giovedì 18 luglio 2024

GLI ALBANESI DEL PAKISTAN, UNA STORIA NON SCRITTA LUNGA 2300 ANNI 🇦🇱

 

Che Alessandro Magno fosse di stirpe illirica e quindi di quell'etnia a cui appartengono gli odierni Albanesi ormai lo sanno tutti, solo i greci e gli slavi macedoni insistono con le loro illusioni.

In questo articolo vedremo un caso unico dell'esistenza dei nostri antenati, gli illiri, in un altro angolo del mondo, a migliaia di chilometri di distanza, che potrebbe far luce sulla loro storia, ma anche arricchire la nostra storiografia. Poiché per loro è stato un rifugio per migliaia di anni, hanno mantenuto vivi i tratti popolari, la lingua e i costumi arbëresh-pelasgo-illirici-albanesi, e loro stessi si auto-identificano come discendenti di Alessandro Magno.

L'esistenza degli Illiri nella regione della grande Indocina geografica nel Qafiristan (oggi Nuristan), luogo in cui si incontrano Afghanistan, Pakistan, Cina e Tagikistan, precisamente nella zona dove qualche tempo fa fu ucciso Bin Laden, scoperta originariamente dallo sceneggiatore americano James Hilton, che vi girò un documentario intitolato "Orizzonti perduti". Nel maggio del 1983, Ernesto Skura scrisse sul quotidiano "La Lega" di Antonio Bellushi un articolo intitolato "Gli Illiri in Afghanistan". La stessa cosa fece nel libro "Arvaniti" il grande storico di origine albanese, Aristides Kola, che descrive il momento della collocazione degli Illiri in quel lontano luogo.

In questo luogo si tovano quelli che sono chiamati discendenti dell'esercito di Alessandro Magno.

La storia esplorata fino ad oggi mostra che sono discendenti di 6000 combattenti illirici fuggiti dal loro paese dopo l'assassinio del re Kliti da parte di Alessandro Magno intorno al 300 a.C. Rimasero lì, a causa della distanza non poterono tornare a casa, ma si stabilirono in questa regione, dove furono costretti a sposare donne locali. 

La loro lingua era chiamata "Burrashka", che in albanese significa "la lingua degli uomini", mentre le donne parlavano un'altra lingua. Ora questa lingua è ancora chiamata "Burrashka", ma è mista e non scritta, è appunto una lingua dove molte parole sono vestigia dell'albanese.

Le caratteristiche di questi residenti sono diverse da quelle dei pakistani, vivono più a lungo, sono più alti e hanno i capelli castani, producono e bevono vino come nessuna di queste aree nella regione in cui vivono.

Questi luoghi hanno ereditato i nomi in albanese che furono dati da questi uomini durante il loro insediamento. Per chi come me parla Arbëresh sarà bello leggerli.

La valle dove vivono oggigiorno è chiamata "Hundëza" (piccolo naso) e in realtà si chiude con un beccuccio tra due montagne che la circondano. Dal nome dato a questa valle essi stessi vengono chiamati Hunza.

Un altro sito è chiamato "Balta" (fango). La montagna di fronte è chiamata "Torabora" (neve che cade). Un'altra montagna vicino alla valle è coperta di ghiacciai che scivolano nel tempo ed è chiamata "Rakaposhti" (che cade verso il basso).

Sebbene il paese sia montuoso, è molto prolifico nella produzione di verdure, frutta e vari cereali, come: patate, piselli, cetrioli, grano, mais, orzo, albicocche, pere, mele, pesche, prugne, fichi, ciliegie, uva, anguria, ecc., prodotti che la gente del posto non coltiva, ma vengono abbondantemente coltivati dagli Hundëza. Gli abitanti sono eccellenti agricoltori e hanno creato uno straordinario e maestoso sistema di tetti e irrigazione che collega e alimenta le terrazze. Le persone sono molto amichevoli e disponibili l'una con l'altra. Il presidente degli Hundzës ha il titolo di "Mir" (il migliore). La loro festa più grande è il capodanno solare (come i Pelasgi e gli Arbëresh), chiamato "Naurosh" (auguriamoci) e cade il 21 marzo.

