sabato 5 aprile 2025

SAN PANAGIOTI NUOVO MARTIRE ARVANITA-ARBËRESH 👑🌿

 

Oggi 5 Aprile commemoriamo il Santo Nuovo Martire Arvanita-Arbëresh San Panagiotis. 

Il suo martirio a Gerusalemme per mano degli Ottomani fu raccontato dall'inglese Joseph Wolff, un eccentrico missionario per gli ebrei che predicò in tutto il mondo nel XIX secolo.

San Panagiotis era un Arvanita-Arbëresh Cristiano Ortodosso originario della Morea nel Peloponneso, e crebbe a Magnesia, in Asia Minore. Era il servitore di un nobile turco di nome Osman Effendi. Un giorno, Panagiotis giunse con il suo padrone a Gerusalemme e lo accompagnò quando andò a pregare nella moschea di Omar.

Poco dopo, Osman Effendi intraprese un viaggio verso Damasco e lasciò Panagiotis ad attendere il suo ritorno. In quel periodo, un gruppo di turchi fanatici si presentò al Pascià di Damasco, giunto a Gerusalemme per il pellegrinaggio annuale, e accusò Panagiotis di aver profanato la Moschea di Omar, entrandovi come infedele.

Quando Panagiotis fu interrogato dal Pascià su queste accuse, rispose che era entrato nella moschea con il suo padrone, che era suo dovere seguire. Il Pascià disse a Panagiotis che aveva una scelta; avrebbe potuto accettare l'Islam, altrimenti sarebbe stato condannato a morte.

A questa minaccia Panagiotis esclamò: "Cristo è risorto, che è il Figlio del Dio vivente. Non temo nulla." Il Pascià esortò il santo a rinunciare alla sua fede; "Dì che Dio è Dio e che Maometto è il Profeta di Dio, e io ti adotto come mio figlio." Panagiotis pronunciò la stessa risposta; "Cristo è risorto, non temo nulla."

I soldati condussero il santo fuori dal Castello di Davide e lo circondarono con le spade sguainate. Panagiotis continuò a glorificare il Salvatore, anche mentre i soldati lo spogliavano, gli spezzavano il polso e gli tagliavano le dita dell'altra mano.

Mentre i cristiani esortavano il Santo ad accettare l'Islam e a porre fine alle sue sofferenze, egli esclamò: "Cristo è risorto! Non temo nulla." Il carnefice sollevò i lunghi capelli fluenti del martire e lo colpì più volte con la spada per fargli perdere sangue, nella speranza che rinnegasse Cristo.

Ma san Panagiotis si fece il segno della croce e di nuovo esclamò:
"Gesù è il Figlio del Dio vivente". Ricevette infine la sua corona eterna mediante la decapitazione avvenuta in questo giorno 5 Aprile del 1820.

Eterna memoria ai nostri Santi Martiri Arvaniti-Arbëresh.

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venerdì 4 aprile 2025

LE AMAZZONI FRIGE ⚔

 

Nella mitologia antica le Amazoni erano donne guerriere considerate capaci di abilità e coraggio in guerra pari a qualsiasi altro guerriero. 

Tra le più famose vi erano le Amzzoni Frige e le Amazzoni Eptiopi strettamente connesse tra loro.

Gli autori antichi considerano i Frigi essere i Brigi, un'antica tribù pelasgo-albanese che dai territori montuosi dell'antico regno della Dardania, nell'odierna Albania centrale e alcune parti dell'Epiro e della Macedonia, emigrarono in Asia Minore molto tempo prima della guerra di Troia.

Erodoto stesso, collega i Brigi ai Frigi, affermando che secondo i Macedoni, i Brigi per uno scambio fonetico furono chiamati Frigi dopo essere migrati in Aria Minore, Anatolia, Turchia, un movimento che si pensa sia avvenuto prima del 1200 a.C.

I Frigi quindi erano una tribù pelasga illiro-albansese di dinastia Dardanica discendenti di Dardano, padre primo e fondatore della città Illirica di Troia, nato da Elettra figlia di Atlante re d'Etiopia.

Questo spiega anche perché il re etiope Memnone venne a Troia per difendere la città, infatti abbiamo esattamente le Amazzoni Frige discendenti del re Etiope Atlante in Asia Minore che combatterono al fianco dei Troiani e le loro antenate etiopi come conferma Diodro Siculo:

"Le Amazzoni però stavano anche da tutt’altra parte che in Asia, in una grande isola del lago Tritonide di nome Espera, presso gli Etiopi e l’Oceano, nelle vicinanze del massiccio dell’Atlante (DIOD. SIC. III 53 sqq.)."

Nelle rappresentazioni artistiche e letterarie, le Amazzoni Frige venivano raffigurate belle, forti, armate e pericolose, e sempre mentre indossano un berretto frigio, a simboleggiare la loro origine tribale, ancora oggi usato dalle tribù Çam Albanesi d'Epiro discendenti di Dardano. Le Amazzoni sapevano scagliare frecce e lanciare giavellotti, sapevano battersi e morire da vere eroine.

Come tra gli Etiopi, gli antichi popoli pelasgi albanesi-Arbëresh discendenti di Dardano, tra cui la società Illirica, quella Macedone e quella Epirota, chiamati "barbari" dai greci, non erano società patriarcali, ma in esse vigeva l'uguaglianza, infatti le donne avevano pari diritti con gli uomini, a differenza di quelle greco-romane.

Paradossalmente tra questi "barbari", lo status della donna dei popoli Illiro-Dardani era ben diversa da quello della donna greca, la quale anche quella d'élite trascorreva la vita in ambienti chiusi e doveva sottomettersi per tutta la vita all'indiscussa autorità dell'uomo e occuparsi esclusivamente delle questioni domestiche. Al contrario tra i popoli pelasgo-albanesi illiri, macedoni ed epiroti la situazione era molto diversa. Una nobildonna o un membro femminile di una famiglia reale svolgeva un ruolo religioso, sociale e, in alcune circostanze, politico molto più importante.

Non penso che per quel che riguarda l'antica Grecia si possa usare il termine civiltà. Nell'antica Grecia, la parte più importante dell'umanità, ovvero la donna, non era considerata affatto. Non so se lo sapete, ma nella "grande Atene" dell'età di Pericle, la donna poteva circolare in pubblico soltanto se era interamente coperta da un Burqa. Non ce le dicono queste cose, ci dicono che i greci erano all'avanguardia di tutto, persino nella scultura. Poi vengono scoperti i Gianti di Mont'e Prama e devono retro datare di 700 anni a favore della Sardegna i primi esempi di scultura a tuttondo di tutto il mediterraneo... Ma torniamo a noi...

Tra le Amazzoni più valorose vi è storia di Pentesilea e Achille.

Pentesilea, regina delle Amazzoni, condusse le sue guerriere al fianco dei troiani nella Guerra di Troia. Combattè con gran valore a dorso del suo cavallo, dono della moglie del dio del vento. La regina affrontò l’eroe Achille che la trafisse con una lancia. Quando egli vide il corpo della donna giacere senza vita, ne rimase così colpito da concedere ai troiani di onorarla con dei funerali degni di un eroe.

