mercoledì 24 aprile 2024

IRIS ILLYRICA ⚜

 

Tutti la conoscono come Iris dell'Illiria o Iris Illyrica, un fiore della famiglia botanica delle Iridaceae originario delle terre storiche dell'antica Illiria.

L'Iris Illyrica è una delle testimonianze più belle di questa famosa area balcanica che comprende Albania, Epiro, Croazia, Kosovo [Dardania], Bosnia, Montenegro, Macedonia e alcune zone della Serbia.

L'Iris Illyrica cresce ancora oggi allo stato selvatico e naturale sugli stessi altipiani di migliaia di anni fa e testimonia la famosa eredità degli antenati albanesi.

La pianta cresce fino a 40 centimetri di altezza. Fiorisce da maggio a giugno e necessita della luce solare. Richiede un terreno moderatamente umido, fertile e ben drenato.

La pianta selvatica illirica è stata il punto di partenza di molte varietà coltivate di Iris che oggi adornano i nostri giardini e spazi in estate e primavera. Gli storici antichi spiegavano che l'Iris migliore proviene dall'antica Illiria. Nell'antichità i coltivatori di questa pianta attraversarono l'Adriatico e la coltivarono in Etruria (Tosk-ana, la parte Toska) e nell'antica Firenze.

La pianta in questione prende il nome dalla dea illirica "Iri" o "Iride" poi grecizzata in "Iris". Iri, dea dell'aria, era la messaggera di Era. Iri ed Era in idioma albanese denotano vento, aria; appunto il vento e l'aria come messaggero degli dei. Inoltre Iride sempre in idioma albanese è pure vocabolo composto dai due termini: Irì, che denota il nuovo, la novità; e dalla voce dhe che denota diede, inflessioni del verbo e dhe, dare, apportare. Iride quindi denota: l'apportatrice di novita, che dà le novità, in quanto messagera dell'aria e del vento.

Il simbolo dell'Iris nasce tra le tribù illiriche e veniva utilizzato dai soldati sui loro scudi ed elmi come simbolo di potere e maestosità. I tre petali dell'Iris erano simboli di fede, intelligenza e coraggio. Anche la zona dell'antica Firenze nell'Etruria aveva come simbolo l'Iris: sui loro scudi i soldati portavano un Giglio bianco o Iris ad indicare la loro origine e connessione illirica e perché la città era famosa per la coltivazione di questi fiori dalle sponde oltre l'Adriatico.

La coltivazione di questo fiore ha portato alla scoperta di diverse varietà di Iris con un'alta reputazione per i valori medicinali. Gli antichi Illiri consideravano l'Iris una pianta medicinale dai molti benefici per una varietà di problemi di salute, incluso il mal di testa. Le radici essiccate di Iris contengono un olio essenziale al profumo di viola. Sono utilizzati nei profumi, nei dentifrici e in altri prodotti cosmetici, nonché nella creazione di un pot-pourri di spezie multi-profumo.

La radice secca di Iris ha proprietà antinfiammatorie e viene quindi utilizzata per curare problemi alla gola e mal di testa sinusiti.

lunedì 22 aprile 2024

PETRO NINI LUARASI 🔯🇦🇱

 

Petro Nini Luarasi nacque a Luaras il 22 aprile 1864, è stato un attivista, presbitero Cristiano Ortodosso, insegnante e giornalista albanese.

Ha condotto in tutta la sua vita una battaglia incessante alla difesa della lingua albanese. Dopo aver terminato gli studi presso il seminario di Qestorat lavorò come insegnante nei villaggi del Distretto di Kolonjë. Qui ebbe l'opportunità di insegnare la lingua e la cultura albanese a molti studenti. Tutte le attività pedagogiche di cui era artefice furono segrete in quanto il regime ottomano e gli occupatori greci impedivano lo studio della lingua albanese.

Tra il 1887 e il 1893 Luarasi aprì a Ersekë e in alcuni villaggi del distretto di Kolonjë le prime scuole di lingua albanese. La fondazione e la promozione di scuole albanesi nell'area di Kolonjë da parte di Luarasi lo portarono in conflitto con i Tirchi e con Filaretos, l'arcivescovo greco di Kastoria il quale condannava il suo lavoro con l'istruzione scolastica albanese affermando che la lingua albanese “non esisteva”.

