martedì 6 maggio 2025

L'ATLETA DI CRISTO 🇦🇱

 

Oggi 6 maggio 1405 nasceva Gjergj Kastrioti Skanderbeu, che con la sua abilità militare e le sue capacità di leadership lo hanno reso ampiamente riconosciuto come uno dei più grandi leader militari Cristiani Ortodossi albanesi del suo tempo.

Egli organizzò nella città di Lezha (Alessio), un incontro tra le più importanti famiglie nobili Cristiane Arbëresh: i Kastriota, i Muzaka, i Thopia, i Balsha e gli Scura. Scopo dell'assemblea era porre fine alle divergenze tra di loro e fare causa comune contro l'occupazione ottomana. L'incontro ebbe buon esito e Scanderbeg fu eletto comandante della Federazione.

Discendente della stirpe degli imperatori illiro-macedoni di Costantinopoli fu inoltre principe di Macedonia ed Epiro appartenente alla tribù albanese dei Kestri e degno discendente della dinastia Arber degli Argeadi, che diede i natali ad Alessandro Magno, Pirro e ad altri re conquistatori Macedoni ed Epiroti.

Scanderbeg fu il più grande generale guerriero del suo tempo. L'eroe non perse mai una battaglia, combatté e vinse innumerevoli duelli contro i migliori guerrieri dell'Asia e dell'Europa e in tutte le battaglie contro i turchi gli albanesi uscirono vittoriosi grazie alla sua abilità in azione e alla sua straordinaria forza fisica; in tutte le battaglie aperte Scanderbeg cavalcò per primo, dritto contro il comando supremo turco, e in pochi minuti sterminò e disperse chiunque si trovasse di fronte a lui, con i suoi guerrieri albanesi che finirono il resto dell'esercito turco. 

Fu conosciuto con il titolo di ATLETA DI CRISTO.

Sul suo elmo vi era incisa la parola acronima.

🇦🇱 * 𝕴𝕹 * 𝕻𝕰 * 𝕽𝕬 * 𝕿𝕺 * 𝕽𝕰 * 𝕭𝕿 * 🇦🇱

𝕴𝕹 - Iesus Nazarenus
𝕻𝕰 - Principi Emathie
𝕽𝕬- Regi Albaniae
𝕿𝕺- Terrori Osmanorum
𝕽𝕰- Regi Epirotarum
𝕭𝕿- Benedicit te

"Gesù il Nazareno ti Benedica o Principe di Macedonia Re degli Albanesi Terrore degli ottomani Re d'Epiro."

Senza Scanderbeg, la storia dell'Europa sarebbe stata molto diversa e gli eserciti turchi avrebbero potuto raggiungere l'Italia e il resto d'Europa se gli albanesi non avessero resistito con successo per 25 anni agli assalti dei due più formidabili sultani ottomani, Murad e suo figlio Mehmet, il conquistatore di Costantinopoli.

domenica 4 maggio 2025

DOMENICA DELLE DONNE MIROFORE

 

La terza domenica di Pasqua, ricordiamo Giuseppe d’Arimatea e le Donne Mirofore

La festa delle Mirofore sottolinea il ruolo centrale delle donne nel piano di salvezza di Dio. Nonostante la loro posizione marginale nella società dell’epoca, sono le prime a credere nella Risurrezione e a portare il messaggio di speranza agli altri discepoli. La Chiesa Ortodossa, celebrando questa festa, riconosce e onora il loro coraggio, la loro fede e il loro amore per Cristo.

Le Mirorofore sono le donne che hanno seguito il nostro Signore insieme con sua Madre e sono state con lei al momento della Passione salvifica e si sono prese cura del corpo del Signore con la mirra.

Quando Giuseppe e Nicodemo chiesero e ricevettero da Pilato il Corpo del nostro Sovrano, lo presero dalla Croce, lo unsero con profumi squisiti, lo misero in un sepolcro e misero una grande pietra all'entrata.

