mercoledì 13 settembre 2023

SAN GIORGIO DI IOANNINA 🔯🇦🇱


Per chi fosse interessato ai personaggi storici Arbëresh 🔯🇦🇱:

San Giorgio di Ioannina (Epiro). Santo Ortodosso Arvanita-Arbëresh, dai miei antenati sangue del mio sangue. Gjaku jon arvanit. #Roots

San Giorgio nacque intorno all'anno 1819 a Tzourchili, un villaggio della diocesi di Grevena nell'Epiro. I suoi genitori erano poveri e, dopo la loro morte, fu assunto da un ufficiale Ottomanno.

Sebbene fosse rimasto fermamente attaccato alla Fede Cristiana Ortodossa, i suoi compagni di servitù iniziarono a chiamarlo Ghiaour Hassan - un nome musulmano. Otto anni dopo, quando si stava preparando a sposare una povera ragazza Cristiana Ortodossa di nome Elena, uno dei Turchi fece una lamentela contro di lui davanti al giudice locale, affermando che Hassan, essendo musulmano, si stava preparando a sposare un cristiana. Dopo molta confusione, Giorgio, riservato e taciturno per natura, riuscì a convincere il giudice che egli era nato e cresciuto Cristiano Ortodosso. Si sposò ed entrò in servizio presso un altro dignitario Ottomanno nella città di Piliates. Il 12 Gennaio 1838, il giorno della nascita di suo figlio, fece ritorno a Ioannina per sbrigare alcune faccende.

Egli fu di nuovo catturato dal suo accusatore e una folla tumultuosa si riunì attorno a loro. Condotto dinanzi al giudice, Giorgio insistette che egli era stato sempre un Cristiano Ortodosso e che mai aveva rinnegato la Fede dei suoi padri: l'insistenza e il clamore dei Turchi non riuscirono a smuoverlo. Fu gettato in prigione e gli altri prigionieri cristiani che si trovavano rinchiusi lì suscitarono in lui il desiderio di continuare la sua gara sino alla perfezione del martirio. Una figura risplendente gli apparve, alleviando il peso delle sue catene e inspirandogli un tale sovrumano coraggio da ricevere con indescrivibile gioia la sua sentenza di condanna a morte la mattina del 17 Gennaio. "Come la cerva assetata anela alle fonti d'acqua viva" (salmo 41:1) così egli corse con i suoi carnefici verso il luogo dell'esecuzione. Lì fu impiccato, e il suo corpo fu lasciato lì per tre giorni per essere visto da tutti. Esso emanava una profumo fragrante e le stesse guardie furono testimoni della luce celestiale che circondava il corpo.
Infine le sante reliquie furono consegnate al Metropolita Ioakim, che radunò tutti i Cristiani di Ioannina per il funerale del nuovo martire di Cristo. Molti miracoli si verificarono durante quella solenne ufficiatura e ancora oggi continuano a verificarsi per mezzo delle sue reliquie.

L'icona di San Giovanni di Ioannina è anche venerata nella Parrocchia Ortodossa di San Giovanni di Kronstadt a Castrovillari (CS), Calabria.

DEREK 🔯🔥
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mercoledì 6 settembre 2023

VISITA ALLA MADONNA NERA DEL TINDARI (giugno 2023)

 

 Durante il periodo della persecuzione iconoclasta della Chiesa Ortodossa (tra il VI e il VII secolo d.C.) una nave in viaggio da Bisanzio aveva cercato rifugio dalla tempesta nella baia di Tindari nell'allora Sicila Ortodossa, la quale portava nascosta nella stiva una statua commemorativa della Vergine col Bambino perché fosse sottratta alla persecuzione iconoclasta.

Quando si calma la tempesta, i marinai decisero di riprendere il viaggio: levarono l'ancora, inalberarono le vele, cominciarono a remare, ma non riuscirono a spostare la nave. Tentarono, ritentarono, ma essa restava ferma lì, come se fosse incagliata nel porto.