Sin dall’antichità la donna forte ha generato curiosità, ma anche paura, si è cercato di sminuirla, di farla soccombere, ma, come sempre accade, la donna resta forte, nell’immaginario e nella realtà, un’eroina. Non solo perché indossava armi e quindi incuteva timore, ma perché aveva il coraggio di affrontare a testa alta gli uomini, i guerrieri e anche gli eroi. Erano Amazzoni, e ancora oggi sono Amazzoni. Non hanno bisogno di portare con loro arco e frecce, le bastano il carvello e la forza d’animo. 

E che la stessa forza che avevano queste donne divise tra storia e leggenda, possa accompagnare tutte le donne ancora e per sempre.

mercoledì 26 marzo 2025

DIADEMA FRIGIO

 

Gli autori antichi considerano i Frigi essere i Brigi, un'antica tribù albanese che dai territori montuosi dell'odierna Albania centrale e alcune parti dell'Epiro e della Macedonia emigrarono in Asia Minore molto tempo prima della guerra di Troia.

Strabone, uno dei più grandi geografi dell'antichità colloca i Brigi nell'odierna nell'Albania centrale, vicino alla città di Durazzo: "Sopra Epidamno e Apollonia fino ai monti Cerauni, vivono i Bullioni, i Taulanti, i Partini, e i Brigi".

Erodoto, collega i Brigi ai Frigi, affermando che secondo i Macedoni, i Brigi per uno scambio fonetico furono chiamati Frigi dopo essere migrati in Anatolia, Turchia, un movimento che si pensa sia avvenuto tra il 1200 a.C.

Nel 1844, Herman Müller dopo lunghe ricerche affermò che il nome dei frigi è connesso alla stessa parola indo-europea della parola albanese BREG, che in base ai diversi dialetti albanesi può significare riva, costa, duna, collina e anche montagna, e nella forma plurale questa parola cambia da BREG a BRIGET o BRIGJET. In albanese il termine BRIGJET indica anche gli abitanti delle colline o delle montagne. Quindi il nome dei Brigi in Albanese sta ad indicare esattamente quell'antico popolo che proveniva dalle colline e dalle montagne dell'odierna Albania centrale che emigrarono in Anatolia.

📷 Nella foto un diadema con il dio frigio Atis e Cibele - bronzo dorato - 300 d.C. - Musei Statali di Berlino.

Cibele o Matar Kubileya, la dea madre per eccellenza, madre della montagna e della natura, era strettamente sempre associata al il dio Atis o Attis, nome che deriva palesemente dall'albanese ATI che significa padre, è un dio frigio padre della vegetazione rappresentato sempre sotto l'aspetto di un giovane e bellissimo pastore con in testa il cappello frigio, i cui strani culti misterici avevano luogo nel periodo dell'equinozio di primavera e culminavano con la rievocazione della sua morte e della successiva resurrezione (il 25 marzo).

sabato 15 marzo 2025

LA CORRITRICE DI PRIZREN, DARDANIA 🇦🇱

 

📷 Figura in bronzo dardana di 2500 anni fa raffigurante una ragazza illirica albanese che corre, che indossa un chitone monospalla che si abbina all'abito che Pausania dice fosse indossato dalle atlete che gareggiavano nei Giochi Erei.
Trovata a Prizren, Kosovo, antica Dardania.
Ora al British Museum.

La storia della partecipazione di personalità di spicco della Repubblica del Kosovo (DARDANIA) ai Giochi olimpici risale all'antichità.

L'amministrazione del British Museum di Londra, nel 1876 (con il numero 208), aveva registrato un importante oggetto archeologico chiamato “The Runner of Prizren” (“La Corritrice di Prizen”), scoperto e portato alla luce nella zona di Prizren, nell'odierno Kosovo, l'antica Dardania, cioè l'antico regno di Dardano che fondò la città di Troja. Inanzitutto abbiamo a che fare con un oggetto di grande valore della fine del VI secolo e dell'inizio del V secolo a.C., che aveva partecipato a uno dei Giochi olimpici dell'epoca. In secondo luogo, abbiamo a che fare con una figura di alto livello artistico ed estetico, che ha attirato l'attenzione di quasi tutti i noti studiosi di belle arti, così come di studiosi di campi archeologici, spirituali e simili, che hanno quasi la stessa opinione e apprezzamento. Quindi, secondo loro, la statuetta corre verso destra con il corpo rivolto in avanti guardando in basso a destra e tenendo l'abito in mano, indossa una gonna piegata che cade dal braccio destro, legata su entrambi i lati, e i capelli sono scalati parallelamente da dietro. Altre parti della gonna "xhubleta" (leggi Giubleta) sono mancanti. Sono anche molto visibili i suoi grandi occhi. La statuetta possiede movimento e vivacità in linea con la danza che sta eseguendo. La cura e la simmetria dei capelli in questa statuetta di Prizren risaltano. Tutte queste caratteristiche della statuetta la fanno risaltare da molte altre statuette dell'epoca. "La Corritrice di Prizren", come è chiamata al British Museum di Londra, ha un'altezza di 11,4 cm. Oggi, oltre al British Museum di Londra, “La Corritrice di Prizren”, che aveva partecipato come atleta dardana a una delle Olimpiadi del V secolo a.C., la troviamo molto stabile anche nell'”Encyclopedia of Global Archeology” (J. Drançolli; “Kosovo: Archaeological Heritage”, Springer, 2014, a cura di Claire Smith, p. 4310; J. Drançolli; “Kosovo: Archaeological Heritage”, Springer, 2020, a cura di Claire Smith, p. 6305), come patrimonio archeologico albanese dell'antica DARDANIA, rispettivamente della Repubblica del Kosovo.” 🇦🇱

sabato 8 marzo 2025

ALBIDONA ☀️

 

🌿 Albidona (Arbiduna, Auvidona o Lavrëdonë), così chiamata dai latini per indicarne il POPULI ALBENSES che la fondarono, è un paese del nod della Calabria che sorge nei pressi delle rovine dell'antica città Leutarnia, fondata dall'indovino Kalchas 🐴, esule della guerra di Troia.

📜 «Al di là di Vicesimo, e meno discosta dalla spiaggia seguiva la città di Leutarnia, mentovata da Licofrone, dal quale sappiamo che fu fondata o abitata da esuli trojani dopo la rovina della loro patria.»
(Nicola Coscia, Storia delle due Sicilie: dall'antichità più remota al 1789, 1847)
📜 «La razza degli Albanesi era mista, composta da Pelasgi, Arcadi ed Epei che erano venuti da Illo, e infine dai Troiani che giunsero in Italia dopo la caduta di Troia, guidati da Enea, figlio di Anchise e Afrodite... Tutte queste persone insieme furono chiamate Latini, dal nome di un uomo chiamato Latino che governava quelle regioni, avendo rimosso i nomi nazionali.»
(Dionigi di Alicarnasso, c. 60 a.C. Antiquitates Romanae, Libro II-II)

Quindi Albidona non fu fondata dai greci come si suol sempre manipolare la storia, ma dai Dardani i cui discendenti sono gli Albanesi-Arbëresh, perché la stessa città di Troja era una città fondata dai Dardani, gli antichi Albanesi dalla Dardania cioè l'odierno Kosovo... qiundi furono i Dardani esuli da Troja a fondare Albidona in Calabria e per questo chiamata così dai latini. All'epoca della guerra di Troia gli elleni ancora non esistevano, la guerra di Troia fu combattuta da tribù pelasgo-albanesi.

Durante la guerra di Troia, poco prima del duello finale tra Enea e Turno, c'è una conversazione tra gli dei pelasgi dove la dea Era (parola che dall'albanese signfica Vento) "regina del cielo" dice come i nomi Lazio e Albano debbano essere preservati mentre il nome di Troia dovrebbe scomparire.