Erano presenti, secondo l'evangelista Marco, Maria Maddalena e l'altra Maria seduta di fronte alla tomba. Con altra Maria si riferisce alla Theotokos. Ma non c'erano solo loro, erano presenti anche altre donne, come è riportato dagli evangelisti Luca e Matteo. (Luca 10: 3 - Matteo 5:55)

Le principali donne portatrici di mirra erano sette. Erano le seguenti:

1) Maria Maddalena (dalla quale il Signore ha scacciato sette demoni)
2) Salome (figlia di Giuseppe)
3) Giovanna (moglie di Huza)
4) Maria (sorella di Lazzaro)
5) Marta (sorella di Lazzaro)
6) Maria di Kleoppa (moglie di Kleoppa)
7) Sossana

Quindi, poiché queste donne proclamavano con zelo la risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo e contribuirono notevolmente alla proclamazione di questo grande Mistero della Fede, i Padri santi hanno deciso la domenica dopo la domenica di Tommaso di celebrare le Sante Donne Mirofore anche perché queste donne furono le prime a vedere Cristo risorto dai morti e proclamarono per prime l'annunzio salvifico del Vangelo.

La domenica delle Donne Mirofore è la domenica di tutte le donne Cristiane Ortodosse. 🙏🏾

domenica 20 aprile 2025

📰 IL LEONE CONQUISTA TRINIDAD

 

🌿 "Le lacrime riempivano gli occhi della vedova signora Analise Campbell mentre si univa a migliaia di persone per dare un benvenuto a Sua Maestà Imperiale ieri al Queen's Park Oval. "Dio benedica quell'Uomo", ha detto. "Ho sentito parlare di Sua Maestà Imperiale per anni, ma non mi sarei mai aspettata di vivere abbastanza a lungo per vedere il giorno in cui avrei benedetto i miei occhi su Sua Maestà Imperiale. Guardate!" ha detto l'anziana signora, "anche l'arcobaleno è uscito per dare il benvenuto a Sua Maestà Imperiale. È davvero il Leone di Giuda". 👑🦁

(Giornale "TRINIDAD GUARDIAN", Pagina 1, Martedì 19 Aprile 1966)

CHI HA OCCHI
PER VEDERE... HA VISTO...

CHI HA ORECCHIE
PER SENTIRE... HA SENTITO...

🌿 Benedetto colui che viene nel Nome del Signore, il Re di Israele!!!

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sabato 12 aprile 2025

SYBARI 🐂

 

🌿 Città gaudente dedita all'ozio e alla dolce vita... Tante sono le leggende sul passato intorno a Sybari, luogo mitico, sepolto un tempo sotto uno strato alluvionale, poi finalmente ritrovato. Dagli scavi sono emerse però tre città diverse, sovrapposte.

La più antica è proprio Sybari che nasce alla fine dell'VIII secolo a.C. quando un gruppo di Achei della Morea, Peloponneso, si stabilisce nel nord dell'odierna Calabria, su una fertile pianura circondata dalle montagne della Sila e del Pollino. Lì dove il fiume Crati rallenta il suo corso e incontra il Mare Ionio (DETI JON).

Ma chi erano realmente gli Achei, fondatori di Sybari?

Secondo la storiografia ufficiale accademica e in base a ciò che ci viene insegnato anche a scuola, a causa del moderno ellenismo bavarese, gli Achei vengono considerati "greci" perché provenienti dal Peloponneso, da quella regione dei Balcani che fa parte del moderno stato greco. Ma non c'è nulla di più sbagliato nel considerare gli Achei "greci", perché la loro origine è più antica e proveniente da un altro posto.

In realtà se andiamo a considerare i dettagli storici di questa antica popolazione, vediamo che gli Achei non erano affatto "greci" ma appartenevano a quelle tribù pelasgiche pre-elleniche da cui discendono gli odierni Albanesi-Arbëresh. 

Gli Achei erano tribù di pastori nomadi che da nord, cioè dall'antico regno della Dardania, nel centro-nord dell'odierna Albania, migrarono verso sud alla ricerca di terre dal clima più mite. Giunsero sui monti della Morea, nel Peloponneso dove fondarono città-stato fortificate e diedero origine a quella che fu la civiltà Micenea. Ogni città era un piccolo regno indipendente, spesso in guerra con le altre città. Le città sorgevano sulle alture ed erano protette da grandi mura.

