mercoledì 24 aprile 2024

IRIS ILLYRICA ⚜

 

Tutti la conoscono come Iris dell'Illiria o Iris Illyrica, un fiore della famiglia botanica delle Iridaceae originario delle terre storiche dell'antica Illiria.

L'Iris Illyrica è una delle testimonianze più belle di questa famosa area balcanica che comprende Albania, Epiro, Croazia, Kosovo [Dardania], Bosnia, Montenegro, Macedonia e alcune zone della Serbia.

L'Iris Illyrica cresce ancora oggi allo stato selvatico e naturale sugli stessi altipiani di migliaia di anni fa e testimonia la famosa eredità degli antenati albanesi.

La pianta cresce fino a 40 centimetri di altezza. Fiorisce da maggio a giugno e necessita della luce solare. Richiede un terreno moderatamente umido, fertile e ben drenato.

La pianta selvatica illirica è stata il punto di partenza di molte varietà coltivate di Iris che oggi adornano i nostri giardini e spazi in estate e primavera. Gli storici antichi spiegavano che l'Iris migliore proviene dall'antica Illiria. Nell'antichità i coltivatori di questa pianta attraversarono l'Adriatico e la coltivarono in Etruria (Tosk-ana, la parte Toska) e nell'antica Firenze.

La pianta in questione prende il nome dalla dea illirica "Iri" o "Iride" poi grecizzata in "Iris". Iri, dea dell'aria, era la messaggera di Era. Iri ed Era in idioma albanese denotano vento, aria; appunto il vento e l'aria come messaggero degli dei. Inoltre Iride sempre in idioma albanese è pure vocabolo composto dai due termini: Irì, che denota il nuovo, la novità; e dalla voce dhe che denota diede, inflessioni del verbo e dhe, dare, apportare. Iride quindi denota: l'apportatrice di novita, che dà le novità, in quanto messagera dell'aria e del vento.

Il simbolo dell'Iris nasce tra le tribù illiriche e veniva utilizzato dai soldati sui loro scudi ed elmi come simbolo di potere e maestosità. I tre petali dell'Iris erano simboli di fede, intelligenza e coraggio. Anche la zona dell'antica Firenze nell'Etruria aveva come simbolo l'Iris: sui loro scudi i soldati portavano un Giglio bianco o Iris ad indicare la loro origine e connessione illirica e perché la città era famosa per la coltivazione di questi fiori dalle sponde oltre l'Adriatico.

La coltivazione di questo fiore ha portato alla scoperta di diverse varietà di Iris con un'alta reputazione per i valori medicinali. Gli antichi Illiri consideravano l'Iris una pianta medicinale dai molti benefici per una varietà di problemi di salute, incluso il mal di testa. Le radici essiccate di Iris contengono un olio essenziale al profumo di viola. Sono utilizzati nei profumi, nei dentifrici e in altri prodotti cosmetici, nonché nella creazione di un pot-pourri di spezie multi-profumo.

La radice secca di Iris ha proprietà antinfiammatorie e viene quindi utilizzata per curare problemi alla gola e mal di testa sinusiti.

lunedì 22 aprile 2024

PETRO NINI LUARASI 🔯🇦🇱

 

Petro Nini Luarasi nacque a Luaras il 22 aprile 1864, è stato un attivista, presbitero Cristiano Ortodosso, insegnante e giornalista albanese.

Ha condotto in tutta la sua vita una battaglia incessante alla difesa della lingua albanese. Dopo aver terminato gli studi presso il seminario di Qestorat lavorò come insegnante nei villaggi del Distretto di Kolonjë. Qui ebbe l'opportunità di insegnare la lingua e la cultura albanese a molti studenti. Tutte le attività pedagogiche di cui era artefice furono segrete in quanto il regime ottomano e gli occupatori greci impedivano lo studio della lingua albanese.

Tra il 1887 e il 1893 Luarasi aprì a Ersekë e in alcuni villaggi del distretto di Kolonjë le prime scuole di lingua albanese. La fondazione e la promozione di scuole albanesi nell'area di Kolonjë da parte di Luarasi lo portarono in conflitto con i Tirchi e con Filaretos, l'arcivescovo greco di Kastoria il quale condannava il suo lavoro con l'istruzione scolastica albanese affermando che la lingua albanese “non esisteva”.

Petro Nini Luarasi fu uno dei delegati al Congresso di Monastir che nel 1908 sancì la creazione dell'alfabeto albanese. Per le sue gesta patriottiche, l'insegnamento della lingua albanese e l'attivismo sociale egli fu perseguitato dai Turchi e dal Patriarca Ecumenico di Costantinopoli. Morì avvelenato sotto il mandato di quest'ultimo il 17 agosto 1911.

RESTITUTA D'AFRICA 👑🌿

 


Santa Restituta fu vergine e martire Ortodossa africana della Tunisia formatasi alla scuola di San Cipriano, vescovo di Cartagine.

Durante la decima persecuzione anticristiana, ordinata dall’Imperatore Diocleziano nel 304, un folto numero di cristiani, continuarono a radunarsi nella città di Abitina in casa di Ottavio Felice per celebrarvi il rito eucaristico, sotto la guida del Sacerdote Saturnino.    
Una cinquantina di loro venne sorpresa dai soldati romani: furono arrestati, interrogati e quindi trascinati in catene a Cartagine. Il 12 febbraio del 304 subirono l’interrogatorio rituale alla presenza del proconsole Anulino e, riconfermata la loro fede nonostante le torture, vennero condannati a morte: fra loro c’era anche Restituta.

La Santa che, stremata dalle torture, fu posta su di una barca carica di stoppa, intrisa di resina e pece; quando questa fu portata al largo dai carnefici e data alle fiamme, la Santa rimase illesa, mentre il fuoco annientò l’altra imbarcazione con i suoi occupanti. Restituta ringraziò il Signore e invocò che un Angelo la accompagnasse durante la traversata: esaudita, riconoscente domandò di accedere alla pace eterna e serenamente spirò.

La barca, trascinata dal vento dell’Africa approdò all’isola Aenaria, Pithecusa, oggi Ischia, situata di fronte al golfo di Napoli, toccando terra nella località detta “ad ripas”, oggi San Montano.

Viveva in quel luogo una matrona cristiana di nome Lucina: avvertita in sogno dall’Angelo, si recò sulla spiaggia, dove trovò l’imbarcazione arenata e in essa il corpo intatto e splendente di Restituta. Radunata la popolazione, venne data solenne sepoltura alla Martire nel luogo detto Eraclius, alle falde dell’attuale Monte Vico in Lacco Ameno, dove sono conservati i ruderi di una basilica paleocristiana, e dove sorge oggi un Santuario dedicato alla Santa dove sono conservate le sue sante reliquie.

Il culto di Santa Restituta d'Africa si diffuse in tutto l'allora sud Italia Ortodosso, ma dopo le invasioni cattoliche-normanne e la conseguente distruzione dell'Ortodossia da parte di questi, la Santa fu inglobata nel culto cattolico venendo perfino raffigurata con la pelle bianca come è solito del razzismo cattolico.

DEREK 🔯🔥

domenica 21 aprile 2024

VISITA DEL LEONE DI GIUDA IN JAMAICA (21 APRILE 1966) 🌿👑🦁🌿

 

[...] Nel pomeriggio si è svolto un "BALLO" in onore dei Visitatori Reali allo Sheraton New Kingston Hotel. Ci sono stati dati anche degli inviti e hanno partecipato diversi fratelli. La sala da ballo era piena mentre tutti cercavano di catturare uno sguardo ravvicinato o una fotografia dell'Imperatore e della Sua famiglia ben vestiti. Ad un certo punto l'Imperatore guardò verso un gruppo di fratelli Rastafariani e inviò loro un sovrintendente di polizia chiedendo loro perché indossavano i Locks? Uno dei fratelli ha risposto alla polizia dopo essersi assicurato che l'Imperatore lo avesse mandato a porre la domanda. Ha citato i passaggi biblici di Numeri 6:21 e altri come i pilastri su cui era costruita la loro Fede.

 L'Imperatore dopo aver ascoltato la loro risposta sorrise ampiamente per la prima volta. Tutti quelli che guardavano da vicino l'Imperatore dicevano semplicemente a se stessi: "Sei davvero Tu come credevano i Rastafariani?" Non c'era nulla che suggerisse che non lo fosse, poiché tutto in Lui era regale e immacolato. Nessuno osava chiedergli se fosse Dio. Ma speravano che dicesse di no per poter condannare i Ras Tafariani. I Rastafariani che ne erano a conoscenza dicevano già che anche se l'Imperatore diceva di no, erano completamente sicuri che lo fosse a causa dei numerosi passaggi biblici adempiuti da LUI.

 Nel Suo discorso alla sala da ballo dello Sheraton, l'Imperatore pronunciò queste parole profetiche che oggi restano nella memoria dei fratelli e di tutti coloro che le ascoltarono. Nel più assoluto silenzio l'Imperatore dichiarò: "Voi Santi Sacerdoti, Guerrieri e Traditori, STATE TRANQUILLI E SAPPETE che Io sono Lui..."

Sabato 23 aprile l'Imperatore si recò alla stazione ferroviaria di Kingston da dove partì diretto a Montego Bay. Il percorso ferroviario era così costeggiato da migliaia di persone che si mettevano in fila per scorgere l'Imperatore. Si alzò e salutò galantemente a ogni centimetro del percorso e non mostrò il minimo segno di stanchezza. Per la prima volta il popolo giamaicano aveva visto un illustre capo di stato viaggiare in treno e così aveva dato alla gente del paese la possibilità di vederlo. Quando raggiunse Montego Bay, Charles Square, tutte le strade adiacenti erano piene zeppe. Con grida, saluti e canti la folla marciava accanto al corteo reale.

 La visita dell'Imperatore volgeva al termine e tutti erano contenti di poter dire di aver visto l'UOMO così adornato, onorato e lodato dai Rastafariani. L'Imperatore lasciò quindi Charles Square per il Montego Bay Beach Hotel.

 È stata anche offerta una cena in Suo onore dall'allora Primo Ministro, l'Onorevole Donald Sangster al Sunset Lodge Hotel.

