giovedì 26 giugno 2025

IMPARATE LA STORIA


"Ringrazio le istituzioni italiane per aver integrato e non assimilato gli Arbëresh."
(Bajram Begaj, presidente della Repubblica d'Albania, 26 giugno 2025)

Mentre in Italia gli Arbëresh, o albanesi d'Italia, furono integrati nel territorio italiano, gli Arvaniti, gli Albanesi del moderno falso stato greco, furono perseguitati e forzati a dimenticare le loro radici e la loro lingua e assimilati a uno stato fittizio dove paradossalmente inizialmente non si parlava nemmeno greco.

Nel 1916 nel moderno stato della Grecia voluto dagli inglesi ancora si parlava Albanese, e con tutti i mezzi si cercava di cancellare questa lingua e la loro identità.

📷 Nella foto, Tema: Popullsia Arvanite në Greqinë Arvanite, documento n. 126
"ALBANIA - L'ascesa di un regno" di J. Swire - 1971 
ALBANIA PRIMA DEL TRATTATO DI BERLINO
"I capifamiglia [Arvanite-Albanesi] forniscono i migliori soldati dell'esercito greco e anche ottimi marinai" (E.B. 12: 430).
In un articolo del mensile greco Parnassos (febbraio 1916: C.C. 206), si afferma che "la maggior parte dei nostri soldati parla tra loro in lingua albanese, un'abitudine molto deplorevole. È opportuno che questa abitudine venga eliminata con tutti i mezzi necessari e vigorosi". Il principe Lichnowsky scrisse: "lo stesso cosiddetto abito nazionale greco è di origine albanese".

Furono quindi anche gli stranieri, soprattutto i britannici, a unirsi agli ellenici nello sterminio della lingua Albanese nel moderno stato greco. Perché la lingua è la nazione. Se hai perso la tua lingua, hai perso identità e nazionalità.

E ci sono ancora dei tizi 🤡 filogreci tra gli Arbëresh che cercano di distorcere la storia negando e nascondendo come il moderno stato greco abbia agito per eliminare l'identità e la lingua Albanese.

Questi tizi "copia incolla" che hanno dimenticato la loro lingua e le loro radici e la loro storia cercano di collegare gli Arbëresh con la Grecia moderna per ingraziarsi dei fascistelli greci uniati pseudo ortodossi nascondendo il fatto che la Grecia moderna ha perseguitato i nostri fratelli Arvaniti e li ha costretti a dimenticare la loro lingua e indentità.

Il loro obiettivo é ancora volto all'assimilazione e alla distruzione della lingua Arbëresh. Attenti agli ignoranti lupi rapaci.

Per saperne di più leggi anche:
MOJ E BUKURA MORE ⬇️
https://giuseppecapparelli85.blogspot.com/2025/06/moj-e-bukura-more.html

A quei pseudo Arbëresh filogreci che, per la visita di oggi del presidente della repubblica d'Albania nei paesi Arbëresh, sui social scrivono queste stupide domande chiedendo "Che cosa c'entrano gli Arbëresh col presidente dell'Albania?", rispondo: "Perché chi dovrebbe venire a visitare i paesi Arbëresh? Il presidente della Grecia o quello della Serbia? Due nazioni che hanno perseguitato gli Albanesi e cancellato la loro lingua e che tutt'ora ancora cercano di assimilarli? Imparate la storia"

📷 Nella foto in basso: Soldati Albanesi-Arvaniti-Arbëresh Ortodossi in abito tradizionale militare albanese, a Meteora, nel moderno stato della Grecia, nel 1930.


DEREK 🔯🔥

lunedì 23 giugno 2025

MOJ E BUKURA MORE 🇦🇱

 

🌿 Noi Arbëresh cantiamo "Moj e bukura More" perché molti di noi provenivano dalla Morea... Sì, perché la Morea, l'odierno Peloponneso, era una regione Albanese abitata da Albanesi fin dall'antichità.

Per esempio storicamente, la città di Sparta, nel Peloponneso, fu fondata dai Dori nel X secolo a.C., un popolo albanese che proveniva dalla Dardania. E gli stessi Micenei, conquistati dai Dori, erano una popolazione albanese anch'essi discendenti della Dardania.

