sabato 30 dicembre 2023

VISITA ALLE RELIQUIE DI SANTA DOMENICA KIRIAKÌ


 A mia Nonna Domenica, in Arbëresh Nonòna Diluça, matriarca Arbëresh dell'umile famiglia Iannino da Janina, Epiro.🔯🌙🇦🇱

Il nome Domenica che significa "del Signore", è la forma latina del greco Ciriaca (Κυριακή) che può essere tradotto come "[donna] del Signore", "soggetta al Signore" o "consacrata al Signore". In Arbëresh Diluça ha lo stesso identico significato e letteralmente tradotta come Donna del Sole.

Secondo la Passio greca, Santa Domenica nata nel 287, era figlia di Doroteo ed Eusebia (o Arsenia) e fu educata al Cristianesimo Ortodosso fin dall’infanzia. Visse in un ambiente profondamente Cristiano, dove la vita quotidiana stessa era pregna della Fede professata.

"O Sposa di Cristo, Santa Domenica, Iddio volendoti chiamare alla santità, ti ha fatto nascere figlia di Doroteo e di Arsenia, genitori Cristiani, i quali ti diedero il nome di Domenica, come del Salvatore."

Nel corso della persecuzione di Diocleziano, imperatore romano illirico, all’età di sedici anni fu arrestata con i genitori e condotta a Nicomedia. I genitori, forse per la posizione di rilievo che occupavano nella comunità locale, vennero graziati, grazie all'interessamento dello stesso imperatore, e mandati in esilio ai confini dell'Eufrate, mentre Domenica fu sottoposta a numerose pressioni per indurla a rinnegare la sua Fede Cristiana.

"O Sposa di Cristo, Santa Domenica, lo Spirito Santo ti accese di tale amore per i beni celesti, che non curasti quelli del mondo; e perciò tutta unita con lo spirito a Lui, sopportasti con fortezza la separazione dai genitori mandati in esilio per la fede."

La santa fu torturata, ma la sua resistenza fece convertire coloro i quali erano accorsi a partecipare al macabro spettacolo. 

"O Sposa di Cristo, Santa Domenica, Iddio ti donò tali lumi per la Vera Fede e ti animò di tale fortezza, che sapesti testimoniarlo davanti ai tribunali degli imperatori e dei presidi senza curare né le loro minacce né le loro offerte."

Venne dunque messa al rogo, ma le fiamme non lambirono il suo corpo.

"O Sposa di Cristo, Santa Domenica, Iddio ti volle glorificare anche tra i tormenti, perché il fuoco non bruciò neppure un tuo capello."

Visti gli inutili tentativi di ripudiare la religione, fu condotta a Nola in Campania, dove fu processata e condannata a morte "ad leones".

Venne allora data in pasto ai leoni, ma anche questo tentativo fu vano, dato che i leoni si ammansirono di fronte a lei.

"Nel tuo agone mortale, o Domenica celeberrima, hai trasceso le forze della natura; tra i leoni rendesti lode al tuo Cristo e superasti la fierezza delle belve. Agnella condotta al macello per amore dell’Agnello Divino, al bellissimo tuo Sposo conservasti il candore dell’anima tua."

Dopo una lunga tortura, venne alfine condannata alla decapitazione.

Le sue spoglie furono sepolte inizialmente a Vizzini (CT) dove fiorì il culto della giovane martire nell'allora Sud Italia Ortodosso. Dopo la forzata e crudele cattolicizzazione del Meridione, nel 1893 le reliquie furono traslate dai cattolici nella cattedrale di Tropea.

Santa Domenica è anche Santa Patrona di Camaldoli (SA), Caraffa di Catanzaro (CZ), Mandanici (ME), Protonotaro (ME), Santa Domenica di Ricadi (VV), Scorrano (LE), Torre di Ruggiero (CZ) e Tremestieri (ME).

"O Sposa di Cristo, Santa Domenica, Iddio, come sua martire, volle che oltre l’eterna corona ottenuta in cielo, avesti gli onori dovuti in terra. Concedici assistenza in tutte le avversità di questa terra, per stare sempre uniti nella Vera Fede Ortodossa." Amìn!

venerdì 29 dicembre 2023

I PROFUGHI DI PARGA 👑🦁🔯🇦🇱🦅🌙🐂

 

"I profughi di Parga", anche noto come "Gli abitanti di Parga che abbandonano la loro patria", è un quadro del pittore italiano Francesco Hayez, realizzato con la tecnica dell'olio su tela nel 1831. Le sue dimensioni sono di 201 × 290 centimetri. Con questo quadro di grandi dimensioni, Hayez volle tradurre in pittura il destino dei profughi della città Arvanita di Parga, ceduta dagli inglesi all'impero ottomano nell'anno 1819, trasformando l'esilio in un dipinto di denuncia senza tempo. È conservato nella Pinacoteca Tosio Martinengo, a Brescia.