Gli Hundëza sono molto diversi rispetto ai pakistani dalla pelle scura o agli afghani e ai cinesi. Gli Hundëza hanno la pelle bianca e le guance rosse. La maggior parte dei 50mila Hundëza ha occhi azzurri, verdi o grigi e capelli che vanno dal giallo del mais al nero del corvo. Alcuni bambini hanno anche i capelli rossi. Sulle montagne c'è una grande tribù chiamata "Kalash" (con i capelli) e la loro somiglianza con gli antenati europei lascia senza parole. I Kalash guidati dal dio Di-Zau (Dielli-Zeu = Sole-Zeus). I Kalash espongono sui loro cancelli un simbolo che esprime le loro antiche origini illiriche e il loro legame con Alessandro Magno, una capra con due corna (come la capra di Skanderbeg sull'elmo). Un fiore selvatico giallo che i bambini raccolgono in montagna o nei campi è chiamato "Bisha". Gli uomini indossano pantaloni bianchi chiamati "Shalëvare" (sella appesa), mentre le donne chiamano la loro camicia "Këmish" (indossata sulla carne). 

Le danze Hundëza di origine illirica sono accompagnate da tamburi, flauti, tubi o ugelli e i ballerini saltano in giro e in cerchio. Un'importante danza popolare è la danza delle spade, un'antica danza illirica tramandata anche in Albania, che è sempre ballata dagli uomini e i ballerini indossano tuniche colorate chiamate "kamarbunde". Gli stessi vestiti tradizionali e i simboli decorativi usati dagli Hundëza sono identici ai vestiti tradizionali e ai simboli decorativi utilizzati ancora oggi in Albania.

Lo studioso Dr. JM Hoffman ha visitato due volte Hundëza indicando che l'insediamento degli Illiri è dove Afghanistan, Pakistan, Cina, Tagikistan si incontrano e fa parte del Pakistan. La valle dove vivono oggi è chiamata Hundëza (piccolo naso). Si chiude con un'area circondata da due montagne a 6000-7500 metri sopra il livello del mare.

DEREK 🔯🔥
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martedì 16 luglio 2024

SAN PAOLO IN MACEDONIA 🔯🇦🇱🇲🇰


A San Paolo viene attribuita la menzione onorevole della Macedonia nella Bibbia.

La Macedonia, prima delle invasioni slave dei Balcani del VI-VII secolo d.C., era un'antica regione Balcanica abitata fin dai primordi da tribù illiriche e quindi di etnia albanese. Lo stesso Alessandro Magno non era greco e soprattutto non era nemmeno slavo, ma era di chiara stirpe illirica. La Macedonia ha un posto speciale nella Bibbia, dove viene nominata circa 30 volte. Le menzioni della Macedonia sono in gran parte associate alla missione di San Paolo Apostolo, che portò il Cristianesimo Ortodosso in Europa attraverso la Macedonia illirica.

È un grande onore e dignità essere nominati nella Bibbia. Non c'è nazione o paese sulla Terra che non vorrebbe far parte del Libro Sacro, e la Macedonia, è una delle poche. Il nome della Macedonia nella Bibbia, nella Parola di Dio, è eterno e non permutabile. 

La parte rilevante della Bibbia, Atti 16:9, dice: "Durante la notte, Paolo ebbe una visione di un uomo della Macedonia che gli stava in piedi e lo supplicava: 'Passa in Macedonia e aiutaci'". Questo fu visto dall'Apostolo come un invito a diffondere l'insegnamento di Cristo in Europa. Scritto da Luca, il Nuovo Testamento informa che Paolo progettò di insegnare in Asia, ma che Dio non gli permise di andare e lo guidò verso ovest.

Fu la Divina Provvidenza a condurre Paolo in Macedonia.

Luca, che si ritiene sia originario della Macedonia e quindi di stirpe illirica, o potrebbe essere stato "l'uomo della Macedonia", scrive che questa visione, di un uomo della Macedonia, fu la spinta decisiva per guidare questa prima missione apostolica in Europa. Paolo prese con sé il suo amico Luca, il medico, che divenne il suo terzo compagno, insieme a Sila e Timoteo. Il gruppo salpò dalla città portuale di Troas per Filippi in Macedonia. Timoteo era ellenico e Sila era un ebreo Cristiano, uno dei dignitosi fratelli della Chiesa di Gerusalemme. Fondarono la prima Chiesa di Cristo a Filippi, rendendola la Gerusalemme d'Europa. La Bibbia descrive il breve e piacevole viaggio tra i continenti che avvenne nell'autunno del 50 o 51 d.C.