📜 "Gli albanesi vivono in quella che oggi è chiamata Grecia interna fino al Peloponneso fin dall'invasione dorica del XII secolo a.C. I reperti archeologici hanno stabilito affinità tra i teschi delle montagne albanesi settentrionali e quelli trovati a Creta nello stesso periodo. Il che suggerisce abbastanza che Sparta sia stata fondata dagli antenati degli albanesi. Soprattutto perché il fondatore di Sparta era Illo. Un nome che gli albanesi usano ancora oggi nella forma di Yll, che significa stella." (The Dorian Invasion reviewed in the light of some New Evidence, The Antiquaries Journal, Cambridge University Press, Pagina 220, 08 gennaio 2012)

Più recentemente il Sig. Liakopoulos, studiando i registri catastali ottomani, ha scoperto che all'inizio del loro dominio (ca. 1460-1463), il Peloponneso, che un tempo si chiamava Pelasgia dai suoi abitanti pelasgo-albanesi, pullulava di albanesi a tal punto che per lui non erano emigrati da poco ma risiedevano in quella regione dall'inizio dei tempi. Secondo il suo studio, nel Peloponneso gli albanesi avevano un rapporto di 4 a 1 rispetto ai "greci"; riferendosi a "greci" verso coloro che parlavano una lingua grecanica derivante in sé da un substrato albanese.

Inoltre 500 anni fa, a causa del dominio ottomano, nel regno di Napoli emigrarono solo Albanesi-Arbëresh provenienti da queste regioni, perché? Perché di "greci" non c'è n'erano e la Grecia come stato a quei tempi non esisteva affatto.

La maggioranza greca nel moderno stato greco e la minoranza greca in Albania meridionale è stata inventata a tavolino.

La stessa Atene non era altro che un villaggio Albanese: 

📰 Dall'Empire Newspaper (Sydney, Australia) 5 Maggio 1863 leggiamo:
"Atene era solo un villaggio albanese. Quasi tutta la popolazione dell'Attica è considerata ed è composta da albanesi. A tre leghe di distanza (14,5 Km) dalla capitale ci sono villaggi che capiscono a malapena il greco."

Quando Atene aveva una maggioranza albanese altamente visibile, com'è possibile che sulle montagne dell'Albania meridionale ci fosse una minoranza greca? Tutte stupidaggini...

Indubbiamente, la propaganda del moderno falso stato greco ellenista costruito dagli inglesi su una popolazione a maggioranza Albanese ha fatto danni incalcolabili e ora aimè ci sono dei tizi che ancora ci vogliono etichettare come "greci" o provenienti dalla "Grecia" per il solo scopo di assimilazione e falsificazione della storia per inventarsi un primato che non esiste.

Infatti c'è differenza tra etnia e nazione... Sì, molti dei nostri antenati provengono da quella regione dei Balcani che ora è falsamente chiamata Grecia da dopo il 1821, ma le nostre radici, il nostro sangue e la nostra madre lingua è Albanese-Arbëresh.

"Per dimostrare di essere greco o greco antico, devi prima dimostrare di essere un Arbanon, Arber", quindi di origini albanesi, come diceva un famoso studioso Arvanita amante delle sue radici.

Il moderno stato greco è un'invenzione europea moderna, esso fu istituto dopo la rivoluzione Arvanita del 1821 su una popolazione a stragrande maggioranza Albanese, i quali in seguito furono perseguitati e obbligati con la forza a dimenticare la loro identità, le loro radici e la loro madre lingua.

L'affermazione "controlla la lingua di un popolo e ne controllerai la mente" quì calza a pennello; è un'espressione che sottolinea l'importanza della lingua come strumento di potere e controllo culturale. Non si tratta di un controllo letterale della mente, ma di come la lingua possa influenzare il pensiero, la cultura e, di conseguenza, il comportamento di un gruppo di persone.

Ma persino se vogliamo vedere le cose a livello religioso i fatti sono ben diversi da come ce li raccontano; gli immigrati Albanesi-Arbëresh venuti nel regno di Napoli erano Cristiani Ortodossi facenti parte del Patriarcato di Costantinopoli che come insegnano gli storici:

📜 "L'impero bizantino era l'impero illirico e non quello dei greci nel Medioevo, come prevale l'opinione, perché nel Medioevo non esistevano greci ellenici." (Gustave Glotz. Storico francese)

L'Impero Romano Ortodosso d'Oriente sotto la dinastia Illiro-Macedone dell'antica dinastia Dardana Albanese conobbe una rinascita durante il regno degli imperatori Macedoni albanesi tra la fine del IX, X e l'inizio dell'XI secolo, quando ottenne il controllo del Mar Adriatico e dell'Italia meridionale. La dinastia macedone albanese fu caratterizzata da una rinascita culturale in ambiti come la filosofia e le arti, ed è stata soprannominata l'"Età dell'Oro" di Bisanzio. I primi Cristiani d'Europa furono infatti gli Albanesi convertiti dallo stesso San Paolo come egli stesso scrive negli Atti degli Apostoli, e lo stesso Imperatore Costantino il Grande fondatore di Costantinopoli era Albanese.