Petro Nini Luarasi fu uno dei delegati al Congresso di Monastir che nel 1908 sancì la creazione dell'alfabeto albanese. Per le sue gesta patriottiche, l'insegnamento della lingua albanese e l'attivismo sociale egli fu perseguitato dai Turchi e dal Patriarca Ecumenico di Costantinopoli. Morì avvelenato sotto il mandato di quest'ultimo il 17 agosto 1911.

RESTITUTA D'AFRICA 👑🌿

 


Santa Restituta fu vergine e martire Ortodossa africana della Tunisia formatasi alla scuola di San Cipriano, vescovo di Cartagine.

Durante la decima persecuzione anticristiana, ordinata dall’Imperatore Diocleziano nel 304, un folto numero di cristiani, continuarono a radunarsi nella città di Abitina in casa di Ottavio Felice per celebrarvi il rito eucaristico, sotto la guida del Sacerdote Saturnino.    
Una cinquantina di loro venne sorpresa dai soldati romani: furono arrestati, interrogati e quindi trascinati in catene a Cartagine. Il 12 febbraio del 304 subirono l’interrogatorio rituale alla presenza del proconsole Anulino e, riconfermata la loro fede nonostante le torture, vennero condannati a morte: fra loro c’era anche Restituta.

La Santa che, stremata dalle torture, fu posta su di una barca carica di stoppa, intrisa di resina e pece; quando questa fu portata al largo dai carnefici e data alle fiamme, la Santa rimase illesa, mentre il fuoco annientò l’altra imbarcazione con i suoi occupanti. Restituta ringraziò il Signore e invocò che un Angelo la accompagnasse durante la traversata: esaudita, riconoscente domandò di accedere alla pace eterna e serenamente spirò.

La barca, trascinata dal vento dell’Africa approdò all’isola Aenaria, Pithecusa, oggi Ischia, situata di fronte al golfo di Napoli, toccando terra nella località detta “ad ripas”, oggi San Montano.

Viveva in quel luogo una matrona cristiana di nome Lucina: avvertita in sogno dall’Angelo, si recò sulla spiaggia, dove trovò l’imbarcazione arenata e in essa il corpo intatto e splendente di Restituta. Radunata la popolazione, venne data solenne sepoltura alla Martire nel luogo detto Eraclius, alle falde dell’attuale Monte Vico in Lacco Ameno, dove sono conservati i ruderi di una basilica paleocristiana, e dove sorge oggi un Santuario dedicato alla Santa dove sono conservate le sue sante reliquie.

Il culto di Santa Restituta d'Africa si diffuse in tutto l'allora sud Italia Ortodosso, ma dopo le invasioni cattoliche-normanne e la conseguente distruzione dell'Ortodossia da parte di questi, la Santa fu inglobata nel culto cattolico venendo perfino raffigurata con la pelle bianca come è solito del razzismo cattolico.

DEREK 🔯🔥

domenica 21 aprile 2024

VISITA DEL LEONE DI GIUDA IN JAMAICA (21 APRILE 1966) 🌿👑🦁🌿

 

[...] Nel pomeriggio si è svolto un "BALLO" in onore dei Visitatori Reali allo Sheraton New Kingston Hotel. Ci sono stati dati anche degli inviti e hanno partecipato diversi fratelli. La sala da ballo era piena mentre tutti cercavano di catturare uno sguardo ravvicinato o una fotografia dell'Imperatore e della Sua famiglia ben vestiti. Ad un certo punto l'Imperatore guardò verso un gruppo di fratelli Rastafariani e inviò loro un sovrintendente di polizia chiedendo loro perché indossavano i Locks? Uno dei fratelli ha risposto alla polizia dopo essersi assicurato che l'Imperatore lo avesse mandato a porre la domanda. Ha citato i passaggi biblici di Numeri 6:21 e altri come i pilastri su cui era costruita la loro Fede.

 L'Imperatore dopo aver ascoltato la loro risposta sorrise ampiamente per la prima volta. Tutti quelli che guardavano da vicino l'Imperatore dicevano semplicemente a se stessi: "Sei davvero Tu come credevano i Rastafariani?" Non c'era nulla che suggerisse che non lo fosse, poiché tutto in Lui era regale e immacolato. Nessuno osava chiedergli se fosse Dio. Ma speravano che dicesse di no per poter condannare i Ras Tafariani. I Rastafariani che ne erano a conoscenza dicevano già che anche se l'Imperatore diceva di no, erano completamente sicuri che lo fosse a causa dei numerosi passaggi biblici adempiuti da LUI.