 La visita dell'Imperatore fu quindi terminata e l'indomani tutti si riunirono per salutare Sua Maestà Imperiale. Quando l'Imperatore salì sui gradini del Suo aereo privato, il dolore riempì i cuori dei Rastafariani, diede il Suo ultimo saluto e guardò verso i fratelli con uno sguardo di dolore negli occhi e salì a bordo.

 Si conclude così la visita più straordinaria di un Capo di Stato in Giamaica, che non potrà mai essere cancellata dalla mente di chi ha visto Sua Maestà Imperiale.

- di Ras IVI TAFARI -


Nelle foto:

- Il commissario di polizia Gordon London ascolta attentamente mentre i fratelli spiegano il motivo per cui indossano i Locks. Da sinistra a destra: fratello. Spence, Bongo Watto, Bongo Planner e Ras Napier.

- Presentazione di doni al Re dei Re da parte del popolo della Giamaica. Nella foto da D-S Sua Maestà Imperiale, in primo piano, Hector Wynter, Donald Sangster, Sam Clayton, Douglas Mac e Philmore Alvaranga.

venerdì 19 aprile 2024

IL RE DEI RE PONE LA PIETRA ANGOLARE DI UNA CATTEDRALE 👑🦁

 

L'IMPERATORE Haile Selassie ieri mattina ha posto la prima pietra della cattedrale della Chiesa Ortodossa Etiope in un sito fuori dalla Beetham Highway, non lontano dal nuovo mercato centrale.

 La cattedrale è la prima e principale parte di un programma di costruzione che la Chiesa Ortodossa Etiope sta avviando a Trinidad. La posa della pietra è stata effettuata tra preghiere, canti di inni e applausi prolungati.

 I membri della Chiesa hanno considerato questo evento come uno dei più grandi nella storia della Chiesa a Trinidad. Erano anche contenti che ciò offrisse un'altra opportunità all'Imperatore di essere tra loro.

 L'imperatore ha usato una cazzuola d'oro, che gli è poi stata donata come ricordo dell'occasione storica. Gli sono state inoltre presentate le planimetrie dettagliate dell'edificio e una fotografia per mostrarne l'aspetto.

Egli Stesso le ha studiate e ha formulato le Sue raccomandazioni personali prima che il comitato della Chiesa decidesse sul progetto finale e sulla data di inizio della costruzione. Il comitato determinerebbe quindi anche quanto costerebbe questa cattedrale.

 Il consiglio ecclesiastico locale prevede di costruire edifici ecclesiastici anche a San Fernando e Princes Town.

Nella foto: L'architetto governativo Peter ... (a destra) consegna una cazzuola a Sua Maestà Imperiale affinché l'Imperatore ponga la prima Pietra di Fondazione della Cattedrale Ortodossa Etiope che sarà costruita sull'autostrada Beetham. Al centro Padre Abraham Stephens, della Chiesa Ortodossa Libanese.

(Estratto dal giornale "Trinidad Guardan" sulla visita del Re dei Re a Trinidad e Tobago dal 18 al 20 Aprile 1966)
➡️ https://youtu.be/urOW1GRWJoQ?si=d5PiK20phunD4di7

mercoledì 17 aprile 2024

PARTICOLARI DELL'ATTACCO AL VESCOVO ORTODOSSO IN AUSTRALIA

 

Il nostro amato vescovo Mar Mari Emmanuel della Chiesa Ortodossa Siriana di Sydney è stato attaccato da un ragazzo musulmano con un coltello a serramanico. Il Vescovo ha sollevato la Santa Croce e la lama del coltello dell'aggressore è ritornata nel manico, con il risultato che il Vescovo, grazie a Dio, non è stato pugnalato ma colpito ripetutamente con il manico del coltello e soltanto ferito.

Dopo il quinto colpo, si può vedere l'aggressore fermarsi un attimo e guardare l'oggetto che ha in mano. Si stava forse chiedendo perché i suoi affondi non creavano sanguinamento? Oppure stava controllando che l'oggetto fosse ancora saldamente nella sua mano? O a provare a riespellere la lama? Sembra piuttosto che si chieda "che cosa sta succedendo qui?".

Subito dopo, anche se ferito, il Vescovo ha tenuto un altro sermone e ha pregato per il suo aggressore che è stato subito fermato e arrestato. Il Vescovo è stato ricoverato di urgenza all'ospedale.

Naturalmente i media mainstream australiani senza Dio affermano che il predicatore è stato accoltellato non tenendo conto di questi importanti particolari della Potenza del Signore.

Gloria a Cristo nostro Vero Dio. 🌿👑🦁🌿




lunedì 15 aprile 2024

SAN GIOVANNI KUKUZELI (Shën Janji Kukuzeli) - Il genio della musica Cristina Ortodossa. 🌿🎼🎶🎵🔯🌿

 

San Giovanni (Jan) Kukuzeli (1280- 1370) era un monaco Ortodosso albanese di Durazzo 🇦🇱. Santo, innografo, maestro e teorico della musica sacra Ortodossa.

Conosciuto come il più grande musicista e cantante di Costantinopoli, rivoluzionò la musicologia Ortodossa e creò il "Sistema musicale circolare", che divenne noto con il suo nome "Sistema Kukuzeli" o "Ruota Kukuzeli". Jan Kukuzeli è considerato la "seconda fonte" della musica sacra Ortodossa, dopo San Giovanni Damasceno.

Le sue opere, nei manoscritti, sono degli straordinari tesori. La Chiesa Ortodossa orientale di tutto il mondo onora questa santa figura e celebra la sua memoria ogni 1 ottobre.

Questa è una breve descrizione biografica:

Jani nacque a Durazzo, una città portuale cosmopolita, convertita a Cristo dagli inizi del cristianesimo dallo stesso San Paolo. Suo padre morì quando era molto giovane, così la madre si occupò della sua educazione, affidandolo ai migliori insegnanti dell'epoca. Si dice che quando al piccolo Jan gli veniva chiesto quale fosse il suo cibo preferito, rispondeva sempre: "le zucchine", in albanese Kukuzelat. Così quest'ultimo poeta e grande dolce cantante prese il soprannome di Kukuzeli. Egli si distingueva per un'intelligenza rara, una voce angelica e grandi capacità musicali.

Sembra che, a causa di quella voce, fu mandato a Costantinopoli, capitale dell'impero, per studiare e cantare alla corte imperiale. Vedendo il suo grande talento e i sorprendenti progressi nella musica, lo nominarono responsabile delle attività musicali della capitale, conferendogli il titolo di Maestro, titolo molto importante all'epoca. La musica giocò un ruolo speciale a Costantinopoli, così Jan divenne un membro della corte imperiale e uno dei preferiti dell'imperatore stesso. Per la sua voce straordinaria, veniva chiamato "voce angelica". Quando cantò lì, nella chiesa di Santa Sofia , tutti si radunarono per ascoltarlo e commossi da quella voce cominciarono a piangere.

Ma pur essendo il favorito dell'imperatore e rispettato da tutti, il suo cuore non era felice. La sua anima desiderava una vita ascetica completamente dedicata a Dio, mentre la vita di corte con tutte le tentazioni e le glorie gli impediva di vivere una vita spirituale. Anche il re, poiché lo amava tanto, volle che sposasse la figlia di un nobile. Il giovane decise quindi di scappare. Così, vestito da povero pastore, partì e si recò al Monastero della Grande Lavra sul Monte Athos. Lì chiese di essere accettato nella vita monastica. Nessuno conosceva Jan e non identificava questo pastore con il grande artista della capitale, nonostante la sua fama fosse arrivata anche al Sacro Monte.

Un giorno, mentre stava pascolando le capre in un luogo deserto, pensando di essere solo, cominciò a cantare un inno dedicato a Maria Madre di Dio, con voce più forte del solito. Ma un asceta (un monaco che vive in solitudine) che viveva nelle vicinanze lo udì e, stupito dalla bellezza del canto e della melodia, vedendo anche gli animali che non pascolavano ma si divertivano, si recò dall'abate della Grande Lavra, che chiamò anche il pastore e lo costrinse a dire la verità. Jan lo pregò di restare nel monastero e di non consegnarlo all'imperatore, perché desiderava più la vita monastica che quella di corte.

L'abate gli ordinò di lasciare il lavoro di pastore e di assumere la direzione del coro della chiesa centrale del monastero. Jan obbedì. Ma nello stesso tempo, l'abate, che non voleva andare contro gli ordini dell'imperatore, andò a Costantinopoli per incontrarlo, per chiedergli perdono per Jan. Il monarca volle che tutti si inchinassero davanti alla volontà divina e ordinò all'abate di liberare Jan e decidere da solo cosa avrebbe fatto. L'abate, pieno di gioia, ritornò al monastero e diede la lieta notizia a Jan e ai fratelli del monastero.

Jan così continò la sua vita ascetica (di pratica spirituale) più di prima. Si stabilì in una casa dedicata ai Santi Arcangeli, vicino al monastero, praticando il digiuno, la penitenza e la preghiera incessante. Trascorse il resto della sua vita cantando inni di lode a Dio e alla Madre di Dio Maria, oltre a comporre numerosi brani di musica sacra, che hanno lasciato tracce profonde nella tradizione Cristiana Ortodossa.

Molto noto è il miracolo quando gli apparve la Santa Maria Madre di Dio, ricompensandolo con una moneta d'oro per i suoi meravigliosi inni, dove ancora oggi nella cappella in suo onore si trova anche l'icona "Santa Maria di Kukuzel" (Sën Mëria Kukuzelit - Kukuzélisa) -foto-. Jan seppe il giorno della sua morte, molto tempo prima, così quando si è avvicinato il tempo, Jan radunò tutti i fratelli, chiese perdono e ordinò loro di seppellirlo nella casa dei Santi Arcangeli, dove viveva. È morto il 1 ottobre.

venerdì 12 aprile 2024

RICORDANDO CORAL GARDENS 🙏🏾💚💛❤

 

Questo giorno, il 12 aprile 1963, era un Venerdì Santo (non a caso il giorno della crocifissione di Nostro Signore), è conosciuto come "Il massacro di Coral Gardens".

Il primo ministro della Giamaica indipendente diede il seguente ordine: "Catturate tutti i Rasta, vivi o morti".

E così si diede inizio alla "caccia ai dreadlocks" sia da parte della polizia che da parte dei civili.

Ovunque i Fratelli si trovavano venivano catturati e brutalmente picchiati.

Grandi corde spesse venivano usate per catturarli come mucche, in modo violento, con tubi di ferro, bastoni anti sommossa, pietre, massi. Venivano presi a calci, calpestati, bastonati. 

Taglia erba, coltelli e bottiglie rotte venivano usati per tagliare i loro capelli (dreadlocks).

Venivano gettati in prigioni sovraffollate e poi inviati alle carceri ... qualsiasi cosa tu possa pensare è stata fatta a loro ed è stata fatta con così tanto odio e rabbia ... erano disprezzati e ridicolizzati, i Fratelli e le Sorelle il cui motto era "PACE E AMORE".

I&I figli e figlie di RasTafari di tutto il mondo rendiamo onore, rispetto e ringraziamento a tutti gli anziani, patriarchi e matematiche che sono rimasti in piedi, fermi e solidi come rocce alla Roccia della nostra Fede, il Re dei Re Haile Selassie Jah RasTafari Cristo nostro vero Dio tornato per instaurare il Suo Eterno Regno, pur essendo brutalizzati non piegandosi mai né cedendo alla volontà del sistema, MAI!!!

giovedì 11 aprile 2024

L'INVASIONE DORICA (1200)

 

Di seguito un estratto dal libro "The Aegean Civilization" dello storico francese Gustave Glotz (17 febbraio 1862, Haguenau, Basso Reno – 16 aprile 1935, Parigi) per rivelare alcune falsità storiche quando gli storici erano coerenti e non influenzati da moderni rimaneggiamenti:

 "Disperdendosi gli Achei erano diventati pericolosamente deboli. Andando verso ogni sponda del Mediterraneo hanno lasciato dietro di loro molte lacune. A poco a poco gruppi della stessa razza [Pelasgo-Illiri], che parlavano un dialetto della stessa lingua [Antico Albanese], uscirono dall'Illiria e si fecero strada attraverso il Pindo, spingendosi sempre più verso sud. I Dori stavano entrando nella storia.

 Intorno al 1200, questa lenta infiltrazione si trasformò in un'invasione. Forse per un certo periodo ne fu respinto; i forti dei Micenei dovevano aver svolto il compito che ci si aspettava da loro. Ma gli Eraclidi [figli di Eracle, come venivano chiamati i Dori] tornarono vittoriosamente con i loro eserciti di tre tribù. Alcuni seguirono le strade dell'ovest e occuparono Epiro, Etolia, Akarnania ed Elisio; gli altri, avanzando da est, sottomisero Focide, Corinzia, Argolide, Laconia e Messenia. Nel Peloponneso gli Achei furono costretti a sottomettersi o a rifugiarsi sugli altipiani dell'Arcadia. Dopo la terraferma venne la volta delle isole meridionali; Melos e Thera, Creta, e poi Karpathos, Kos e Rodi caddero preda dei conquistatori.

La ferocia di questa incursione fece fuggire ovunque i popoli terrorizzati. Ci furono tumulti selvaggi e spintoni. I vinti cercavano ad ogni costo nuove case e diventavano terribili per gli altri. La commozione era generale. "Le isole erano senza riposo", dice un documento di Ramses III; e così erano i continenti. Molti Achei cercarono rifugio presso i loro fratelli nell'Attica. Una forte corrente di emigrazione investì tutta l'Asia Minore e ne trasformò la civiltà. La Ionia accolse Achei da ogni parte del mondo, compresi, senza dubbio, quelli di Pilo. Delo divenne il centro religioso di questa Acaia attico-ionica. Più o meno nello stesso periodo i Mushki, Frigi, attaccarono gli Ittiti e presero la loro capitale, Pteria; era la fine di un potere che aveva controbilanciato quello dei Faraoni e frenato quello degli Assiri. Una dinastia di Eraclidi divenne padrona della Lidia. E poi una massa di Egei, tra cui Pelesati [Pelasgi] o Kheretim (cretesi) e Zakari (Teukri o uomini di Zakro) apparvero ai confini dell'Egitto. Erano venuti via terra e via mare, con le loro donne e i loro bambini ammassati su carri trainati da buoi. "Nessun popolo aveva resistito davanti a loro". Ramses III riuscì a fermarli a Magadil, ma non poté impedire loro di stabilirsi nel paese che ricevette dai Pelesati [Pelasgi] il ​​nome di Palestina (1193).

 Ciò che accadde al mondo miceneo dopo l'invasione del 1200 non può in alcun modo essere paragonato a ciò che era accaduto a Creta duecento anni prima. Gli Achei, adattati alla civiltà cretese, ne avevano preservato l'eredità, anche se l'avevano lasciata diminuire. I Dori, provenienti dalle terre selvagge dell'Albania, ne distrussero tutto ciò che ne restava. Il loro percorso da Corinto a Sparta era segnato da una scia di rovine. A Creta i porti furono abbandonati per le alture dell'interno, e le misere spoglie di Cnosso furono date alle fiamme. Questa volta tutto era davvero finito per la città che un tempo era stata la padrona del Mediterraneo; sulle rovine annerite, sepolte dai secoli, sarebbero passati tremila anni nel silenzio della morte. Tutta questa devastazione era il segno non di una tempesta locale e temporanea ma di un cataclisma universale e finale. La bellissima civiltà del bronzo finì quando apparve il ferro. La sottomissione di Creta agli Achei fu la conquista della "Grecia" da parte di Roma- capta ferum victorem cepit; con l'avvento dei Dori seguirono le invasioni barbariche, il Medioevo, a cui seguì il Rinascimento."


Insomma:

Logicamente, l'Illiria e quella che sarebbe l'attuale Albania è il fondamento della gloria dell'antica "Grecia" che non è mai stata una nazione ma un gruppo di tribù della stessa origine illiro-epirota... Le tribù Doriche non erano altro che gli antichi abitanti autoctoni della penisola balcanica (Pelasgi). Lo stile dorico proveniva dall'"Albania" come afferma testualmente Glotz, gli Achei e i Dori erano tribù originari dell'Illiria. L'invasione Dorico-illirica dell'anno 1200 aC, prese gli Achei, gli Ittiti, ecc., e si fermò in Egitto. Ramses diceva di loro: "Non c'è nessuno che li tenga".

I libri di storia delle scuole che identificano come "greci" i Dori, gli Joni (che tra l'altro sono parole albanesi) gli Achei, i Macedoni ecc vanno riscritti. Quella che poi oggi viene chiamata "Magna Grecia" fu invece tutta colonia illirica ed egizia, dalla Puglia Messapica agli insediamenti Dorici, Ionici e Achei di Calabria e Sicilia. Inoltre i film di Hollywood con spartani "greci" in lotta con la Persia sono tutti una mitologia politica moderna, realizzata artisticamente per l'intrattenimento, ma nella loro falsità servono l'odierna geopolitica nella regione.

lunedì 8 aprile 2024

VISITA ALLA GROTTA DI DONNA MARSILIA

 

Nell'antica cittadella Cristiana Ortodossa di Sassone nell'oriente Mercurense ai piedi del Pollino nel nord della Calabria, a pochi metri dai ruderi di un'antica chiesa Ortodossa si trova la grotta neolitica di Donna Marsilia.

Questa località potrebbe essere l'antica Xifeo, convinzione tramandatasi da una incerta ubicazione descritta da Tito Livio e denominata Lymphaeum (Linfèo), luogo coinvolto amaramente nelle guerre puniche. Nel tempo venne denominata Sassone come risulta da alcuni documenti, fu completamente distrutta sul finire del XIV secolo.

Anticamente l'area era completamente abitata da Monaci Cristiani Ortodossi che brulicavano in tutta la zona. Accanto alla grotta vi sono presenti i resti di ben due antiche chiese Ortodosse. Sul perimetro dell'area sono presenti i resti di una cinta muraria lunga circa 1.500 metri che venne eretta dai Longobardi.

La Grotta di Donna Marsilia fu usata come necropoli durante il neolitico fino all'età del bronzo, e sicuramente anche come rifugio dai monaci Ortodossi emigrati dall'Oriente che si stabilirono in quell'area nei primi secoli del Cristianesimo.

Il nome della grotta deriva da una leggenda popolare dove si credeva che nella grotta vi fosse un tesoro custodito da una donna misteriosa chiamata Donna Marsilia che con i suoi inganni si sbarazzava di chiunque osasse cercare di prendere il tesoro da lei custodita.

La leggenda popolare assunse i connotati di verità quando al suo interno vennero ritrovate ossa umane insieme a dei frammenti ceramici e vari reperti da riferirsi al III millennio a.C.. La suggestiva grotta, è stata oggetto di indagini archeologiche nel 1962 ad opera dell'archeologo Prof. Santo Tinè ed i reperti da lui recuperati e descritti, ora si trovano esposti nel Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria.

mercoledì 3 aprile 2024

LA MADRE DI TUTTI 👑💜

 

Di seguito il discorso pronunciato da Sua Eccellenza Tsehafe Taezaz Aklilu Hapte Wold, Primo Ministro e Ministro della Penna, in occasione della cerimonia dei funerali di Stato di Sua Maestà Imperiale l'Imperatrice Menen, giovedì 15 febbraio 1962.

 "La grande disgrazia che oggi ha colpito tutti noi ha causato indicibili sofferenze e dolori tra tutti gli etiopi.

 Sua Maestà l’Imperatrice, la veneratissima Madre di tutti noi, era profondamente preoccupata e interessata al benessere dell’intero popolo etiope.

Come Imperatrice, Sua Maestà era molto rispettata; come Madre si conquistò l'affettuosa devozione della gente. Non c'è dubbio che, grazie al rispetto, all'amore e alla riverenza instillati nel popolo, nonché alla sua dedizione per tutta la vita ai valori spirituali, Sua Maestà occuperà un posto d'onore nella storia delle grandi regine e imperatrici, immortalando così il suo nome.