Accadde che Enea fondò Alba Longa alle pendici del Monte Albano nel Lazio, a capo della confederazione dei popoli latini (populi albenses), da dove venne fondata Roma... Bruto di Troia e Albania-Epiri fondò Albany ora chiamata Scozia. Molti altri Troiani fondarono diversi luoghi con il nome Alban o Arban. Albania resta come nome per identificare l'antico popolo che dall'Alba dei tempi dalla Dardania illirica, da Dardano di Etiopica origine, fondò Troia e in seguito Enea fondò Roma.

📷 Foto: Dalle colline di Albidona, vista sui laghi di Sibari e il porto di Corigliano.

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sabato 15 febbraio 2025

ABBA SAMUELE DI WALDEBBA 👑

 

Samuele di Waldebba ( Ge'ez ሳሙኤል ዘሀገረ ወልድባ) era un santo etiope della Chiesa Ortodossa Tewahedo d'Etiopia della fine del XIV e dell'inizio del XV secolo. È considerato il fondatore del monastero di Waldebba nell'Etiopia settentrionale ed è uno dei santi più importanti dell'Etiopia.

Nacque ad Aksum, sua madre lasciò il marito per diventare suora e Samuel seguì il suo esempio rifiutandosi di sposarsi. Andò al monastero chiamato Däbrä Bänkʷal, dove divenne monaco. Dopo la morte del padre, divenne un monaco solitario, vivendo da solo nel deserto tra le bestie selvagge. Addomesticò i leoni e compì molti miracoli. Camminò nell'acqua senza che il suo libro si bagnasse e San Michele lo fece volare in aria per visitare Gerusalemme. Era un asceta estremo; per esempio, stava in piedi in una fossa pregando per mesi, indossando un sacco e non mangiando per quaranta giorni.

Quando il momento della sua dipartita si avvicinò, l'arcangelo Michele venne da lui, lo prese sulle sue ali e gli mostrò tutte le delizie della Gerusalemme celeste. E lo portò davanti al trono di Dio, e poi Abba Samuele ricevette da lui la promessa riguardante l'uomo che avrebbe invocato il suo nome o celebrato la sua commemorazione. Quando tornò a letto, raccontò ai suoi discepoli tutto ciò che aveva visto, e poi morì in pace all'età di 100 anni.

Il monastero di Waldebba è uno dei più antichi e famosi monasteri etiopi, dove i monaci si astengono completamente dal mangiare cibo per la vita ascetica.

Che le benedizioni, le preghiere e l'intercessione di Abba Samuele siano con tutti noi. 🙏🏾👑

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venerdì 14 febbraio 2025

LA LINGUA DEGLI ANTICHI MACEDONI 🦅

 


🌿 Secondo Plutarco, Alessandro Magno, dopo l'assassinio di Clito, chiamò le sue guardie del corpo "Macedoni" parlando loro nella lingua macedone.

Ciò significa che la lingua macedone era diversa dal greco (!!!).

 Ma che lingua era questa macedone?... Naturalmente non poteva trattarsi dello "slavo meridionale" di oggi, poiché gli slavi, come è noto, giunsero nella penisola del Mar Nero più di 900 anni dopo l'epoca di Alessandro.

 Diverse sono le opinioni di quanti si occupano della questione della lingua "macedone", e soprattutto di quanti confondono la scienza della linguistica con l'opportunità politica.

 In definitiva, considerando le diverse prospettive e i problemi di ciascuna parte, ci si può perdere nei "dettagli" e non arrivare da nessuna parte (!!!).

 La risposta a questa domanda, a nostro avviso, sta negli antichi toponimi della Macedonia (Aretousa, Argos, Vergi, Vergina, Veria, Thessaloniki, Christona, Pella, Serres, Fyska, ecc.), tutti interpretati in lingua albanese (Arvanita-Arbëresh), ma anche nel riferimento di Stravo alla somiglianza della lingua molossa della Tesprozia con i Macedoni, i quali, entrambi, chiamavano gli anziani e le donne, come vengono ancora chiamati dagli Arvaniti-Arbëresh (pjaka).

 Così, Alessandro, quando chiamò le sue guardie del corpo "macedoni", non fece altro che ciò che fece l'ammiraglio Pavlos Kountouriotis, il quale, per incoraggiare gli Hydra-Spetsioti di Thorik "Averov", poco prima della battaglia con la flotta turca, parlò loro nella "lingua del popolo", nella lingua in cui parlavano loro, cioè gli Hydraiti e gli Spetsioti... la lingua degli Arbens (Arbërisht) ARBANITIKA, Albanese (!!!).

 Quindi, non cercate la lingua dell'antico popolo macedone nelle "iscrizioni" trovate in questa zona, perché esse, scritte nella lingua dell'antico segretariato greco, hanno lo stesso valore delle insegne dei negozi nella moderna Atene, che sono scritte in... inglese, ma non cercateli neppure nelle "lezioni private" di Aristotele al giovane Alessandro, perché anche queste sono come le lezioni di "francese e pianoforte" che venivano impartite, fino a poco tempo fa, ai figli delle "buone famiglie".  

 Se tutto questo vi colpisce, allora dovete ammettere che sia gli Arvaniti di Hydra e Specta, che parlavano del "Pulitore di Helleniki", sia l'ammiraglio Koundouritis, che veniva chiamato "Paolo", erano connazionali (cioè albanesi Arvaniti-Arbëresh).

 Quindi, in conclusione Alessandro Magno parlava albanese con i suoi ufficiali. Lingua protoumana, primogenita, madre di altre lingue.

📷 Nella foto: Pezzo di tessuto che raffigura Alessandro Magno portato in Paradiso da due aquile. Il tessuto del X secolo si trova nel Mainfränkisches Museum di Würzburg. L'aquila 🦅 era l'uccello nazionale dei Macedoni e degli Epiroti, ed è ancora l'emblema nazionale dei loro discendenti, gli Albanesi 🇦🇱, non a caso chiamati Shqipe, cioè figli dell'aquila di Zeus.


venerdì 7 febbraio 2025

LA FETA 🧀🐑🐐

 

Sapevate che la "Feta" il famoso formaggio greco in realtà è un formaggio albanese? Dall'antichità era prodotto dai pastori albanesi dell'Epiro da cui essa proviene.

La Feta, in greco moderno: φέτα, in Albanese: Djathë i bardhë, è un formaggio tradizionale Epirota a pasta semidura ma friabile, bianchissimo e piuttosto salato, tradizionalmente ottenuto con latte di pecora e/o capra, caglio e acqua di salamoia.

Si tratta di un prodotto molto antico, risalente fino all'età pre-ellenica fatta risalire alle popolazioni pelasgo-albanesi d'Epiro. Viene citata anche da omero nell'Odissea, nel IX libro.

Prima del medioevo molti pastori albanesi di pecore e capre, dall'Epiro emigrarono nelle regioni del Peloponneso e dell'Attica unendosi ai già presenti antichi albanesi di quelle regioni. Molto prima e appena dopo la formazione del moderno stato greco la popolazione di quella regione era a maggioranza albanese e gli unici pastori di pecore e capre erano Albanesi, i quali possedevano la maggior parte delle aziende casearie di quella regione ed erano loro stessi a produrre sia la Feta che il formaggio turco Kaymak. Una volta che quella regione fu chiamata Grecia dalle potenze occidentali anche il formaggio prese il nome di formaggio greco nonostante fosse un prodotto puramente albanese.

