giovedì 27 giugno 2024

L'ICONA DI SANTA CATERINA SUL SINAI 🔥🌳

 

L'immagine di sinistra è un'antica Icona Ortodossa scoperta dall'archeologo George Soteriou nel 1930, anno di incoronazione del Re dei Re Haile Selassie (Potenza della Trinità), nel Monastero Ortodosso di Santa Caterina sul monte Sinai. Il Monastero di S. Caterina fu costruito intorno al 330 d.C. presso il luogo in cui Mosè parlò con Dio, vide la Sua Luce e ricevette le tavole della legge. Il dipinto, risalente al VI secolo d.C., è una delle più antiche opere artistiche dell'era cristiana raffiguranti il volto del Cristo Pantocratore, cioè il Messia che, avendo sconfitto la morte, ha potere su tutto e regna su tutto, che si manifesta nel suo carattere Regale ed Imperiale.

"Così Cristo, dopo essersi offerto una volta per tutte allo scopo di togliere i peccati di molti, apparirà una seconda volta, senza alcuna relazione col peccato, a coloro che l'aspettano per la loro salvezza."
(Ebrei 9:28)

"Il vincitore lo porrò come una colonna nel tempio del mio Dio e non ne uscirà mai più. Inciderò su di lui il nome del mio Dio e il nome della città del mio Dio, della nuova Gerusalemme che discende dal cielo, da presso il mio Dio, insieme con il mio NOME NUOVO."
(Riv. 3:12)

"Vedranno il Suo Volto
e porteranno il Suo Nome sulla fronte."
(Riv. 22:4)

Benedetto Sia il Re dei Re.

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mercoledì 26 giugno 2024

PRIMA MESSA PONTIFICALE NELLA NUOVA CATTEDRALE DI SAN MARCO IN EGITTO 🌿🦁𓋹

 

In questo giorno dell'anno 1684 per i puri martiri, corrispondente a mercoledì 26 giugno 1968, la Chiesa Ortodossa in seguito all'inaugurazione della nuova Cattedrale di San Marco in Egitto si è celebrata la prima messa pontificale sotto la presidenza di San Papa Kirillos VI.

 Per l'occasione si è svolto quel giorno un grande pontificale, presieduto dal Papa Cirillo VI, dal Patriarca di Antiochia e di Tutto l'Oriente dei Siro-Ortodossi, Mar Ignatius Jacob III, e da alcuni Siro-Ortodossi siriaci, indiani e armeni. Vi hanno partecipato i vescovi, il Re dei Re Haile Selassie I, Imperatore d'Etiopia, il cardinale Duval, capo della delegazione papale romana, e numerosi capi di religioni e vescovi. I vescovi e il clero sono egiziani e stranieri provenienti da diversi paesi del mondo, e un gran numero di persone, circa seimila persone.

 Durante la messa, la cassa contenente le spoglie di San Marco apostolo fu posta su un tavolo al centro della parte orientale della struttura della cattedrale e lì rimase per tutta la messa e, appena terminata la messa, Papa Kirillos VI scese portando la cassa con le spoglie, insieme al Re dei Re, al Patriarca Siro-Ortodosso e ai capi delle chiese in un grande corteo che si diresse al santuario di San Marco preparato per lui sotto l'altare maggiore, dove fu depositata la cassa nel santuario all'interno dell'altare di marmo ed era coperto da una grande targa di marmo con sopra la mensa dell'altare. Qui i gruppi di inni cantavano in sequenza brani appropriati in diverse lingue in saluto a San Marco apostolo in copto, etiope, siriaco, Lingue armena, greca, latina e araba. È stata una giornata gioiosa, una delle giornate più felici della Chiesa Ortodossa di San Mar Marco Apostolo. 

Che le benedizioni di San Marco siano con tutti noi. Amìn.

martedì 25 giugno 2024

INAUGURAZIONE DELLA NUOVA CATTEDRALE DI SAN MARCO IN EGITTO 🌿🦁𓋹

 

In questo giorno dell'anno 1684 per i puri martiri, corrispondente a martedì 25 giugno 1968, e nel decimo anno del pontificato di Papa kirillos VI, il centosedicesimo della serie dei Papi della Sede di San Marco di Alessandria, la Santa Chiesa Ortodossa ha celebrato l'inaugurazione della nuova Cattedrale di San Marco situata nel Monastero di Dair El-Anba Rowais, conosciuta anche come Dair El-Khandaq.

 Per questa occasione e per il ritorno delle sante reliquie di San Marco Apostolo da Roma, dopo che erano rimaste nella città di Venezia in Italia per undici secoli, cioè dal IX secolo d.C., si è svolta una grande celebrazione religiosa. La celebrazione è stata presieduta da Papa Kirillos VI e testimoniata dal presidente Gamal Abdel Nasser, presidente della Repubblica araba d'Egitto, e dal Re dei Re Haile Selassie I, Imperatore d'Etiopia e da un gran numero di capi di religioni e delegati di chiese di tutto il mondo, tra cui il Patriarca Mar Ignatius Yacoub III, Patriarca di Antiochia e di Tutto l’Oriente per i Siro-Ortodossi.

 Importanti discorsi sono stati pronunciati in diverse lingue in questa occasione da Papa Kirillos VI, dal Patriarca Siro-Ortodosso, dal cardinale Duval, capo della delegazione pontificia romana, dal Patriarca della Chiesa Ortodossa Tewahedo d'Etiopia, dal Segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese e il Patriarca di Mosca e di tutta la Russia. Tutti hanno espresso la loro gioia per questo giorno felice e hanno salutato la Chiesa Ortodossa di Alessandria con la sua gloriosa storia.

 Al termine del discorso, il Papa, accompagnato dal Presidente della Repubblica e dal Re dei Re Haile Selassie, Imperatore d'Etiopia, si è recato all'ingresso della nuova cattedrale e ha svelato la targa commemorativa eretta per ricordare questo giorno storico.

 Alla celebrazione hanno partecipato giornalisti, reporter di agenzie di stampa internazionali, radio, televisioni e più di seimila egiziani e stranieri.

Che le benedizioni di San Marco siano con tutti noi. Amìn.

lunedì 24 giugno 2024

IL RE DEI RE VISITA L'EGITTO 🌿🦁𓋹

 

Il 24 giugno 1959, l'Imperatore Haile Selassie fece una visita ufficiale in Egitto, allora conosciuta come Repubblica Araba Unita, dopo un breve soggiorno a Khartoum, in Sudan. Era la prima visita dell'Imperatore in Egitto da quando visitò il paese nel 1924 come principe ereditario Ras Tafari dove aveva incontrato il re Fuad. 

 L'Imperatore Haile Selassie d'Etiopia è stato ricevuto dalle autorità egiziane con una grande cerimonia. Con un folto gruppo di funzionari, diplomatici e dignitari all'aeroporto del Cairo, il presidente Gamal Abdel Nasser ha salutato l'Imperatore d'Etiopia con una calorosa stretta di mano, 21 colpi di cannone, appropriate espressioni di rispetto, solidarietà neutrale e amicizia duratura. Il suo soggiorno di cinque giorni come ospite di Nasser aveva lo scopo di appianare le relazioni fratturate tra i due paesi. 