Questa è stata un'occasione importante nella storia dell'umanità. Paolo è venuto in Macedonia, in terre illiriche, ben quattro volte e attraverso questo Apostolo di Cristo l'Europa ha conosciuto la sua Verità per la prima volta. La Macedonia illirica è stata la porta attraverso cui il Cristianesimo Ortodosso è entrato in Europa, ma è stata anche la buona terra per la semina della verità, una terra che ha portato buoni frutti.

Il primo pubblico di San Paolo a Filippi furono le donne della città. Una di loro, Lidia, una donna di etnia albanese è la prima europea ad adottare il Cristianesimo. Gli apostoli furono accolti non dagli uomini, ma dalle donne. Furono le prime a venire prima di loro. Lidia e la sua famiglia accettarono il Cristianesimo Ortodosso. La loro casa fu il primo santuario Cristiano in Macedonia e in Europa. San Paolo andò a Solun (Salonicco) e in seguito a Ber (Veria) dove fondò delle chiese.

Dalla Bibbia, è degno di nota che viene fatta una distinzione tra Macedonia e Grecia. Nella Seconda lettera ai Corinzi, Luca scrive che dopo aver viaggiato attraverso tutte le città macedoni e poi verso ovest fino all'Illirico sulla costa orientale dell'Adriatico, l'apostolo Paolo partì per la Grecia. Lì, l'apostolo Paolo disse ai greci di seguire i macedoni illiri e di etnia albanese come esempio di fede e buone azioni.

Nella foto: San Paolo battezza Lidia e la sua famiglia – Battistero di Santa Lidia Kavala, Grecia.


domenica 14 luglio 2024

ELMO ILLIRICO DECORATO

 

Nella foto un elmo illirico proveniente dalla Macedonia, un'antica regione Balcanica che prima delle invasioni slave fu abitata fin dai primordi da tribù illiriche e quindi di etnia albanese. Macedonia è anche uno egli antichi nomi dell'Albania. 

L'elmo illirico è il tipo di elmo più antico dei balcani, l'apertura per il viso è rettilinea, con una linea orizzontale sulla fronte e due verticali sui bordi interni delle guance. Due creste parallele sulla corona incorniciano la cresta. Alcuni di essi, soprattutto quelli appartenenti ai gradi alti dell'esercito erano riccamente decorati.

Questo elmo in particolare è in bronzo decorato con rilievi di ariete, un motivo popolare in Macedonia, soprattutto tra la tribù illirica dei Dassaretii dove venivano prodotti questi elmi. Il nome della tribù stessa deriva dalla parola albanese per Ariete, Dash/Dasharet.

Di tutti gli animali simbolici, l'ariete ha la corrispondenza più alta e sacra. L'ariete era il simbolo speciale di due divinità, Khnum e Osiride ed è il simbolo archetipale del Dio Creatore.

La parte della testa dell'elmo è decorata come a formare dei capelli che fuoriescono da sotto un Plis/Qeleshe, il copricapo bianco albanese utilizzato da queste tribù fin dai tempi antichi a simboleggiare la loro antichità e origine come usciti dall'uovo cosmico.

venerdì 12 luglio 2024

IL FALSO FEMMINISMO MODERNO

 

Secondo i Santi Padri e le testimonianze del nostro Signore e Salvatore, e secondo la Bibbia, Cristo fu crocifisso puro come un Agnello per la salvezza di tutta l'umanità. E il terzo giorno è risorto. È stato messo da parte per Dio. Era senza peccato perché è Dio stesso che si è fatto uomo.

 Ora, dire che Maria Maddalena fu la compagna del Cristo significa togliergli la Sua Purezza. E secondo le Scritture il Cristo si unirà con una donna solo con Sua Moglie alla Sua Seconda Venuta.