Gli Achei furono tra le prime popolazioni pelasgiche Illiro-Dardane provenienti da nord a colonizzare il sud dei Balcani, e il nome di Achei gli fu dato perché si stabilirono in quella regione della Morea chiamata Acaia.

La dinastia degli Achei deriva da Pelope, che era di origine Dardana della tribù dei Brigi o Frigi. 

Gli autori antichi considerano i Frigi essere i Brigi, un'antica tribù albanese di dinastia Dardana che dai territori montuosi dell'odierna Albania centrale e alcune parti dell'Epiro e della Macedonia emigrarono in Asia Minore molto tempo prima della guerra di Troia.

Erodoto, collega i Brigi ai Frigi, affermando che secondo i Macedoni, i Brigi per uno scambio fonetico furono chiamati Frigi dopo essere migrati in Anatolia, Turchia, che insieme a Dardano fondaro la città di Troia.

Il dominio di Pelope si estese a tutta quella regione che da lui prese il nome di Peloponneso. Egli era il figlio di Tantalo, conosciuto come il Frigio, o re dei Frigi. Era altrimenti chiamato Atis; in albanese la parola ATI significa PADRE.

Pelople era il padre di Atrea, i suoi nipoti furono Agamennone e Menelao. Pelope fu, inoltre, il fondatore dei giochi olimpici. La stessa guerra di Troia fu una guerra pelasgo-illira quando i greci o elleni ancora non esistevano.

Quindi, come si può chiaramente vedere nei dettagli storici, gli Achei che fondarono la città di Sybari in Calabria, non erano "greci", ma erano Pelasgi di origine illiro-Dardana discendenti di Pelope della tribù Dardana o Illira dei Frigi.

La colonia di Sybari fu destinata a diventare una delle più potenti. Di questa fiorente civiltà e della conferma che gli Achei erano una popolazione Illiro-Dardana ci parlano anche i reperti rinvenuti nella Piana di Sybari e i nomi dei toponimi della Piana stessa.

Non molto distante da Sybari sorge quello che oggi è chiamato il Parco Archeologico di Francavilla Marittima.

L’area sorge nel settore sud-est del Parco Nazionale del Pollino, su una collina situata sulla sponda sinistra del torrente Raganello da cui domina l’intera piana di Sybari. Il sito fu abitato in età protostorica (sec. IX-VIII a.C.) da genti italiche enotrie che vivevano in capanne sui terrazzi posti lungo la sponda sinistra del torrente Raganello e seppellivano i loro morti nella necropoli di Macchiabate.

Gli Enotri erano un popolo Italico anch'essi di origine Pelasgo-illirica e quindi cugini dei Dardani Achei. Sugli Enotri il glottologo e linguista italiano Giacomo Devoto ne ipotizzò un'origine balcanica proto-Illirica per le somiglianze linguistiche e culturali.

Con la fondazione di Sybari, il centro venne conquistato, oppure per quelle somiglianze linguistiche e culturali venne semplicemente abbracciato e fatto rientrare nel territorio Sybarita.

È proprio da questo centro archeologico che ci vengono le grandi prove dell'origine Illiro-Dardana dei Sybariti.

Il Parco Archeologico di Francavilla Marittima è costituito:
1) dalla necropoli  di Macchiabate;
2) dal villaggio, ubicato sui pianori che scalano il Timpone della Motta;
3) dall’Athenaion situato in cima al Timpone della Motta.

L'Athenaion è composto dai resti di cinque grandi edifici. Tra gli oggetti rinvenuti in uno di questi edifici vi è la prova inconfutabile dell'origine Illiro-Dardana degli Achei fondatori di Sybari:

Una piccola statua in bronzo di un soldato munito di un palese ELMO ILLIRICO e una corazza dove sono incisi motivi a spirale.

