Presento qui alcuni estratti selezionati dal libro di Dionigi di Alicarnasso "Le Antichità Romane" (The Loeb Classical Library). Dionigi ci informa sulle varie ascendenze Arber romane, tra cui quella degli Albani (Αλβανοί).
Quando gli elleni o greci ancora non esistevano, il Mediterraneo era abitato da popolazioni pelasgiche delle quali gli odierni Albanesi-Arbëresh sono i discendenti.
Tra i primi che si insediarono vicino e nella regione del Lazio vi erano gli Etruschi, gente saggia (Me tru), provenienti dall'Epiro. Molti degli scritti presenti nei loro cimiteri sono stati decifrati grazie alla lingua Albanese.
Gli Enotri, una tribù Arbër arcadica e popolo Italico di origine Pelasgo-illirica cugini dei Dardani Achei e Troiani. Sugli Enotri il glottologo e linguista italiano Giacomo Devoto ne ipotizzò un'origine balcanica proto-Illirica per le somiglianze linguistiche e culturali con quelle degli Albanesi.
Gli Enotri avevano abbandonato spontaneamente il paese allora chiamato Licaonia e ora Arcadia, in cerca di una terra migliore, sotto la guida di Enotro, figlio di Licaone figlio di Pelasgo, da cui la nazione prese il nome.
Mentre gli Aborigeni occupavano questa regione del Lazio, i primi ad unirsi a loro nel loro insediamento furono i Pelasgi-Albanesi della Emonia ora Tessaglia, dove avevano vissuto per qualche tempo. Dopo i Pelasgi Emoni giunsero i Pelasgi Arcadi dalla città di Pallanzio, che avevano scelto come capo della loro colonia Evandro, figlio di Ermes (Mercurio) e della ninfa Temi (o Carmenta, una donna mortale divenuta dea), insegnando agli abitanti la scrittura e la musica, e fu un alleato di Enea nella guerra contro i Rutuli. Questi costruirono una città accanto a uno dei sette colli che si trovano vicino al centro di Roma, chiamando il luogo Pallanzio, dalla loro città madre in Arcadia. Non molto tempo dopo, quando Eracle giunse in Italia di ritorno a casa con il suo esercito da Eritea, una certa parte del suo esercito, rimase indietro e si stabilì vicino a Pallanzio, accanto a un altro dei colli che ora racchiudono la città. Questo era allora chiamato dagli abitanti colle Saturnio, ma ora è chiamato Campidoglio dai Romani. La maggior parte di questi uomini erano Dori Epei che avevano abbandonato la loro città in Elide dopo che il loro paese era stato devastato da Ercole.
Durante la guerra di Troia, poco prima del duello finale tra Enea e Turno, c'è una conversazione tra gli dei pelasgi dove la dea Era (parola che dall'albanese signfica Vento) "regina del cielo" dice come i nomi Lazio e Albano debbano essere preservati mentre il nome di Troia dovrebbe scomparire.
Accadde che Enea fondò Alba Longa alle pendici del Monte Albano nel Lazio, a capo della confederazione dei popoli latini (populi albenses), da dove venne fondata Roma.
Nella sedicesima generazione dopo la guerra di Troia, gli Albani unirono entrambi questi luoghi in un unico insediamento, circondandoli con un muro e un fossato. Fino ad allora, infatti, c'erano solo ovili per bovini e ovini e alloggi per gli altri pastori, poiché il territorio circostante forniva erba in abbondanza, non solo per l'inverno ma anche per i pascoli estivi, grazie ai fiumi che lo rinfrescavano e lo irrigavano.
Gli Albani erano una nazione composta da Pelasgi-Albanesi: Arcadi, Epei provenienti dall'Elide e, infine, dai Troiani che giunsero in Italia con Enea, figlio di Anchise e Afrodite, dopo la presa di Troia. Ma tutto questo popolo, avendo perso le loro designazioni tribali, finirono per essere chiamati con un nome comune, Latini, da Latino, che era stato re di questo paese. La città murata, quindi, fu costruita da queste tribù nell'anno quattrocentotrentaduesimo dopo la presa di Troia, e nella settima Olimpiade. I capi della colonia erano fratelli gemelli di famiglia reale Albana, Romolo essendo il nome dell'uno e Remo dell'altro. Da parte di madre discendevano da Enea ed erano Dardanidi. Tuttavia, non continuarono entrambi a essere capi della colonia, poiché litigarono per il comando; ma dopo che uno di loro fu ucciso nella battaglia che seguì, Romolo, che sopravvisse, divenne il fondatore della città e la chiamò con il suo nome.
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