 Quando ricordiamo in questo triste momento i risultati unici e le azioni significative di Sua Maestà, per non parlare di quelli di noi che le sono stati vicini in lunghi anni di servizio, anche quelli lontani che hanno sentito parlare della Sua fama si uniscono a noi nel condividere la nostra afflizione.

 A parte il grande esempio che Ella aveva dato nell'adempiere pienamente alle pesanti responsabilità e ai sacri doveri per i quali era stata divinamente eletta, le virtù umane e i meriti dell'Imperatrice ne fecero un fulgido esempio per gli altri. Sua Maestà, che era motivo di orgoglio per le persone, fu una grande imperatrice, la sua eccellenza difficilmente eguagliata nella sua vita.

Le opere umanitarie e filantropiche dell'Imperatrice nell'aiutare i bisognosi e nel confortare gli afflitti, la sua dedizione e devozione per tutta la vita alla nobile causa di alleviare la sofferenza delle persone indipendentemente dal loro status particolare, così come la Sua umanità quotidiana, vivrà per sempre nella memoria di tutti noi.

 Per valutare la grande importanza e il significato speciale che ha avuto la partecipazione di Sua Maestà al Trono etiope, sarebbe bene ricordare ed esaminare la misura in cui l'Imperatrice ha partecipato al programma illuminato di Sua Maestà Imperiale e agli sforzi per il benessere di Sua Maestà Imperiale del Suo amato popolo e il progresso del Suo Paese.

 Poiché tutti conosciamo la grande disgrazia e il dolore a cui Sua Maestà è stata più volte sottoposta a seguito della morte di alcuni membri della Famiglia Imperiale, possiamo facilmente comprendere cosa ciò significasse per una Madre e quindi immaginare la profondità del dolore e il lutto che l'Imperatrice aveva vissuto.

 Tuttavia, grazie alla sua forte forza di volontà, fede e grande perseveranza, Sua Maestà ha continuato instancabilmente il suo ruolo di leader e di Madre del popolo etiope. Ciò ha indubbiamente procurato all'Imperatrice fama, rispetto e una reputazione invidiabile.

A parte il dolore della Famiglia, Sua Maestà l'Imperatrice aveva sempre condiviso, con il Suo compagno Imperiale, le disgrazie e le difficoltà che questo Paese aveva dovuto affrontare in passato. Tutto questo, e soprattutto la grande lotta che Ella ha sostenuto insieme al Suo popolo quando l’Etiopia è stata attaccata da un nemico straniero ostile, è stato di grande esempio non solo per le Mamme dell’Etiopia ma anche per quelle del mondo intero.

 Durante quegli anni di tribolazione, Sua Maestà Imperiale, che aveva una fede implicita nella religione, fece costruire la chiesa Meskaye Hizunan Medhane Alem a Fairfield, in Inghilterra, dove Sua Maestà Imperiale risiedeva allora in esilio.

 Sua Maestà Imperiale fu una costante fonte di conforto e incoraggiamento per i molti etiopi che vivevano in esilio in Inghilterra e in altri paesi attraverso i suoi messaggi personali e le sue lettere indirizzate loro.

 Dopo la Liberazione, Sua Maestà Imperiale fece costruire con i Suoi fondi propri un certo numero di scuole, cliniche, ospedali e altre istituzioni assistenziali per il servizio del Suo popolo. In particolare, qui ad Addis Abeba, Sua Maestà Imperiale ha costruito un orfanotrofio vicino alla chiesa di Kachene Medhane Alem. Nella zona di Kolfe Sua Maestà Imperiale costruì l'ospedale St. Paul e una scuola per bambini portatori di handicap fisici a causa della guerra. Sua Maestà Imperiale donò anche quel terreno e gli edifici che ora ospitano la Princess Zenebework School. A Dessie, Sua Maestà Imperiale costruì, con fondi privati, la Scuola Tecnica intitolata a Woizero Sehin. Queste sono solo alcune delle istituzioni assistenziali che Sua Maestà Imperiale ha costruito e donato al Suo popolo e al Suo Paese.

 Ma in tutto l'Impero esistono molte altre istituzioni simili e in particolare chiese e monasteri, costruiti da Sua Maestà Imperiale. Particolarmente note sono attività simili di Sua Maestà Imperiale in terre straniere. In Giordania, Sua Maestà Imperiale costruì, su un terreno da Lei acquistato, la Chiesa della Trinità e le case adiacenti per i sacerdoti legati alla Chiesa. Nell'adempimento dell'altissima responsabilità che Le fu imposta, Sua Maestà Imperiale fu sempre fonte di costante assistenza agli etiopi bisognosi ai quali donò terre e aiuti finanziari.

 Poiché i suoi istinti e sentimenti verso il suo popolo sono sempre stati più simili a quelli di una madre che di un'imperatrice, l'assistenza che ha dato ai bisognosi tra il suo popolo e le sue altre azioni le hanno fatto guadagnare il loro profondo rispetto, amore e fiducia. La grande Imperatrice si guadagnò l'ammirazione di tutti anche per le sue elevate qualità morali, la sua vasta conoscenza e la sua lungimiranza.

 È ben noto a tutti che negli sforzi compiuti per portare l’Etiopia agli elevati standard di sviluppo moderno, Sua Maestà Imperiale è sempre stata la consorte e la confidente stretta di Sua Maestà Imperiale.

 Sostenendo e seguendo gli obiettivi e i piani formulati da Sua Maestà Imperiale al fine di migliorare gli stili di vita tradizionali e condurre così l’Etiopia verso la modernità, Sua Maestà Imperiale è stata un esempio eccezionale per la femminilità etiope.

 Oggi non solo siamo immersi nel dolore perché la nostra materna Imperatrice ci è stata portata via per sempre, ma siamo anche addolorati per gli effetti negativi che si sentiranno come risultato di questa separazione da Sua Maestà Imperiale, dai Suoi amorevoli figli e dalla Sua persona.

 In questo momento i nostri pensieri e le nostre preghiere vanno a Sua Maestà Imperiale, che ha perso la compagna di vita che ha condiviso con Lui negli ultimi 50 anni i successi e i fallimenti della vita. Possiamo solo confortare Sua Maestà Imperiale in questo grande lutto partecipando pienamente ai Suoi sforzi e aspirazioni, convinti che solo così potremo ripagare il nostro debito nei Suoi confronti.

 L’intero popolo etiope prega Dio Onnipotente affinché conceda forza a Sua Maestà Imperiale, ai Suoi amorevoli figli e alla Famiglia Imperiale."

"Una donna virtuosa chi la troverà?
Il suo pregio sorpassa di molto quello delle perle.
La grazia è ingannevole e la bellezza è cosa vana;
ma la donna che teme il SIGNORE è quella che sarà lodata."
(Proverbi 31)

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venerdì 29 marzo 2024

MITROS - TROUKIS (POETA ARVANITA DEL XIX SECOLO)

 

Questo è un fatto raro, dove si può vedere come l'antica lingua pre-ellenica albanese-arbëresh fosse perseguitata dal moderno stato greco e non potesse essere parlata né per strada e né soprattutto a scuola, pena la punizione per i poveri bambini Arbëresh.

 Mitro-Troukis, poeta arvanita satirico autodidatta del XIX secolo, ci regala con le sue poesie ed epigrammi elementi importanti della vita di una piccola ma pura società albanese-arvanita del suo tempo perseguitata dal moderno stato greco.

 Le poesie e gli epigrammi del poeta sono stati raccolti e presentati con grande impegno e amore dal più appropriato autore salaminiano Nikos Saltaris. 

 L'autore riconoscere l'importanza della sua lingua madre e si dispiace di non avere riconosciuto prima la sua importanza... ciò scrisse Trukis:

 《 [...] La raccolta di questo materiale poetico orale, fino ad allora avvenuto tramite passaparola, si è finalmente completata nell'insieme che qui viene presentato.

 Ancora una volta, questo è ciò che oserei dire - in una misera miniatura, ovviamente, della concentrazione di quell'energia della gigantesca opera di Omero durante Peisistrato.

 Il mio unico errore - l'ho ripetuto altrove - è stato quello, per la mia ignoranza (all'epoca ero bambino), lo confesso, sull'importanza-valore degli Arvaniti, ma anche per la prevenzione che ancora avevo all'epoca, che "gli Arvanitika vanno respinti", non li registrai tutti contemporaneamente [...]

 [...] Ma non dimentichiamo che in quegli anni vi era una sistematica persecuzione ufficiale contro la lingua arvanita (Arbëresh) e che chiunque la parlasse era considerato, per ammissione generale, perfettamente sottosviluppato e colpevole di inferiorità!

 Ricordo che nella nostra vecchia Scuola Elementare, il regolamento per gli alunni: pulizia, accoglienza, comportamento, ecc., fu affisso intorno al 1920 dal suo direttore di allora, Vas. Stephopoulos.

 Tra le disposizioni del regolamento, anzi all'inizio, c'era scritto:

 "È severamente vietato agli studenti socializzare con i bambini santi e parlare la lingua arvanita. Chiunque pretenda di pronunciarla sarà severamente punito!"》

giovedì 21 marzo 2024

PAROLE ALBANESI NEI FILM "ALEXANDER" E "TROY" 🔯🇦🇱

 

Perché lo sceneggiatore del film "Alexander", Oliver Stone e lo sceneggiatore del film "Troy", David Benioff hanno usato parole albanesi in questi attimi quasi nascosti dei rispettivi film??? Non è un caso e non lo hanno fatto invano... Loro sanno chi sono gli Arbëresh e da chi discendono.

Premetto di dirvi che a scuola ci hanno insegnato cose non vere facendo passare i miti antichi per greci quelli che invece sono di origine albanese.

Alessandro Magno non era greco come falsamente ci insegnano a scuola ma era figlio di Olimpiade e Filippo discendenti della Tribù dei Molossi, una tribù Arber-illirica d'Epiro. Alessandro non parlava greco ma l'antico idioma albanese, la lingua piu antica d'Europa, chiamata lingua barbara dagli ateniesi; imparò in seguito il greco antico, che non era altro che un dialetto che ebbe origine dallo stesso idioma albanese, ma solo per comandare gli ateniesi e tenerli in soggezione. Inoltre l'esercito di Alessandro Magno era prevalentemente composto da illiri ed epiroti-macedoni e una minima parte composta da ateniesi.