L'elmo Illirico è il tipo di elmo più antico dei Balcani originario dell'Illiria-Dardania e arrivato nel Peloponneso con le popolazioni Illiro-Dardane che la colonizzarono, da qui mossi a fondare Sybari.
(Qui un'altro esempio di elmo Illirico: https://giuseppecapparelli85.blogspot.com/2024/07/elmo-illirico-decorato.html)

A testimoniare l'origine pelasgo-illira degli Achei Sybariti, ci sono anche le preziose monete d'argento in uso nella città, dove compare il suo simbolo, il simbolo pelasgo-illiro per eccellenza, il Toro.


Ora il Toro, chiamato KA o KAU, che nell'antica lingua pelasgo-albanese altro non significa che Toro, fu lo stemma proprio dei Pelasgo-Illiri Dardani, e di tutte le nazioni da esse civilizzate; che anzi dal KAU (Toro) portarono nome i Caucasi, i Caoni, i Cauloni, i Tauridi ecc.

Il Caos fu creduto dal Pelasgi-Illiri la culla dell’universo, il letto, il talamo, il Toro nuziale di Dio, e il letto nuziale di Zeus ed Era fu detto Toro dallo stesso Omero.

E un'altra grande prova dell'origine Dardano-Illirica degli Achei fondatori di Sybari è un Toponimo importante relativo al Parco Archeologico di Francavilla Marittima:

Il nome del vallone che divide il Timpone Motta e la Necropoli di Macchiabate è esattamente Vallone DARDANIA, solcato dal ruscello omonimo (Ruscello DARDANIA) ormai prosciugato. Un nome sicuramente donato dai Sybariti a ricordo della propria terra d'origine come era di consuetudine fare fra questi popoli.


Tutte queste prove da me esposte non solo evidenziano una falsa rappresentazione storica, ma rivelano anche un'appropriazione culturale deliberata.

Analizzando sia i reperti archeologici che quelli storici, i dati linguistici e i toponimi, diventa sempre più evidente che gli Achei fondatori di Sybari erano di origine proto-balcanica pelasgo-albanese Illira della Dardania, e quindi non greca. L'etichetta di "greco" applicata a loro è un costrutto moderno nato da una falsa rappresentazione storica.

La storia dei fondatori di Sybari che li identifica come "greci" va riscritta.

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venerdì 11 aprile 2025

BOREA 🌬❄

 

Come discendenti degli antichi Pelasgi, gli Arbëresh hanno portato con loro dai Balcani molte parole antichissime ancora in uso nella vita quotidiana solo da loro, derivanti dall'antica mitologia pelasgo-albanese.

Una di queste parole è BOREA, l'antichissimo nome della Tramontana che indica un vento freddo proveniente da Nord.

BOREA è un nome di chiara origine pelasgo-albanese che contiene in sé la radice BOR che significa NEVE, donando il vero significato di questa parola a indicare il vento freddo proveniente da Nord che arreca neve. In alcuni paesi Arbëresh per uno scambio fonetico da B a V viene chiamato VOREA.

Nell'antica mitologia Pelasgica, Borea è il dio del vento del Nord che apparentemente portava la neve dai monti Borea o monti Sharr dell'odierna Albania. Borea aveva i piedi a forma di serpenti o fruste del vento. Borea era considerato un cavallo nero che trasportava con il vento le famose cavalle di Erittone, figlio di Dardano, re dell'antico regno della Dardania nell'odierna Albania e fondatore di Troia.

✒"Borea, mens est Epiri Dyrrachio proximus."

Il riferimento a Borea di cui sopra si riferisce a una specifica montagna situata nell'Epiro, vicino a Dyrrachium (l'odierna Durazzo in Albania). 

L'antico riferimento a Borea, una montagna nei pressi di Dyrrachium, corrisponde alla posizione di Vora nell'odierna Albania. Vora è un comune della contea di Tirana, situato vicino a Durazzo, e costituisce un importante snodo dei trasporti nell'Albania centrale. 

📜 "Al Nord della Maudon, nella antica Dardania," dice Malte-Brun, "sonvi montagne somiglianti alle Alpi. Or in queste contrade che sono nell’alta Macedonia e nell’interno della Tracia, perchè fredde, gli antichi posero il soggiorno di Borea."