Nuovi documenti indicano che l’Imperatore Haile Selassie non era favorevole all’emergere di una forza militare golpista che avrebbe detronizzato la monarchia in Egitto e avrebbe invece preferito che gli inglesi restassero più a lungo nell’interesse della stabilità regionale. Anni prima, Egitto ed Etiopia differivano sui problemi del Nilo e sul futuro della Somalia, che allora era un territorio fiduciario delle Nazioni Unite al confine con l’Etiopia. Ci si aspettava che l'Imperatore si consultasse con il colonnello Nasser sulle future relazioni con la Somalia e informatori egiziani dicevano che il Sovrano etiope voleva arruolare il colonnello Nasser in una campagna per persuadere la Somalia ad unirsi all'Etiopia come federazione quando il territorio fiduciario fosse diventato indipendente dall'Italia e dall'amministrazione britannica l'anno successivo. Il presidente Nasser avrebbe potuto svolgere un ruolo importante, poiché si credeva che le trasmissioni quotidiane della "Voce degli Arabi" avessero influenza in Somalia. La prospettiva degli etiopi era che l’avvicinarsi dell’indipendenza somala minacciava di portare i due vicini in un conflitto esplicito, cosa che sarebbe stata confermata nella guerra etiope-somala del 1964. 

 L'imperatore e il presidente Nasser discussero anche della distribuzione delle acque del Nilo, l'85% della quale scorre dal Lago Tana nel Nilo Azzurro etiope. L’equa distribuzione di queste acque è stata a lungo contestata dal Sudan e dall’Egitto, con l’Etiopia come principale fonte ignorata.

 L'Imperatore ricevette dal presidente Nasser il “Collare del Nilo”, la più alta decorazione dell'Egitto, in una cerimonia tenutasi al Palazzo Kubbeh al Cairo. La visita dell'Imperatore fu vista da entrambe le parti come un'opportunità per una cauta rivalutazione dei loro tradizionali atteggiamenti mentali.

 La questione più attuale che l'Imperatore avrebbe dovuto discutere con il presidente, tuttavia, era l'imminente scissione dalla Chiesa Ortodossa Copta delineatasi in seguito all'elezione del Patriarca Ortodosso Copto Kyrillos VI, grande amico dell'Imperatore. Si prevedeva che l'Imperatore Haile Selassie incontrasse il nuovo Patriarca, e la maggior parte degli osservatori dell'epoca credeva che avrebbe avuto buone possibilità di colmare il divario tra la Chiesa Ortodossa Copta in Egitto e la Chiesa Ortodossa Tewahedo Etiope. Così avvenne, e grazie anche al Partiarca Copto, nello stesso anno, l’Imperatore Haile Selassie dichiarerà con successo l’autocefalia della Chiesa Ortodossa Etiope Tewahedo dall’Egitto e istituirà un Patriarcato Etiope autonomo.

domenica 23 giugno 2024

CON UN'UNICA LINGUA E UN'UNICA MENTE

 

"Venerabili e Santi Padri, 

 Ascoltando il profondo messaggio spirituale trasmesso dai vostri discorsi di chiusura e apprezzando il felice esito dei vostri continui sforzi, il nostro cuore è stato toccato da una gioia profonda. Dovrebbe quindi essere chiaro al mondo intero dal risultato del vostro lavoro che Vostre Santità siete stati guidati e ispirati dallo Spirito Santo per compiere il Suo compito nell'amore e nell'unità. 

 I grandi compiti comuni svolti all'unisono da questa Conferenza conferiscono alla Vera Fede e al vero ordine della Chiesa Ortodossa Orientale l'ammirazione del mondo intero. 

 Come dice Salomone, la distanza fisica non può essere un ostacolo all’amore. Allo stesso modo, le distanze tra i vostri rispettivi Paesi sono state abolite dalla vicinanza dei vostri cuori. Siete stati così in grado di parlare un'unica lingua e pensare con un'unica mente. Ringraziamo Dio Onnipotente per averCi permesso di testimoniare la realizzazione del Nostro sogno attraverso l'esito positivo di questa storica conferenza.

 Siamo quindi lieti di esprimervi la Nostra disponibilità, rafforzati dai risultati di questa Conferenza, ad invitare voi e le Chiese Ortodosse Orientali, e anche altre Chiese in un secondo momento. Speriamo ardentemente di incontrarci ancora una volta in un futuro non troppo lontano. 

 Come abbiamo affermato all'inaugurazione di questa Conferenza, incontrarsi insieme, consultarsi gli uni con gli altri e agire in cooperazione reciproca, si è rivelato un metodo molto fruttuoso sia nel campo secolare che in quello spirituale. D’ora in poi la strada è aperta per voi per seguire questo percorso fruttuoso, e a tal fine il Nostro aiuto e la Nostra assistenza saranno sempre disponibili, poiché sosteniamo i vostri sforzi e le vostre idee con l’incrollabile convinzione che sia Nostro dovere spirituale farlo. 

 Siamo particolarmente lieti di notare che il lavoro di questa Conferenza si è occupato esclusivamente di questioni spirituali religiose, libere da considerazioni politiche estranee. Questo è giusto e corretto, perché la Chiesa, come simbolo di pace, deve seguire la via della pace in tutte le parti del mondo. A questo proposito siamo lieti di constatare che la vostra missione evangelistica nel mondo ha ricevuto la dovuta enfasi, nelle vostre deliberazioni, insieme al riconoscimento del dovere cristiano di pregare per i diritti dell'uomo e la pace del mondo. Perché la pace nel mondo può essere resa duratura solo dalla Grazia di Dio, attraverso le preghiere dei Santi Padri. La verità di questo fatto fondamentale è evidente a tutta l’umanità. 

 Ci auguriamo ardentemente che Dio Onnipotente benedica l’attuazione delle vostre importanti risoluzioni e decisioni, proprio come ha reso possibile la riuscita della convocazione e della conclusione di questa storica Conferenza. 

 Santi Padri, abbiamo accolto con grande onore il titolo che Ci avete conferito, Difensore della Fede. Che Dio Onnipotente benedica i vostri nomi. Che Dio vi accolga. Abbiamo ricevuto questo titolo datoCi da voi, Santi Padri, con religiosa riverenza. Possano le vostre preghiere aiutarCi nel Nostro sforzo di compiere il compito che Ci è stato affidato."

(Haile Selassie, Re dei Re, Luce del mondo, alla Conferenza delle Chiese Ortodosse Orientali; 21gennaio 1965)

giovedì 20 giugno 2024

PIÙ SCAVI IN PROFONDITÀ, PIÙ DIVENTA NERO 𓃕

 

Osiride 𓁹𓊨𓀭 è il fondatore e il primo re d'Egitto 𓆎𓅓𓏏𓊖. 

 Fu lui a portare il suo popolo in Egitto. Secondo la mitologia egizia egli è il padre di Horus, il fratello di Seth, il fratello e marito di Iside 𓊨𓏏𓁥.