Essi allora pensarono di alleggerire il carico, ma, solo quando, tra le altre cose, scaricarono il venerando Simulacro della Vergine, la nave poté muoversi e riprendere la rotta sulle onde placide del mare rabbonito.

Partita la nave che aveva lasciato il carico, i marinai della baia di Tindari si diedero subito da fare per tirare in secco la cassa galleggiante sulla distesa del mare. Fu aperta la cassa e, con grande stupore e soddisfazione di tutti, in essa fu trovata la preziosa statua in legno di Cedro del Libano della Vergine seduta su un trono con in grembo il Figlio Divino che tiene la destra sollevata, benedicente. Ella inoltre porta in capo una corona di tipo orientale, una specie di turbante, ricavato nello stesso legno, decorato con leggeri arabeschi dorati. E ai piedi, la scritta: "Nigra Sum sed Formosa" (Sono Nera ma Bella).

Si decise di portare il Simulacro della Vergine nel luogo più alto, il più bello, al Tindari, dove dal I° Secolo vi era una fiorente Comunità Ortodossa, una delle prime Chiese Ortodosse d'Occidente.

"Curiosamente la storia ecclesiastica, e qui andiamo a Eusebio di Cesarea nel III secolo, racconta, che la prima raffigurazione di Gesù fu proprio una statua. La donna che era stata guarita dal flusso di sangue, la così detta Emorroissa di cui parlano i vangeli sinottici, abitava a Cesarea Marittima, e lì in ricordo e in onore di Colui che l'aveva guarita fece fare una statua che rappresentava le fattezze di Gesù. Questo è quello che ci racconta Eusebio, perché noi quella statua non l'abbiamo più. È presumibile anche che la tenesse nel giardino della propria casa e non come un oggetto di culto. Curiosamente appunto una statua è stata una sorta di prototipo di molte icone."
(Igumeno Ambrogio, Chiesa Ortodossa di Torino 🐂)

Questi tipi di statue venivano usate dai primi cristiani come monumento commemorativo e testimonianza del passato. La Statua della Madonna Nera del Tindari rappresenta sì la Vergine in Trono e come Trono di Suo Figlio, ma dall'iscrizione in basso, "Nigra sum sed formosa" (Sono Nera ma Bella), una citazione del Cantico dei Cantici sull'incontro tra Re Salomone e la Regina di Saba, Regina d'Etiopia, essa rappresenta contemporaneamente la Donna di Rivelazione 12, la Regina del Sud ovvero la Regina d'Etiopia dalla cui Stirpe Davidica il Cristo sarebbe dovuto tornare per Regnare sul Trono di Davide, di cui lo stesso Cristo parla nei Vangeli riguardo la Sua Seconda Venuta: "La regina del sud si leverà a giudicare questa generazione e la condannerà, perché essa venne dall'estremità della terra per ascoltare la sapienza di Salomone; ecco, ora qui c'è più di Salomone!" (Matt. 12:42).

Nel luogo dove fu posta la statua commemorativa della Vergine vi era accanto un'antica chiesetta ortodossa e una fortezza che dominava il promontorio. La chiesetta fu in seguito distrutta dai pirati arabi capitanati da Khayr al-Din Barbarossa, corsaro e ammiraglio della flotta ottomana che mise a ferro e fuoco la costa tirrenica della Sicilia.

Quando i cattolici romani in seguito si impossessarono del territorio, al posto della chiesetta Ortodossa vi costruirono una chiesa barocca e la statua fu inserita all'interno della chiesa, utilizzata secondo la loro prassi eretica come idolo cattolico, celando il suo santo mistero.

La Chiesa Ortodossa dell'Italia Meridionale sopravvisse per molti secoli a diverse invasioni fino al culmine della sua esistenza quando la chiesa cattolica romana in combutta con i Normanni fece sì che tutte le rimanenti chiese Ortodosse venissero da questi distrutte e i terreni consegnati alle autorità pontificie cancellando volutamente l'eredità Ortodossa del Meridione d'Italia. 𓋴𓈖𓃀𓏜𓎟