Ancora oggi gli Arbëresh quando soffia la Tramontana, da antichi Pelasgi che sono con il loro antichissimo idioma, dicono: "Është e frynë Borea!!! Mund jet se bie bor."... ovvero: "Sta soffiando il vento del Nord!!! Potrebbe nevicare."

📷 nella foto: Mappa dell'universo con i venti e gli dei, da Apianus, Cosmografia.

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sabato 5 aprile 2025

SAN PANAGIOTI NUOVO MARTIRE ARVANITA-ARBËRESH 👑🌿

 

Oggi 5 Aprile commemoriamo il Santo Nuovo Martire Arvanita-Arbëresh San Panagiotis. 

Il suo martirio a Gerusalemme per mano degli Ottomani fu raccontato dall'inglese Joseph Wolff, un eccentrico missionario per gli ebrei che predicò in tutto il mondo nel XIX secolo.

San Panagiotis era un Arvanita-Arbëresh Cristiano Ortodosso originario della Morea nel Peloponneso, e crebbe a Magnesia, in Asia Minore. Era il servitore di un nobile turco di nome Osman Effendi. Un giorno, Panagiotis giunse con il suo padrone a Gerusalemme e lo accompagnò quando andò a pregare nella moschea di Omar.

Poco dopo, Osman Effendi intraprese un viaggio verso Damasco e lasciò Panagiotis ad attendere il suo ritorno. In quel periodo, un gruppo di turchi fanatici si presentò al Pascià di Damasco, giunto a Gerusalemme per il pellegrinaggio annuale, e accusò Panagiotis di aver profanato la Moschea di Omar, entrandovi come infedele.

Quando Panagiotis fu interrogato dal Pascià su queste accuse, rispose che era entrato nella moschea con il suo padrone, che era suo dovere seguire. Il Pascià disse a Panagiotis che aveva una scelta; avrebbe potuto accettare l'Islam, altrimenti sarebbe stato condannato a morte.

A questa minaccia Panagiotis esclamò: "Cristo è risorto, che è il Figlio del Dio vivente. Non temo nulla." Il Pascià esortò il santo a rinunciare alla sua fede; "Dì che Dio è Dio e che Maometto è il Profeta di Dio, e io ti adotto come mio figlio." Panagiotis pronunciò la stessa risposta; "Cristo è risorto, non temo nulla."

I soldati condussero il santo fuori dal Castello di Davide e lo circondarono con le spade sguainate. Panagiotis continuò a glorificare il Salvatore, anche mentre i soldati lo spogliavano, gli spezzavano il polso e gli tagliavano le dita dell'altra mano.

Mentre i cristiani esortavano il Santo ad accettare l'Islam e a porre fine alle sue sofferenze, egli esclamò: "Cristo è risorto! Non temo nulla." Il carnefice sollevò i lunghi capelli fluenti del martire e lo colpì più volte con la spada per fargli perdere sangue, nella speranza che rinnegasse Cristo.

Ma san Panagiotis si fece il segno della croce e di nuovo esclamò:
"Gesù è il Figlio del Dio vivente". Ricevette infine la sua corona eterna mediante la decapitazione avvenuta in questo giorno 5 Aprile del 1820.

Eterna memoria ai nostri Santi Martiri Arvaniti-Arbëresh.

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venerdì 4 aprile 2025

LE AMAZZONI FRIGE ⚔

 

Nella mitologia antica le Amazoni erano donne guerriere considerate capaci di abilità e coraggio in guerra pari a qualsiasi altro guerriero. 

Tra le più famose vi erano le Amzzoni Frige e le Amazzoni Eptiopi strettamente connesse tra loro.

Gli autori antichi considerano i Frigi essere i Brigi, un'antica tribù pelasgo-albanese che dai territori montuosi dell'antico regno della Dardania, nell'odierna Albania centrale e alcune parti dell'Epiro e della Macedonia, emigrarono in Asia Minore molto tempo prima della guerra di Troia.