 Gli elleni adottarono la mitologia egiziana e lo adorarono cambiando il suo nome in Aupis(Ade). In seguito i romani lo adottarono come uno dei loro dei, cambiarono il suo nome in Dioniso e lo resero il dio della guarigione.

 Osiride è originario dell'Etiopia, veniva dal profondo sud da dove ha origine il fiume Nilo.

 Lo storico Diodoro Siculo scrisse: “Gli etiopi dicono che gli egiziani sono coloni interni e che Osiride era il capo dell'insediamento. 
 I costumi degli egiziani, dicono, sono per la maggior parte etiopi, poiché i coloni hanno conservato le loro antiche tradizioni."

 Affermò inoltre: “Dicono anche che gli EGIZI SONO COLONI MANDATI DAGLI ETIOPI, essendo Osiride il capo della colonia. Infatti, in generale, quello che oggi è l'Egitto, sostengono, non era terra ma mare, quando all'inizio si formò l'universo; in seguito però, poiché il Nilo nei tempi delle sue inondazioni portava giù il fango dall'Etiopia, dal deposito venne gradualmente edificato il terreno. 

 Anche l'affermazione che tutta la terra degli Egiziani è limo alluvionale depositato dal fiume riceve la prova più evidente, a loro avviso, da quanto avviene alle foci del Nilo; poiché ogni anno si raccoglie continuamente nuovo fango alle foci del fiume, si osserva che il mare viene respinto dal limo depositato e la terra ne riceve l'aumento. 

 E ritengono che la maggior parte dei costumi degli Egiziani siano etiopi, poiché i coloni conservano ancora i loro antichi costumi”. lo scrisse 2.000 anni fa e sta ancora accadendo. Il fiume Nilo trasporta ancora i fanghi dall'Etiopia all'Egitto.

 Scrisse di nuovo: “L'Egitto stesso era una colonia dell'Etiopia e le leggi e la scrittura di entrambi i paesi erano naturalmente le stesse; ma la scrittura geroglifica era più conosciuta al volgo in Etiopia che in Egitto”. (Diodoro Siculo, Bibliotheke Historica, bk. iii, cap. 3)

 Lo sanno anche gli etiopi. Negli antichi libri etiopi menzionavano questa stessa storia e dicevano che gli antichi Mizra (egiziani) sono il loro popolo inviato dal loro Capo, Ausis. Nella storia etiope il suo nome è ኦሲስ(Ausis). 

 Uno dei famosi storici e filosofi etiopi, il professor Fikre Tolosa (PHD), ha detto questo nel suo libro "gli egiziani indigeni erano etiopi. Ausis era il leader della migrazione, seguirono Abay (fiume Nilo) e alla fine si stabilirono lì". (Dall'Etiopia all'Egitto)

 “Gli egiziani sono coloni inviati dagli etiopi, essendo Osiride il capo della colonia. . . . Osiride. . . . radunò un grande esercito, con l'intenzione di visitare tutte le terre abitate e insegnare alla razza degli uomini come coltivare. . . . poiché supponeva che se avesse fatto sì che gli uomini rinunciassero alla loro ferocia e adottassero un modo di vivere mite, avrebbe ricevuto onori immortali. . . . . 

 Sono stati i primi e dicono che le prove di ciò sono evidenti. Che non siano arrivati ​​come immigrati ma siano nativi del paese e quindi giustamente chiamati autoctoni è quasi universalmente accettato. Che coloro che vivono nel Sud siano probabilmente i primi creati da Dio dalla terra d'Etiopia è evidente a tutti. . . .

 Scrivono inoltre che fu tra loro che alle persone fu insegnato per la prima volta a onorare gli dei e offrire sacrifici, organizzare processioni e feste e compiere altre cose con cui le persone onorano il divino.

mercoledì 19 giugno 2024

ELEMENTI TOPONOMANSTICI E LINGUISTICI:

 

₪₪卐₪₪ ILIRIA E MADHE ₪₪卍₪₪

La connessione illirica del Sud Italia ha un più solido fondamento nello studio del materiale linguistico, e cioè la toponomastica, le antiche iscrizioni messapiche e la moderna lingua albanese.

Non voglio elencare tutti i nomi di regioni, di città, di fiumi, di monti e di persone rintracciati da diversi studiosi sulle due sponde del Mare Adriatico. Mi limiterò, anche per ragioni di brevità, a notare i nomi che hanno più chiaro significato per le coste dell'Adriatico meridionale e per i rapporti tra la regione pugliese e quella albanese, non mancando di qualche esempio calabrese e siciliano.

Fin dalla metà del VI sec. a.C., Ecateo di Mileto conosceva due lapigie, una in Italia (meridionale) e l'altra nell'Illirico. Lo storico Teopompo (IV sec. a.C.) asseriva che il Mare Ionio aveva preso il nome da un re illirico, Jon e anche una parola Albanese che significa nostro, per cui "Mare Jonio", "Deti Jon" denota "il nostro mare".

Il nome del promontorio Gargano ha riscontro nell'antica città di Gargara dell'Epiro; quello dei Calabri della penisola salentina, nella tribù dei Galabroi della Dardania illirica; lo stesso nome di Salentini viene dal Salluntum illirico, un'antica regione balcanica in gran parte corrispondente all'odierna Albania, con zone del Montenegro e della Slovenia.

Il nome di Bari deriva dal condottiero illirico Barione che, assieme ai suoi uomini e a un gruppo di fanciulle, popolò e rese prospera la città, lasciando traccia delle sue gesta nel nome.

Brindisi deriva da voci illiriche: brendion (in Brundisium) e bri (corna) che dà il nome alla città di Brindisi, lo ritroviamo anche in moltissimi termini del nord Italia (Brenta, Brescia, Bressanone) a conferma dell'estensione che la cultura illirica ebbe nell'Europa e nell'Italia di quei tempi.

Barletta è segnata sugli itinerari col termine Bardulis, e Bardilli era un re illirico ai tempi di Filippo II di Macedonia. Il termine deriva dall'antico titolo nobiliate Bardh Ylli che in albanese significa Stella Bianca. I Barleti sono anche un'antica famiglia nobile albanese che guarda caso si rifugiarono nella zona di Barletta durante l'occupazione ottomana dei Balcani e molti sono gli Arbëresh che portano il cognome Barletta.

Bitonto, se non può confondersi col Butrinto dell'Albania, trova riscontro in un Bouton illirico. Plinio colloca i Dirini nella Peucetia, abitanti di una Dirium che si localizza presso Monopoli: Dirinum si nominava un fiume illirico. Genusia presso Taranto, ha lo stesso nome del fiume Genusus nell'Epiro. Nella Daunia, Cerignola è certamente la Kerallika di Diodoro (XX, 26), e quindi in rapporto coi Kerauliani dell'Albania (Acro-cerauni); le località di Larinum e Geronium rispondono ai nomi di Laríun e Geronium dell'Epiro settentrionale (Caonia = Albania meridionale).

