lunedì 26 aprile 2021

LUNEDÌ SANTO

 

Questo giorno fa sorgere sul mondo, quale luce di salvezza, i santi patimenti; per sua bontà Cristo si affretta a subire la passione; Colui che contiene l'universo nella sua mano, si degna di farsi appendere sulla croce, per la salvezza dell'uomo.

Questo giorno irradia la sua luce sulle primizie della passione di Cristo. Orsù, noi che amiamo la festa, andiamogli incontro con canti! Il Creatore si avvia a subire la croce, gli interrogatori, i flagelli, il giudizio di Pilato. Per salvare l'uomo accetta tutto, anche di essere schiaffeggiato da un servo. Perciò esclamiamo: "O Cristo Dio, amico degli uomini, dona la remissione dei peccati a coloro che adorano con fede la tua immacolata passione".

In questo Grande e Santo Lunedì facciamo memoria del beato Giuseppe, colmo di ogni bellezza, e del fico maledetto seccato dal Signore.

Il saggio Giuseppe si rivelò giusto governante e dispensatore di beni.

Cristo, raffigurando nel fico la sinagoga degli ebrei, priva di frutti spirituali, lo inaridisce con la sua maledizione. Fuggiamo la sua terribile sorte!

Per le preghiere di Giuseppe, colmo di ogni bellezza, Cristo Dio nostro, abbi pietà di noi. Amìn.

Giacobbe piangeva la perdita di Giuseppe, mentre egli, il generoso, sedeva su un cocchio, onorato come re. Non essendosi lasciato asservire ai piaceri dell'egiziana, veniva in cambio glorificato da Colui che scruta i cuori degli uomini e dona la corona incorruttibile.

Aggiungiamo gemito a gemito e versiamo lacrime, battendoci il petto insieme a Giacobbe, per il saggio Giuseppe, degno di essere  celebrato, che fu ridotto in schiavitù nel corpo, ma conservò libera la sua anima e divenne padrone di tutto l'Egitto. Il Signore, infatti, sui suoi servi dona la corona incorruttibile.

Fratelli, temiamo il castigo del fico disseccato per la sua spiritualità ed offriamo frutti, degni di penitenza, a Cristo che ci dona la grande misericordia.

Il dragone, trovata nell'egiziana una seconda Eva, si studiava con parole adulatrici di ingannare Giuseppe; ma egli, abbandonata la tunica, figgì il peccato e, benché nudo, non si vergognava, come Adamo prima del peccato. Per le sue preghiere, o Cristo, abbi pietà di noi.