mercoledì 21 febbraio 2024

PADRE LLAMBO BALLAMAÇI 🔯🇦🇱

 

Harallamb Ballamaçi nacque nel 1850, nel villaggio di Plasë a Korça, in seno a una famiglia albanese con alti sentimenti per la propria lingua. 

Suo padre, Anastas Zograf Ballamaçi, insieme al fratello Kostandin fu uno dei più importanti iconografi albanesi che con il suo pennello decorava le numerose chiese Ortodosse di Korça e dei suoi sobborghi fino al Monte Athos. ⬇️
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In casa Ballamaçi c'erano anche molte copie del sillabario dell'albanese, con il quale Harallambi e i bambini del villaggio impararono a scrivere la lingua albanese parlata sin da piccoli.

Harallamb Ballamaçi ricevette le sue prime lezioni nella scuola cittadina dove gli fu insegnata la lingua greca, quando le Grandi Potenze occidentali fabbricarono lo Stato ortodosso chiamato Grecia e lo sovrapposero ai territori albanesi dell'Arbania meridionale rubando le loro terre tra cui l'Epiro. Successivamente frequentò le lezioni teologiche in un Monastero e indossò l'abito sacerdotale. Nel 1869 Ballamaçi fu nominato sacerdote nella Chiesa Ortodossa di "San Giorgio" a Korça, dove iniziò la sua missione spirituale, religiosa e patriottica.

Nel 1876, il padre di Padre Haralambi, Anastas Ballamaçi, dipinse ad olio il volto dell'eroe albanese Gjergj Kastriot Skënderbeu. Nel 1883 Padre Llambo Ballamaçi fu nominato insegnante nella scuola bizantina della città, dove insegnò segretamente la lingua albanese ai bambini albanesi, perché le scuole albanesi e l'insegnamento della lingua albanese furono vietati dai Turchi e dal Patriarcato ecumenico greco.

Padre Llambo Ballamaçi si è opposto in modo provocatorio e inequivocabile a tutti i falsi dogmi predicati dai turchi ottomani e dal metropolita di Korça il quale diceva che per essere ortodossi bisognava parlare solo greco. Così Padre Llambro si opponeva dicendo: "Essere di religione Ortodossa o musulmana non significa essere greco, valacco o turco".

Nelle condizioni di “assedio religioso”,tutte le azioni compiute da Padre Ballamaçi giunsero all'attenzione della chiesa greca. Il despota di Korça quasi impazzì. Era più facile per lui morire di disperazione, o uccidersi in un canale dove passavano le acque di scarico, che sentir dire che la lingua albanese stava rinascendo. Fece di tutto per denunciarlo al governo turco, nella speranza che quando il Sultano avesse saputo che quest'uomo insegnava la lingua albanese ai bambini di Korça, avrebbe ordinato la decapitazione di Padre Haralambi, ma in realtà ciò non accadde.

Nel 1887, Pandeli Sotiri di Selcka in Argirocastro, nominò il primo insegnante albanese a Korça. Molti ragazzi e ragazze frequentavano quella scuola, ma la chiesa greca faceva del suo meglio per intimidire i genitori che volevano insegnare ai propri figli la lingua albanese. Chiunque avesse portato i bambini a scuola sarebbe stato scomunicato e sarebbe rimasto maledetto di generazione in generazione. Non ci sarebbe stato posto per loro nemmeno nell'aldilà. E la chiesa greca riuscì ad avere successo. I bambini Ortodossi abbandonarono la scuola albanese. L'insegnante rischiava di essere rinchiuso. Adesso il despota di Korça stava quasi morendo di gioia, ma il suo sorriso fu nuovamente tagliato a metà da Padre Llambro Ballamaçi che segretamente continuava and insegnare la lingua albanese.

Padre Llambro stava diventando sempre più spaventoso per la chiesa greca. Situato tra i ponti del fuoco ardente delle crociate medievali, perché da un lato i greco-romani, i turchi ottomani selgiuchidi, i turaniani-bulgari, i macedoni-slavi, gli albanesi che andarono con i Valacchi e dall'altro Il metropolita di Korça che agì contro di lui, tuttavia non si separò né dalla sua Chiesa Ortodossa che predicava la prosperità né dalla scuola che seminava l'albanese, il sapere e la cultura.

Nel dicembre 1912, un gruppo di greci fece la prima visita a casa sua inviando due importanti ufficiali dell'esercito greco, Apostolidhis e Vardas, che minacciarono di ucciderlo se non avesse smesso di insegnare la lingua albanese.

Più volte aveva detto faccia a faccia ai turchi e ai greci che "con le persecuzioni e i massacri la coscienza dei miei connazionali albanesi non poteva essere cambiata".

Il 5 aprile 1914 dieci soldati greci armati si recarono alla casa dove viveva Padre Ballamaçi. Quando circondarono la sua casa, qualcuno degli Andarti greci cominciò a gridare: "Papà Llambro, vieni fuori perché ti cercano!". 

"Parto", disse Padre Ballamaçi ai suoi familiari, "ma non preoccupatevi, andrò e tornerò, come sempre, non è la prima volta che mi succede e voi lo sapete". Il capitano Thrakas accompagnato da diverse guardie, entrò nella casa di Padre Llambro controllando tutto, anche il cassetto dove Padre Ballamaçi teneva i suoi risparmi e da lì presero tutto quello che hanno trovato. Poi tornarono da Padre Ballamaçi, gli saltarono addosso e cominciarono a infilzarlo con le baionette delle loro armi. Il sangue copriva tutto il corpo di Padre Llambo. Cadde e si rialzò, morì e resuscitò. Lo afferrarono e lo portarono verso la costa di Shëndëllia. In tutto quello che stava accadendo, gli abitanti del villaggio guardavano con orrore dalle finestre delle case. Nessuno ha osato aiutarlo. Le guardie greche erano pronte a uccidere chiunque per mezza parola. Piangevano in silenzio e pregavano per Padre Llambo. Riuscì a raggiungere la riva di Shëndëllia, dove crollò e cadde, per non tornare mai più a casa. Insieme a lui fu anche ucciso suo fratello Sotir.

Padre Llambro Ballamaçi era il prete Ortodosso albanese che i greci massacrarono e uccisero perché insegnava la lingua albanese ai bambini e agli illetterati e issava la bandiera albanese con il vessillo di Skanderbeg a Korça. Papa Harallamb Ballamaçi è l'ottavo martire della lingua albanese, dopo i martiri Pjetër Budi, Dhaskal Todhri, Naum Bredhi Vekilharxhi, Anastas Kullurioti, Jani Vreto, Koto Hoxhi e Pandeli Sotiri.

Nella foto: in alto a sinistra Padre Llambo Ballamaçi; a destra la casa di Padre Llambro (alla finestra), i suoi parenti stretti e i patrioti albanesi; in basso i corpi di Padre Llambro Ballamaçi e Sotir, suo fratello con la loro famiglia e gli albanesi di Korca che li piangono.

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