Erodoto stesso, collega i Brigi ai Frigi, affermando che secondo i Macedoni, i Brigi per uno scambio fonetico furono chiamati Frigi dopo essere migrati in Aria Minore, Anatolia, Turchia, un movimento che si pensa sia avvenuto prima del 1200 a.C.

I Frigi quindi erano una tribù pelasga illiro-albansese di dinastia Dardanica discendenti di Dardano, padre primo e fondatore della città Illirica di Troia, nato da Elettra figlia di Atlante re d'Etiopia.

Questo spiega anche perché il re etiope Memnone venne a Troia per difendere la città, infatti abbiamo esattamente le Amazzoni Frige discendenti del re Etiope Atlante in Asia Minore che combatterono al fianco dei Troiani e le loro antenate etiopi come conferma Diodro Siculo:

"Le Amazzoni però stavano anche da tutt’altra parte che in Asia, in una grande isola del lago Tritonide di nome Espera, presso gli Etiopi e l’Oceano, nelle vicinanze del massiccio dell’Atlante (DIOD. SIC. III 53 sqq.)."

Nelle rappresentazioni artistiche e letterarie, le Amazzoni Frige venivano raffigurate belle, forti, armate e pericolose, e sempre mentre indossano un berretto frigio, a simboleggiare la loro origine tribale, ancora oggi usato dalle tribù Çam Albanesi d'Epiro discendenti di Dardano. Le Amazzoni sapevano scagliare frecce e lanciare giavellotti, sapevano battersi e morire da vere eroine.

Come tra gli Etiopi, gli antichi popoli pelasgi albanesi-Arbëresh discendenti di Dardano, tra cui la società Illirica, quella Macedone e quella Epirota, chiamati "barbari" dai greci, non erano società patriarcali, ma in esse vigeva l'uguaglianza, infatti le donne avevano pari diritti con gli uomini, a differenza di quelle greco-romane.

Paradossalmente tra questi "barbari", lo status della donna dei popoli Illiro-Dardani era ben diversa da quello della donna greca, la quale anche quella d'élite trascorreva la vita in ambienti chiusi e doveva sottomettersi per tutta la vita all'indiscussa autorità dell'uomo e occuparsi esclusivamente delle questioni domestiche. Al contrario tra i popoli pelasgo-albanesi illiri, macedoni ed epiroti la situazione era molto diversa. Una nobildonna o un membro femminile di una famiglia reale svolgeva un ruolo religioso, sociale e, in alcune circostanze, politico molto più importante.

Non penso che per quel che riguarda l'antica Grecia si possa usare il termine civiltà. Nell'antica Grecia, la parte più importante dell'umanità, ovvero la donna, non era considerata affatto. Non so se lo sapete, ma nella "grande Atene" dell'età di Pericle, la donna poteva circolare in pubblico soltanto se era interamente coperta da un Burqa. Non ce le dicono queste cose, ci dicono che i greci erano all'avanguardia di tutto, persino nella scultura. Poi vengono scoperti i Gianti di Mont'e Prama e devono retro datare di 700 anni a favore della Sardegna i primi esempi di scultura a tuttondo di tutto il mediterraneo... Ma torniamo a noi...

Tra le Amazzoni più valorose vi è storia di Pentesilea e Achille.

Pentesilea, regina delle Amazzoni, condusse le sue guerriere al fianco dei troiani nella Guerra di Troia. Combattè con gran valore a dorso del suo cavallo, dono della moglie del dio del vento. La regina affrontò l’eroe Achille che la trafisse con una lancia. Quando egli vide il corpo della donna giacere senza vita, ne rimase così colpito da concedere ai troiani di onorarla con dei funerali degni di un eroe.

Sin dall’antichità la donna forte ha generato curiosità, ma anche paura, si è cercato di sminuirla, di farla soccombere, ma, come sempre accade, la donna resta forte, nell’immaginario e nella realtà, un’eroina. Non solo perché indossava armi e quindi incuteva timore, ma perché aveva il coraggio di affrontare a testa alta gli uomini, i guerrieri e anche gli eroi. Erano Amazzoni, e ancora oggi sono Amazzoni. Non hanno bisogno di portare con loro arco e frecce, le bastano il carvello e la forza d’animo. 