 Maria Maddalena è l'esempio del pentimento totale dai peccati e dell'obbedienza totale a Dio (Metanoia). Era un'adultera. Per il suo pentimento fu esaltata lei e la sua femminilità, non perché fosse la compagna di Cristo, ma perché non commise più i suoi peccati. E per una donna questo è più glorioso che peccare di nuovo e andare a letto con il suo Maestro. Hanno creato una setta tra queste bugie solo per loro vanagloria e per distruggere il vero femminile. È la stessa cosa tra coloro che affermano che la Vergine Maria, dopo la nascita di Cristo, avrebbe avuto rapporti sessuali con Giuseppe. Questa è un'altra bugia per distruggere il vero femminile. Perché secondo i Santi Padri e le testimonianze del nostro Signore e Salvatore, e secondo la Bibbia, la Vergine Maria era Vergine e pura prima, durante e dopo la nascita di Cristo. Per questo Lei e la femminilità furono esaltate, non perché avesse avuto rapporti sessuali con Giuseppe, ma perché era sempre pura. Era così pura che l'Altissimo decise di abitare in Lei e di ottenere dalla sua carne il suo corpo e nascere sulla terra per la nostra salvezza.

 Questo è il vero femminile manifestato.

 Infatti nella Bibbia queste stronzate non vengono mai menzionate, perché sono un'invenzione dell'avversario che pensa sempre con mente carnale. Questa menzogna è stata diffusa tra coloro che si definivano gnostici ma non lo sono. E in quest'epoca queste stupidaggini le insegnano ancora nella cosiddetta NewAge che diffonde solo confusione allo scopo di succhiare più anime possibile a causa dell'ignoranza.

 Con queste menzogne ​​cercano di distruggere il vero femminile che è la Santa Sposa di Cristo, la vera Chiesa, dalla quale ha generato figli, e loro hanno fatto nascere i loro frutti.

 Il femminismo è un -ismo, è nato come piano commerciale delle multinazionali per fare più soldi. Prima fumavano sigarette solo gli uomini, le multinazionali hanno visto che se anche le donne avrebbero cominciato a fumare potevano guadagnare di più. Così iniziarono una campagna di "emancipazione" delle donne per guadagnare più soldi e da lì iniziò il cosiddetto femminismo. Quindi usarono nuovamente le donne per la loro vanagloria nel distruggere il vero femminile. Un altro divide et impera.

 L'equilibrio è solo nelle Loro Maestà. Il Cristo e la sua Santa Sposa. La vera Chiesa.

 Infatti la più grande femminista Silvia Pancrust lasciò il movimento femminista e andò a vivere in Etiopia e ora è sepolta nella chiesa vicino alla Regina.

 Ora potete capire quando dico che RasTafari non è uno scherzo, che RasTafari ha una legge e una dottrina precise e una Sua precisa tradizione millenaria, e non è un vaso che si può riempire a piacimento con false leggi, con la propria visione e con falsi insegnamenti.

 È la legge di Dio, la legge dell'universo, la legge che dovrebbe essere seguita.

mercoledì 10 luglio 2024

SAN PAOLO IN ALBANIA 🔯🇦🇱

 

 Il Nuovo Testamento testimonia chiaramente che l'Apostolo Paolo, così come molti dei suoi collaboratori, evangelizzarono nei paesi di etnia albanese della Macedonia, dell'Illirico, dell'Epiro e della Dalmazia.

 San Paolo si trovava nell'antica città di Alessandria, a Troas (Troia), anticamente abitata da tribù illiriche, ed ebbe tutto inzio con un sogno in cui un macedone e quindi una persona di etnia illirica invita San Paolo a visitare la Macedonia per aiutarli (Atti 16:9). Così San Paolo parte per evangelizzare il popolo albanese.

 Nella lettera indirizzata ai credenti di Roma, San Paolo scrive: "Così da Gerusalemme e in tutte le direzioni fino all'Illiria, ho portato a termine la predicazione del Vangelo di Cristo." (Romani 15:19). Tito, stretto collaboratore di San Paolo, evangelizzò, tra l'altro, nell'antica città albanese di Nicopoli dell'Epiro (Tit. 3,12) e in Dalmazia (2 Tm. 4,10).

 Inoltre, molti documenti antichi testimoniano la presenza dell'Apostolo Paolo nelle terre illiriche e di etnia albanese in generale, recandosi a Sarda (Shurdhahu), Lissus (Lezha), Apollonia (Pojani), Backa, Buthroton (Butrinti) e nell'antica città albanese di Nicopoli dell'Epiro (oggi rovine nella Grecia nordoccidentale sopra la città di Preveza) e a Dyrrachium/Dyrrach (Durazzo) in particolare. San Paolo operò a Dyrrach e ad Apollonia sull'Adriatico durante il terzo viaggio missionario nel giugno e luglio dell'anno 56, e a Dyrrach Paolo scrisse la lettera indirizzata principalmente ai credenti di Roma (Rm 1:1-15:33). Durante il viaggio dei quattro apostolati si fermò due volte a Durazzo: nel maggio 62, quando lasciò Roma per Gerusalemme, e nel maggio 63, quando tornò da questo viaggio a Roma.

 San Girolamo, nato in Illiria intorno al 342-347 e morto nel 420, assicura nella sua Lettera n. 59, che il Vangelo si diffuse con Tommaso in India, con Pietro a Roma, con Paolo nell'Illirico (In omnibus locis versabatur; cum Tommaso in India, cum Petro Romae, cum Paulo in Illirico).

 Alcuni dei Discepoli Apostolici tra i Settanta erano originari dell'Illirico, paese in cui furono presenti nei loro viaggi missionari, e sono menzionati in seguito come vescovi in ​​diverse città dell'Illirico. Inoltre, le tradizioni ecclesiastiche e le tradizioni orali, conservate nei secoli nel popolo albanese, nonché numerosi toponimi ovunque in Albania, legati all'attività di San Paolo, sono dati importanti e non possono essere ignorati. La presenza di molti martiri albanesi nel I e ​​nel II secolo, come San Cesare, San Sostene, San Astio di Durazzo, San Lefto, San Floro e San Lauro, ecc., dimostra che il Cristianesimo Ortodosso era già presente in queste terre.

 Essendo una delle porte della Via Egnatia (di cui parlerò in un altro articolo) e un'importante città dell'epoca, la città di Dyrrach non poteva essere lasciata fuori dai Viaggi Apostolici.

 La città di Dyrrach si rivela come il centro più vicino a Roma al di fuori della penisola italiana, dove San Paolo ritornò durante il Terzo e Quarto Viaggio Missionario, un centro stazionario di predicazione e di meditazione, soprattutto per redigere la sua lettera più importante indirizzata agli ancora sconosciuti Cristiani di Roma (Rm 1,1-15,33).

 Secondo documenti successivi anche altri Apostoli contribuirono all'evangelizzazione dell'Illiria. Fonti croate parlano dell'Evangelista Luca che predicò in Dalmazia, mentre Jacobo Coleti, in Iliricum Sacrum vell., VIII, testimonia che San Mattia Apostolo, predicava ai Dardani, gli albanesi dell'odierno Kosovo.

 La città di Lisso (oggi Lezha) ha le sue origini nei primi tempi del periodo antico, continuando la curva degli eventi storici attraverso i periodi successivi del dominio romano, della tarda antichità e del Medioevo. Il Cristianesimo Ortodosso fu portato in questa importante città da San Paolo quando vi sostò durante il passaggio dalla città di Sarda a Dyrrach. Poiché la pianura tra le città di Lisso e Dyrrach fu inondata nei mesi di marzo-aprile-maggio dalle piene del fiume Matius, San Paolo camminò da Lisso a Capo Dyrach e poi attraversò a piedi fino a Dyrach. Dopo l'opera missionaria di San Paolo al porto di questo capo, questo capo fu poi chiamato "Kepi i Palit" (Capo di Paolo). Questa tradizione è oggi confermata sia dalle fonti storiche che dai dati archeologici.

 Questo periodo della storia del Cristianesimo fu un periodo che ha avuto un ruolo importante nella formazione psico-culturale dei popoli.

 Sebbene questi fatti siano già conosciuti da tutti e dimostrino chiaramente che la storia del Cristianesimo Ortodosso in Albania inizia nel I secolo, dimostrandoci che il Cristianesimo Ortodosso non è stato diffuso in queste terre da missionari latini o greci, ma è autoctono, nel senso che è stato predicato dagli stessi Apostoli di Cristo e dai loro studenti, come in tutto il mondo mediterraneo di quel tempo, e poi si sviluppò a modo suo, questo punto è stato messo in ombra e trascurato da molti studiosi.

 Nella foto: Mosaico di Paolo che riceve la chiamata macedone, mentre si trovava nell'antica città di Alessandria, a Troas, Atti degli Apostoli 16:8-10. Berea, Grecia.

