🌿 Or qui mi accingo a raccontarvi una breve storia de miei avi Difensori della Fede Ortodossa che, esuli dalle loro terre d'origine a causa del Turco invasor, dimorarono a Castel Nuovo di Napoli per il tempo Biblico di 40 anni... ⚔
Dopo la morte di Skanderbeg, D. Giovanni, figlio di lui, fece levata di tutte le donne, i fanciulli, i vecchi inabili alle armi, unendo navi e barche di negozio, dalle città Albanesi di Vallona, Particci, Musachese, Durazzo, Bojana, Dulcigno e Antivari, via facendo verso il porto di questa, ov'erano unite le navi, col convoglio di quattro galere veneziane, con tutta la sua gente fece fatica d'armi, si prepararono all'esodo.
Le donne e i putti mandati furono da essi ad unirsi ad altri uomini, che seguirono don Giovanni ed altri principi albanesi. I cavalieri albanesi che comandavano la soldatesca si chiamavano: Cola Mark-Scini; Elia Mallisi e Marco De Màthia. Quest'ultimo era signore di cinquanta paesi nella Màthia, i due altri erano primari di Scodra. Nella milizia erano molte donne vestite militarmente e che accompagnavano con le armi in mano i loro mariti, e poi unitamente coi detti militi s'imbarcarono.
Le donne, i vecchi e i putti passarono prima il mare, e poi, raggiungendoli D. Giovanni con gli altri soldati, approdarono tutti in Sicilia. E facendo il computo degli imbarcati e delle barche si trovò molta gente mancante e morta per strada d'infermità e di mancanza di viveri, per la repentina partenza, e molte barche dalla tempesta di mare disperse delle quali non ebbero più notizia. E piangendo il loro misero stato e consigliatosi D. Giovanni coi capi suoi, si diressero verso Palermo, dove allora si trovava re Ferrante, al quale rappresentando il loro misero stato chiesero aiuto e che concedesse sbarcare tutta la gente.
Ma il re, conosciuto chi erano, non volle riceverli nel suo regno dubitando del Turco, non venisse appresso a loro; per altro li soccorse di viveri. Ordinò dunque che prendessero il largo: se no, e avria mandato a fondo le navi: e così comandò a tutte le sue terre, o mandò gente che impedisse lo sbarco per tutto il suo regno. Disperatamente rivolsero il cammino verso i mari di Napoli, e fatto consiglio fra loro, con animo intrepido alla fine e da Albanesi risolsero sbarcare in Salerno e indirizzarsi a Napoli.
Don Giovanni di essere uno sventurato che per la Fede Orodossa combattè dodici anni, e che prima di l'avo padre Skanderbeg e i fratelli di questo avvelenati dal Turco avevano speso la vita e la fortuna per difendere la Chiesa Ortodossa e che ora egli caduto e perseguitato da essi nemici de' cristiani, disfatto dal mare, profugo in terra altrui e senza trovare compassione, anzi non ricevuto da re Ferrante ne' suoi stati veniva ad implorare soccorso.
Invece che a Salerno sbarcarono dentro Napoli, e il popolo napoletano li acclamava amici e Difensori della Fede, e li mise in possesso del Castel Nuovo rassettandoli in pochissimi giorni.
In detto Castel Nuovo, D. Giovanni fece fabbricare le quattro torri, ponendo ad ognuna l'impresa del suo casato e la ricordanza d'averlo fabbricata in pietra: stantechè il Castel Nuovo era una fabbrica vecchia e bassa.
Vi fece pure una bellissima cappella in sua memoria ove volle essere sepolto, e vi si vede il suo bellissimo monumento in marmo, cinto da un colonnato di pietra fina, e con cinque lampade che sempre ardono. Sul muro è il ritratto di lui, con cortina innanzi di bellissima fattura.
In Castel Nuovo gli Albanesi dimorarono in pace per quarant'anni. Duopo però gli Albanesi dovettero raggiungere i loro connazionali già stabiliti e andare distribuiti pel regno di Napoli e di Sicilia, come attualmente sono, ed esservi incorporati.
Così la storia si ripete e gli Arbëresh, eredi del suolo che i nostri antichissimi padri, i Divin Pelasgi-Albanesi, in tempi anteriori agli elleni tennero prima, ripopolaron quell'antiche terre ora ricche GJAKUT JON I SHPRISHUR, del nostro sangue sparso.
Ma questa è un'altra Storia...
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