La guerra di Troia non è stata combattuta dai greci come falsamente ci insegnano a scuola. Durante la guerra di Troia gli elleni non esistevano ancora; la guerra fu combattuta da tribù pre elleniche pelasgo-illiriche che non parlavano il greco ma l'Antico idioma albanese.

Troja infatti è una parola albanese che significa "la terra". La famosa città era conosciuta anche come Ilio, da Ylli che in albanese significa stella.

- Nel film Alexander:
ECIM PARA, frase gridata dall'esercito di Alessandro contro Dario di Persia, è una frase albanese che significa ANDIAMO AVANTI o CAMMINIAMO AVANTI o MARCIAMO AVANTI.
GLAUKUS, un nome di origine illirica e non greca, significa LUPO CHE GUARDA o SEMBRA UN LUPO. È appunto il nome del personaggio ferito nel film che dice di provenire dall'Illiria. Glaujku era anche il nome di un re illirico della Tribù dei Taulanti.

- Nel film Troy:
FALEMINDERIT significa GRAZIE.

"Gli Abiti, la Storia, gli Eroi, la Mitologia e la Cultura ellenica sono tutti presi dagli Albanesi." (Ricercatore greco Ilia Petropulos)

Vedi anche:
UNA PAROLA ALBANESE NEL FILM "LA PASSIONE DI CRISTO" ⬇️
https://giuseppecapparelli85.blogspot.com/2024/01/una-parola-albanese-nel-film-sulla.html

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sabato 16 marzo 2024

MONASTERO ORTODOSSO DEGLI APOSTOLI PIETRO E PAOLO presso Vithkuq, Korça, Albania 🔯🇦🇱


Vithkuqi si trova a circa 20 km a sud-ovest di Korça, in un terreno montuoso, a circa 1300 m sul livello del mare. È circondato da montagne e boschi di faggi, abeti e querce, che creano una bellissima corona naturale e paesaggi pittoreschi.

Nel corso del sec  XVII-XVIII Vithkuqi raggiunse un elevato sviluppo economico e culturale.

Ma, come gli altri centri simili di questi tre, anche Vithkuqi fu distrutto e incendiato dagli attacchi dei feudatari, evento che è ricordato nella prima pagina del vangelo della chiesa Ortodossa di San Michele.

A testimonianza del periodo di punta dello sviluppo di Vithkuqi ci sono arrivati ​​numerosi monumenti, tra cui spicca il monastero Ortodosso degli Apostoli Pietro e Paolo.

Il monastero sorge su una collina, che si erge a nord-est del paese. Del complesso monastico restano il Catholicon e la cappella dei Santi Cosma e Damiano, fuori dalla cinta muraria del monastero.  I palazzi del monastero furono distrutti durante la seconda guerra mondiale.

Il codice del monastero fu redatto nel 1708 da Haxhi Athanas Rimara, del quartiere Borishë. Nel 1736 fu costruita la chiesa dei Santi Cosma e Damiano, dipinta nel 1750 dai fratelli Konstantin e Athanas Korçar. ⬇️
https://giuseppecapparelli85.blogspot.com/2024/01/kostandin-e-athanas-zografi-attivita.html

Nel 1759 l'abate del monastero Taras costruì il Catholicon dedicato ai santi apostoli Pietro e Paolo, che fu dipinto dai fratelli Korçar nel 1764. Un altro pittore eccezionale del XVIII secolo, Konstantin di Shpati, contribuì alla decorazione delle chiese del monastero, come testimonia l'iscrizione da lui lasciata sull'icona di Cristo dell'iconostasi dell'altare dei Santi Cosma e Damiano.  Nel 1761, con il contributo degli abitanti di Voskopoja, fu scolpita l'iconostasi.

La Chiesa dei Santi Cosma e Damiano è una piccola chiesa ad unica navata coperta da volta cilindrica. Il piano terra, parzialmente inglobato nel terreno, era adibito a cimitero.

La Chiesa degli Apostoli Pietro e Paolo è una basilica con cupola e navata trasversale. La struttura a croce nella composizione spaziale interna si riflette anche nell'aspetto esterno mediante l'intersezione dei tetti che coprono le navate, al centro delle quali si eleva la cupola. Sul lato occidentale sono visibili tracce del nartece, cioè la parte della chiesa riservata ai catecumeni e ai penitenti, attualmente in rovina.




mercoledì 13 marzo 2024

DOVE SONO I GRECI...??? (2.0)

 

Con questo volevo fare una continuazione dell'articolo precedente ⬇️:
https://giuseppecapparelli85.blogspot.com/2024/03/dove-sono-i-greci.html

Concludevo l'articolo con questa frase:
"Gli Abiti, la Storia, gli Eroi, la Mitologia e la Cultura ellenica sono tutti presi dagli Albanesi." (Ricercatore greco Ilia Petropulos)

Un esempio di come la persecuzione della lingua Arvanita-Arbëresh in Grecia e della loro totale assimilazione ha portato a definire "greche" qelle che invece sono in realtà vere e proprie antiche tradizioni Arbëresh è la danza "Trata", una tradizionale danza albanese che veniva tramandata da tempo immemore dalle popolazioni autoctone albanesi e dalle popolazioni Albanesi-Arbëresh che abitano la Grecia moderna.

A confronto le donne ETRUSCHE del V secolo a.C. e le donne ALBANESI-Arbëresh della Grecia, inizio del XX secolo.

Foto n. 1 - La Tomba delle Ballerine o Tomba delle Danzatrici è una tomba peuceta a Ruvo di Puglia, Italia. Fu scoperto nella necropoli di Corso Cotugno nel novembre 1833. La data della sua costruzione è incerta, sono state proposte date che vanno dalla fine del V secolo aC alla metà del IV secolo aC. In ogni caso gli affreschi della tomba costituiscono il più antico esempio di pittura figurativa in Puglia, insieme ad un'altra tomba di Gravina di Puglia. I Peuceti presero in prestito la pratica di dipingere le tombe dagli Etruschi, che ebbero un'importante influenza sulla loro cultura. La tomba prende il nome dalle donne danzanti che compaiono sugli affreschi della tomba. I pannelli con gli affreschi sono ora esposti al Museo Archeologico Nazionale di Napoli.

Foto n.2 - Donne della popolazione albanese/arvanita-Arbëresh di Eleusina (adesso Grecia) che ballano la ''Trata'', antica danza tradizionale Arvanita assimilata e presa dallo stato greco moderno.

Foto n.3 - Dipinto: Ragazze che ballano la Trata a Megara (una delle regioni degli Arvaniti-Arbëresh della Grecia) Paul Bret (francia, 1902-1956)

Qui di seguito riporto alcuni riferimenti di fine Ottocento e inizio Novecento riguardanti le popolazioni albanesi di Eleusi e di altre regioni della Grecia:

- "Loro [Albanesi] occupano la metà meridionale dell'Eubea e la metà settentrionale di Andros. Corinto, Maratona, Plataea, Mantinaea, Leuttra, Eleusi, Salamina - nomi importanti nella storia ellenica - sono popolate non da Greci, ma da Albanesi." (Ferriman, Z. Duckett)

- "Eleusi è un villaggio di circa 1200 abitanti albanesi" (James Alexander, Grecia 1906)

- "Questo costume, come quello di tutte le donne eleusine, è semplice, ma molto poetico. Le belle giovani sorelle avrebbero potuto rappresentare le sacerdotesse di Cerere.
Quasi tutta la popolazione di Eleusi è albanese e parla la lingua albanese, una lingua del tutto diversa dal greco, e che molti sostengono essere una discendente della più antica lingua pelasgica. È ancora la lingua popolare dell'Albania (Epiro), il paese in cui era venerato lo Zeus pelasgico." (Fredrika Bremer 1863)

- "TRIBÙ DEGLI ALBANESI - Ma gli albanesi che abitano sia nell'Illirico che nell'Epiro sono un unico popolo, la cui lingua non varia che con lievi modifiche del dialetto. Dobbiamo o supporre che gli scrittori antichi ignorassero la relazione tra gli Epiroti e gli Illiriani, e che le nazioni così chiamate fossero un'unica razza... La costa orientale dell'Adriatico, dal golfo di Drino alla baia di Arta, è l'estensione dell'Albania vera e propria da nord a sud; ma il popolo albanese è sparso molto più lontano. Si estendono non solo in tutto l'Epiro, ma attraverso le province settentrionali della Grecia, Tessaglia, Etolia, Beozia e Attica, e si trovano in molte isole greche; così in Romelia, in Servia e fino alle porte stesse di Costantinopoli. Vi sono anche notevolissime colonie di razza albanese sulla costa della Calabria e in Sicilia, dove sono fuggiti dalle armi dei Turchi quando questi conquistarono la costa albanese, e dove conservano la loro propria lingua e religione, che è quello della chiesa ortodossa." (M. Ange Masci)

- "Dicono che Atene non è affatto una città greca nel vero senso della parola. Forse non etnologicamente: senza dubbio la razza si è un po' mescolata; ma l'Atene di oggi mi sembra somigliare meravigliosamente, nelle sue folle e nei suoi costumi, all'Atene di Aristofane e di San Paolo. Si capisce meglio Aristofane dopo aver osservato per mezz'ora la via di Hermes o l'antico mercato proprio sotto l'Acropoli. Quasi la metà della popolazione di strada che lavora, commercia, guida gli asini e taglia la legna, che trasporta carichi di lavoro è composta da albanesi. La fustanella, o kilt bianco, della tradizione albanese è comune nelle strade di Atene quanto l'uniforme del soldato semplice a Londra." (W. James)

Concludo dinuovo così:
"Gli Abiti, la Storia, gli Eroi, la Mitologia e la Cultura ellenica sono tutti presi dagli Albanesi." (Ricercatore greco Ilia Petropulos)

martedì 12 marzo 2024

DOVE SONO I GRECI...??? (1.0)

 

La Grecia era ed è uno Stato multietnico balcanico: quando fu costituita come “Stato” duecento anni fa, dopo la rivolta degli Arvaniti-Arbëresh del 1821, i monarchici occidentali, influenzati dalle ideologie razziste ariane, inventarono il “Regno di Grecia” come istituzione razziale di interesse "puro" degli antichi greci! La verità è che questa "Grecia" esisteva solo nei loro libri e che non era una realtà nemmeno nell'antica Grecia che come stato non è mai esistito, la cui "razza" era un misto di tribù pelasgo-illiriche locali e colonizzaroti egizi, fenici e persiani settentrionali: i primi abitanti locali dell'area greca, non parlavano neanche greco, ma un'idioma che si è conservato nelle autoctone popolazioni albanesi. Si conservano antichi testi che dicono che mentre la lingua così detta greca veniva parlata ad Atene, c'erano vaste regioni intorno che non parlavano il greco ma il "barbaro", così chiamato dagli Ateniesi!

