia, la fede, la vita, il parto, la verginità, l'astinenza, la virtù, la temperanza, la moralità, la vita eterna.

Il globalismo vuole esattamente il contrario: concubinato, miscredenza, sincretismo, aborto, morte, peccato legalizzato, lussuria, passione, sonnolenza stupida, transumanesimo, immoralità, inferno.

È una guerra di vita e di morte per le anime degli uomini, anestetizzate dal piacere, dalla convenienza, dell'abbondanza, per essere eternamente uccise dal demone divoratore di uomini.

Per costruire questa anomalia anticristiana, i profeti del nuovo ordine hanno bisogno di una neo-ortodossia: sincretista, universalista, ecumenista, diversa, tollerante, globalista.

- I dogmi, la coscienza del peccato, del diavolo, della colpa, della punizione, della responsabilità della morte, la nozione di crimine devono essere sradicati.

- Gli Stati infernali hanno bisogno di sacerdoti docili, benevoli, ritualisti, inclusivi, tolleranti del peccato, filosofi del nulla, gongoristi aliturgici, giudici severi del sacrificio, nemici dell'ascesi, sprezzanti dei canoni, sorridenti, ossessionati dalle facciate, politicamente attaccati dalle donazioni.

- La confessione è una lancia conficcata nel cuore del peccato.

Deve essere offuscata, sostituita da surrogati, compromessa, addolcita, eliminata dalle lacrime e dal dolore di uccidere il prossimo.

- La comunione è l'uccisione della morte con il sangue di Dio.

Deve essere rimandata, svuotata di significato, compromessa dalla paura idiota dei virus, declassato al rango di simbolo, come i "fratelli" protestanti.

- Il battesimo è l'ingresso nel Regno di Dio.

Deve essere eliminata l'immersione, adornato, oppure rifiutato del tutto dagli idolatri del vuoto razionalismo.

- Il matrimonio, come unione in Dio tra l'uomo e la donna attraverso l'amore per la nascita di un figlio, deve essere parassitato dalle unioni sesodomitiche, dalla perversione della paternità, dalla maternità surrogata, dall'assessione di trasformare l'essere umano in un organo sessuale.

- Il sacerdozio come legame di sangue con Dio nei Misteri deve essere offuscato, costantemente attaccato, ridicolizzato, incollato all'ossessione del denaro, ucciso dalla diffamazione e dalla mancanza di vocazione.

- Il monachesimo come voto del Vangelo deve essere sradicato, riempito di cose senza vocazione, decapitato dalle élite spirituali, svuotato di grandi confessori...

Rimaniamo fino alla morte nella vecchia e Santa Ortodossia."

(Padre Ioan Istrati)


venerdì 26 maggio 2023

L'ETIOPIA È ATLANTIDE


 L'Etiopia come area geografica aveva significati molto diversi a seconda del periodo in cui veniva utilizzata. Frank Joseph affermò che fino al I secolo a.C. l'Etiopia si riferiva alla costa atlantica del Nord Africa. Zhirov affermò che "Etiopia" significava semplicemente una terra abitata da persone dalla pelle scura, ma questo è totalmente sbagliato perché la parola Etiopia significa "Terra degli uomini liberi".

 Plinio il Vecchio affermò che l'Etiopia era precedentemente chiamata Atlantia. Proclo, il filosofo greco, era convinto che Atlantide esistesse e fosse collegata all'antica Etiopia, citando The Ethiopian History of Marcellus.

 Il colonnello Alexander Braghine credeva in una connessione tra gli antichi etiopi e Atlantide. La mappa in alto risale al 1650 e pubblicata in un libro di J.A. Rogers mostra l'Atlantico meridionale come "l'Oceano etiopico", mentre l'intera Africa centrale è chiamata Etiopia. Possiamo solo concludere che la posizione dell'Etiopia originaria era molto più vasta e ampia di quella attuale, anzi l'intera Africa era originariamente chiamata Etiopia.

 Nel 1936, D. Duvillé suggerì che ci fossero state due Atlantidi: una nell'Atlantico e una in Etiopia. Dall'Etiopia, la prima e vera Atlantide, partirono dei colonizzatori per fondare tutte le civiltà del mondo.

 Potrebbe valere la pena notare che nella mitologia greca, a Poseidone furono assegnate due etiopie, una a est e l'altra a ovest.

Nel libro della Genesi apprendiamo che il centro del Paradiso Terrestre, il Giardino piantato da Dio sulla Terra, si trova in Africa precisamente in Etiopia e da lì poi i primi uomini si diffusero in tutto il mondo: 

"Un fiume usciva da Eden per irrigare il giardino, poi di lì si divideva e formava quattro corsi... Il secondo fiume si chiama Ghicon (il Nilo): esso scorre intorno a tutto il paese d'Etiopia. (Genesi 2:10-13);

"Ora Etiopia generò Nimrod: costui cominciò a essere potente sulla terra. Egli era valente nella caccia davanti al Signore, perciò si dice: «Come Nimrod, valente cacciatore davanti al Signore». L'inizio del suo regno fu Babele, Uruch, Accad e Calne, nel paese di Sennaar." (Genesi 10:8-10).