Ai moderni studiosi filogreci vorrei dire di guardare ai fatti e non alle seghe mentali degli uniatisti, perché lo scopo di questi è ancora volto alla distruzione e all'assimilazione dell'identità Arbëresh e alla cancellazione della loro lingua madre, proprio come ha fatto il moderno stato greco sui nostri fratelli Arvaniti.

Leggi anche: 
DOVE SONO I GRECI? ⬇️
https://giuseppecapparelli85.blogspot.com/2024/03/dove-sono-i-greci.html

E anche:
DORICO: UNA FRODE STORICA? ⬇️
https://giuseppecapparelli85.blogspot.com/2025/02/dorico-una-frode-storica.html

📷 Nella foto: Splendida incisione del XIX secolo, colorata a mano, raffigurante l'acropoli di Micene nel Peloponneso; Uno studioso europeo a Micene è in compagnia dei suoi abitanti autoctoni Albanesi in abito tradizionale Albanese.

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ATTACCO TERRORISTICO AD UNA CHIESA ORTODOSSA DI DAMASCO, SIRIA.


Damasco, 22 giugno 2025

In questo giorno in cui la nostra Chiesa di Antiochia commemora tutti i Santi di Antiochia, la mano infida del male ha colpito questa sera, reclamando la nostra vita, insieme a quella dei nostri cari caduti oggi come martiri durante la Divina Liturgia serale presso la Chiesa del Profeta Elia a Dweilaa, Damasco.

Secondo le prime informazioni disponibili al momento, si è verificata un'esplosione all'ingresso della chiesa, che ha causato la morte di numerosi martiri e il ferimento di molti altri che si trovavano all'interno della chiesa o nelle sue immediate vicinanze.

Mentre stiamo attualmente contando i martiri e i feriti e raccogliendo i resti e i corpi dei nostri martiri, il cui numero esatto non siamo ancora stati in grado di determinare, il Patriarcato Ortodosso di Antiochia e di tutto l'Oriente condanna fermamente questo atto atroce e denuncia, con la massima fermezza, questo crimine orribile. Invita le autorità responsabili ad assumersi la piena responsabilità di quanto accaduto e continua ad accadere in termini di violazione della sacralità delle chiese e a garantire la protezione di tutti i cittadini.

Sua Beatitudine il Patriarca Giovanni X ha seguito personalmente gli sviluppi fin dal primo momento. Sta conducendo comunicazioni sia locali che regionali per trasmettere al mondo intero la triste realtà che si sta svolgendo a Damasco. Chiede un'azione urgente per porre fine a questi massacri.

Offriamo le nostre preghiere per il riposo delle anime dei martiri, per la guarigione dei feriti e per la consolazione dei nostri fedeli addolorati. Riaffermiamo il nostro incrollabile impegno nella fede e, attraverso questa fermezza, il nostro rifiuto di ogni paura e intimidazione. Imploriamo Cristo nostro Dio di guidare la nave della nostra salvezza attraverso le tempeste di questo mondo, Lui che è benedetto per sempre.

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mercoledì 18 giugno 2025

IL CODICE DI TAR DUSHANI TRUFFÒ GLI ALBANESI, li costrinse alla conversione e confiscò i loro beni.

 

Fonti storiche testimoniano le misure particolarmente dure che Stefan Dushan attuò a danno della popolazione albanese. "Gli Arbani sono gravemente oppressi dall'insopportabile e pesantissimo giogo degli odiati sovrani slavi... Il clero è umiliato e perseguitato, i nobili sono espropriati e imprigionati", scrive un rapporto del 1332 dell'arcivescovo francese di Tivat, Guglielmo di Ada.

A partire dal XIII secolo, i re serbi della dinastia Nemanja si adoperarono per spostare l'epicentro del loro stato da Rasha verso le ricche regioni albanesi del Kosovo e di Gand. Le città di quest'ultima, Scutari, Prizren, Pristina e Skopje, divennero in periodi diversi la sede della corte serba. Un altro importante centro del Kosovo, Peja, dalla metà del XIII secolo divenne il centro della chiesa autocefala serba. Lo spostamento dei centri di gravità dello Stato serbo verso sud fu accompagnato da altri fenomeni di natura sociale ed etnica, più visibili in Kosovo. Parte dell'aristocrazia albanese locale fu espropriata e sostituita dall'aristocrazia terriera serba, laica e soprattutto religiosa. A partire dalla seconda metà del XIII secolo, le chiese e i monasteri Ortodossi albanesi del Kosovo furono serbizzati e molti di essi furono costruiti, dotati di ingenti fondi fondiari.

Durante il regno di Stefano Dušan, intorno alla metà del XIII secolo, i monasteri Ortodossi albanesi, ora serbizzati, di Deçan, Greçanica, Banjska, Kryëngjëllit, il monastero Ortodosso di Hilandar sul Monte Athos e, accanto a essi, i vescovati di Peja, Prizren ecc., possedevano una parte considerevole dei villaggi del Kosovo e di altre regioni dell'Albania settentrionale.

Oltre alla colonizzazione, i re serbi, e in particolare lo zar Stefano Dušan, attuarono una politica volta ad assimilare le popolazioni albanesi delle regioni conquistate. Repressione e persecuzione in campo religioso furono scelte come le più efficaci a tal fine. Interi capitoli del codice di Stefano Dušan e ordini speciali dello zar serbo prevedevano misure severe, come la confisca dei beni, la marchiatura a fuoco, l'espulsione e persino la pena di morte per i cristiani cattolici e Ortodossi albanesi che si rifiutavano di convertirsi all'Ortodossia serba e non venivano ribattezzati con nomi slavi. Oltre ai documenti d'archivio, diversi testimoni dell'epoca, come il viaggiatore anonimo del 1308, l'arcivescovo francese di Tivat, Guglielmo d'Ada (1332), e il cardinale italiano Guido da Padova (1350), sottolineano con particolare enfasi questo aspetto della politica dei re serbi nei confronti delle popolazioni non slave conquistate, sancito dal diritto serbo medievale, il codice di Stefano Dušan (1349). Tali misure colpirono principalmente le popolazioni albanesi di fede cattolica e Ortodossa delle regioni settentrionali e nord-orientali, dove la pressione dello Stato serbo era più forte. Determinarono la diffusione del fenomeno della slavizzazione religioso-onomastica in alcuni strati della popolazione albanese.

Per questo motivo, tra il XIII secolo... XIII-XIV, oltre ai numerosi albanesi che portavano nomi come Gjin, Dede, Gjon, Progon, Llesh, in questi territori vi sono anche altri albanesi, descritti dalla documentazione stessa come tali, che portavano nomi slavi o che si erano adattati all'onomastica slava. Nomi come Pribislav, Radomir, Vladislav o i cognomi Vogliç, Kuqeviç, Flokovci, Gjinovci, ecc., dimostrano che in questo periodo (prima metà del XIV secolo) una parte della popolazione albanese dei territori settentrionali, sotto la violenta pressione degli invasori serbi, si trovava in una fase transitoria di assimilazione culturale e religiosa. In molti territori questo processo di assimilazione si interruppe nelle nuove condizioni che si crearono con la distruzione dello stato serbo e l'arrivo dei turchi ottomani (seconda metà del XIV secolo). Fu in questo periodo che si osservò un ritorno della popolazione alla caratteristica onomastica albanese, parallelamente al nuovo fenomeno dell'assunzione di nomi ottomani. Tuttavia, in alcuni dei territori in questione, soprattutto in specifiche aree di Gentë (Zeta), il processo di slavizzazione continuò anche dopo, portando gradualmente all'assimilazione culturale ed etnica di altre comunità albanesi.

(STORIA DEL POPOLO ALBANESE, V. 1, P. 238-242.)

domenica 15 giugno 2025

VISITA ALLA CHIESA ORTODOSSA DI SANTA SOFIA DI BERAT, ALBANIA 🇦🇱

 

🌿 Immersa nel cuore del Castello di Berat, la Chiesa di Santa Sofia è un gioiello nascosto lungo il sentiero che conduce alla Cattedrale di Santa Maria, oggi sede del Museo Onufri.

Risalente al XVII o XVIII secolo, questa chiesa Ortodossa si distingue per la sua pianta rettangolare e l'abside rivolta ad Est.

È riconosciuta come monumento culturale di I categoria, preservando un pezzo unico della storia di Berat.

Ciò che rende questa chiesa speciale è la sua dedicazione a Santa Sofia, la Sapienza di Dio, una rarità tra le chiese di tutto il mondo. 

Celebrata 25 giorni dopo la Pasqua nel calendario Ortodosso, questa dedicazione differisce da quella a Santa Sofia, la martire onorata il 17 settembre.