Durante l'occupazione ottomana dei Balcani "I Greci non avrebbero mai scacciato i Turchi. Erano troppo degradati anche per desiderare la libertà. Per molti anni, dopo aver ottenuto la nostra indipendenza, i tempi del dominio turco furono definiti "bei tempi" dai greci. A combattere i turchi furono gli albanesi, i macedoni [anche loro di origine albanese n.d.r.] e gli stranieri." (Da: Conversazione con M. Thiers, M. Guizot di Nassau William Senior)

Dopo che gli ottomani furono cacciati dalla rivoluzione Arvanita-Arbëresh combattuta tra il 1821 e il 1830, il Re Ottone, un tedesco della Baviera, fu imposto dalle potenze occidentali come re in Grecia.

Egli era così ossessionato dalla mente del greco antico che imparò la lingua greca pensando che avrebbe trovato gli stessi greci nel nuovo stato della Grecia, ma quando arrivò in Grecia fu sorpreso di scoprire che la popolazione non era greca ma Albanese e quindi non poteva comunicare con la gente perché non lo capivano poiché la loro lingua madre era l'albanese.

Dall'Empire Newspaper (Sydney, Australia) 5 Maggio 1863 leggiamo:
"Atene era solo un villaggio albanese. Quasi tutta la popolazione dell'Attica è considerata ed è composta da albanesi. A tre leghe di distanza (14,5 Km) dalla capitale ci sono villaggi che capiscono a malapena il greco."

Quando il re Ottone di Grecia venne ad Atene nel 1830, non sentì nessuno parlare in greco e così chiese: "Dove sono i greci di Atene?

La sua corte si guardò e rispose: "Non ci sono Greci, ma non preoccupatevi perché questa popolazione albanese sarà sempre fedele alla vostra Monarchia".

Siccome la popolazione del nuovo stato greco appena imposto era formata per la maggior parte da Arvaniti-Arber Ortodossi, Alessandro Pallis propose che in Grecia l'Arvanitika diventasse come seconda lingua ufficiale e propose una università in lingua Arvanitika, ma questi non erano i piani delle potenze fasciste occidentali.

Così accadde che il re impose alla popolazione albanese della “Grecia” la nuova falsa identità greca da lui creata, iniziò così una forte persecuzione della lingua Arbëresh, impose che nelle scuole vi fosse insegnata solo la lingua greca e che la lingua Arbëresh fosse rapidamente dimenticata.

Più subdola invece fu la decisione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, che scomunicò la lingua Arvanita, e faceva arrestare o addirittura uccidere chiunque predicasse il Vangelo in Arbëresh.

Come se non bastasse rubarono anche la cultura agli Arbëresh e tutte le loro tradizioni; per esempio come dice il ricercatore greco Ilia Petropulos sull'abito che i greci portano come abito nazionale: "I greci hanno rubato l'abito agli Albanesi del Sud e noi lo abbiamo fatto nostro abito nazionale".

E quanti di tutti quegli albanesi che dalla fasulla Grecia fascista imposta da Ottone si denunciano oggi come albanesi? E quanti così detti Greci dei giorni nostri discendono da quegli Arbëresh che li liberarono?

Penso sul fatto che tutti quegli Arbëresh sono ancora lì, ma aimè sono diventati mentalmente più greci dei greci stessi, a causa della persecuzione e della forte propaganda, o come si suol dire: sono diventati più cattolici del papa. Ma la verità in qualche modo viene sempre a galla.

"Gli Abiti, la Storia, gli Eroi, la Mitologia e la Cultura ellenica sono tutti presi dagli Albanesi." (Ricercatore greco Ilia Petropulos)

- Immagine: dipinto di Peter Von Hess "Entrata di re Ottone ad Atene" [Dove sono i greci...???]

Qui il seguito dell'articolo ⬇️:

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lunedì 11 marzo 2024

BREZA 🔯🇦🇱

 

'Breza' è la grossa cintura che chiude le gonne del costume tradizionale Arbëresh di Piana degli Albanesi in Sicilia.

E' in argento e oro, composta da placche che si uniscono al centro con una borchia cesellata a mano in cui viene inserito un soggetto Cristiano.

In genere si tratta dei santi della tradizione Ortodossa - San Giorgio, San Demetrio, San Nicola - oppure della raffigurazione della Vergine Odigitria.

Anche se in Arbëresh questa parola viene utilizzata giornalmente per indicare una cintura in generale, fondamentale è l’etimologia della parola 'Brez' nella lingua albanese, che significa “generazione”, “stirpe”, “discendenza”, “progenie”. 

Bellissimo il significato, Breza, infatti viene indossata dalle donne di cultura Arbëresh a simbolo della maternità. Viene donata alla sposa come augurio di fecondità, riconoscimento della maternità. Chi lo cinge si augura possa avere, per intercessione del Santo, a cui la coppia di sposi devotamente si affida, una buona prole.

sabato 9 marzo 2024

RICORDANDO SAN PAPA KYRILLOS 🌿𓋹🦁


Oggi 9 marzo ricordiamo la nascita al cielo di Sua Santità Papa Kyrillos VI il Taumaturgo.

Sua Santità Papa Kyrillos (Cirillo) VI di Alessandria è il 115° Successore di San Marco Evangelista. Nato Azer Yousef Atta (2 agosto 1902 – 9 marzo 1971), è stato Patriarca copto Ortodosso d'Egitto dal 1959 al 1971.

Papa Kyrillos è stato uno dei più grandi papi, patriarchi e asceti dell'Ortodossia.

Era un uomo di preghiera, celebrava messe quotidiane e la sua porta era aperta a tutti.

"Non c'è nessun uomo in tutta la storia della Chiesa come Papa Kyrillos VI che sia stato in grado di pregare così tante liturgie. Ha pregato più di 12.000 liturgie. Questo fatto non è mai accaduto prima nella storia dei Papi di Alessandria o del mondo, o anche tra i monaci. Era meraviglioso nelle sue preghiere." (Papa Shenouda III)

Era un santo miracoloso con doni di guarigione, esorcismo dei demoni, chiaroveggenza, chiaroudienza e profezia, così come i doni di coloro che la chiesa copta designa come "anacoreti", vale a dire i doni dell'agilità (viaggiare/teletrasportarsi istantaneamente in luoghi lontani) e quello della bilocazione (essere in due posti contemporaneamente).

Era un asceta di livello mondiale che sopravviveva solo con un pezzo di prosfora (pane della comunione non consacrato), una tazza di caffè espresso e un bicchiere d'acqua durante la quaresima.

Durante il suo episcopato ebbe luogo una grande rinascita del monachesimo e un'espansione della costruzione di chiese Ortodosse all'interno e all'esterno dell'Egitto.

Grazie a Papa Kyrillos e l'importante aiuto del Re dei Re Haile Selassie, furono restituite all'Egitto le Sante Reliquie di San Marco Evangelista rubate alla Chiesa Ortodossa dalla chiesa cattolica romana nell'828 e portate clandestinamente a Venezia. ⬇️
https://giuseppecapparelli85.blogspot.com/2023/10/il-ritorno-delle-reliquie-di-san-marco.html

San Papa Kyrillos continua a fare miracoli fino ad oggi (53 anni dopo la sua morte) ed è stato canonizzato nella Chiesa copta Ortodossa nel 2013.

Che le sue preghiere siano con tutti noi. Amìn!!!

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venerdì 8 marzo 2024

STORIA TRISTE ARBËRESH 🔯🇦🇱

 

La lingua è uno dei segni identificativi più importanti per un popolo, ma è anche un simbolo culturale.

Chi controlla la lingua del popolo, ne controlla i pensieri.

Di seguito riporto una lettera del Comune Arvanita di Gavrio, sull'isola di Andros, ormai preso dai greci, che chiede al governo greco di propagandare l'istruzione greca nelle scuole in modo che gli Arvaniti di Grecia possano dimenticare completamente la lingua Arbëresh, la loro lingua madre.

"IL CONSIGLIO COMUNALE DEL COMUNE DI GAVRIO:

Convocato in seduta presso il Municipio di Gavrio il giorno 16 luglio 1889 alla presenza del Sindaco G. Α. Yianoulidou, il quale, prendendo la parola all'incontro, propone di ritenere legittimo e auspicabile che l'organismo esprima i suoi ringraziamenti alla Società Filologica Parnaso di Atene, per aver istituito anni fa nel villaggio di Felo, nel nostro comune, una scuola a proprie spese per l'incapacità del Comune per mancanza di fondi e di augurare che esso e il futuro mantenimento di detta scuola, portando finora buoni frutti nel villaggio dove i suoi abitanti parlano ancora l'albanese, che disimpareranno completamente, in seguito la loro educazione.

L'Associazione prende atto della sopra proposta del Sindaco e la ritiene necessaria ed indispensabile."

Nella foto: Donna Albanese d'Atene, incisione del XIX secolo.