 Nel Suo discorso alla sala da ballo dello Sheraton, l'Imperatore pronunciò queste parole profetiche che oggi restano nella memoria dei fratelli e di tutti coloro che le ascoltarono. Nel più assoluto silenzio l'Imperatore dichiarò: "Voi Santi Sacerdoti, Guerrieri e Traditori, STATE TRANQUILLI E SAPPETE che Io sono Lui..."

Sabato 23 aprile l'Imperatore si recò alla stazione ferroviaria di Kingston da dove partì diretto a Montego Bay. Il percorso ferroviario era così costeggiato da migliaia di persone che si mettevano in fila per scorgere l'Imperatore. Si alzò e salutò galantemente a ogni centimetro del percorso e non mostrò il minimo segno di stanchezza. Per la prima volta il popolo giamaicano aveva visto un illustre capo di stato viaggiare in treno e così aveva dato alla gente del paese la possibilità di vederlo. Quando raggiunse Montego Bay, Charles Square, tutte le strade adiacenti erano piene zeppe. Con grida, saluti e canti la folla marciava accanto al corteo reale.

 La visita dell'Imperatore volgeva al termine e tutti erano contenti di poter dire di aver visto l'UOMO così adornato, onorato e lodato dai Rastafariani. L'Imperatore lasciò quindi Charles Square per il Montego Bay Beach Hotel.

 È stata anche offerta una cena in Suo onore dall'allora Primo Ministro, l'Onorevole Donald Sangster al Sunset Lodge Hotel.

 La visita dell'Imperatore fu quindi terminata e l'indomani tutti si riunirono per salutare Sua Maestà Imperiale. Quando l'Imperatore salì sui gradini del Suo aereo privato, il dolore riempì i cuori dei Rastafariani, diede il Suo ultimo saluto e guardò verso i fratelli con uno sguardo di dolore negli occhi e salì a bordo.

 Si conclude così la visita più straordinaria di un Capo di Stato in Giamaica, che non potrà mai essere cancellata dalla mente di chi ha visto Sua Maestà Imperiale.

- di Ras IVI TAFARI -


Nelle foto:

- Il commissario di polizia Gordon London ascolta attentamente mentre i fratelli spiegano il motivo per cui indossano i Locks. Da sinistra a destra: fratello. Spence, Bongo Watto, Bongo Planner e Ras Napier.

- Presentazione di doni al Re dei Re da parte del popolo della Giamaica. Nella foto da D-S Sua Maestà Imperiale, in primo piano, Hector Wynter, Donald Sangster, Sam Clayton, Douglas Mac e Philmore Alvaranga.

venerdì 19 aprile 2024

IL RE DEI RE PONE LA PIETRA ANGOLARE DI UNA CATTEDRALE 👑🦁

 

L'IMPERATORE Haile Selassie ieri mattina ha posto la prima pietra della cattedrale della Chiesa Ortodossa Etiope in un sito fuori dalla Beetham Highway, non lontano dal nuovo mercato centrale.

 La cattedrale è la prima e principale parte di un programma di costruzione che la Chiesa Ortodossa Etiope sta avviando a Trinidad. La posa della pietra è stata effettuata tra preghiere, canti di inni e applausi prolungati.

 I membri della Chiesa hanno considerato questo evento come uno dei più grandi nella storia della Chiesa a Trinidad. Erano anche contenti che ciò offrisse un'altra opportunità all'Imperatore di essere tra loro.

 L'imperatore ha usato una cazzuola d'oro, che gli è poi stata donata come ricordo dell'occasione storica. Gli sono state inoltre presentate le planimetrie dettagliate dell'edificio e una fotografia per mostrarne l'aspetto.

Egli Stesso le ha studiate e ha formulato le Sue raccomandazioni personali prima che il comitato della Chiesa decidesse sul progetto finale e sulla data di inizio della costruzione. Il comitato determinerebbe quindi anche quanto costerebbe questa cattedrale.