📷 Nella foto: Resti del portico del serbatoio dell'Acquedotto di Adriano (Dexameni) ai piedi del colle Licabetto ad Atene. Azienda lattiero-casearia appartenente agli Albanesi (Arvaniti-Arbëresh). Una donna sta mungendo la sua capra per preparare la Feta e il Kaymak. Un uomo è venuto a cavallo per comprare i latticini. Un monaco del monastero Ortodosso Hagioi Asomatoi sta andando in città con il suo asino che trasporta olive e vino. Sullo sfondo il monte Hymettus e il monastero Ortodosso di Kaisariani. - Stuart James e Nicholas Revett 1794 -

sabato 1 febbraio 2025

DORICO: UNA FRODE STORICA? 🏛

 

Come un dialetto proto-albanese è stato appropriato come "greco".

Il dialetto dorico rimane uno dei grandi enigmi della linguistica antica. Con solo 30-40 parole note e una sorprendente somiglianza con i termini albanesi, sorge spontanea la domanda: perché questo dialetto è stato classificato come "greco"? Molte parole doriche sono completamente assenti nel greco moderno, eppure hanno forme e significati identici in albanese. Questa discrepanza non solo evidenzia una falsa rappresentazione storica, ma rivela anche un'appropriazione culturale deliberata.

1. Il numero limitato di parole note: una lacuna evidente

Il dialetto dorico sopravvive oggi solo in frammenti. Solo 30-40 parole sono state conservate attraverso iscrizioni, riferimenti letterari e reperti archeologici. Questo piccolo corpus non è sufficiente per fare classificazioni linguistiche definitive. Tuttavia, il dorico è stato etichettato come dialetto greco per secoli, una decisione guidata più dalla politica che dalla linguistica.

 2. La sorprendente somiglianza con l'albanese

Delle parole doriche note, almeno 25 hanno equivalenti diretti in albanese, mentre sono assenti o molto diverse nel greco moderno. Esempi includono:
• Bardh (bianco) – greco moderno: lefkos
• Mal (montagna) – greco moderno: vouno
• Guri (pietra) – greco moderno: petra
• Plis (tappo) – greco moderno: kalimavchi

Queste parole non sono solo lessicalmente identiche, ma hanno anche una continuità proto-balcanica (pelasgo-albanese), che le collega direttamente alle origini illiriche e albanesi.

3. Nessuna connessione con il greco ellenico

I termini dorici mostrano una somiglianza minima con i dialetti greci consolidati come lo ionico o l'attico. Invece, sembrano appartenere a una famiglia linguistica proto-balcanica strettamente legata agli illiri, gli epiroti, i macedoni e ai loro discendenti, gli albanesi. Non ci sono prove linguistiche che giustifichino la sua classificazione come greco.

4. Perché il dorico è stato classificato come "greco"

La classificazione del dorico come dialetto greco è più politica che linguistica:
• Narrazioni filelleniche: nel XIX secolo, i filelleni europei cercarono di idealizzare l'antica cultura greca e di ampliarne il significato. Tutto ciò che era culturalmente rilevante nelle regioni dell'Egeo e dei Balcani veniva etichettato come "greco" per rafforzare la legittimità dello stato greco moderno.

Soppressione dell'identità proto-balcanica (pelasgo-albanese): le radici illiriche, epirote, macedoni e cioè albanesi del dorico furono deliberatamente ignorate o sovrascritte per fabbricare un'identità greca unificata.

5. Un chiaro caso di frode

La classificazione del dorico come greco è priva di fondamento scientifico. I fatti sono innegabili:
• La maggior parte delle parole doriche note sono di origine proto-balcanica (plasgo-albanese).
• La maggior parte di questi termini è assente nel greco moderno ma sopravvive nell'albanese.
• Il dorico non condivide caratteristiche significative con altri dialetti greci come lo ionico o l'attico.

Anche uno scolaro riconoscerebbe l'assurdità di questa narrazione: come può un dialetto con parallelismi prevalentemente albanesi essere considerato "greco"?

6. Conclusione: un'eredità proto-albanese, non una lingua greca

Il dorico non è una lingua greca. Fa parte di un'eredità proto-balcanica profondamente legata agli Illiri e agli Albanesi. L'appropriazione politica e culturale di questo dialetto rivela come la storia sia stata manipolata per affermare un presunto predominio greco nella regione. È tempo di rivisitare queste narrazioni e riconoscere la vera identità del dorico e dei suoi parlanti. Solo così facendo possiamo onorare la storia e le persone che hanno plasmato questa eredità linguistica e culturale.

La connessione tra il nome dorico e l'albanese

L'etimologia del termine "dorico" getta ulteriore luce sulle sue radici proto-balcaniche (pelasgo-albanesi). Linguisticamente, il nome dorico si collega più strettamente alla parola albanese "dërru" (che significa legno o bosco) che alle derivazioni greche. Le prove linguistiche includono:

• Radice protoindoeuropea: la radice deru- (albero o legno o bosco) è fondamentale in varie lingue indoeuropee, principalmente l'albanese (dërru).
• Contesto geografico: i dori erano associati a regioni boscose e montuose, allineandosi più alle popolazioni proto-balcaniche che alle società di lingua greca.
• Derivazione greca forzata: alcuni linguisti greci hanno collegato il nome a doru o dori a come i Dori chiamavano l'asta della lancia, ma questa spiegazione è meno logica rispetto alla sua controparte albanese più semplice e naturale, perché la stessa parola "dor" non è una parola greca ma è proprio una parola puramente albanese che significa mano, ad indicare come e con cosa l'asta della lancia veneniva impugnata, "me dorin", con la mano, e lo stesso appiglio del manico di un'asta in albanese si chiama "doreza".

Una visione più chiara dell'inganno

Questa prova linguistica mina la narrazione storica che assimila i dori all'identità greca:
• Lingua dorica: un dialetto con caratteristiche proto-balcaniche e un vocabolario che pende fortemente verso l'albanese piuttosto che verso il greco.
• Identità dorica: l'etimologia del loro nome, radicata in termini naturali e geografici coerenti con l'eredità illirica e albanese.

 Analizzando sia i dati linguistici che quelli storici, diventa sempre più evidente che i Dori erano di origine proto-balcanica (pelasgo-albanese), non greca. L'etichetta di "greco" applicata a loro è un costrutto moderno nato da una falsa rappresentazione storica.

Di seguito alcuni estratti da due studi imporanti per rivelare alcune falsità storiche, di quando gli storici sono coerenti e non influenzati da moderni rimaneggiamenti:

📜 "Gli albanesi vivono in quella che oggi è chiamata Grecia interna fino al Peloponneso fin dall'invasione dorica del XII secolo a.C. I reperti archeologici hanno stabilito affinità tra i teschi delle montagne albanesi settentrionali e quelli trovati a Creta nello stesso periodo. Il che suggerisce abbastanza che Sparta sia stata fondata dagli antenati degli albanesi. Soprattutto perché il fondatore di Sparta era Illo. Un nome che gli albanesi usano ancora oggi nella forma di Yll, che significa stella. (The Dorian Invasion reviewed in the light of some New Evidence, The Antiquaries Journal, Cambridge University Press, Pagina 220, 08 gennaio 2012)

📜 "Disperdendosi gli Achei erano diventati pericolosamente deboli. Andando verso ogni sponda del Mediterraneo hanno lasciato dietro di loro molte lacune. A poco a poco gruppi della stessa razza [Pelasgo-albanesi], che parlavano un dialetto della stessa lingua [Antico Albanese], uscirono dall'Illiria e si fecero strada attraverso il Pindo, spingendosi sempre più verso sud. I Dori stavano entrando nella storia...