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giovedì 7 marzo 2024

PADRE SOFRON BOROVEN 🔯🇦🇱

 

Il 7 marzo viene ricordardato padre Sofron Boroven. Egli era un sacerdote Ortodosso di origini Albanesi del santo Monte Athos. Padre Sofron era convinto che a ognuno era lecito predicare il Vangelo nella propria lingua madre per meglio comprendere il messaggio di Cristo. A causa di queste sue idee lo allontanarono dal monte Athos, partì e andò a Borovë, in Albania, nelle sue terre d'origine. Lì aprì una scuola dove insegnava ai bambini la lingua albanese e predicava a tutti il Santo Vangelo nella loro lingua madre. Fu uno dei fondatori della Chiesa Autocefala Albanese. Eterna Memoria!

Rispetto per tutti gli insegnanti Ortodossi di tutte le generazioni che hanno sacrificato la loro vita per mantenere salda la Lingua Madre e la Retta Fede in Arbëria!!!

sabato 2 marzo 2024

L'ARCANGELO FANUELE ⚔


Secondo il Libro di Enoch Etiopico Fanuele è il nome dato al quarto angelo dopo Michele, Raffaele e Gabriele, che significa “Volto di Dio”. Esso è venerato nella Chiesa Ortodossa Etiopica Tewahedo.

«Questo primo è Michele, il misericordioso e longanime: e il secondo, che sta sopra tutte le malattie e tutte le ferite dei figli degli uomini, è Raffaele: e il terzo, che sta sopra tutte le potenze, è Gabriele : e il quarto, che è preposto al pentimento per la speranza di coloro che ereditano la vita eterna, è chiamato Fanuele.»
(Libro di Enoch, 40:9)

Fanuele è ritenuto essere uno dei quattro Angeli della Presenza. Nel Libro di Enoch Etiopico è indicato anche come un angelo dell’esorcismo (si afferma che “espelle Satana”).

I doveri di Fanuele includono sostenere il trono di Dio, servire la Verità e servire come angelo del Giudizio. Inoltre, Fanuele è l'angelo del pentimento per la speranza di coloro che hanno ereditato la vita eterna.

Fanuele, insieme a Michele, Gabriele e Raffaele berranno tutti dal 'torchio dell'ira di Dio', rafforzandoli in quel giorno, il Giorno del Signore. Nelle orde demoniache, il suo oppositore è Belial, diavolo e padre della menzogna. Durante la battaglia di Armageddon, Fanuele rinuncerà a questa rivalità, per adempiere la profezia che Cristo distruggerà Belial con la parola della Sua bocca. Fanuele è una delle voci angeliche descritte in Apocalisse 11:15: "Poi il settimo angelo suonò la tromba e nel cielo si alzarono voci potenti, che dicevano: «Il regno del mondo è passato al nostro Signore e al suo Cristo ed egli regnerà nei secoli dei secoli»”.

Secondo Enoch 40:7, egli è la quarta voce udita "che respinge i [molteplici] Satana (avversari o accusatori) e che vietano loro di presentarsi davanti al Signore degli spiriti per accusare coloro che abitano sulla terra".

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giovedì 29 febbraio 2024

VISITA ALLA MADONNA DEL CASTELLO - Castrovillari

 

Visita all'Antica città Ortodossa di Neon Sassonion, oggi conosciuta come Castrovillari, nell'estremo oriente mercurense. 🐂☿🔯🔥

In alcune antiche pergamene greche conservate a Castrovillari vi è scritto che l'attuale città di Castrovillari era anticamente chiamata Neon Sassonion cioè La Nuova Sassonia. Quindi si presume che i monaci Ortodossi che prima fondarono l'Antica Cittadella di Sassonia, a pochi chilometri da lì, si spostarono ed edificarono la Neon Sassonia, quella che oggi è il centro storico di Castrovillari.

Nelle vicinanze vi si assediarono i romani costruendo delle ville fortificate da cui poi l'area prenderà il nome di Castrum Villari appunto "Fortezza delle Ville".

Sulle pendici sud‐orientali del colle di Santa Maria del Castello vi sono diverse grotte che sono state abitate dai monaci eremiti Ortodossi italogreci: in esse si può vedere ancora oggi il piccolo rialzo che serviva da cuccetta e il piccolo incavo che doveva contenere le icone sacre e la lucerna. 

Quando il colle cominciò quindi ad essere popolato dai villici delle campagne vicine, la vita solitaria e silenziosa dei monaci Ortodossi eremiti divenne difficile, allora essi decisero di trasferirsi su altre colline e montagne, o in monasteri vicini. Molti si diressero sul massiccio dell'Orsomarso, vicino ai fiumi Lao e Mercure, alla famosa eparchia monastica del "Mercurion". 

I monaci Ortodossi che vi rimasero eressero diverse Chiese e Castrovillari rimase comunque Ortodossa fino all'arrivo dei Normanni in combutta con i cattolici romani.

Allontanandosi da Castrovillari i monaci perseguitati dovettero lasciare sul luogo diversi oggetti di devozione tra cui anche un'immagine della Madonna che essi stessi avrebbero dipinto sulla parete di una piccola e rustica cappelluccia vicino le grotte.

Su una collinetta che si eleva sui 350 metri, dove anticamente vi risiedevano i monaci Ortodossi oggi si trova Il Santuario cattolico di Santa Maria del Castello – detto comunemente Madonna del Castello. 

L’edificio fu costruito nel 1090, per ordine del conte Ruggero il Normanno (figlio di Roberto il Guiscardo) detto il Borsa, con l’intenzione di costruire una fortezza che sorgesse nel punto più alto della città, per difendersi da attacchi e incursioni nemiche e per meglio proteggere la sua corte dall’ostilità del popolo castrovillarese verso la dominazione cattolico-normanna. Note sono, infatti, le imprese che i Normanni dovettero condurre più volte e per lunghi anni prima di impossessarsi della città di Castrovillari, dotata di possenti fortificazioni e di una coraggiosa resistenza degli abitanti, successivamente arresi agli assedi dei conquistatori soltanto perché esasperati dalla fame.

I Normanni, con la complicità della chiesa cattolica, conquistarono la città nel 1064 dopo il lungo assedio di Roberto il Guiscardo, e dopo che già quasi tutta la Calabria era finita nelle loro sanguinose mani. Ma anche negli anni seguenti la città fu contesa dai successivi principi normanni: Guglielmo Arenga si ribellò a Roberto Il Guiscardo nel 1073 il quale, impegnato nella presa di San Severina, mandò il figlio Ruggero ad assediare Castrovillari; quest’ultimo, succedendo al padre nel 1085 e memore della lunga e indomita resistenza della città, ordinò che sulla sommità del colle sorgesse un possente castello per tenere in soggezione i cittadini. È il 1090 quando gli operai inviati dal conte Ruggero cominciarono a gettare le basi della temuta fortezza, inasprendo l’ostilità degli abitanti.

La tradizione racconta, però, che durante i lavori di edificazione ordinati dal Borsa, le mura della fortezza costruite durante il giorno crollassero misteriosamente durante la notte. L’accaduto suscitò lo stupore del conte che, inorgoglito, ordinò alle maestranze di scavare più a fondo nella roccia per rinforzare le fondamenta del castello. Scavarono fino a raggiungere le antiche grotte degli ultimi monaci Ortodossi che erano fuggiti alla loro persecuzione. E fu durante l’ultima fase di scavi che avvenne il ritrovamento, ad opera degli operai che eseguivano i lavori, di un’immagine raffigurante la Madonna col Bambino, dipinta su un pezzo di muro. Dinnanzi all’apparire della sacra immagine, gli operai caddero in ginocchio, il popolo accorse e gridò al miracolo. La scoperta, considerata prodigiosa, creò il presupposto per l’insurrezione dei cittadini contro la costruzione della fortezza e la dominazione.

Fu proprio in questo momento che i cattolici romani in combutta con i normanni ne approfittarono per far sì che con l'inganno la città venisse conquistata.

Grazie al vescovo di Cassano Sassone, Vicario del Papa Urbano II e amico del conte Ruggero, che accolse la causa di ribellione del popolo castrovillarese, il conte ordinò che al posto del castello fosse costruito un santuario cattolico al centro del quale fu posta l’immagine della Madonna che, da quel momento in poi, fu detta del Castello. 

Il popolo castrovillarese, fu così fatto fesso e contento; i normanni si impossessarono della città e i cattolici romani finirono l'opera di cattolicizzazione e sottomissione al Vaticano del popolo castrovillarese.

Nonostante ormai da secoli Castrovillari sia diventata cattolica, le radici dell'Ortodossia e del santo lavoro dei monaci Ortodossi guidati solo da Cristo, rimangono lì da sempre nel silenzio, testimoniati nella bellissima Immagine Ortodossa da tutti venerata. 𓋴𓈖𓃀𓏜𓎟

martedì 27 febbraio 2024

L'INFLUENZA AFRICANA SULLA CONOSCENZA (cosìdetta) "GRECA".


Talete di Mileto è considerato il primo filosofo occidentale. Si recò a Kemet (Egitto) come dichiarato da lui stesso e consigliò ai suoi studenti di andare in Egitto per studiare. Diodoro Siculo, lo scrittore "greco", venne in Africa e soggiornò ad Anu in Egitto. Ha ammesso che molti di coloro che sono "celebrati tra i greci per l'intelligenza e la cultura" hanno studiato in Egitto.

Quando gli egiziani terminarono di costruire le piramidi nel 2500 a.C., passarono 1.700 anni prima che Omero, il primo scrittore così detto greco, iniziasse a scrivere L'Iliade, il classico europeo. Si dice che Omero abbia trascorso sette anni in Egitto e abbia studiato legge, filosofia, religione, astronomia e politica. Molti dei grandi filosofi europei studiarono in Egitto perché era la capitale educativa del mondo antico. È noto che Pitagora trascorse più di 20 anni in Africa. Quando Socrate scrisse dei suoi studi nel libro Buciro, ammise categoricamente: "Ho studiato filosofia e medicina in Egitto". Non ha studiato queste materie in "Grecia" che come stato non esisteva, ma in Africa!

Nel campo della medicina, gli africani (antichi egizi) scrissero libri di medicina come il papiro Hearst (7a dinastia 2000 a.C.), il papiro Kahun (12a e 13a dinastia 2133-1766 a.C.) che contiene trattamenti ginecologici, e il papiro Ebers (18a dinastia 1500 a.C.).