 Il consiglio ecclesiastico locale prevede di costruire edifici ecclesiastici anche a San Fernando e Princes Town.

Nella foto: L'architetto governativo Peter ... (a destra) consegna una cazzuola a Sua Maestà Imperiale affinché l'Imperatore ponga la prima Pietra di Fondazione della Cattedrale Ortodossa Etiope che sarà costruita sull'autostrada Beetham. Al centro Padre Abraham Stephens, della Chiesa Ortodossa Libanese.

(Estratto dal giornale "Trinidad Guardan" sulla visita del Re dei Re a Trinidad e Tobago dal 18 al 20 Aprile 1966)
➡️ https://youtu.be/urOW1GRWJoQ?si=d5PiK20phunD4di7

mercoledì 17 aprile 2024

PARTICOLARI DELL'ATTACCO AL VESCOVO ORTODOSSO IN AUSTRALIA

 

Il nostro amato vescovo Mar Mari Emmanuel della Chiesa Ortodossa Siriana di Sydney è stato attaccato da un ragazzo musulmano con un coltello a serramanico. Il Vescovo ha sollevato la Santa Croce e la lama del coltello dell'aggressore è ritornata nel manico, con il risultato che il Vescovo, grazie a Dio, non è stato pugnalato ma colpito ripetutamente con il manico del coltello e soltanto ferito.

Dopo il quinto colpo, si può vedere l'aggressore fermarsi un attimo e guardare l'oggetto che ha in mano. Si stava forse chiedendo perché i suoi affondi non creavano sanguinamento? Oppure stava controllando che l'oggetto fosse ancora saldamente nella sua mano? O a provare a riespellere la lama? Sembra piuttosto che si chieda "che cosa sta succedendo qui?".

Subito dopo, anche se ferito, il Vescovo ha tenuto un altro sermone e ha pregato per il suo aggressore che è stato subito fermato e arrestato. Il Vescovo è stato ricoverato di urgenza all'ospedale.

Naturalmente i media mainstream australiani senza Dio affermano che il predicatore è stato accoltellato non tenendo conto di questi importanti particolari della Potenza del Signore.

Gloria a Cristo nostro Vero Dio. 🌿👑🦁🌿




lunedì 15 aprile 2024

SAN GIOVANNI KUKUZELI (Shën Janji Kukuzeli) - Il genio della musica Cristina Ortodossa. 🌿🎼🎶🎵🔯🌿

 

San Giovanni (Jan) Kukuzeli (1280- 1370) era un monaco Ortodosso albanese di Durazzo 🇦🇱. Santo, innografo, maestro e teorico della musica sacra Ortodossa.

Conosciuto come il più grande musicista e cantante di Costantinopoli, rivoluzionò la musicologia Ortodossa e creò il "Sistema musicale circolare", che divenne noto con il suo nome "Sistema Kukuzeli" o "Ruota Kukuzeli". Jan Kukuzeli è considerato la "seconda fonte" della musica sacra Ortodossa, dopo San Giovanni Damasceno.

Le sue opere, nei manoscritti, sono degli straordinari tesori. La Chiesa Ortodossa orientale di tutto il mondo onora questa santa figura e celebra la sua memoria ogni 1 ottobre.

Questa è una breve descrizione biografica:

Jani nacque a Durazzo, una città portuale cosmopolita, convertita a Cristo dagli inizi del cristianesimo dallo stesso San Paolo. Suo padre morì quando era molto giovane, così la madre si occupò della sua educazione, affidandolo ai migliori insegnanti dell'epoca. Si dice che quando al piccolo Jan gli veniva chiesto quale fosse il suo cibo preferito, rispondeva sempre: "le zucchine", in albanese Kukuzelat. Così quest'ultimo poeta e grande dolce cantante prese il soprannome di Kukuzeli. Egli si distingueva per un'intelligenza rara, una voce angelica e grandi capacità musicali.

Sembra che, a causa di quella voce, fu mandato a Costantinopoli, capitale dell'impero, per studiare e cantare alla corte imperiale. Vedendo il suo grande talento e i sorprendenti progressi nella musica, lo nominarono responsabile delle attività musicali della capitale, conferendogli il titolo di Maestro, titolo molto importante all'epoca. La musica giocò un ruolo speciale a Costantinopoli, così Jan divenne un membro della corte imperiale e uno dei preferiti dell'imperatore stesso. Per la sua voce straordinaria, veniva chiamato "voce angelica". Quando cantò lì, nella chiesa di Santa Sofia , tutti si radunarono per ascoltarlo e commossi da quella voce cominciarono a piangere.