LEGGI ANCHE:
San Paolo in Macedonia ⬇️

martedì 9 luglio 2024

SAN ZAFIR (SHËN ZAFIRI) 🔯🇦🇱

 

 I santi del Monte Athos includono i martiri che testimoniarono durante la rivolta turca e i massacri negli anni venti dell'Ottocento, compresi gli albanesi. 

 Non dobbiamo dimenticare la presenza albanese di molti monaci sul Monte Athos, molti dei quali erano organizzati in comunità monastiche, come la Confraternita Borova, ecc. Molti degli albanesi dell'Athos aiutarono in patria. Alcuni dei loro nomi si trovano anche nell'elenco dei donatori per la stampa delle prime traduzioni liturgiche di monsignor Fan Noli negli anni Dieci.

 Dopo la seconda guerra mondiale la provincia monastica autonoma dell'Athos cominciò ad essere controllata sempre più dallo stato greco. Mentre russi, serbi, bulgari e rumeni hanno ancora oggi i loro monasteri sul Sacro Monte, la presenza albanese è stata deliberatamente affievolita e si è estinta. D’altro canto la storia dei monaci albanesi fu alienata.

Tra i giovani martiri, molto suggestiva è la figura di un giovane di nome Zafir.  

 Il Codice 743 (6250) del monastero russo di San Pandeleimon sul Sacro Monte scrive: 

 "Sul santissimo Monte Athos, negli anni 1821, 1822, 1823, quando scoppiò la rivolta (degli Arvaniti-Arbëresh) in Grecia, il Pascià di Tessalonica occupò il Monte e causò molte sofferenze. Di conseguenza, mandò i suoi uomini e radunò tutti i bambini che trovò, 70 in numero, che portò a Salonicco per essere turchificati. Solo uno rimase saldo nella fede Ortodossa fu martirizzato, chiamato Zafir."

 Gli antenati di Zafir provenivano dai villaggi Arvaniti della penisola Calcidica, poiché la sua famiglia era venuta da lì alla Montagna Sacra. Durante gli anni della Rivoluzione arvanita molte famiglie della penisola entrarono nei vicini monasteri dell'Athos; uomini, donne e bambini, per sfuggire ai turchi.

domenica 7 luglio 2024

STROMBOLI 🔥🌋

 

C'era uomo, che si aggirava con un grande sacco sulle spalle, e che giunse sul monte che sovrasta la cittadina di Palmi nella terra di Re Tauro d'Etiopia, in Calabria 🐂☿🔯🔥. L’uomo misterioso si presentò al Santo Elia il Nuovo, durante un momento di solitaria meditazione, e gli mostrò il contenuto del suo sacco: “una grandissima quantità di monete”.

Quest’uomo non era altro che il diavolo, il quale disse al Santo di aver trovato le monete in un casolare abbandonato e gli propose di dividere la fortuna. Il Santo Elia reagì lanciando le monete giù dalla montagna, le quali si trasformarono in pietre nere, fermandosi sull’erba, sulla terra o sulla roccia, le stesse che oggi possiamo trovare sul monte.

Il diavolo a quel punto si alzò e, con gli occhi infuocati, spiegò due grandi ali nere da pipistrello, prese il volò verso il mare e si tuffò, senza lasciare alcuna traccia di sé. Dal mare in tempesta si innalzò una grande nuvola dopo la quale emerse un’isola a forma di cono, dalla quale fuori uscivano fumo e fuoco. Era proprio Stromboli, che imprigionava al suo interno il diavolo e con lui altri spiriti maligni, che ribellandosi soffiavano fiamme e tuoni...

Foto: dell'amico bro. Antonello Checco, Luna e Stromboli al tramonto.

venerdì 5 luglio 2024

LA REGINA MAKEDA DI SABAH 🔯🔥

 

La Regina Makeda di Saba (Etiopia) è un'affascinante figura storica dei tempi antichi. La Regina Makeda, conosciuta anche come Regina di Saba, governava l'antico Regno di Saba, che si trova nell'attuale Etiopia.

Secondo i testi religiosi della Chiesa Ortodossa Etiopica Tewahedo, la Regina Makeda intraprese un lungo viaggio per visitare il Re Salomone d'Israele. Era conosciuta per la sua saggezza, bellezza e ricchezza e cercò di imparare dalla saggezza del Re Salomone.

La Regina Makeda rimase colpita dalla saggezza e dalla ricchezza del Re Salomone, e insieme si impegnarono in discussioni filosofiche e teologiche scambiandosi doni.