mercoledì 10 maggio 2023

LA PRINCIPESSA ROMANE WORQ

C’è una storia che pochissimi conoscono, è la storia della bellissima principessa d'Etiopia Romane Worq. Era la figlia primogenita del Re dei Re Haile Selassie sposata con Merid Bayanè, comandante della resistenza etiope in prima linea contro i fascisti italiani che avevano occupato il suo paese con un’invasione feroce, che utilizzò in modo massiccio gas chimici e fucilazioni di massa. Poco prima della caduta di Addis Abeba, il Re dei Re fu costretto a un esilio volontario in Inghilterra con buona parte della famiglia reale per denunciare di persona alle Nazioni Unite le atrocità fasciste commesse al suo popolo. La principessa decise di restare a combattere a fianco del marito. Nel 1937 Merid Bayanè venne catturato dagli italiani e fucilato e la principessa, che l’aveva seguito in battaglia, fu catturata, ferita al capo e ad una gamba mentre imbracciava ancora il fucile. Fu così deportata insieme ai quattro figli maschi nel carcere dell’Asinara, dove Gideon, il più piccolo, morì ad appena due anni di età. Qualche tempo dopo, un sacerdote che era vissuto in Etiopia venne in visita al carcere e riconosciuta la principessa fece in modo che potesse abbandonare l’Asinara e raggiungere Torino. Qui venne accudita dalle suore missionarie della Consolata fino al 1940, quando morì ad appena 27 anni per tubercolosi. Fu sepolta in forma anonima e nel massimo riserbo in un loculo senza nome in un’area poco visibile del Cimitero Monumentale di Torino, nel sotterraneo della sesta ampliazione. La lapide portava semplicemente la scritta “A una mamma”. Nel 1944 morì anche il figlio Chetacceu, che venne sepolto accanto alla madre.

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martedì 2 maggio 2023

STRAGE DI ODESSA, PER NON DIMENTICARE CHI SONO GLI UCRAINI


 Il 2 maggio 2014, gruppi paramilitari neonazisti ucraini assaltarono la Casa dei Sindacati di Odessa, dandole fuoco con bottiglie molotov. 

Nel rogo e sotto i colpi di bastone e di arma da fuoco, perirono decine di giovani, donne e lavoratori, militanti di organizzazioni antinaziste e in difesa dei diritti della popolazione russofona.

La polizia del regime golpista neonazista di Kiev, che si era da poco insediato, ha lasciato fare e, anzi, ha supportato le belve sanguinarie. 

I giornalisti pennivendoli occidentali, compresi quegli imbecilli che cantano "Bella Ciao", parlarono di "autocombustione", uccidendo così due volte le vittime. 

Onore ai martiri di quel massacro! Prima o poi i carnefici banderisti la pagheranno!

sabato 29 aprile 2023

LE 12 TIPOLOGIE DI AMORE DELL'ANTICA GRECIA:

I filosofi greci distinguevano l’amore in 12 tipologie diverse a seconda delle diverse emozioni umane e sfumature del sentimento:

Agape (αγάπη)
Agape è l’amore incondizionato, anche non ricambiato. Va al di là delle forze umane, è un amore puro e senza alcuna aspettativa. L'amore nei vangeli e nel Cristianesimo Ortodosso, l'attributo fondamentale della divinità che ama gli uomini, si fa uomo e soffre e muore per essi, e da parte dell'uomo l'identificazione del prossimo con sé stesso e quindi con lo stesso Dio: l'Amor che move il Sole e l'altre stelle (Dante)

Eros (έρως)
Eros è la tipologia di amore più conosciuta. Dio greco della fertilità, il suo tipo di amore rappresenta quello passionale, il desiderio carnale. Veniva definito in termini di irrazionalità, perché il desiderio ardente avrebbe potuto portare alla follia.

Philia (φιλία)
Philia indica un tipo di amicizia profonda. Amicizia come vincolo di fiducia e lealtà, come fondamenta di un rapporto solido e suggellato dalla bellezza della condivisione. Amare ed essere amati. 

Storge (στοργή)
Storge è l’amore nei confronti della famiglia o dei parenti, tipico dei consanguinei, deriva da “stergo” che significa amare teneramente.

Philautia (φιλαυτία)
Philautia è l’amore per sé stessi, l’amor proprio, fonte di perfezionamento e benevolenza è definito come forma di egoismo positivo. 

Mania (μανία)
Mania associato all’amore è il desiderio incondizionato di amare e possedere, l’amore tossico che vive (apparentemente) solo attraverso il possesso di ciò che brama, il partner come oggetto del desiderio. Distruttivo. 

Charis (χάρις)
Charis è forse la tipologia d’amore più ambita tanto quanto appagante: idilliaco. Entrambi i partner si amano allo stesso modo, sia fisicamente che spiritualmente. 

Himeros (ἵμερος)
Himeros è l’amore che arde di desiderio fisico, impulsivo, irrefrenabile, l’amore folle. Desiderio carnale, non ascolta ragioni e va appagato nell’immediato. 

Anteros (αντέρως)
Anteros, fratello di Eros (si narra fossero inseparabili) è l’amore corrisposto con il rispettivo coniuge/compagno e indica la stabilità sentimentale. 

Pragma (πρᾶγμα)
Pragma è associato all’amore maturo di lunga data, ma anche al compromesso e alla pazienza. Fare uno sforzo per dare amore piuttosto che solo per riceverlo.

Pothos (Πόθος)
Pothos è la personificazione del rimpianto e del senso di nostalgia che si prova quando una persona amata è lontana. È anche identificato con l’amore adolescenziale, l’infatuazione, il desiderio prima dell’incontro. 

Thelema (θέλημα)
Thelema è l’amore nei confronti di ciò che si fa, il proprio lavoro, il piacere di fare qualcosa, il desiderio voler fare e non è rivolto quindi ad una persona.

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