giovedì 18 febbraio 2021

È PASSATO UN ANNO

 


È passato pressoché un anno dal cominciamento di quella che si diceva essere un'emergenza temporanea e che ormai è chiaro a tutti (si fa per dire) che coincide con la "nuova normalità". Si tratta di una nuova abominevole e disumana normalità. Una nuova normalità incastonata su alcuni principi che vale la pena di richiamare telegraficamente anche a costo di apparire ridondanti: sorveglianza biopolitica totale sopra e sotto la pelle; distanziamento sociale come nuovo criterio ordinativo della società senza contatti, in cui l'altro è sempre considerato e trattato come un virus; ideologia medico-scientifica che spaccia per prevenzione norme politiche palesemente repressive come il divieto di assembramento e il coprifuoco; massacro spietato dei ceti medi e delle classi lavoratrici a colpi di lock down assassini; trattamento dell'intera popolazione come una massa di malati asintomatici che non possono esimersi dall'essere sottoposti alle cure imposte dal bio-potere. E poi dulcis in fundo quarantena a YoYo o a Rocchetto che dir si voglia, con incessante transito dalla prima ondata alla seconda ondata, dalla fase 1 alla fase 2, da misure pesanti a misure temporanee più leggere. Dovrebbe ormai essere chiaro a tutti che l'emergenza sanitaria è a tutti gli effetti un nuovo metodo di governo delle cose e delle persone; è una nuova razionalità politica schiettamente liberista e autoritaria che impiega l'emergenza come metodo di governo per rendere inevitabile l'inaccettabile. Chi si ostini a considerare la vicenda epidemiologica al di fuori della cornice politica, sociale ed economica dei rapporti di forza, interni al modo della produzione capitalistica, è destinato a non capire nulla e a subire tutto. Perdipiù, scioccamente credendo, che dietro alla compressione dei diritti, alla rimozione delle libertà e alla messa in congedo dei principi costituzionali, vi sia un benefico potere che così opera con il nobile obiettivo di salvare le vite. In questo caso si finisce per essere, come direbbe Antonio Gramsci, subalterni, oltre che dominati. Il subalterno è colui il quale non soltanto si trova in catene, ma è anche disposto con ebete euforia e con stolta letizia a ritenere che quelle catene o non esistano o siano peggio ancora a fin di bene.

📺🐑🐑🐑💉💉💉☠️☠️☠️

(@GiuseppeCapparelli)🔯🔥

https://t.me/DerekRasTafarI

 

Nessun commento: