lunedì 16 settembre 2024

IL SECONDO ASSEDIO DELL'ACROPOLI (1826–1827)

 

Il secondo assedio dell'Acropoli durante la rivolta Arvanita-Arbëresh comportò l'assedio dell'Acropoli di Atene da parte delle forze dell'Impero ottomano, l'ultima fortezza ancora detenuta dai ribelli Arvaniti-Arbëreshë nella Grecia centrale.

"Atene era solo un villaggio albanese. Quasi tutta la popolazione dell'Attica è considerata ed è composta da albanesi. A tre leghe di distanza (14,5 Km) dalla capitale ci sono villaggi che capiscono a malapena il greco." (Empire Newspaper 5 Maggio 1863)

Dopo la caduta di Missolonghi nella Grecia occidentale, Atene e l'Acropoli rimasero le uniche roccaforti in mano agli Arvaniti-Arbëresh nella Grecia continentale al di fuori del Peloponneso. Di conseguenza, dopo la sua vittoria a Missolonghi, il comandante in capo ottomano, Reşid Mehmed Pasha, si rivoltò contro Atene. L'assedio iniziò il 25 agosto 1826 e seguì da vicino l'esperienza di Missolonghi: gli ottomani istituirono un blocco molto stretto e bombardarono la collina, mentre gli assediati li molestavano con frequenti sortite notturne e minandoli. Gli Arvaniti-Arbëresh assediati furono riforniti e rinforzati da piccoli distaccamenti inviati attraverso le linee ottomane dal principale esercito Arvanita, sotto il comandante Gjergji Karaiskaki, che si era stabilito intorno a Eleusi, Pireo e Falero a sud di Atene. Gli Arvaniti-Arbëresh lanciarono vari attacchi contro la retroguardia dell'esercito ottomano e le sue linee di rifornimento, in particolare la vittoria nella battaglia di Arachova a novembre; questa strategia fu modificata a favore di attacchi diretti all'esercito ottomano, con conseguente battaglia di Kamatero a febbraio.

La vittoria ottomana a Falero (Analatos) il 24 aprile (Giuliano) 1827 pose fine a ogni possibilità di soccorso e la guarnigione dell'Acropoli si arrese un mese dopo.

Dipinto: Assedio dell'Acropoli di Georg Perlberg

mercoledì 4 settembre 2024

⛪ CHIESA DI AGHIOS ATHANASIOS DI MUZAKI (Musachi) 🇦🇱

 

Vicino alla chiesa metropolitana di Kastoria nel nordovest della moderna Grecia, in un luogo in cui fino a poco tempo fa era territorio Albanese, in un punto centrale della città, si trova la piccola chiesa Ortodossa di Agios Athanasios di Muzaki, uno dei monumenti Ortodossi più importanti della zona.

Secondo l'iscrizione di fondazione che sopravvive sul muro occidentale, la chiesa fu costruita e dipinta negli anni 1383-1384 dai fratelli Stoia e Theodoros Mouzakis, insieme al sacerdote-monaco Dionisio. I due fratelli erano membri della famiglia albanese Muzaki, che dominava la zona di Kastoria in quel periodo, prima dell'occupazione ottomana e prima che il territorio fosse preso dal moderno stato greco. Il nome "Muzaki" o "Musachi" deriva dal nome "Molossachi", antichi membri delle tribù albanesi dell'Epiro conosciuti come i Molossi di cui la famiglia Muzaki era diretta discendente e da cui proveniva la famiglia di Alessandro Magno.

È una piccola chiesa Ortodossa a navata unica, con tetto in legno e un nartece a ovest che fu eretto in un secondo momento. Al suo interno ci sono molte icone con un intenso carattere narrativo. Ci sono scene della vita di Cristo e della sua passione, così come molte figure isolate di santi, tra cui santi locali e principalmente militari. Di particolare interesse la rappresentazione della Preghiera, dove Cristo è raffigurato in abito sacerdotale come Sommo Sacerdote e la Vergine Maria in abito imperiale. Nel 1951 il monumento fu restaurato.