Nella Lucania, ai confini dell'Apulia, Venosa presenta la fons Bandusiae e la valle di Aulon di fama oraziana (Odi, II, 6. 18): la forma Pandosia nel Bruzio, sul Crati, coincide con la Pandosia dell'Epiro, e la città di Aulon è la moderna Valona. I Bruzi parlavano una variante dell'osco e illirico, insediamenti in periodi più antichi fornivano notevoli elementi illirici. Il termine Bruzi è simile all'etnonimo illirico Brentii da *brentos (cervo).

La città di Bantia (Banzi) si identifica con la Bantia del nord Epiro; Acheruntia (Acerenza) con Acheron fiume dell'Epiro, Amantia sulle coste del Bruzio con l'Amantia della Caonia albanese, e infine il fiume Butrotus presso Locri con la nota Butroto albanese. Tra i nomi propri, il gentilizio dei Dasi ritorna sotto forma di Dazos sulle monete di Apollonia e di Epidamno (Durazzo).

I Choni che si identificano con i Caoni dell'Albania meridionale furono un'antico popolo della Calabria, stanziato indicativamente nell'area settentrionale dell'attuale Provincia di Crotone. Erano probabilmente una popolazione di stirpe enotra stanziata nell'area prima della colonizzazione ellenica. Sugli Enotri il glottologo e linguista italiano Giacomo Devoto ne ipotizzò un'origine balcanica proto-Illirica per le somiglianze linguistiche e culturali.

Come esempio siciliano possiamo citare il tempio di Segesta, un tempio in stile Dorico dell'antica città di Segesta sito nell'area archeologica di Calatafimi Segesta, comune italiano della provincia di Trapani in Sicilia. Lo stile Dorico è uno stile di origine illirica che si diffuse nella penisola Balcanica e nell'odierno Sud italia dopo le cosìdette "invasioni" Doriche, in particolare i Segestani, stanziati in questa zona della Sicilia, erano una popolazione illirica che viveva nell'attuale Croazia attorno alla città di Segestica (la moderna Sisak).

È ovvio che una coincidenza così perfetta e così numerosa, come quella che abbiamo elencata, non può spiegarsi come un fatto casuale.

martedì 18 giugno 2024

Lettera della Conferenza permanente delle Chiese Ortodosse Orientali scritta a sostegno di Sua Santità Abune Mathias I, dell’arcivescovo Petros e della Chiesa Ortodossa Etiope di Tewahedo.

Conferenza permanente delle Chiese Ortodosse Orientali

6 maggio 2024

Cristo è risorto!  Davvero è risorto!

Una lettera aperta scritta a sostegno della Chiesa Cristiana Ortodossa, del popolo e del clero d'Etiopia.

“Non rimuovere gli antichi confini che i tuoi padri hanno fissato”.  (Proverbi 22:28)

"Così dice il Signore: Fermatevi sulle vie e vedete, domandate quali sono gli antichi sentieri, dov'è la buona via, e camminate per essi e troverete riposo per le anime vostre." (Geremia 6:  16)

All’ultimo incontro della Conferenza permanente delle Chiese Ortodosse Orientali (SCOOCh) – tenutosi il 22 aprile 2024 – il nostro collega membro dello SCOOCh, Sua Eminenza l’arcivescovo Petros della Chiesa Ortodossa Etiope Tewahedo, ci ha informato della sua recente espulsione dalla sua terra natale d'Etiopia e della sua incapacità di rientrare liberamente nel Paese. Sua Eminenza ci ha inoltre informato che il suo esilio è stato una conseguenza del suo coraggio di denunciare un regime e un clima culturale che è diventato apertamente ostile all'antica Chiesa Cristiana Ortodossa d'Etiopia. Sua Eminenza ci ha anche fatto conoscere le numerose atrocità che sono state recentemente perpetrate contro la Chiesa Cristiana Ortodossa e i fedeli d'Etiopia, compresi attacchi a monasteri e chiese e persino l'assassinio e la decapitazione di monaci e del clero.

La Chiesa d'Etiopia occupa da tempo un posto singolare e speciale nel mondo Cristiano Ortodosso. Oltre al suo unico patrimonio Cristiano Ortodosso, è stata anche depositaria dell'eredità accumulata dell'oikumene Ortodosso Orientale, preservando riti liturgici, anafore e trattati teologici che in alcuni casi sono andati perduti nelle nazioni che li hanno originariamente prodotti a causa della persecuzione esterna.  Ora, l’eredità Cristiana Ortodossa d’Etiopia sembra essere minacciata da una sfortunata persecuzione dall’interno. Le chiese vengono bruciate, saccheggiate e derubate, e il clero e perfino i fedeli laici vengono assassinati. Si dice che intere regioni ed etnie stiano affrontando la minaccia di sterminio e genocidio, il cuore del patrimonio cristiano dell’Etiopia è sotto attacco e il principale clero non solo viene messo a tacere e non può parlare a nome del popolo, ma viene anche loro impedito di aiutare loro nel momento del bisogno.

In un passato non così recente, il Cristianesimo Ortodosso era la religione ufficiale di stato dell’Etiopia e di gran lunga la religione maggioritaria della nazione. Ora, dati recenti sembrano indicare che il Paese è composto per meno del 44% da Cristiani Ortodossi e che la Chiesa continua a subire attacchi e persecuzioni da ogni parte. L’Etiopia moderna afferma di abbracciare il pluralismo religioso, ma deve farlo a scapito della fede e della cultura Cristiana Ortodossa che è l’anima del paese e che un tempo era quasi sinonimo di essere etiope? La Conferenza permanente delle Chiese Ortodosse Orientali chiede che cessino immediatamente la persecuzione e l'ostilità contro l'antica Chiesa Cristiana Ortodossa d'Etiopia, che cessino i saccheggi dei luoghi sacri e dei monasteri e che la brutalizzazione del clero e dei fedeli abbia una fine immediata. Il clero più importante, incluso il venerabile Patriarca d'Etiopia, Sua Santità Abune Mathias I, e il Segretario del Santo Sinodo, Sua Eminenza Arcivescovo Petros, devono essere completamente liberi di parlare a nome del gregge di Cristo che supervisionano senza timore di ripercussioni da qualunque cosa, da qualunque parte. Inoltre, nessuna istituzione secolare dovrebbe esercitare alcuna influenza sul funzionamento e sugli affari interni della Chiesa Cristiana Ortodossa. La Chiesa Ortodossa deve essere governata esclusivamente da un Santo Sinodo Cristiano Ortodosso e non da individui o istituzioni esterne.

Possa Nostro Signore Misericordioso essere con la Chiesa Cristiana Ortodossa timorata di Dio e con il popolo d'Etiopia, con il loro onorevole Patriarca Sua Santità Abune Mathias I e con Sua Eminenza l'Arcivescovo Petros, Segretario del Santo Sinodo e Vescovo di New York. Possa Egli rafforzarli per tutto ciò che sopportano attualmente e porre rapidamente fine alla loro attuale persecuzione.

