giovedì 6 maggio 2010

5 Maggio - Giorno della liberazione dell'Etiopia dal fascismo







Benedizioni nel Santo Nome di Qadamawi Haile Selassie, Leone Conquistatore della Tribù di Giuda

Oggi, 5 Maggio, ricorre l'anniversario della Liberazione dell'Etiopia dalla semi-occupazione fascista, durata cinque anni esatti, dal 5 Maggio 1936 al 5 Maggio 1941.
In questo giorno benedetto, il Signore, Re dei re, Qadamawi Haile Selassie, rientrò trionfalmente nella capitale, Addis Abeba, accolto dalla popolazione trepidante ed estasiata, che eruppe in grida e pianti di gioia, prostrandosi dinnanzi al Sovrano Che, fino a quel momento, combatteva sul fronte diplomatico in Inghilterra per ottenere l'intervento delle truppe britanniche; queste, assieme ai patrioti etiopi, vinsero e cacciarono il nemico nazi-fascista dalla sacra terra d'Etiopia.

Tutto questo ha, secondo una prospettiva Rastafariana, precise corrispondenze bibliche.

Di seguito riportiamo un estratto dall'opuscolo che la F.A.R.I. - Federazione delle Assemblee RasTafarI in Italia ha prodotto in occasione del 5 Maggio dell'anno passato:

- L’Etiopia fu il primo Stato a combattere e vincere il fascismo; le nazioni della terra, che erano rimaste inerti al cospetto dell’invasione fascista dell’Etiopia, ignorandone le possibili conseguenze e di fatto favorendola, pagarono il debito di questo atteggiamento con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, trovandosi cioè esse stesse attanagliate nella morsa del nazi-fascismo. Per contro, liberandosi dal nazi-fascismo il 5 maggio 1941, e dunque ben quattro anni prima della fine del conflitto globale, l’Etiopia visse un tempo di pace proprio mentre quelle nazioni ne combattevano le fasi più cruente ed infuocate, e fu perciò il primo Stato ad instaurare il nuovo ordine morale, sociale e politico affermatosi nella storia e nella coscienza dell’umanità a seguito della terribile esperienza nazi-fascista. In tal
senso, incarnando collettivamente un ruolo che il Cristo aveva incarnato individualmente, l’Etiopia fu la “primogenita tra i morti”, ma anche la “primogenita tra i risorti”.

- Per queste ed altre ragioni, come sostengono alcuni studiosi etiopi, come riconosciuto dall’UNESCO, ma soprattutto secondo quanto prima ancora affermato dal Re dei Re Qadamawi Haile Sellassie, è l’invasione italiana dell’Etiopia a doversi considerare il vero inizio della Seconda Guerra Mondiale, e non l’invasione tedesca della Polonia, come vorrebbe la storiografia ufficiale arroccata su categorie palesemente euro-centriche.

- Contrariamente a quanto affermato dalla propaganda fascista, il governo italiano non ottenne mai pieno controllo del territorio etiopico, non riuscendo infatti ad arrestare la lotta di resistenza che si protrasse incontenibilmente per tutto il periodo della tentata occupazione. In effetti, quella italiana non può considerarsi un’invasione, ma un tentativo di invasione. Con forza d’animo e fede nell’Altissimo, gli Etiopi resistettero per cinque anni senza mai abbandonare la propria terra in mano al nemico, nonostante quest’ultimo disponesse di strumenti bellici enormemente più avanzati, e facesse uso di armi e tecniche illegali rispetto alle convenzioni internazionali. Ad ogni modo, indebolendo il fascismo con logorante tenacia, il popolo Etiope contribuì in maniera decisiva alla sua finale disfatta, e partecipò pertanto come protagonista di primo piano alla liberazione ed alla rinascita anti-fascista del mondo, dunque anche dell’Italia stessa.

- Sebbene la tentata occupazione fascista provocò quasi un milione di vittime Etiopi, tra le quali un gran numero di civili, donne e bambini, il Re dei Re Qadamawi Haile Sellassie, nel giorno della Liberazione, ordinò al popolo Etiope di non ripagare il male con il male, e pertanto da parte etiopica non vi furono atti di ritorsione contro gli Italiani. Addirittura, molti Italiani rimasero nella Nuova Etiopia in quanto ospiti e cittadini, contribuendo con il loro lavoro al benessere della nazione; giunti in Etiopia da fascisti, esperirono un percorso di ravvedimento e di redenzione che li portò a considerarsi pienamente Etiopi, come può evincersi dalle documentazioni da essi stessi prodotte sino agli anni ’70.

- Nonostante il comportamento esemplarmente democratico del Re dei Re e dell’Etiopia, ed il suo contributo alla disfatta fascista, lo Stato italiano anti-fascista non ha mai sino ad oggi rilasciato alcun pronunciamento ufficiale contro l’operato italiano in Etiopia; al contrario, i dirigenti della nuova Italia anti-fascista continuarono per decenni a rivendicare diritti, nelle sedi internazionali, sulle ex-colonie fasciste occupanti porzioni del territorio etiopico. Anche per questo il governo italiano continuò per decenni ad ostacolare la visita in Italia del Re dei Re. Ciò nondimeno, quando questa finalmente ebbe luogo, il Re affermò di giungere in Italia “non per presentare dei conti, ma per chiuderli”, e ricevette una gioiosa ed incontenibile accoglienza dal popolo.

- Nonostante il comportamento esemplarmente e realmente Cristiano del Re dei Re e dell’Etiopia, lo Stato Vaticano non ha mai sino ad oggi rilasciato alcun pronunciamento ufficiale contro il proprio pesante ed anti-cristiano coinvolgimento nell’invasione fascista, ed ha piuttosto ignorato o (mal)celato le medesime vicende. A quanto pare, nella concezione vaticana lo sterminio di 1 milione di esseri umani in Etiopia ha meno valore dei molti eccidi per i quali sono state invece
espresse scuse formali.


Hosanna al Figlio di Davide! Benedetto Colui Che viene nel Nome del Signore!

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