I due sovrani ebbero una relazione d'amore e la Regina tornò a Saba con in grembo il figlio di Re Salomone, Menelik I, che in seguito sarebbe diventato il primo imperatore d'Etiopia.

Da Menelik I, attraverso 224 generazioni, discende il Re dei Re Haile Selassie, Leone Conquistatore della Tribù di Giuda, ultimo Imperatore d'Etiopia.

La storia della regina Makeda ha ispirato molte opere d'arte, letteratura e musica nel corso della storia. La sua storia è spesso descritta come un simbolo di saggezza, forza e diplomazia.

La sua eredità continua ad affascinare e funge da testamento del ricco patrimonio culturale dell'Etiopia e della regione.

Nella foto: La Regina di Saba incontra il Re Salomone. Questo dipinto si trova a Genete Tsige Qidus Giorgis Bete Kiristiyan (Chiesa Ortodossa di San Giorgio in Addis Abeba Etiopia). Dipinto dal maestro artista etiope Afewerk Tekle e commissionato da Sua Maestà Imperiale Haile Selassie I, l'ultimo Imperatore d'Etiopia. (Grazie ad Ali Jackson per le informazioni sul dipinto)

giovedì 4 luglio 2024

POROS: UN'ISOLA ARBËRESH

 

Poros è una piccola coppia di isole dell'odierna Grecia nella regione del Peloponneso.

Le colonie qui, come a Hydra e Spetses, furono fondate dagli antenati degli odierni Arvaniti-Arbëresh, sotto la pressione di eventi storici che causarono la caduta e il loro insediamento nella penisola ellenica e nella Morea, l'odierno Peloponneso dal 1320 fino alla fine del XV secolo, la loro assimilazione e, infine, la ricerca di rifugio nelle isole dell'Argolide. Gli Arvaniti-Arbëresh inizialmente giunsero nell'area di Argonafplia dall'antica Illiria e Albania.

Nerios Atzayiolis nel 1384, Emmanuel Kantakouzinos nel 1350 e Theodore Paleologos nel 1405 portarono queste popolazioni nel Peloponneso per incrementare la popolazione dopo la distruzione causata dalle invasioni.

A causa del fatto che gli Arvaniti-Arbëresh combatterono contro i Turchi, furono inseguiti con rabbia da loro. In particolare Mohammed il conquistatore, dopo la sua vittoria nel Peloponneso nel 1459 e nel 1460, diede ordine di ucciderli. Quindi, poiché gli Arvaniti che risiedevano nei pressi di Nauplia erano ferocemente inseguiti dai Turchi, furono costretti a spostarsi sulle coste più lontane dell'Argolide e ad occupare le isole vicine: Poros, Hydra e Spetses.

Un gruppo di questi Arvaniti-Arbëresh trovò rifugio a Sferia e costruì le sue prime case a Kasteli, attorno al punto di riferimento dell'orologio storico. Preferirono questa zona perché la percepivano come una fortezza e presumibilmente li proteggeva dai pirati algerini, che durante quest'epoca invasero, derubarono e letteralmente infestarono tutta la Grecia.

La seconda colonia sull'isola viene fondata nel 1715, ancora una volta dagli Arvaniti-Arbëresh, che affrontarono l'ira dei turchi perché collaboravano con i veneziani.

Questo insediamento completò la visione residenziale di Poros. Nel corso degli anni, gli Arvaniti-Arbëresh e i pochissimi locali rimasti crearono una nuova società libera da odio e tensione, condividendo la stessa ideologia nazionale e la religione Ortodossa.

In seguito, quando gli abitanti erano più numerosi e i pericoli causati dai pirati diminuivano, gli insediamenti di Brinia, Pounta e Mylos furono costruiti un po' più lontano dalla costa. La spiaggia divenne una zona residenziale per la prima volta nel 1800 da Pounta fino al Progymnasium.

Gli odierni residenti indigeni di Poros sono discendenti di questo gruppo di Arvaniti-Arbëresh che giunsero e si stabilirono per primi a Sferia. Tuttavia, questo non dovrebbe deludere gli odierni nativi perché gli antichi Illiri, altrimenti noti come gli odierni Arvaniti-Arbëresh, hanno un background comune con i Greci e, essenzialmente, hanno la stessa origine.