A nome dei Vescovi della Conferenza permanente delle Chiese Ortodosse Orientali,

DAVID, VESCOVO DI NEW YORK E NEW ENGLAND
PATRIARCATO COPTO ORTODOSSO
PRESIDENTE DELLA CONFERENZA PERMANENTE DELLE CHIESE ORIENTALI ORTODOSSE

27 Paremoude 1740 A.M.  (5 maggio 2024 d.C.)
La Festa della Santa Resurrezione

DEREK 🔯🔥
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lunedì 17 giugno 2024

VISITA A SAN GIOVANNI THERISTÌ

 

Tra i resti dell'Antico Monastero Ortodosso di San Giovanni Theristì (il mietitore), a Bivongi, Calabria; un esempio di Santa Ortodossia nella Calabria Antica e di come le testimonianze storiche dell'Ortodossia nell'Italia Meridionale sono state distorte e volutamente distrutte... In visita con il mio papà e gli amici Stefano, Yosìf e Giuseppe che ringrazio di cuore. 🐂☿🔯🔥

Dalla lontana Siria Ortodossa, al tempo dell'imperatore Eraclio (610/41 d.C.), venne Giovanni in Calabria, fondando questo monastero; come albero piantato tra i fiumi Assi e Stilaro, produce molti frutti di Santità e un giorno miete in un attimo un gran campo di grano minacciato dalla tempesta.

Il Monastero Ortodosso, sopravvisse per molti e molti anni fino al 1457 quando iniziò la lenta agonia. Sequestrato dalle autorità pontificie, i sei monaci - buoni e devoti - che gli ispettori pontifici vi trovarono in quei giorni (10/22 novembre) furono allora ridotti a servi, braccianti agricoli di nuovi padroni: nel 1482 il Monastero - con tutti i monaci - fu venduto dalla curia pontificia a un laico. Nel 1551, dopo un'altra ispezione delle autorità pontificie, la biblioteca del Monastero, ricca di pregiati manoscritti, fu dispersa (in parte assorbita dalla biblioteca Vaticana) e nel 1662, il complesso monastico fu abbandonato. Da terremoti e frane si salvò solo parte del Katholikòn (la chiesa principale), usato come stalla sin quasi alle soglie del terzo Millennio. Grazie a Dio, nel 1992, i ruderi del monastero sono stati affidati a monaci dell'Athos con il monaco Epirota Arvanita Padre kosmàs che, riestaurando gli edifici, hanno insieme fatto rivivere il monachesimo Ortodosso in Italia Meridionale. 𓋴𓈖𓃀𓏜𓎟

domenica 16 giugno 2024

SAN MERCURIO Abu-Saifain ⚔👑

 

San Mercurio nacque intorno al 225 d.C. in Cappadocia (Asia Minore Orientale). I suoi genitori erano convertiti al cristianesimo e lo chiamavano "Filopater" o "Philopatyr" (un nome greco che significa "Amante del Padre"). Lo hanno allevato in modo cristiano. Quando raggiunse l'età adulta (all'età di 17 anni), si arruolò nell'esercito romano ai tempi dell'imperatore Decio, il pagano.  Egli emanò un decreto secondo cui tutte le persone di tutti i ranghi, schiavi o liberi, avrebbero dovuto offrire sacrifici agli idoli romani, e coloro che avrebbero disobbedito al decreto sarebbero stati condannati a morte. Subito dopo l'editto scoppiò una guerra tra barbari e romani.

Il Signore diede a Filopatro la forza e il coraggio, e si guadagnò una grande reputazione tra i suoi superiori come spadaccino e buon tattico in molte battaglie. Lo chiamavano Mercurius e divenne molto vicino all'Imperatore.

 Quando i barbari insorsero contro la città, Decio uscì per combatterli, ma quando vide quanti erano, si spaventò. San Mercurio lo assicurò dicendo: "Non temere, perché Dio distruggerà i nostri nemici e ci porterà la vittoria". Quando lasciò l'Imperatore, gli apparve un angelo in forma di essere umano, vestito con abiti bianchi. L'angelo gli diede una spada dicendo: "Quando vinci i tuoi nemici, ricordati del Signore tuo Dio". (Ecco perché è chiamato "delle due spade", Abu-Saifain; una è la spada militare e l'altra è la spada del potere divino.)

 Quando l'imperatore Decio sconfisse i suoi nemici e Mercurio tornò vittorioso, a Mercurio fu conferito il titolo di "Comandante supremo di tutti gli eserciti romani" (nel 250 d.C., all'età di 25 anni), e l'angelo gli apparve e gli ricordò ciò che gli aveva detto prima, cioè di ricordarsi del Signore suo Dio.

 Decio, e i suoi soldati con lui, volevano offrire incenso ai loro idoli, ma San Mercurio rimase indietro. Quando informarono l'imperatore dell'accaduto, egli chiamò San Mercurio ed espresse il suo stupore per aver abbandonato la sua lealtà nei suoi confronti. L'imperatore lo rimproverò per essersi rifiutato di venire a offrire incenso agli idoli. Il santo gettò la cintura e l'abito militare davanti all'imperatore e gli disse: "Non adoro nessuno tranne il mio Signore e mio Dio Gesù Cristo". L'imperatore si arrabbiò e ordinò che fosse picchiato con fruste e bastoni. Fu per tre volte torturato ma per tre volte venne miracolosamente guarito da un angelo.

 Quando l'Imperatore vide come il popolo della città e i soldati erano attaccati a San Mercurio, temette che potessero ribellarsi. Perciò lo legò con ceppi di ferro e lo mandò a Cesarea, dove gli tagliarono la testa. Completò così il suo santo combattimento e ricevette la Corona della Vita nel Regno dei Cieli il 4 dicembre del 250 d.C.

 Dopo la fine della prima persecuzione, Dio volle rivelare il luogo della sepoltura del santo. Mercurio apparve a un povero della città e gli disse che era Mercurio il martire del Signore. "Il mio corpo è sepolto nei Giardini della Cappadocia, sotto la vecchia casa sulla strada per il palazzo reale. Il mio corpo appare bianco come la neve, perché Gesù era presente al momento del mio martirio", ha detto il santo.

 La mattina dopo, l'uomo andò a scavare sotto quella vecchia casa. Poi sentì l'odore del profumo e nello stesso tempo vide il corpo del santo. La notizia si diffuse rapidamente e molte persone accorsero per dare un'occhiata al corpo benedetto. Lo trasferirono nella Chiesa Ortodossa del villaggio finché non costruirono una nuova chiesa che portava il suo nome, e il corpo di Mercurio fu sepolto lì con rispetto e devozione.

 Alcuni anni dopo, il Catholicos armeno visitò l'Egitto e incontrò il patriarca egiziano. Quest'ultimo gli chiese se l'Egitto potesse avere parte delle reliquie di San Mercurio da collocare nella chiesa che porta il suo nome al Cairo Vecchio. Il 9 Baounah (16 giugno) parte del corpo benedetto veniva offerto all'Egitto.

 Oggi, le reliquie del santo sono conservate nella Chiesa Copta Ortodossa e nel convento a lui intitolato nel Vecchio Cairo, in Egitto.

 Il 25 Abib, la Chiesa Copta Ortodossa celebra anche la commemorazione della consacrazione della prima chiesa intitolata al grande San Mercurio Abu Saifain.