Quest'opera di grandi dimensioni si ispira a un poemetto omonimo scritto da Giovanni Berchet nel 1823 e basato su un evento storico avvenuto pochi anni prima, nel 1819. Fino a quel momento, l'isola di Parga, situata nella regione Arvanita dell'Epiro, era stata un protettorato britannico, ma nel 1819 gli inglesi decisero di cederla all'impero ottomano durante delle trattative per il controllo delle vicine isole Ionie. Gli abitanti dell'isola, pur di non vivere sottomessi dai turchi, decisero di fuggire, migrando verso altre isole greche, come Cefalonia e Corfù.

L'opera ritrae i pargarioti che si apprestano a lasciare la loro isola. Alcuni guardano tristemente le loro case in lontananza, situate sul promontorio sullo sfondo, mentre altri osservano gli occupanti ottomani che stanno per entrare nella loro patria. In primo piano si trova un gruppo di uomini e di donne dagli abiti tradizionali realizzati meticolosamente, mentre per terra si trovano due donne: una è seduta davanti a un teschio e guarda lo spettatore, mentre l'altra sta raccogliendo della sabbia dell'isola per portarla con sé durante l'esilio. In basso a destra si trovano degli altri Arvaniti che aspettano di imbarcarsi per fuggire. A dividere queste due parti dell'opera è la figura di un Sacerdote Ortodosso (riconoscibile dall'abito nero e dal copricapo) raffigurato mentre prega, a simboleggiare come la Fede Ortodossa di questi Arvaniti non sia crollata neppure di fronte a un evento tale. 𓏙𓋹𓊽𓍑𓌀𓋴𓈖𓃀𓎟𓆖𓎛𓇳𓎛

"Una scena di strada al Cairo", di Jean-Leon Gerome


Dipinto: "Una scena di strada al Cairo", di Jean-Leon Gerome

Ad alcuni sembrerà strano, ma ci sono degli uomini nel dipinto che indossano la fustanella al Cairo in Egitto 𓆎𓅓𓏏𓊖.

Non tutti sanno che l’Egitto fu governato da un albanese. 

Si tratta del padre fondatore dell’Egitto moderno. Tutti lo conoscono con il nome di Muhhamad Ali Pasha, ma il suo nome erra Mehmet Ali. Era esattamente un’albanese di Korce! I suoi vivevano in un piccolo villaggio di nome Zemblak . 

Mehmet è nato nel 1769. Il suo mandato è durato dal 1805-1848, i soldati albanesi che lo seguirono provenivano da tutte le province albanesi.

Ancora oggi è il vero padre fondatore dell’Egitto moderno.

La fustanella fa parte dell'abito tradizionale albanese!!!!

𓏙𓋹𓊽𓍑𓌀𓋴𓈖𓃀𓎟𓆖𓎛𓇳𓎛

lunedì 11 dicembre 2023

QUESTA È SPARTA!!! ⚔


"Le nostre osservazioni su la parola Sparta, nome dell'altra Città, non hanno avuto altro risultato per ora, se non quello di dover ritenere, o che le terre vicine, o che il luogo dove la Città di Sparta fu edificata (abitata dalle antiche popolazioni Arvanite ndr.), erano feraci di ginestre, poichè la parola Sparta in albanese dinota ginestra; onde 'Ckii dhee bën Sparta' dinota: Questa terra produce ginestra. 'Cktà gliuglie o lule jàan spartas': questi fiori sono di ginestra, o della ginestra. Quindi è da inferirsi che quei primitivi popoli dall'abbondanza della ginestra che si trovava in quel luogo, dove si determinavano a edificare la Città, abbian potuto trarre l'idea di chiamarla Sparta, la quale dopo l'invasione dei Fenici, prese il nome di Doria e gli abitanti Doriesi. La parola Dori o Dor in albanese ha doppia etimologia; ed entrambe coincidono tra loro in dimostrare il progresso o l'incremento che fece la lingua degl'invasori, e la stabilità e fermezza di quella dei così detti Pelasgi in conservare la propria, migrando da luogo in luogo, da monte in monte per non darsi al partito dei Fenici."
(S. Marchianò - filologo Arbëresh 🔯🇦🇱)