Tra agli Illiri c'erano l'imperatore bizantino Giustiniano e Olympiada, la madre di Alessandro Magno. Anche l'ammiraglio Kountouriotis, la maggior parte dei combattenti navali nel 1821, da Hydra e Spetses, compresi i Sulioti di Marko Botsari e Kitso Tzavella erano tutti Arvaniti-Arbëresh.

Ma molti nomi di luoghi in cui si sono stabiliti gli abitanti di Sferia e in particolare Kalavria provengono da origini arvanite. Kalavria deriva dal nome della tribù illirica della Dardania di cui facevano parte diverse famiglie Arvanite-Arbëresh. Vicino a Mylos c'è un posto chiamato "Cro" che significa fonte d'acqua nella lingua Arvanita-Arbëresh.

Parole come Brinia e Pounta hanno una discendenza Arvanita-Arbëresh. Lo stesso vale per alcuni cognomi che si incontrano oggi a Poros. Nomi come Priftis (sacerdote), Kolias (Nicola), Gikas (innocuo), Gionis (mondo), Ginis (argento), Laskos (Lascaris) e quelli che sono puramente greci ma di discendenza arvanita, come Triantafyllou (da trëndafili, Rosa), Economou, Papaioannou, Moraitis, Maniatis, Sotiriou, Koryzis, Vetas, Tsamis, Agalou, Logothetis, Antoniou, Anastasiou.

In Kalavria, un'isoletta che fa parte di Poros, i nomi arvaniti dei luoghi sono rimasti e sono i seguenti: Capo "Achedo" detto Bisti (coda), Skarpeza (luogo con legna secca), Cro (sorgente d'acqua), Kontita (animali che abbeverano), Modi (pidocchio); anche Tselevinia è stata chiamata in questo modo perché il capo è sorvegliato dagli arvaniti con le loro barche e ogni volta che erano in vista navi turche, avvisavano le altre che erano pronte ad attaccare gridando "tselyeh" (attenzione), "venyeh" (il loro arrivo), tselyeh-venyeh che alla fine è diventato l'odierna Tselevinia.

Nella foto pastori Arvaniti-Arbëresh di Poros, 1933

martedì 2 luglio 2024

TAVOLETTA MESSAPICA

 

₪₪卐₪₪ ILIRIA E MADHE ₪₪卍₪₪

Concessione del Museo Archeologico Provinciale p. Ribezzo:

Brindisi, Tavoletta bronzea proveniente da Ceglie, Monte Vicoli, rinvenuta nel 1877, ora al Museo Archeologico Provinciale P. Ribezzo, Brindisi. Inv. 674. secolo. III. aC (MLM 19 Cae).

Si tratta di una tavoletta bronzea con scrittura messapica in alfabeto fenicio. È mancante a sinistra e a destra il che rende difficile trovare il significato completo della scrittura così come di altre parole sui bordi della tavoletta. Comunque, essendo i Massapi un popolo di origine illirica, la scrittura presenta sequenze di lettere che solo nella lingua albanese permettono la ricostruzione del significato di quel poco che rimane tradotte dal linguista Iliaz Fatmir.

ΑΤΙΝΑI
KEBININAININ
BENNANSER
SETIBENNA
DITANRE
HHONOM

AT IN AI (ATI YN AI) = Nostro padre colui...
KE BIN AI NIN (Qe ka bën Ai nin(njeriun)) "AI që krijoi njeriun" = Colui che ha creato l'uomo
BENA NSER (NA BE NESER-Na jip nesër) = concedici domani
SET I BEN NA(ZË TI BËN NA-na jep neve) = donaci a noi
DITAN RE (DITEN E RE) = il nuovo giorno
HHO NOM (ohh nëm-oh nëma) = concedici

Il testo ricostruito rivela una preghiera o invocazione rivolta a una divinità, forse il Dio supremo creatore, AT IN, "NOSTRO PADRE". La traduzione suggerisce una richiesta al creatore dell'uomo, per protezione e illuminazione, con frasi come "COLUI che ha creato l'uomo", "concedicelo domani", "concedicelo nel nuovo giorno - nuova luce" e "concedici".

Ulteriori indagini e analisi di questo manufatto possono fornire preziosi spunti sulla lingua, nonché sulle credenze, i valori e le pratiche dell’antica società messapica, nonché sull’evoluzione delle lingue e delle culture nella regione.