 Innumerevoli miracoli si sono verificati e continuano a verificarsi fino ad oggi attraverso l'intercessione di San Mercurio.

giovedì 13 giugno 2024

ASCESIONE DEL SIGNORE (Shestja; Ngjitja në Qiell)


Festeggiamo oggi l'Ascensione al cielo di nostro Signore Iyasus Krestos.

Il Signore Gesù trascorse quaranta giorni sulla terra dopo la risurrezione dai morti, apparendo ripetutamente in luoghi diversi agli apostoli, con i quali parlò, mangiò e bevve, continuando a proclamare la sua risurrezione. Il quarantesimo giorno dopo la Pasqua apparve di nuovo a Gerusalemme.

Dopo aver parlato di molte cose ai discepoli, diede loro l'incarico finale, cioè di andare a proclamare il suo nome a tutte le nazioni, cominciando da Gerusalemme. Inoltre ordinò loro di non partire immediatamente, ma di aspettare a Gerusalemme finché non avessero ricevuto la potenza dall'alto, quando lo Spirito Santo sarebbe disceso su di loro.

Dicendo queste parole, venne loro incontro sul monte degli Ulivi, alzò le mani, li benedisse e, dopo aver ripetuto le parole di benedizione del Padre, li lasciò ascendere al cielo.

Subito una nuvola di luce lo accolse, a testimonianza della sua grandezza. Seduto tra le nuvole come su un carro reale, ascese al cielo e dopo poco fu nascosto agli occhi degli apostoli, che continuarono a stare con gli occhi fissi su di Lui.

A questo punto apparvero due angeli in forma umana, vestiti di bianco, dicendo: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo stesso Gesù, che da voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo come lo avete visto andare in cielo» (At 1,11).

-Zoti u-shéstjua ner qiéjte qe t'i dergoje botes Ngushellimtarin.-
«Il Signore è asceso in cielo per mandare il Consolatore nel mondo.
I cieli prepararono il suo trono; gli Angeli si meravigliano vedendo un uomo più eccelso di loro. Il Padre accoglie Colui che eternamente tiene nel suo seno. Lo Spirito Santo dà questo ordine a tutti i suoi Angeli: "Sollevate le vostre porte, o principi ". Popoli tutti battete le mani, poichè il Signore è salito là dov'Egli era prima.»

Nella foto l'Icona dell'Ascessione, "Shestja" o "Ngjitja në Qiell" dipinta dallo studio dei fratelli iconografi albanesi Zografi per il monastero dei Santi Pietro e Paolo a Vithkuq. Questa scena è ricca di simbolismo e viene descritta nei Vangeli di Luca e Marco.

Nella parte superiore dell'icona appare una mandorla azzurra sorretta da due angeli. Al centro della mandorla appare Cristo seduto su un trono celeste e ai suoi piedi appaiono i cherubini.  Sotto Cristo, in posizione di mezzo profilo, appare Santa Maria tra i discepoli. Dietro di lei appaiono due angeli, che indicano Cristo con una mano.  Il tipo iconografico dell'icona coincide con il tipo del periodo paleologo.

Interessanti in questa scena sono i movimenti pronunciati e i gesti vivaci. Il Monte degli Ulivi in ​​cui si svolge l'evento si presenta con una vegetazione ricca e rigogliosa. La rappresentazione degli ulivi costituiva un elemento iconografico fondamentale, sottolineando questo simbolo di pace che segna la speranza di una nuova vita.

DEREK 🔯🔥
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ALLA LUCE DELLA TRASFIGURAZIONE


  Il defunto sacerdote, p.  Taddaos Gorgy ha ricordato questa storia… “Quando ero in Cattedrale, un amico è venuto da me e mi ha chiesto di vedere Sua Santità Papa Kyrillos perché sua moglie era molto malata.  Ero un nuovo prete che lavorava alla Cattedrale e volevo aggiungere più riverenza al modo in cui le persone venivano a incontrare il Papa, quindi ho programmato che tornasse tra una settimana.  Più tardi, quando il Papa mi ha visto, mi ha guardato profondamente e mi ha detto: “Figlio mio, l'uomo ti ha detto che sua moglie era malata e tu gli hai appuntamento tra una settimana?!  Chiamalo e fallo venire subito.  Digli che Sua Santità lo sta aspettando”. Ho provato a non essere d'accordo, ma Sua Santità ha insistito dicendo: “Subito!” Ho chiamato l'uomo ed è venuto subito con sua moglie.  Quando sono andato a dirlo al Papa, lui sapeva già che erano arrivati ​​e mi ha chiesto di portarglieli.  Sono entrato con loro e ho trovato papa Kyrillos seduto sulla sua sedia e con in mano la croce.  Quando l'uomo ha iniziato ad avvicinarsi a lui, è caduto con la faccia a terra.  Si alzò e fece altri due passi ma poi cadde di nuovo.  Questo è successo tre volte prima che finalmente raggiungesse il Papa.  Quando l'uomo stava per parlare a Sua Santità della malattia della moglie, il Papa ha detto: "Figlio mio, non dire niente". Dopo aver alzato la croce sulla testa della moglie e aver pregato, Sua Santità gli ha detto: "Questo è tutto.  Non è più malata». Infatti fu guarita sul posto.

 Quando ce ne stavamo andando, ho chiesto all'uomo perché prima fosse caduto tre volte.  Mi disse che aveva visto Papa Kyrillos seduto sulla sua sedia e i suoi occhi emettevano un meraviglioso splendore come il sole e il suo volto era illuminato da una luce fortissima.  Mentre si avvicinava a lui, la luce divenne sempre più luminosa e lo vide tre volte.  Mi ha detto: 'Chi può fissare il sole?  Ecco perché sono caduto.’ Possiamo vedere il potere dato dal nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo al Suo amato Papa Kyrillos.  Era l'ambasciatore del Signore e irradiava una luce celestiale.  Il defunto p.  Anche Agapios El Syriani mi ha detto che Papa Kyrillos gli era apparso in questo stesso modo di lampi di luce lampeggianti.

mercoledì 12 giugno 2024

IL TIPO DI PROGRESSO PER L'ETIOPA TRACCCIATO DAL RE DEI RE 👑🦁

 

"Non si può negare che in passato la vita dell'uomo fosse stata una vita di fatica e di stenti. È corretto dire, quindi, che la civiltà moderna e il progresso della scienza hanno notevolmente migliorato la vita dell'uomo e hanno portato conforto e agio sulla loro scia.

 Ma la civiltà può servire l'uomo sia per il bene che per il male. L'esperienza mostra che ha invariabilmente portato grandi dividendi a coloro che lo usano per buoni scopi mentre ha sempre recato danno e dannazione incalcolabili a coloro che lo usano per scopi malvagi.

 Rendere la nostra volontà obbediente alle buone influenze ed evitare il male, quindi, è mostrare la più grande saggezza. Per perseguire questo scopo bisogna essere guidati dalla religione. Il progresso senza religione è proprio come una vita circondata da pericoli sconosciuti e può essere paragonato a un corpo senz'anima.

 Tutte le invenzioni umane, dallo strumento più primitivo all'atomo moderno, possono aiutare molto l'uomo nei suoi sforzi pacifici. Ma se sono destinati a scopi malvagi, hanno la capacità di spazzare via la razza umana dalla superficie della terra.

 È solo quando la mente umana è guidata dalla religione e dalla moralità che l'uomo può acquisire la visione necessaria per porre tutte le sue ingegnose invenzioni e congegni a scopi veramente utili e benefici.

 Il progresso della scienza può dirsi dannoso per la religione solo in quanto è usata per scopi malvagi e non perché rivendica una priorità sulla religione nella sua rivelazione all'uomo.

 È importante che il progresso spirituale tenga il passo con il progresso materiale. Quando ciò si realizzerà, il cammino dell'uomo verso valori più elevati e durevoli mostrerà un progresso più marcato mentre il male in lui passa in secondo piano.

 Sapendo che il progresso materiale e spirituale è essenziale per l'uomo, dobbiamo lavorare incessantemente per l'uguale raggiungimento di entrambi. Solo allora potremo acquisire quella calma interiore assoluta così necessaria al nostro benessere.

 È solo quando un popolo trova un equilibrio equilibrato tra progresso scientifico e progresso spirituale e morale che si può dire che possiede una personalità del tutto perfetta e completa e non sbilenca.

 Il tipo di progresso che abbiamo tracciato per l'Etiopia si basa su questi principi fondamentali".

 (Haile Selassie, Re dei Re, Leone di Giuda, Luce del mondo, intervistato da The Voice of Ethiopia, 1948) 🌿👑🦁👑🌿

martedì 11 giugno 2024

SANTA KERKYRA E SAN CHRISTODOLO MARTIRE ETIOPE

 

La vita Santa Kerkyra e di San Christodoulos inizia con i 70 Discepoli. Come scritto nel Vangelo di Luca capitolo 10, Cristo mandò i 70 Discepoli come “agnelli in mezzo ai lupi” per diffondere il Vangelo della Giustizia nel mondo allora oscuro.

Tra i 70 c'erano i santi apostoli Giasone e Sosipatro.

Gli apostoli Giasone e Sosipatro predicarono il Vangelo in molti luoghi tra cui Corfù, un'isola nel Mar Ionio di fronte l'Albania meridionale. Mentre erano sull'isola costruirono una parrocchia dedicata a Santo Stefano Protomartire e battezzarono molti nella Chiesa Ortodossa. A causa della loro fama, furono presto scoperti dal governatore dell'isola, il re Kerkyllino. Il re era un devoto pagano e si indignò per l'evangelizzazione dei due discepoli. Li fece imprigionare. Durante la prigionia, incontrarono sette ladri: Satornius, Iakyscholus, Faustian, Jannuarius, Marsalius, Euphrasius e Mammius. I discepoli li convertirono a Cristo. Il re era furioso e, per la loro confessione di Cristo, i sette prigionieri furono condannati a morire martiri in un calderone di catrame fuso, cera e zolfo.

La guardia carceraria si ispirò al loro atto di martirio e si dichiarò cristiano. Per questo il re ne ordinò anche la morte. Gli tagliarono la mano sinistra, poi entrambi i piedi e infine la testa. Il re allora ordinò che i discepoli Giasone e Sosipatro fossero frustati e rinchiusi nuovamente in prigione.

Quando la figlia del re, la fanciulla Kerkyra, venne a sapere come avrebbero sofferto i martiri per Cristo, si dichiarò cristiana e donò tutte le sue ricchezze ai poveri. Il re infuriato tentò di persuadere sua figlia a rinunciare a Cristo, ma Santa Kerkyra rimase ferma sia contro le persuasioni che contro le minacce. Allora il padre infuriato escogitò una punizione terribile per sua figlia: diede ordine di collocarla in una cella separata e di portare nella sua cella il suo schiavo etiope, il ladro e assassino Murinus, affinché violentasse Santa Kerkyra, che ormai si era già promessa sposa di Cristo.

Murinus si avvicinò silenziosamente a Santa Kerkyra nella sua cella, ma mentre lo faceva, un orso arrivò miracolosamente e si avventò sul criminale. Santa Kerkyra udì il rumore e nel nome di Cristo scacciò la bestia, e poi con le sue preghiere guarì le ferite di Murinus. Dopo questo Santa Kerkyra lo catechizzava con la fede di Gesù Cristo, e Murinus si dichiarò cristiano, assumendo nel battesimo il nome Christodolo. Il re pazzo fece giustiziare San Christodolo, rendendolo così un martire per Cristo.

Dopo l'esecuzione di San Christodolo, il re ordinò che la prigione in cui era custodita Santa Kerkyra fosse bruciata. Ciò fu fatto, ma Santa Kerkyra rimase illesa. Quindi, per ordine del padre infuriato, fu sospesa a un albero, soffocata dal fumo amaro e giustiziata con le frecce, diventando una martire per Cristo. Dopo la sua morte, il re decise di giustiziare tutti i cristiani dell'isola di Corfù.

Molti convertiti vinti dai santi Giasone e Sosipatro furono bruciati, inclusi i martiri Zinon, Eusebio, Neonos e Vitalio. Gli altri abitanti di Corfù, in fuga dalla persecuzione, si trasferirono su un'isola vicina. Il re Kerkyllino salpò con un distaccamento di soldati, ma la sua flotta fu inghiottita dalle onde con lui. Il governatore che gli succedette diede ordine di gettare i discepoli Giasone e Sosipatro in un calderone di catrame bollente, ma quando li vide incolumi, con le lacrime gridò: "O Dio di Giasone e Sosipatro, abbi pietà di me!"

Liberati, i discepoli battezzarono il governatore e gli diedero il nome di Sebastiano. Con il suo aiuto i discepoli Giasone e Sosipatro costruirono diverse chiese sull'isola e, vivendovi fino alla vecchiaia, con la loro fervente predicazione accrebbero il gregge di Cristo.

Cosa impariamo da San Christodolo? Non è mai troppo tardi per pentirsi finché si è vivi. San Christodolo era un assassino e un ladro. È probabile che questi siano i motivi per cui fu tenuto schiavo, forse mentre scontava la pena per i suoi crimini. Era corrotto, al punto che andava a violentare qualcuno perché era diventato cristiano. Che abominio! La società normalmente escluderebbe queste persone, e per una buona ragione, ma tuttavia anche queste persone possono essere salvate. Per San Christodolo ci sono voluti un po' di dolore fisico e molta misericordia, ma si è convertito. Santa Kerkyra rimane un modello per la nostra vita. Qui abbiamo una donna che perdona l'uomo che stava per violentarla e addirittura lo riporta in piena salute. Il perdono a questo livello è inaudito nella società moderna, ma Santa Kerkyra dimostra che è qualcosa che gli esseri umani possono raggiungere. San Christodolo, vedendo questa misericordia, ha visto Cristo. Siamo tutti icone di Cristo, portando in noi l'immagine di Dio. Santa Kerkyra realizzò questo e San Christdolo poté vedere Cristo chiaramente come la luce del giorno. È con questo che si è convertito e ci mostra che Dio non ci ha ancora abbandonato e che possiamo essere salvati.

Santi martiri Kerkyra e Christodolo, pregate Dio per noi!

Grazie, Dio sia con voi.

martedì 4 giugno 2024

TARANTO ILLIRICA

 

₪₪卐₪₪ ILIRIA E MADHE ₪₪卍₪₪

"Alle origini della colonia di Taranto la cronologia tradizionale (in Eusebio) assegnava la data del 706 a. C.: in realtà il sorgere di Taranto deve piuttosto - come anche la sua posizione geografica insegna - farsi risalire ad età più antica, sicuramente alla prima metà del sec. VIII. Il territorio ov'essa sorse era certamente popolato da altre genti, e precisamente da Messapî, affini agli Iapigi, non però di provenienza cretese, come argomentarono i Greci, bensì, com'è noto, di origine illirica. Il nome della città, Taras, è quello stesso del fiume, l'odierno Tara, che, dopo breve corso, si getta nel golfo esterno, a poca distanza dal Mar Piccolo." (Enciclopedia Treccani)

Le più recenti analisi hanno portato alle seguenti conclusioni: due delle tre glosse messapiche conservateci trovano la loro immediata  corrispondenza nel moderno albanese; concordanze nel lessico e nella struttura grammaticale, identità di fenomeni fonetici nel trattamento di dittonghi, di temi, di casi e di consonanti, specialmente delle gutturalipalatali, stanno a provare la parentela tra l'albanese e il messapico. E se qualche discordanza esiste, più che con l'ipotesi di una differenza di dialetti, può spiegarsi con quella di un fenomeno o mutamento più recente. In definitiva il problema venne così riassunto: «La lingua dei Messapi e degli Iapigi ha congruenza piena, nei più importanti fenomeni fonetici, morfologici e lessicali, coll'albanese, così che il messapico ci rappresenta, per l'antichità dei suoi monumenti, l'antico illirico od uno degli antichi dialetti illirici, come l'albanese ci rappresenta la fase più recente dell'antico illirico o di uno degli antichi dialetti illirici».

Le antiche monete ritrovate a Taranto sono molto interessanti perché confermano l'origine illirica della zona. Nessun'altra serie di monete antiche offre un livello di stile così elevato e costante per un periodo di tempo così lungo, e la brillante varietà per cui le monete tarentine sono famose ne fanno una delle aree più desiderabili da collezionare in tutta la monetazione antica. Su queste monete, nella foto, vediamo il cavaliere a cavallo tipico delle tribù illiriche che esercita la sua abilità marziale, galoppa in avanti e si prepara a conficcare un giavellotto in un oggetto che lo spettatore non vede. Sul lato opposto porta uno scudo rotondo e due lance aggiuntive. Sotto il cavallo vi è scritto in l'alfabeto fenicio ΚΑΛ, parola albanese KAL che signofica Cavallo.

Antica Moneta di ΤΑΡΑΣ-Taranto, etimologia:
Albanse ΚΑΛ=KAL=CAVALLO
Greco CAVALLO=ALOGO/IPPOS

I Salentini praticavano il macabro costume di gettare un cavallo vivo nel fuoco, in onore di Giove-Menzana; e sappiamo come abbondante fosse nelle regioni pugliesi l'allevamento dei cavalli. Gli Illirî a loro volta erano conosciuti per inclinazione e costumi grandi allevatori di cavalli, e questo parve un dato etnologico di grande rilievo per la parentela tra gli Iapigo-Messapi e gl'Illirî. Certo non è da trascurare il fatto che, insieme col nome della Manduria tarantina, si trovasse nell'illirico l'etimo di Menzana, persistente nell'albanese ghego mas, da menz, manza illirico = stallone.

Un'interessante ricerca etimologica è stata condotta dagli studenti dell'istituto tecnico commerciale di Mesagne che attraverso uno studio storico sono arrivati alla conclusione che l'origine lessicale del nome della città di Mesagne derivi proprio da "Menzana" l'antica divinità messapo-illirica.

lunedì 3 giugno 2024

INGRESSO DELLA SACRA FAMIGLIA IN EGITTO

 

"Ecco, il Signore cavalca su una nube veloce,
 E verrà in Egitto;
 Gli idoli d'Egitto vacillano davanti a lui,
 E il cuore dell'Egitto si scioglierà in mezzo a esso"
  + Isaia il Profeta 19:1 +

 Oggi la Chiesa copta Ortodossa, la Chiesa Ortodossa d'Egitto, celebra l'ingresso della Sacra Famiglia in Egitto. La nostra signora e madre la Vergine Maria era quella nuvola veloce che portò il Signore in Egitto. Possa ognuno di noi oggi accogliere il Signore Cristo nei nostri cuori e nella nostra vita, e possa ogni idolo dentro di noi - l'idolo di sé, l'idolo della vanagloria, l'idolo dei piaceri del mondo, l'idolo delle concupiscenze degli occhi e tutti gli altri vacillare alla sua presenza, affinché possa essere l'unico e solo Dio che si trova in noi che serviamo e adoriamo.

Una storia del divino Cristo-bambino: Entrambi i grandi profeti, Isaia e Geremia, profetizzarono che il Signore sarebbe venuto in Egitto e che la Sua presenza avrebbe scosso i templi pagani e distrutto gli idoli. Isaia scrisse: Ecco, il Signore cavalca su una nuvola veloce ed entrerà in Egitto: e gli idoli d'Egitto barcolleranno al suo cospetto (Isaia 19,1, cfr Geremia 43,12-13). Quando i divini rifugiati giunsero nella città di Hermopolis (Il Cairo), si avvicinarono a un tempio pagano, e tutti gli idoli in quel tempio caddero improvvisamente e furono frantumati. San Palladio scrive di questo nella sua Storia Lausiaca: "Vi vedemmo il tempio pagano, nel quale tutti gli idoli scolpiti caddero a terra alla venuta del Salvatore". In un certo luogo chiamato Sirin c'erano 365 idoli. Quando la Vergine Santissima entrò in quel tempio con il Divin Bambino in braccio, tutti questi idoli caddero e furono frantumati. Tutti gli idoli in tutto l'Egitto caddero allo stesso modo. Il Santo Profeta Geremia, vivendo in Egitto in età avanzata, aveva profetizzato ai sacerdoti pagani d'Egitto che tutti gli idoli sarebbero caduti e tutte le immagini scolpite sarebbero state distrutte nel momento in cui una Vergine Madre con Bambino, nata in una mangiatoia, sarebbe venuta in Egitto. I sacerdoti pagani ricordavano bene questa profezia. In accordo con essa, hanno scolpito una rappresentazione di una Vergine mentre giaceva su un letto e, accanto a lei in una mangiatoia, il suo bambino avvolto in fasce; e veneravano questa rappresentazione. Il re Tolomeo chiese ai sacerdoti pagani cosa significasse questa rappresentazione, ed essi risposero che si trattava di un mistero, predetto da un profeta ai loro padri, e che attendevano il compimento di questo mistero. E, infatti, questo mistero si è compiuto e rivelato non solo in Egitto, ma anche nel mondo intero.

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