...Ciò che accadde al mondo miceneo dopo l'invasione del 1200 non può in alcun modo essere paragonato a ciò che era accaduto a Creta duecento anni prima. Gli Achei, adattati alla civiltà cretese, ne avevano preservato l'eredità, anche se l'avevano lasciata diminuire. I Dori, provenienti dalle terre selvagge dell'Albania, ne distrussero tutto ciò che ne restava." (The Aegean Civilization, dello storico francese Gustave Glotz, 17 febbraio 1862)

Insomma:

Logicamente, l'Illiria e quella che sarebbe l'attuale Albania è il fondamento della gloria dell'antica "Grecia" che non è mai stata una nazione ma un gruppo di tribù della stessa origine albanese... Le tribù Doriche non erano altro che gli antichi abitanti autoctoni della penisola balcanica (Pelasgi-albanesi). Lo stile dorico proveniva dall'"Albania" come afferma testualmente Glotz, gli Achei e i Dori erano tribù originari dell'Albania. L'invasione Dorico-illirica dell'anno 1200 aC, prese gli Achei, gli Ittiti, ecc., e si fermò in Egitto. Ramses diceva di loro: "Non c'è nessuno che li tenga".

I libri di storia delle scuole che identificano come "greci" i Dori, gli Joni (che tra l'altro sono parole albanesi) gli Achei, gli Epiroti, i Macedoni ecc vanno riscritti.

📷 Nella foto:
- Comparazione di parole doriche con l'albanese e il greco.
- Nel 1999 davanti al tempio dorico di Capo Sunio insieme al mio papà. Capo Sunio è un promontorio situato sulla punta meridionale dell'Attica in Grecia, a circa 69 km da Atene. La zona era fin dai tempi antichi densamente popolata da Albanesi (Arvaniti-Arbëresh).

sabato 25 gennaio 2025

SELENE 🌙

 

📷 Il busto romano in terracotta di Selene, la dea della luna, è un notevole manufatto che la ritrae incoronata da una luna crescente, un simbolo tradizionale del suo dominio lunare. Selene era venerata sia nella mitologia greca che in quella romana come personificazione della luna, associata alla calma, alla luce e alla natura ciclica del tempo.

Ma le sue origini risalgono a tempi molto più anteriori di quella dei Greci o dei Romani, la figura di Selene deriva dall'antica mitologia pelasgo-albanese.

Tra i primitivi pelasgo-albanesi questo personaggio, come tutti quelli che poi saranno fatti "dei", non era una figura umana ma semplicemente rappresentava un evento naturale, in questo caso rappresentva il ciclo naturale della luna, fu solo in seguito antropomorfizzata e corrotta dagli elleni e dai romani.

📜 "Molti nomi, anche nella mitologia greca, non sono di origine greca e altri sono stati grecizzati in modo imperfetto." (Arthur Evens, Scripta Minoa II, 1952, c.67)

📜 "Gli dei del paganesimo hanno tutti nomi derivati ​​​​da radici albanesi." (Girolamo De Rada)

Ed è proprio dalla lingua albanese che bisogna trovare la sua radice etimologica e non dal greco.

Il nome Selene deriva esattamente dall'albanese SILL HËNË o SIEL HENE o SIEL HËNEN che letteralmente significa [COLEI CHE] PORTA LA LUNA o [COLEI CHE] TRASPORTA LA LUNA.

Selene era la dea Titanica della luna. Era raffigurata come una donna che cavalcava un cavallo all'amazzone o guidava un carro trainato da una coppia di destrieri alati che, come suo fratello Elio, il dio del Sole (dall'albanese DIELI, cioè SOLE), che ogni giorno guidava il suo carro solare attraverso il cielo, anche Selene guidava un carro attraverso i cieli trasportando la luna lungo il corso della sua orbita. La sua sfera lunare o mezzaluna era una corona posta sulla sua testa. A volte si diceva che guidasse una coppia di buoi e la sua mezzaluna lunare era paragonata a un paio di corna di toro.

📜 "L'aria, prima non illuminata, risplende con la luce della sua corona dorata, e i suoi raggi brillano chiari, ogni volta che la luminosa Selene, avendo bagnato il suo bel corpo nelle acque dell'Oceano, e indossato la sua veste che brilla lontano, e aggiogato il suo cavallo dal collo forte e splendente, spinge i suoi cavalli dalla lunga criniera a tutta velocità, alla sera a metà mese: allora la sua grande orbita è piena e allora i suoi raggi brillano più luminosi man mano che aumenta. Quindi è un segno sicuro e un segno per gli uomini mortali." (Inno omerico a Selene)

📷 Questo busto nella foto, ospitato nell'Allard Pierson Museum di Amsterdam, riflette l'adattamento romano e greco di temi religiosi pelasgi-albanesi, combinando eleganza artistica con significato mitologico.

giovedì 16 gennaio 2025

HAILE SELASSIE AL PRESIDENTE DELL'INDIA 1965

 

📜 Discorso del Re dei Re Haile Selassie per il conferimento della laurea honoris causa al presidente dell'India Sarvepalli Radhakrishnan, 13 ottobre 1965.

🌿 "In occasione della visita di Vostra Eccellenza nel Nostro Paese, è per Noi un piacere speciale riceverLa in questa istituzione dedicata alla ricerca della conoscenza e della verità. È del tutto appropriato che Vostra Eccellenza sia al centro di questa occasione, poiché Vostra Eccellenza si è dedicata a questa causa fin dalla Sua giovinezza. Il Suo notevole conseguimento dell'augusto grado di Professore alla giovane età di ventotto anni, il Suo costante impegno nel perseguire la conoscenza e i numerosi libri che sono usciti dalla Sua penna, ne sono testimonianza.

Oggi più che mai l'uomo realizza il legame di unità che esiste all'interno della razza; si sforza di impiegare la conoscenza e la saggezza accumulate nel corso dei secoli. Sta impiegando la scienza e la tecnologia moderne; sta raccogliendo i benefici, per quanto limitati, dell'unità politica ed economica; e in tal senso, sta trascendendo le barriere secolari che hanno diviso la razza per così tanto tempo e si sta sforzando di riflettere sul benessere non solo di se stesso e del suo prossimo immediato, ma anche sul benessere di tutta la razza umana. Questo sforzo è in armonia con lo spirito dei mistici di epoche passate "...nelle tradizioni mistiche delle diverse religioni abbiamo una notevole unità di spirito. Qualunque religione possano professare, sono parenti spirituali. Mentre le diverse religioni nelle loro forme storiche ci legano a gruppi limitati e militano contro lo sviluppo della lealtà verso la comunità mondiale, i mistici hanno sempre sostenuto la fratellanza dell'umanità", così ci ha insegnato Vostra Eccellenza. E nello sforzo di realizzare questo insegnamento per perseguire la verità - per promuovere quei legami comuni alla razza umana - Vostra Eccellenza ha dedicato tutta la sua vita. Per liberare la razza umana dalla superstizione e dalla paura che hanno origine dall'ignoranza; per consentirgli di trascendere gli ostacoli apparenti di razza e religione; e per aiutarlo a riconoscere i legami di sangue dell'intera razza umana, Vostra Eccellenza ha lavorato. A questa generazione, così tormentata tra la conoscenza moderna e la fede antica, i suoi scrupolosi studi hanno indicato la via attraverso cui l'uomo può essere salvato dalla superstizione tradizionale e dallo scetticismo moderno. Se i pensieri di Platone e Socrate, le credenze del Cristianesimo e dell'Ebraismo non fossero in armonia con la filosofia indù; se lo Yoga e le sue varie fasi non fossero esposti al pensiero occidentale; se la religione e la filosofia occidentali non fossero state esposte alla filosofia e alla religione dell'Oriente attraverso lo sforzo persistente di Vostra Eccellenza, quanto più povero sarebbe stato il pensiero umano!

Nella storia della razza umana, quei periodi che in seguito sono apparsi grandiosi sono stati i periodi in cui gli uomini e le donne che ne facevano parte avevano trasceso le differenze che li dividevano e avevano riconosciuto nella loro appartenenza alla razza umana un legame comune. Lo sforzo costante di Vostra Eccellenza di sfidare questa generazione a trascendere le sue differenze, a riconoscere il suo legame comune e a lavorare verso un obiettivo comune ha senza dubbio reso questa epoca gravida di grandezza. È, quindi, in riconoscimento di queste fatiche che Noi, con ineguagliabile piacere, concediamo a Vostra Eccellenza il grado di Dottore in Lettere, honoris causa."

📷 Foto: Aeroporto internazionale Haile Selassie di Addis Abeba. Il Re dei Re Haile Selassie dà il benvenuto a Sua Eccellenza Dr Sarvepalli Radhakrishnan, Presidente dell'India.

mercoledì 15 gennaio 2025

ALBANIA TARANTINA

 

🌿 Gli storici usano il termine di "Albania Tarantina" per riferirsi ad un'area a sud di Taranto che apparteneva all'Albania Salentina nella storica provincia di Terra d'Otranto e nella quale si trovavano insediamenti di soldati e profughi albanesi durante l'occupazione ottomana dei Balcani nel Medioevo.

📷 Nella mappa: Ubicazione approssimativa dell'Albania Tarantina tra il 1470 e il 1540.

L'Albania Tarantina comprendeva 14 insediamenti:
Il primo insediamento albanese fu Faggiano prima del 1470. 
Nel 1514 famiglie albanesi provenienti da Fragagnano fondarono l'insediamento di Montisparani (oggi: Monteparano). 
Nel 1517 furono fondati Carosino e San Crispieri (oggi frazione di Faggiano) e nel 1518 Monteiasi. 
Nel 1519, il capitano Stratiote Lazzaro Mattes (o Lazaro Mathes) ricevette i “Casali” per i suoi servizi alla corona di Carlo V, re di Napoli (1504–1516). 
Roccaforzata, San Martino (estinto) e Belvedere (estinto) con il privilegio di farli insediare da suoi connazionali. 
Montemesola venne edificata intorno al 1520, seguita da San Giorgio nel 1524.
San Marzano (oggi: San Marzano di San Giuseppe) nel 1530 e Civitella nel 1540. 
Altri insediamenti furono Fragagnano e Mennano (già estinto nel 1578) con la Cappella Santa Maria della Camera.

Albanesi abitavano anche a Castellaneta, Martina Franca, Monacizzo, Mottola, Mutunato (oggi a circa 3 km da Avetrana) e Palagiano.

Gli albanesi portarono con sé dalla nativa Albania, nella loro nuova patria, non solo la lingua albanese, i loro usi e costumi, ma anche la loro religione Cristiana Ortodossa.

A causa delle persecuzioni dei Cattolici le comunità dell'Albania Tarantina furono costrette ad abbandonare l'Ortodossia convertendosi al cattolicesimo nei primi due secoli sotto la pressione dell'arcivescovo di Taranto, Lelio Brancaccio.

lunedì 13 gennaio 2025

INCENDI L.A. E RESET AGENDA 🔥📺 🐑🐑

 

È ormai chiaro per chi da anni segue le vicende mondiali con l'occhio aperto senza essere condizionato dai media di regime, che ciò che sta accadendo o è accaduto in tutto il mondo, tra guerre, finti firus, obbligo peraccinale mortale e falsi incendi, segue delle dinamiche dettate dal regime mondiale. Basta leggere i piani dell'AGENDA 2030 dove tutto è palesemente messo in bella vista.

Gli incendi di Los Angeles sono di preciso stati indotti con Armi ad Energia Diretta (DEW) esattamente come avvenne per gli incendi degli anni passati. Le dinamiche sono le stesse; in molte zone gli incendi hanno toccato in maniera chirurgica solo alcune abitazioni e fattorie ma non le zone delle piante appena intorno l'abitazione, e si trovano sparse vicino agli incendi diverse automobili liquefatte. Gli incendi quindi non sono dovuti a problemi sull'impianto elettrico, o a incendi di tipo boschivi o al caldo per il fantomatico cambiamento climatico, ma provocati con Armi ad Energia Diretta durante la notte.

Los Angeles è tra quelle città che entro il 2030 devono diventate "città green" ad alta densità popolativa. Come aveva dichiarato Soros qualche mese fa dicendo che Los Angeles entro il 2030 diventerà una città senza auto private a edifici plurifamiliari. Infatti le zone interessate dagli incendi appartengono a una categoria che da monofamiliare devono essere sostituite da grattacieli e abitazioni plurifamiliari così come è previsto nel programma dell'Agenda 2030 per Los Angeles.

venerdì 10 gennaio 2025

LA STRAGE DEGLI INNOCENTI 👑

 

🌿 11 gennaio, Commemorazione dei bambini uccisi a Betlemme per ordine del re Erode.

In questo giorno, nel secondo anno dell'avvento di Cristo, i bambini di Betlemme furono martirizzati.

Secondo la tradizione Ortodossa Tewahedo d'Etiopia i magi dall'oriente, seguendo la stella, arrivarono in Giudea due anni dopo la nascita di nostro Signore, prostrandosi a lui e consegnadoli i doni esattamente il 7 gennaio di due anni dopo la sua nascita, nel suo secondo compleanno.

Arrivati a Gerusalemme il re Erode chiamò segretamente i Magi e si fece dire da loro da quanto tempo era apparsa la stella. Li mandò così a Betlemme dicendo loro: "Andate e cercate attentamente il bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, affinché anch'io venga ad adorarlo". Quando i magi furono entrati nella casa, videro il Bambino con Maryam, sua madre, e si prostrarono e lo adorarono. Quando ebbero aperto i loro tesori, gli offrirono dei doni: oro, incenso e mirra. Quando stavano per tornare da Erode, l'angelo del Signore li avvertì in sogno di non tornare da Erode e di partire per il loro paese per un'altra via. Quando se ne furono andati, l'angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe dicendo:

"Alzati, prendi il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avrò portato la notizia, perché Erode cercherà il bambino per ucciderlo".

Giuseppe si alzò, prese il bambino e sua madre di notte e partì per l'Egitto, e vi rimase fino alla morte di Erode, affinché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta, dicendo:

"Fuori d'Egitto ho chiamato mio figlio". (Matteo 2:7-15) e (Osea 11:1)

Allora Erode, quando si vide ingannato dai magi, si adirò molto; e mandò a uccidere tutti i bambini maschi che erano a Betlemme e in tutti i suoi distretti da due anni in giù, secondo il tempo determinato dai magi. L'intenzione di Erode era quella di uccidere il Bambino Gesù per paura che diventasse re al posto suo. Si diceva che Erode avesse progettato di raggiungere il suo obiettivo malvagio, inviando degli inviati a Betlemme e in tutti i suoi distretti dicendo: "Per ordine di Cesare tutti i bambini di due anni e meno dovevano essere contati". Raccolsero 144.000 bambini dalle mani delle loro madri. Erode pensava che Gesù fosse tra loro. Allora il re Erode mandò un comandante con mille soldati, che in un giorno massacrarono tutti quei bambini su una delle montagne. Allora si adempì ciò che era stato detto dal profeta Geremia dicendo:

"Si udì una voce in Rama, lamento, pianto e un grande lutto. Rachele piange i suoi figli, rifiutando di essere consolata, perché non sono più". (Geremia 31:15-16)

Perché Betlemme è imparentata con Rachele, e i bambini furono uccisi vicino alla sua tomba, che si trova vicino a Betlemme (Genesi 48:7).

San Giovanni Evangelista disse nell'Apocalisse di aver visto sotto l'altare le anime di quei bambini che erano stati uccisi per la parola di Dio e per la testimonianza che avevano tenuto. E gridarono a gran voce dicendo:

"Fino a quando, o Signore, santo e veritiero, non giudicherai e vendicherai il nostro sangue su coloro che abitano sulla terra?"

A ciascuno di loro fu data una veste bianca; e fu detto loro che avrebbero riposato ancora un po', finché fosse completato il numero dei loro conservi e dei loro fratelli, che sarebbero stati uccisi come loro". (Apocalisse 6:9-11)

San Giovanni disse anche che il nuovo cantico che cantavano le quattro creature viventi e gli anziani, nessuno poteva imparare se non i 144.000 che erano stati redenti dalla terra, che non erano contaminati con donne perché erano vergini. Essi seguono il Signore (l'Agnello) ovunque vada, e Lui asciuga ogni lacrima dai loro occhi. (Apocalisse 14:3-4)

Beati loro, e benedetti i grembi che li hanno portati. Possa la loro intercessione essere con noi e Gloria al nostro Signore, ora e per sempre. Amìn.

giovedì 9 gennaio 2025

SANTO STEFANO 👑

 

Auguri a tutti i STEFANO 💚💛❤

La Chiesa Ortodossa Etiopica Tewahedo venera la memoria di uno dei primi diaconi e il primo martire cristiano in questo primo giorno di Tir, essendo il 9 gennaio del calendario occidentale, essendo Santo Stefano.

Negli Atti degli Apostoli il nome di santo Stefano ricorre per la prima volta in occasione della nomina dei primi diaconi (At 6,5). Sette uomini furono scelti e appositamente ordinati dai Santi Apostoli per prendersi cura del sollievo temporale dei membri più poveri della comunità cristiana.  Di questi sette, Stefano è il primo menzionato e il più conosciuto.

Nella foto, il Re dei Re Haile Selassie a Roma presso la Chiesa di Santo Stefano degli Abissini. (23 dicembre 1973)

 "...essendogli stato detto che la Chiesa di Santo Stefano era lì vicino, disse che voleva vederla.  Anche se era già anziano e aveva le gambe deboli, rifiutò il trasporto in automobile e fece il tragitto dal Collegio (Pontificio Collegio Etiope in Vaticano) alla Chiesa a piedi, proprio come un pellegrino.  Entrando in chiesa, si inchinò profondamente e, stando in piedi come aveva fatto nella Cappella del Collegio, recitò alcune preghiere a bassa voce.  Ha espresso grande soddisfazione per aver potuto visitare un luogo sacro dove i monaci dell'Etiopia celebravano il loro culto religioso..."

sabato 4 gennaio 2025

VENERE AFRODITE 🌠

 

📷 L'incontro tra Venere e la Luna! 🌙⭐
Ieri sera i due corpi celesti sono stati visti molto vicini nel cielo dopo il tramonto, offrendo uno spettacolo meraviglioso visibile ad occhio nudo.
Stasera la Luna incontrerà Saturno. 🪐

🌿 Venere era il nome dato a questo pianeta dai romani mentre tra gli elleni era conosciuto come Afrodite. Entrambi questi popoli ne fecero una "dea".

L'origine etimologica dei due nomi del pianeta deriva precisamente dal linguaggio pelasgo-albanese, da quei divini pelasgi, primitivi astronomi e popolazione più antica d'Europa, i cui due rami maggiori in seguito formarono la popolazione ellenica nei Balcani e la popolazione romana in Italia.

Tra i primitivi pelasgo-albanesi questo personaggio, come tutti quelli che poi saranno fatti "dei", non era una figura umana ma semplicemente rappresentava un evento naturale, in questo caso astronomico, che in seguito venne corrotta e antropomorfizzata dagli elleni e dai romani tanto da farla diventare una dea.

Il termine Afrodite è ora ampiamente accettato come avente un'origine etimologica non greca ma più antica, essa infatti deriva esattamente dall'albanese AFËR DITA o AFRON DITËN che letteralmente significa "vicino al giorno" o "Il giorno si avvicina", ed è appunto il pianeta-stella che preannuncia la venuta del giorno (ma anche della sera)!

Venere infatti è chiamata "Stella del mattino" o "Lucifero" dai latini poiché si manifesta poco prima dell'alba, e quindi è il pianeta-stella più vicino al giorno, ma a volte preannuncia anche il tramonto.

Anche la stessa parola latina Venere deriva prerfettamente dall'albanese VËN RE, che letteralmente significa "si nota", ed è infatti quel pianeta che tanto brilla che si vede ad occhio nudo, che lo si nota subito ad occhio nudo e preannuncia il mattino!

La lingua albanese ha mantenuto perfettamente la radice del significato del nome di questo pianeta e divinità pre-ellenica e pre-romana, il che significa che esisteva già da prima dei greci e dei romani in quelle popolazioni primitive da cui direttamente discendono gli odierni Albanesi e Arbëresh.

DEREK 🔯🔥
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giovedì 2 gennaio 2025

SAN TEKLE HAYMANOT 👑

 

🌿 Oggi commemoriamo la data di nascita di San Tekle Haimanot. Il grande Santo etiope della Chiesa Ortodossa Tewahedo d'Etiopia. Le sue preghiere siano con noi. Gloria a Dio per sempre.

Era figlio di un Sacerdote Ortodosso Etiopico che si chiamava Tsega Ze-Ab ("Dono di Dio Padre") e di una donna ricca e giusta che si chiamava Egzi'e Haraya ("Scelta di Dio"), anche conosciuta come Sarah. Entrambi amavano l'Arcangelo Michele e gli erano molto devoti.

Insieme, celebravano sempre la festa dell'arcangelo il dodicesimo di ogni mese. Dopo molti anni di preghiere e suppliche, un figlio, "Feseha Tzyon" (La gioia di Sion) nacque in questa famiglia, perché la madre di San Takla era sterile fino alla sua nascita.