La chiesa ha assistito a molti capitoli di storia.

Ha subito danni durante la Seconda Guerra Mondiale a causa dei bombardamenti tedeschi ed è stata successivamente trasformata in un asilo durante il periodo comunista in Albania, quando la religione era fuorilegge. Dopo gli anni '90, è stata riaperta come luogo di culto e, nel 2021, è iniziato un importante restauro, guidato da fedeli devoti.

I visitatori noteranno una targa all'ingresso, che ricorda la ricostruzione della chiesa nel 1946 da parte di un gruppo di fedeli, a testimonianza della sua resilienza e del suo significato duraturo.

Esplorate questo santuario sereno e storico e scoprite le storie incise nelle sue mura e nella sua comunità.


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venerdì 13 giugno 2025

ALLE MURA PELASGICHE DI BERAT 🪨🇦🇱

 

🌿 Per mura Pelasgiche si intendono le antichissime mura ciclopiche costruite in pietra grezza dagli antichi Pelasgo-Albanesi, la più antica popolazione d'Europa.

Molto prima dei greci e dell'ascesa della potenza romana, i Balcani occidentali risuonavano del suono della pietra sulla pietra, con le tribù Pelasgo-Albanesi o Illiriche che costruivano imponenti fortezze sulle colline che ancora oggi sfidano il tempo.

I Pelasgo-Illiri costruirono fortezze così avanzate che persino Roma se ne accorse.

Uno degli esempi più straordinari è a Berat, in Albania, fondata dalla tribù pelasgo-albanese dei Dassareti nel VI secolo a.C. In seguito, è stata sotto il dominio di altre tribù illiriche e poi dei romani. Nel 1385 Berat venne conquistata dai turchi ottomani e nel 1396, il clan albanese Cristiano Ortodosso dei Muzaka assunse il controllo di Berat che divenne capitale di una signoria autonoma, il principato di Berat.

I Dassareti furono una tribù pelasgo-illirica dell'Epiro. Erano una sottotribù nordica dei Caoni. Il nome Dassareti deriva dalla parola albanese DASH, cioè ARIETE; l'ariete era il simbolo della loro tribù che veniva inciso anche sugli elmi dei soldati [Qui un esempio ➡️ : https://giuseppecapparelli85.blogspot.com/2024/07/elmo-illirico-decorato.html ]; come per i Caoni il simbolo era il KA o KAU, che significa TORO in albanese.

Le imponenti mura ciclopiche di Berat, di cui oggi rimangono solo pochi tratti delle loro fondamenta, furono costruite con blocchi di pietra così grandi e perfettamente incastrati che gli ingegneri moderni ne dibattono ancora oggi i metodi. Non si trattava di una rozza difesa tribale. Era un'architettura di livello statale, come quella della tribù Pelasgo-Albanese micenea e dell'antica Roma.

E non si trattava neanche di casi isolati. Da Nord a Sud dei Balcani, i forti pelasgo-illirici facevano parte di una rete di roccaforti militari che controllavano passi montani, rotte commerciali e valli fluviali. La loro posizione non era casuale: erano strategici, difendibili e imponenti.

I Pelasgo-Illiri non erano una cultura marginale. Erano ingegneri. Costruttori. Guerrieri. E la loro eredità è scolpita nella pietra lungo le colline dei Balcani.

Ne approfitto per sottolineare l'opportunità di correggere un errore millenario, in particolare quello che traduce costantemente la parola διοι, che qualifica i Pelasgi come "divini", come se questo διοι avesse alcun legame con l'aggettivo Θειος, che a sua volta deriva dal sostantivo Θεος, che significa "Dio" e da cui deriva l'aggettivo Θειος, che corrisponde a: "divino".

In effetti, la parola διοι, che è stata confusa in questo modo dall'ignoranza, non è altro che l'aggettivo preverbale dell'albanese o pelasgico: di-ës, che deriva dal verbo di, con il significato di "ho conoscenza". Διος: quindi è la stessa parola del pelasgico: di-ës, che significa saggio, colui che conosce; e la traduzione corretta di διοι Πελασγοι sarebbe quindi: "I Sapienti Pelasgi" o "I Saggi Pelasgi", e non "I divini Pelasgi", come è sempre stato tradotto in modo errato o per ignoranza.

Un'ignoranza dovuta ad una scarsa presa di coscienza del fatto che il patrimonio linguistico degli antichi popoli dei Balcani, sia degli Illiri che dei Traci e dei greci, è strettamente legato alla lingua albanese, la lingua più antica d'Europa.