Ma pur essendo il favorito dell'imperatore e rispettato da tutti, il suo cuore non era felice. La sua anima desiderava una vita ascetica completamente dedicata a Dio, mentre la vita di corte con tutte le tentazioni e le glorie gli impediva di vivere una vita spirituale. Anche il re, poiché lo amava tanto, volle che sposasse la figlia di un nobile. Il giovane decise quindi di scappare. Così, vestito da povero pastore, partì e si recò al Monastero della Grande Lavra sul Monte Athos. Lì chiese di essere accettato nella vita monastica. Nessuno conosceva Jan e non identificava questo pastore con il grande artista della capitale, nonostante la sua fama fosse arrivata anche al Sacro Monte.

Un giorno, mentre stava pascolando le capre in un luogo deserto, pensando di essere solo, cominciò a cantare un inno dedicato a Maria Madre di Dio, con voce più forte del solito. Ma un asceta (un monaco che vive in solitudine) che viveva nelle vicinanze lo udì e, stupito dalla bellezza del canto e della melodia, vedendo anche gli animali che non pascolavano ma si divertivano, si recò dall'abate della Grande Lavra, che chiamò anche il pastore e lo costrinse a dire la verità. Jan lo pregò di restare nel monastero e di non consegnarlo all'imperatore, perché desiderava più la vita monastica che quella di corte.

L'abate gli ordinò di lasciare il lavoro di pastore e di assumere la direzione del coro della chiesa centrale del monastero. Jan obbedì. Ma nello stesso tempo, l'abate, che non voleva andare contro gli ordini dell'imperatore, andò a Costantinopoli per incontrarlo, per chiedergli perdono per Jan. Il monarca volle che tutti si inchinassero davanti alla volontà divina e ordinò all'abate di liberare Jan e decidere da solo cosa avrebbe fatto. L'abate, pieno di gioia, ritornò al monastero e diede la lieta notizia a Jan e ai fratelli del monastero.

Jan così continò la sua vita ascetica (di pratica spirituale) più di prima. Si stabilì in una casa dedicata ai Santi Arcangeli, vicino al monastero, praticando il digiuno, la penitenza e la preghiera incessante. Trascorse il resto della sua vita cantando inni di lode a Dio e alla Madre di Dio Maria, oltre a comporre numerosi brani di musica sacra, che hanno lasciato tracce profonde nella tradizione Cristiana Ortodossa.

Molto noto è il miracolo quando gli apparve la Santa Maria Madre di Dio, ricompensandolo con una moneta d'oro per i suoi meravigliosi inni, dove ancora oggi nella cappella in suo onore si trova anche l'icona "Santa Maria di Kukuzel" (Sën Mëria Kukuzelit - Kukuzélisa) -foto-. Jan seppe il giorno della sua morte, molto tempo prima, così quando si è avvicinato il tempo, Jan radunò tutti i fratelli, chiese perdono e ordinò loro di seppellirlo nella casa dei Santi Arcangeli, dove viveva. È morto il 1 ottobre.

venerdì 12 aprile 2024

RICORDANDO CORAL GARDENS 🙏🏾💚💛❤

 

Questo giorno, il 12 aprile 1963, era un Venerdì Santo (non a caso il giorno della crocifissione di Nostro Signore), è conosciuto come "Il massacro di Coral Gardens".

Il primo ministro della Giamaica indipendente diede il seguente ordine: "Catturate tutti i Rasta, vivi o morti".

E così si diede inizio alla "caccia ai dreadlocks" sia da parte della polizia che da parte dei civili.

Ovunque i Fratelli si trovavano venivano catturati e brutalmente picchiati.

Grandi corde spesse venivano usate per catturarli come mucche, in modo violento, con tubi di ferro, bastoni anti sommossa, pietre, massi. Venivano presi a calci, calpestati, bastonati. 

Taglia erba, coltelli e bottiglie rotte venivano usati per tagliare i loro capelli (dreadlocks).