E che la stessa forza che avevano queste donne divise tra storia e leggenda, possa accompagnare tutte le donne ancora e per sempre.

mercoledì 26 marzo 2025

DIADEMA FRIGIO

 

Gli autori antichi considerano i Frigi essere i Brigi, un'antica tribù albanese che dai territori montuosi dell'odierna Albania centrale e alcune parti dell'Epiro e della Macedonia emigrarono in Asia Minore molto tempo prima della guerra di Troia.

Strabone, uno dei più grandi geografi dell'antichità colloca i Brigi nell'odierna nell'Albania centrale, vicino alla città di Durazzo: "Sopra Epidamno e Apollonia fino ai monti Cerauni, vivono i Bullioni, i Taulanti, i Partini, e i Brigi".

Erodoto, collega i Brigi ai Frigi, affermando che secondo i Macedoni, i Brigi per uno scambio fonetico furono chiamati Frigi dopo essere migrati in Anatolia, Turchia, un movimento che si pensa sia avvenuto tra il 1200 a.C.

Nel 1844, Herman Müller dopo lunghe ricerche affermò che il nome dei frigi è connesso alla stessa parola indo-europea della parola albanese BREG, che in base ai diversi dialetti albanesi può significare riva, costa, duna, collina e anche montagna, e nella forma plurale questa parola cambia da BREG a BRIGET o BRIGJET. In albanese il termine BRIGJET indica anche gli abitanti delle colline o delle montagne. Quindi il nome dei Brigi in Albanese sta ad indicare esattamente quell'antico popolo che proveniva dalle colline e dalle montagne dell'odierna Albania centrale che emigrarono in Anatolia.

📷 Nella foto un diadema con il dio frigio Atis e Cibele - bronzo dorato - 300 d.C. - Musei Statali di Berlino.

Cibele o Matar Kubileya, la dea madre per eccellenza, madre della montagna e della natura, era strettamente sempre associata al il dio Atis o Attis, nome che deriva palesemente dall'albanese ATI che significa padre, è un dio frigio padre della vegetazione rappresentato sempre sotto l'aspetto di un giovane e bellissimo pastore con in testa il cappello frigio, i cui strani culti misterici avevano luogo nel periodo dell'equinozio di primavera e culminavano con la rievocazione della sua morte e della successiva resurrezione (il 25 marzo).

sabato 15 marzo 2025

LA CORRITRICE DI PRIZREN, DARDANIA 🇦🇱

 

📷 Figura in bronzo dardana di 2500 anni fa raffigurante una ragazza illirica albanese che corre, che indossa un chitone monospalla che si abbina all'abito che Pausania dice fosse indossato dalle atlete che gareggiavano nei Giochi Erei.
Trovata a Prizren, Kosovo, antica Dardania.
Ora al British Museum.

La storia della partecipazione di personalità di spicco della Repubblica del Kosovo (DARDANIA) ai Giochi olimpici risale all'antichità.

L'amministrazione del British Museum di Londra, nel 1876 (con il numero 208), aveva registrato un importante oggetto archeologico chiamato “The Runner of Prizren” (“La Corritrice di Prizen”), scoperto e portato alla luce nella zona di Prizren, nell'odierno Kosovo, l'antica Dardania, cioè l'antico regno di Dardano che fondò la città di Troja. Inanzitutto abbiamo a che fare con un oggetto di grande valore della fine del VI secolo e dell'inizio del V secolo a.C., che aveva partecipato a uno dei Giochi olimpici dell'epoca. In secondo luogo, abbiamo a che fare con una figura di alto livello artistico ed estetico, che ha attirato l'attenzione di quasi tutti i noti studiosi di belle arti, così come di studiosi di campi archeologici, spirituali e simili, che hanno quasi la stessa opinione e apprezzamento. Quindi, secondo loro, la statuetta corre verso destra con il corpo rivolto in avanti guardando in basso a destra e tenendo l'abito in mano, indossa una gonna piegata che cade dal braccio destro, legata su entrambi i lati, e i capelli sono scalati parallelamente da dietro. Altre parti della gonna "xhubleta" (leggi Giubleta) sono mancanti. Sono anche molto visibili i suoi grandi occhi. La statuetta possiede movimento e vivacità in linea con la danza che sta eseguendo. La cura e la simmetria dei capelli in questa statuetta di Prizren risaltano. Tutte queste caratteristiche della statuetta la fanno risaltare da molte altre statuette dell'epoca. "La Corritrice di Prizren", come è chiamata al British Museum di Londra, ha un'altezza di 11,4 cm. Oggi, oltre al British Museum di Londra, “La Corritrice di Prizren”, che aveva partecipato come atleta dardana a una delle Olimpiadi del V secolo a.C., la troviamo molto stabile anche nell'”Encyclopedia of Global Archeology” (J. Drançolli; “Kosovo: Archaeological Heritage”, Springer, 2014, a cura di Claire Smith, p. 4310; J. Drançolli; “Kosovo: Archaeological Heritage”, Springer, 2020, a cura di Claire Smith, p. 6305), come patrimonio archeologico albanese dell'antica DARDANIA, rispettivamente della Repubblica del Kosovo.” 🇦🇱

sabato 8 marzo 2025

ALBIDONA ☀️

 

🌿 Albidona (Arbiduna, Auvidona o Lavrëdonë), così chiamata dai latini per indicarne il POPULI ALBENSES che la fondarono, è un paese del nod della Calabria che sorge nei pressi delle rovine dell'antica città Leutarnia, fondata dall'indovino Kalchas 🐴, esule della guerra di Troia.

📜 «Al di là di Vicesimo, e meno discosta dalla spiaggia seguiva la città di Leutarnia, mentovata da Licofrone, dal quale sappiamo che fu fondata o abitata da esuli trojani dopo la rovina della loro patria.»
(Nicola Coscia, Storia delle due Sicilie: dall'antichità più remota al 1789, 1847)
📜 «La razza degli Albanesi era mista, composta da Pelasgi, Arcadi ed Epei che erano venuti da Illo, e infine dai Troiani che giunsero in Italia dopo la caduta di Troia, guidati da Enea, figlio di Anchise e Afrodite... Tutte queste persone insieme furono chiamate Latini, dal nome di un uomo chiamato Latino che governava quelle regioni, avendo rimosso i nomi nazionali.»
(Dionigi di Alicarnasso, c. 60 a.C. Antiquitates Romanae, Libro II-II)

Quindi Albidona non fu fondata dai greci come si suol sempre manipolare la storia, ma dai Dardani i cui discendenti sono gli Albanesi-Arbëresh, perché la stessa città di Troja era una città fondata dai Dardani, gli antichi Albanesi dalla Dardania cioè l'odierno Kosovo... qiundi furono i Dardani esuli da Troja a fondare Albidona in Calabria e per questo chiamata così dai latini. All'epoca della guerra di Troia gli elleni ancora non esistevano, la guerra di Troia fu combattuta da tribù pelasgo-albanesi.

Durante la guerra di Troia, poco prima del duello finale tra Enea e Turno, c'è una conversazione tra gli dei pelasgi dove la dea Era (parola che dall'albanese signfica Vento) "regina del cielo" dice come i nomi Lazio e Albano debbano essere preservati mentre il nome di Troia dovrebbe scomparire.

Accadde che Enea fondò Alba Longa alle pendici del Monte Albano nel Lazio, a capo della confederazione dei popoli latini (populi albenses), da dove venne fondata Roma... Bruto di Troia e Albania-Epiri fondò Albany ora chiamata Scozia. Molti altri Troiani fondarono diversi luoghi con il nome Alban o Arban. Albania resta come nome per identificare l'antico popolo che dall'Alba dei tempi dalla Dardania illirica, da Dardano di Etiopica origine, fondò Troia e in seguito Enea fondò Roma.

📷 Foto: Dalle colline di Albidona, vista sui laghi di Sibari e il porto di Corigliano.

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