lunedì 17 gennaio 2022

CATTOLICESIMO ROMANO VIETATO IN ETIOPIA DURANTE IL REGNO DI MENELIK II

 

Di seguito propongo alcune prove che la Chiesa cattolica romana non era autorizzata a predicare il cattolicesimo romano in Etiopia durante il regno di Menelik II:

 Trattato di amicizia e commercio firmato ad Ancober, tra il rappresentante del Re d'Italia e Menelik II, re di Scioa, il 21 maggio 1983:

  Articolo 5. È pienamente garantita in entrambi gli Stati la facoltà per i sudditi dell'altro paese di praticare la propria religione. È però proibito nello Scioa di insegnare altra religione all'infuori della cristiana (Ed. Etiope Tewahido) praticata dal Re (Ed. Menelik II).

Anche Leonard Mosley nella sua biografia di Haile Selassie lo conferma quando parla di un missionario britannico in Etiopia nel 1897, in cui scrisse:

 "Hanno visitato il capo della Missione Cattolica Romana, monsignor Thaurin, e hanno assistito a una classe in cui i monaci stavano educando i figli di un nobile etiope. Non lo sapevano, ma uno degli allievi era il figlio di Makonnen, Lij Tafari, e il suo fratellastro maggiore, Yilma. Monsignor Thaurin si lamentò (non il primo o l'ultimo missionario a farlo in Etiopia) che gli era permesso insegnare ma non predicare".

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