Venivano gettati in prigioni sovraffollate e poi inviati alle carceri ... qualsiasi cosa tu possa pensare è stata fatta a loro ed è stata fatta con così tanto odio e rabbia ... erano disprezzati e ridicolizzati, i Fratelli e le Sorelle il cui motto era "PACE E AMORE".

I&I figli e figlie di RasTafari di tutto il mondo rendiamo onore, rispetto e ringraziamento a tutti gli anziani, patriarchi e matematiche che sono rimasti in piedi, fermi e solidi come rocce alla Roccia della nostra Fede, il Re dei Re Haile Selassie Jah RasTafari Cristo nostro vero Dio tornato per instaurare il Suo Eterno Regno, pur essendo brutalizzati non piegandosi mai né cedendo alla volontà del sistema, MAI!!!

giovedì 11 aprile 2024

L'INVASIONE DORICA (1200)

 

Di seguito un estratto dal libro "The Aegean Civilization" dello storico francese Gustave Glotz (17 febbraio 1862, Haguenau, Basso Reno – 16 aprile 1935, Parigi) per rivelare alcune falsità storiche quando gli storici erano coerenti e non influenzati da moderni rimaneggiamenti:

 "Disperdendosi gli Achei erano diventati pericolosamente deboli. Andando verso ogni sponda del Mediterraneo hanno lasciato dietro di loro molte lacune. A poco a poco gruppi della stessa razza [Pelasgo-Illiri], che parlavano un dialetto della stessa lingua [Antico Albanese], uscirono dall'Illiria e si fecero strada attraverso il Pindo, spingendosi sempre più verso sud. I Dori stavano entrando nella storia.

 Intorno al 1200, questa lenta infiltrazione si trasformò in un'invasione. Forse per un certo periodo ne fu respinto; i forti dei Micenei dovevano aver svolto il compito che ci si aspettava da loro. Ma gli Eraclidi [figli di Eracle, come venivano chiamati i Dori] tornarono vittoriosamente con i loro eserciti di tre tribù. Alcuni seguirono le strade dell'ovest e occuparono Epiro, Etolia, Akarnania ed Elisio; gli altri, avanzando da est, sottomisero Focide, Corinzia, Argolide, Laconia e Messenia. Nel Peloponneso gli Achei furono costretti a sottomettersi o a rifugiarsi sugli altipiani dell'Arcadia. Dopo la terraferma venne la volta delle isole meridionali; Melos e Thera, Creta, e poi Karpathos, Kos e Rodi caddero preda dei conquistatori.

La ferocia di questa incursione fece fuggire ovunque i popoli terrorizzati. Ci furono tumulti selvaggi e spintoni. I vinti cercavano ad ogni costo nuove case e diventavano terribili per gli altri. La commozione era generale. "Le isole erano senza riposo", dice un documento di Ramses III; e così erano i continenti. Molti Achei cercarono rifugio presso i loro fratelli nell'Attica. Una forte corrente di emigrazione investì tutta l'Asia Minore e ne trasformò la civiltà. La Ionia accolse Achei da ogni parte del mondo, compresi, senza dubbio, quelli di Pilo. Delo divenne il centro religioso di questa Acaia attico-ionica. Più o meno nello stesso periodo i Mushki, Frigi, attaccarono gli Ittiti e presero la loro capitale, Pteria; era la fine di un potere che aveva controbilanciato quello dei Faraoni e frenato quello degli Assiri. Una dinastia di Eraclidi divenne padrona della Lidia. E poi una massa di Egei, tra cui Pelesati [Pelasgi] o Kheretim (cretesi) e Zakari (Teukri o uomini di Zakro) apparvero ai confini dell'Egitto. Erano venuti via terra e via mare, con le loro donne e i loro bambini ammassati su carri trainati da buoi. "Nessun popolo aveva resistito davanti a loro". Ramses III riuscì a fermarli a Magadil, ma non poté impedire loro di stabilirsi nel paese che ricevette dai Pelesati [Pelasgi] il ​​nome di Palestina (1193).