Sulle pareti del Tempio di Kom Ombo hanno lasciato registrazioni degli strumenti medici originali utilizzati nelle loro operazioni. Questi strumenti sono costituiti da pinze, coppette ad aria, coltelli, spugne, forbici, tricipiti, una bilancia per pesare porzioni di medicinale, un divaricatore per separare la pelle, una sedia da parto e l'origine del moderno simbolo di prescrizione RX.

Nel 47 a.C., i medici dell'antica Kemet fecero nascere il figlio di Cleopatra VII chiamato Cesarione ("Piccolo Cesare"). La procedura medica eseguita da questi medici africani per far nascere questo bambino prese il nome da Piccolo Cesare, da cui ora abbiamo il termine medico "Parto Cesareo".

Quando i medici africani scrivevano questi testi medici ed eseguivano tutte queste operazioni mediche, Ippocrate, ilcosì detto greco (ora considerato il "padre della medicina") non era ancora nato, fino al 333 a.C., quasi 2.000 anni dopo.

DEREK 🔯🔥
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YANITZA 🔯🇦🇱


Ecco un'altra eroina albanese che ha ispirato l'Europa con la rivolta contro gli ottomani. Un'altra delle tante prove che gli Arbëresh, discendenti dall'unica antica società matriarcale d'europa, non solo uomini ma anche donne, guidarono le rivolte contro gli invasori ottomani nel corso della storia.

Questa stampa intitolata "Yanitza, la Giovanna d'Arco albanese" raffigura un momento potente della storia. Nell'immagine vediamo Yanitza, una giovane donna coraggiosa e determinata che ha assunto il ruolo del padre defunto per condurre una battaglia vittoriosa contro i turchi. Il suo straordinario coraggio ispirò Paul Paray a comporre una cantata in suo onore, che vinse il prestigioso Prix de Rome nel 1911. Durante questo periodo, l'Albania rimase sotto il dominio ottomano fino alla sua indipendenza nel 1912. La storia di Yanitza simboleggia non solo la sua lotta personale ma riflette anche la lotta più ampia per la libertà e l'indipendenza all'interno dei Balcani. L'immagine raffigura un intenso confronto tra le truppe montenegrine e le forze turche. Mostra Yanitza come una vera eroina che guida i suoi compagni ribelli con incrollabile determinazione. L'immagine è piena di azione e agitazione mentre i soldati si scontrano l'uno contro l'altro nella loro lotta per la liberazione. Questa immagine storica serve a ricordare lo spirito indomabile che risiede negli individui disposti a opporsi all'oppressione e a combattere per ciò in cui credono. Il coraggio di Yanitza continua a ispirare generazioni anche oggi, ricordandoci la nostra capacità di resilienza e forza di fronte alle avversità.

lunedì 26 febbraio 2024

APPELLO A TUTTI GLI ARBËRESH 🔯🇦🇱

 

“KRISHTIN NA KEMI ME NE ……”
KUR EDHËTIN PRINTË TON NDË TALLIET ISHIN GJITHË ORTODOSË
SUALLTIN ME TA: BESIN – LIRIN – FLAMURIN     
             
 QISHA ORTODOSE PIR ARBËRESHTË:
"ME TË JEMI MË SHËPIT TON" !!!

"Già nel recente passato, o Fratelli italo-albanesi, vi ho informato ed erudito sulla nostra condizione riguardo la vera ed unica Fede. Quella Fede che i nostri Avi venendo dalle regioni della Grecia e dell’Albania nel Regno delle Due Sicilie, hanno portato e mantenuto con grandi stenti e patimenti a causa delle mire distruttrici ed espansionistiche sia dei vescovi latini, sia dei signorotti locali alleati dei vescovi.

Quella non era altro che l’Unica, Santa ed Apostolica Fede di N.S.G.C., e lo è ancora, per cui valeva la pena combattere tenacemente (esempio lampante il Santo Martire di Spezzano Albanese Arciprete Padre Nicola Basta) in quanto riusciva ad unire un popolo, stremato da decenni di guerre contro i turchi, in terre straniere e non sempre ospitali.

Non dobbiamo dimenticare tanti nostri sventurati paesi che non sono riusciti, nonostante abbiano combattuto fortemente contro un avversario subdolo, ad arrivare a mantenere ciò di cui andavano orgogliosi (S. Caterina Alb., Spezzano Alb., Cerzeto ecc.).

 Purtroppo loro hanno dovuto soccombere ed in alcuni casi oltre a perdere la Fede, hanno subito anche la sfortuna e la beffa di dover dimenticare la lingua.

FEDE - LINGUA: un binomio inscindibile ed indissolubile per non perdere in modo definitivo ciò che resta della nostra Cultura, delle nostre Tradizioni, delle nostre Memorie, del nostro Patrimonio Linguistico e della nostra ricchezza Spirituale.

LINGUA: ovvero quel poco che ancora riesce ad essere parlata nei nostri poveri paesi da chi, tuttora, con tenacia la insegna ai propri figli.

E certamente la nostra lingua parlata non è quella che si può evidenziare nei cartelli stradali presa in prestito dallo Shqip; questa è una lingua importata che serve soltanto a qualcuno per prendere in giro un intero popolo e che grazie alla legge 482/99 guadagnarsi qualche euro.

FEDE: ovvero quella per cui ancora, in molti, nei nostri paesi continuano a sperare di ritornare a “combattere”, per dimostrare prima a se stessi e poi a chi sappiamo noi che vale veramente la pena di lottare per riportare nella sua originaria dimensione ciò che nel corso dei secoli è diventato: <soltanto un mantello che serve esclusivamente per coprire ciò che di falso è nascosto sotto>.

La nuova fede, che ci hanno inculcato con la forza e con l’inganno, di cui ci riempiamo la bocca in alcuni momenti (mai raccontata in termini corretti dal punto di vista storico) e quando siamo costretti a Folklorizzare il nostro Essere italo-albanesi anche dal punto di vista religioso con Messe a destra e a manca, non è quella per cui abbiamo sofferto e per cui molti nostri avi sono stati martirizzati.

Ciò di cui noi dobbiamo andare fieri è celato nel nostro intimo, nel nostro spirito battagliero, nel nostro essere dalla testa ai piedi ARBËRESHË, sicuramente nascosto, al quale manca solo l’imput giusto perché esploda.

Forse è arrivato o sta per arrivare il momento, solo Dio lo sa, che l’orgoglio di essere stati e di essere diversi dagli altri, orgoglio che ci ha caratterizzati in questi cinque secoli e che testardamente ci ha fatto sentire “gjaku jonë i shëprishur” ci farà urlare a squarcia gola, anche se a qualche latino travestito da arbëresh non piacerà, con nome e cognome quella profetica parola che molti, anzi pochissimi, non vogliono sentire, tantomeno nominare e di cui hanno una terrore bestiale: ORTODOSSIA.

È una parola che fa paura, è un incubo da esorcizzare, è una parola spaventosa, è una parola impronunciabile e diabolica: guai se il popolo italo-albanese, tenuto nell’ignoranza da chi ha sempre saputo, si appropriasse di qualcosa di cui si è persa la memoria, guai se la nostra gente si impossessasse di ciò di cui è stata espropriata e spogliata. Fratelli Italo-albanesi: molte verità dalle fondamenta di sabbia, che finalmente molti autori scavando in profondità, con una dose di raro coraggio, stanno svelando (Vittorio Elmo, Matteo Mandalà, Nando Elmo, Costantino Marco e qualche insigne Professore universitario), cadrebbero portandosi appresso tanti privilegi di cui il povero popolo italo-albanse non ha mai saputo e tanto meno goduto.

ORTODOSSIA: un tabù da sfatare, una gioia interiore da rivivere, un figlio da ritrovare, un amore da coltivare, una moglie da amare.

In altre parole l’ORTODOSSIA: l’unica, la vera, l’originale, la sicura, la certa, la reale, l’inconfutabile, l’indistruttibile, l’innegabile, l’indiscutibile FEDE di Gesù Cristo, degli Apostoli e dei Santi Padri e per noi il non reciso cordone ombelicale che ancora potrà legarci al nostro passato, alla nostra cultura, alla nostra lingua, alle nostre radici, ai nostri Martiri, ai nostri Santi Padri, al nostro essere Figli dell’Oriente.

Noi meraviglioso POPOLO ARBËRESHË, per grazia di Dio, non abbiamo abiurato a questa Fede, non abbiamo venduto la nostra primo genitura per un pugno di lenticchie, siamo stati annessi questo si, ma non ci siamo mai genuflessi e inchinati a nessuno. Neanche chi continua a sorreggere l’insostenibile, potrà sostenere il contrario quando diciamo che la Verità ci è stata nascosta, occultata, negata per i motivi che tutti conosciamo.  ALLORA ? 

Già si intravedono all’orizzonte le prime crepe di questo castello costruito sulla sabbia, le prime scosse di questo terremoto che si chiama Ortodossia stanno dando i loro frutti: la gente vuole sapere e molti dovranno dare delle spiegazioni che non sono quelle fino ad ora rifilate ad un popolo martoriato e martirizzato. Tutto questo sta compiendosi “Quando venne la pienezza dei tempi ……” e la nostra umile Chiesa, che è principalmente la vostra, è convinta, più che mai, che il torto da noi subito sta per essere lavato e purificato.

La Santa Chiesa Cristiana Ortodossa, di cui mi onore di appartenere e di essere Presbitero, sarà lieta di offrirvi tutto ciò che fino ad ora vi è stato negato.  Cari Fratelli arbëreshë, da noi sarete a casa vostra e nessuno potrà mai buttarvi fuori, perché qui voi siete quel figlio che si era perduto e che è stato ritrovato.

D’ora in avanti, solo nella Chiesa Ortodossa potete dire con orgoglio: <U jam arbëreshë e jo litì>.  Il binomio “ARBËRESHË – ORTODOSSIA” è inscindibile e l’Ortodossia ha un solo significato: RETTA FEDE. Quindi l’Arbëreshë e l’Ortodossia sono indissolubili ed indivisibili e portatori dell’unica Verità."

San Basile, 15-09-2007

Padre Giovanni Capparelli
Presbitero Ortodosso Arbëresh 
Patriarcato di Mosca