Le notizie dell'Arcangelo Michele si adempirono quando disse a Tsega Ze-Ab, il padre di Feseha Tzyon, "Sarai il padre di un bambino che sarà un apostolo in Etiopia". I suoi genitori furono felicissimi della sua nascita e festeggiarono organizzando una festa invitando i poveri. Tre giorni dopo la sua nascita, lo Spirito Santo discese su Fesha Tzyon e il neonato aprì la bocca e disse: "Uno è il Padre Santo. Uno è il Figlio Santo. Uno è lo Spirito Santo".

Fin dall'infanzia, Feseha Tzyon compì molti miracoli. Uno di questi famosi miracoli avvenne all'età di diciotto mesi. Una carestia si era diffusa in tutta la terra della sua famiglia. Come risultato della carestia, Tsega Ze-Ab e sua moglie non avevano nulla per celebrare la festa del loro amato Arcangelo Michele.

Un giorno, mentre Fesha Tzyon veniva allattato, indicò il cesto della farina, che era completamente vuoto. La sua devota madre glielo portò e immediatamente quando toccò il cesto si riempì di farina. Un cesto dopo l'altro fu messo davanti a lui finché dodici traboccarono di farina. Poi decise di portargli il barattolo dell'olio. Fesha Zion mise la mano dentro il barattolo e fece il segno della croce. L'olio iniziò a riempire il barattolo. Da questo barattolo la madre versò l'olio in altri barattoli finché non ce ne fu abbastanza per la loro agape mensile per i bisognosi in onore dell'Arcangelo Michele.

 Quando aveva quindici anni, il suo reverente padre lo portò dal vescovo di Amhara, il vescovo Kyrillos, che ebbe una visione da Dio per ordinare Feseha Tzyon diacono. Come diacono continuò a compiere miracoli e iniziò a guarire i malati. Molti confessarono che era un dio, ma lui disse loro che solo l'Unico Vero Dio è degno di onore, lode e adorazione.

Un giorno, mentre era a caccia con gli amici, l'Arcangelo Michele apparve al diacono Feseha Tzyon e gli disse di dedicare il resto della sua vita a salvare le anime delle persone. L'Arcangelo gli disse inoltre che Dio gli avrebbe conferito la capacità di curare molte malattie, resuscitare i morti e scacciare gli spiriti maligni nel Suo Santo Nome. Fu allora che l'Arcangelo Michele cambiò il suo nome in Takla Haymanot, che significa "Pianta del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo".

San Takla tornò a casa e distribuì tutto il suo denaro tra i poveri. Poco dopo, il vescovo Cirillo lo ordinò sacerdote di Shewa (Shoa). San Takla concentrò la sua attenzione sul benessere spirituale di coloro che lo circondavano. Predicò il Santo Vangelo del pentimento e del perdono dei peccati. Guarì continuamente i malati e compì molti miracoli. Come risultato della santità di quest'uomo, molti si convertirono al cristianesimo.

Scacciò gli spiriti maligni, scacciò i demoni, convertì i re. San Takla ricevette molti doni dal Signore. Resuscitò i morti e poteva predire gli eventi e dire silenziosamente vere profezie. Lavorò tra i compiti più difficili nei monasteri in cui dimorò con gratitudine. Sfuggì a ogni lode. Condusse continuamente una vita di devozione: digiunando, pregando, cantando e inginocchiandosi davanti al Signore Gesù Cristo.

Tekle Haymanot è spesso rappresentato come un anziano con sei ali sulla schiena in piedi su una gamba con l'altra gamba staccata.

Una delle storie più famose legate a questo santo è quella della sua dimora nel monastero di Abba Aragawi in cima a una montagna molto alta e ripida. Dopo aver vissuto per un po' di tempo in questo remoto monastero, un angelo del Signore apparve a San Takla e gli disse di scendere alla base della montagna e di dimorare in una grotta che si trovava lì. Salutò l'abate del monastero e i monaci, chiedendo loro preghiere e iniziò la sua discesa dalla cima dell'imponente montagna. Come era consuetudine, i monaci legarono il santo con una corda per aiutarlo nella discesa dalla cima della montagna. La corda si spezzò all'improvviso e i monaci temettero il peggio. Immediatamente e miracolosamente, sei ali apparvero dal santo e lo portarono in volo sano e salvo alla base della montagna. Da quel giorno Teklahaimanot volò avanti e indietro a Gerusalemme sopra le nuvole come un aeroplano.

Egli passò l’ultima parte della sua vita mortificando il corpo, visse in una cella larga solo il necessario per ospitarlo in posizione eretta. Sulle pareti della cella erano posizionati due pioli che non gli consentivano né di appoggiarsi né di sedersi.

Vissuto per venti anni in queste estreme condizioni perse l’uso di una gamba ma egli continuò a stare su una sola gamba per altri sette anni.

Negli anni '50 del Novecento, il Re dei Re Haile Selassie costruì una nuova chiesa nel monastero di Debre Libanos sul sito della tomba del Santo. Rimane un luogo di pellegrinaggio e un luogo privilegiato per la sepoltura di molte persone in tutta l'Etiopia.

"Quando due anni fa abbiamo posto in questo monastero di San Tekle Haimanot la pietra angolare di questa chiesa, avevamo espresso la speranza che sarebbe stata volontà di Dio consentirci di assistere alla sua esecuzione. Così l'Onnipotente che può realizzare ogni cosa e concedere tutto ciò che Gli viene chiesto ci ha consentito di vedere il completamento dell'opera. Come possiamo rendere la nostra gratitudine a Dio se non ringraziandolo?

È autentico che il santo etiope Tekle Haimanot fosse il discepolo di Cristo che, osservando l'osservazione di San Paolo, "chi ci separerà dall'amore di Cristo? afflizione o angoscia o persecuzione o fame o nudità ..... ?", ha adempiuto ai suoi doveri divini, ha fatto e reso diversi sacrifici e servizi. Molti sono i monasteri che devono la loro esistenza a lui, e innumerevoli sono quelli che sono stati istruiti dai suoi discepoli. A causa dei servizi resi da lui e da persone sante come lui in un momento in cui l'Etiopia era gravemente minacciata da un'invasione pagana e islamica, questo paese è diventato noto come un'isola del cristianesimo.

Approfittando di questa occasione, vorremmo consigliare ai vescovi e agli educatori della chiesa etiopica di seguire l'esempio di San Tekle Haimanot, dedicarsi a questo grande ideale e non risparmiare alcuno sforzo nel lavorare e far lavorare gli altri per la propagazione della fede cristiana. Un fratello non può essere di servizio più prezioso per il suo fratello che in questo.

Anche noi abbiamo pregato Dio di permetterci di costruire questa chiesa secondo linee moderne. Ringraziamo veramente l'Onnipotente per aver ascoltato la nostra preghiera e aver realizzato il nostro sogno.

Ringraziamo sinceramente il consiglio al quale, sotto il nostro padre spirituale Sua Santità Abuna Basilios e il nostro amato figlio, il principe ereditario Merid Azmatch Asfaw Wossen, in qualità di presidente, abbiamo affidato il compito di supervisionare ed eseguire il lavoro, e che di conseguenza ha svolto il suo compito con successo. Lasciamo inoltre la responsabilità di assicurare il futuro mantenimento e la conservazione della Chiesa al presidente e ai membri del consiglio.

Preghiamo che l'Onnipotente conceda la sua benedizione e la grazia divina a tutti coloro che sono riuniti in questo monastero nel nome del Santo." (Haile Selassie, Re dei Re, Luce del mondo, Dedicazione della chiesa di Debre Libanos 18 novembre 1962) 🌿👑🦁🌿