 Ciò che accadde al mondo miceneo dopo l'invasione del 1200 non può in alcun modo essere paragonato a ciò che era accaduto a Creta duecento anni prima. Gli Achei, adattati alla civiltà cretese, ne avevano preservato l'eredità, anche se l'avevano lasciata diminuire. I Dori, provenienti dalle terre selvagge dell'Albania, ne distrussero tutto ciò che ne restava. Il loro percorso da Corinto a Sparta era segnato da una scia di rovine. A Creta i porti furono abbandonati per le alture dell'interno, e le misere spoglie di Cnosso furono date alle fiamme. Questa volta tutto era davvero finito per la città che un tempo era stata la padrona del Mediterraneo; sulle rovine annerite, sepolte dai secoli, sarebbero passati tremila anni nel silenzio della morte. Tutta questa devastazione era il segno non di una tempesta locale e temporanea ma di un cataclisma universale e finale. La bellissima civiltà del bronzo finì quando apparve il ferro. La sottomissione di Creta agli Achei fu la conquista della "Grecia" da parte di Roma- capta ferum victorem cepit; con l'avvento dei Dori seguirono le invasioni barbariche, il Medioevo, a cui seguì il Rinascimento."


Insomma:

Logicamente, l'Illiria e quella che sarebbe l'attuale Albania è il fondamento della gloria dell'antica "Grecia" che non è mai stata una nazione ma un gruppo di tribù della stessa origine illiro-epirota... Le tribù Doriche non erano altro che gli antichi abitanti autoctoni della penisola balcanica (Pelasgi). Lo stile dorico proveniva dall'"Albania" come afferma testualmente Glotz, gli Achei e i Dori erano tribù originari dell'Illiria. L'invasione Dorico-illirica dell'anno 1200 aC, prese gli Achei, gli Ittiti, ecc., e si fermò in Egitto. Ramses diceva di loro: "Non c'è nessuno che li tenga".

I libri di storia delle scuole che identificano come "greci" i Dori, gli Joni (che tra l'altro sono parole albanesi) gli Achei, i Macedoni ecc vanno riscritti. Quella che poi oggi viene chiamata "Magna Grecia" fu invece tutta colonia illirica ed egizia, dalla Puglia Messapica agli insediamenti Dorici, Ionici e Achei di Calabria e Sicilia. Inoltre i film di Hollywood con spartani "greci" in lotta con la Persia sono tutti una mitologia politica moderna, realizzata artisticamente per l'intrattenimento, ma nella loro falsità servono l'odierna geopolitica nella regione.

lunedì 8 aprile 2024

VISITA ALLA GROTTA DI DONNA MARSILIA

 

Nell'antica cittadella Cristiana Ortodossa di Sassone nell'oriente Mercurense ai piedi del Pollino nel nord della Calabria, a pochi metri dai ruderi di un'antica chiesa Ortodossa si trova la grotta neolitica di Donna Marsilia.

Questa località potrebbe essere l'antica Xifeo, convinzione tramandatasi da una incerta ubicazione descritta da Tito Livio e denominata Lymphaeum (Linfèo), luogo coinvolto amaramente nelle guerre puniche. Nel tempo venne denominata Sassone come risulta da alcuni documenti, fu completamente distrutta sul finire del XIV secolo.

Anticamente l'area era completamente abitata da Monaci Cristiani Ortodossi che brulicavano in tutta la zona. Accanto alla grotta vi sono presenti i resti di ben due antiche chiese Ortodosse. Sul perimetro dell'area sono presenti i resti di una cinta muraria lunga circa 1.500 metri che venne eretta dai Longobardi.

La Grotta di Donna Marsilia fu usata come necropoli durante il neolitico fino all'età del bronzo, e sicuramente anche come rifugio dai monaci Ortodossi emigrati dall'Oriente che si stabilirono in quell'area nei primi secoli del Cristianesimo.

Il nome della grotta deriva da una leggenda popolare dove si credeva che nella grotta vi fosse un tesoro custodito da una donna misteriosa chiamata Donna Marsilia che con i suoi inganni si sbarazzava di chiunque osasse cercare di prendere il tesoro da lei custodita.

La leggenda popolare assunse i connotati di verità quando al suo interno vennero ritrovate ossa umane insieme a dei frammenti ceramici e vari reperti da riferirsi al III millennio a.C.. La suggestiva grotta, è stata oggetto di indagini archeologiche nel 1962 ad opera dell'archeologo Prof. Santo Tinè ed i reperti da lui recuperati e descritti, ora si trovano esposti nel Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria.