domenica 15 giugno 2025

VISITA ALLA CHIESA ORTODOSSA DI SANTA SOFIA DI BERAT, ALBANIA 🇦🇱

 

🌿 Immersa nel cuore del Castello di Berat, la Chiesa di Santa Sofia è un gioiello nascosto lungo il sentiero che conduce alla Cattedrale di Santa Maria, oggi sede del Museo Onufri.

Risalente al XVII o XVIII secolo, questa chiesa Ortodossa si distingue per la sua pianta rettangolare e l'abside rivolta ad Est.

È riconosciuta come monumento culturale di I categoria, preservando un pezzo unico della storia di Berat.

Ciò che rende questa chiesa speciale è la sua dedicazione a Santa Sofia, la Sapienza di Dio, una rarità tra le chiese di tutto il mondo. 

Celebrata 25 giorni dopo la Pasqua nel calendario Ortodosso, questa dedicazione differisce da quella a Santa Sofia, la martire onorata il 17 settembre.

La chiesa ha assistito a molti capitoli di storia.

Ha subito danni durante la Seconda Guerra Mondiale a causa dei bombardamenti tedeschi ed è stata successivamente trasformata in un asilo durante il periodo comunista in Albania, quando la religione era fuorilegge. Dopo gli anni '90, è stata riaperta come luogo di culto e, nel 2021, è iniziato un importante restauro, guidato da fedeli devoti.

I visitatori noteranno una targa all'ingresso, che ricorda la ricostruzione della chiesa nel 1946 da parte di un gruppo di fedeli, a testimonianza della sua resilienza e del suo significato duraturo.

Esplorate questo santuario sereno e storico e scoprite le storie incise nelle sue mura e nella sua comunità.


DEREK 🔯🔥

venerdì 13 giugno 2025

ALLE MURA PELASGICHE DI BERAT 🪨🇦🇱

 

🌿 Per mura Pelasgiche si intendono le antichissime mura ciclopiche costruite in pietra grezza dagli antichi Pelasgo-Albanesi, la più antica popolazione d'Europa.

Molto prima dei greci e dell'ascesa della potenza romana, i Balcani occidentali risuonavano del suono della pietra sulla pietra, con le tribù Pelasgo-Albanesi o Illiriche che costruivano imponenti fortezze sulle colline che ancora oggi sfidano il tempo.

I Pelasgo-Illiri costruirono fortezze così avanzate che persino Roma se ne accorse.

Uno degli esempi più straordinari è a Berat, in Albania, fondata dalla tribù pelasgo-albanese dei Dassareti nel VI secolo a.C. In seguito, è stata sotto il dominio di altre tribù illiriche e poi dei romani. Nel 1385 Berat venne conquistata dai turchi ottomani e nel 1396, il clan albanese Cristiano Ortodosso dei Muzaka assunse il controllo di Berat che divenne capitale di una signoria autonoma, il principato di Berat.

I Dassareti furono una tribù pelasgo-illirica dell'Epiro. Erano una sottotribù nordica dei Caoni. Il nome Dassareti deriva dalla parola albanese DASH, cioè ARIETE; l'ariete era il simbolo della loro tribù che veniva inciso anche sugli elmi dei soldati [Qui un esempio ➡️ : https://giuseppecapparelli85.blogspot.com/2024/07/elmo-illirico-decorato.html ]; come per i Caoni il simbolo era il KA o KAU, che significa TORO in albanese.

Le imponenti mura ciclopiche di Berat, di cui oggi rimangono solo pochi tratti delle loro fondamenta, furono costruite con blocchi di pietra così grandi e perfettamente incastrati che gli ingegneri moderni ne dibattono ancora oggi i metodi. Non si trattava di una rozza difesa tribale. Era un'architettura di livello statale, come quella della tribù Pelasgo-Albanese micenea e dell'antica Roma.

E non si trattava neanche di casi isolati. Da Nord a Sud dei Balcani, i forti pelasgo-illirici facevano parte di una rete di roccaforti militari che controllavano passi montani, rotte commerciali e valli fluviali. La loro posizione non era casuale: erano strategici, difendibili e imponenti.

I Pelasgo-Illiri non erano una cultura marginale. Erano ingegneri. Costruttori. Guerrieri. E la loro eredità è scolpita nella pietra lungo le colline dei Balcani.

Ne approfitto per sottolineare l'opportunità di correggere un errore millenario, in particolare quello che traduce costantemente la parola διοι, che qualifica i Pelasgi come "divini", come se questo διοι avesse alcun legame con l'aggettivo Θειος, che a sua volta deriva dal sostantivo Θεος, che significa "Dio" e da cui deriva l'aggettivo Θειος, che corrisponde a: "divino".

In effetti, la parola διοι, che è stata confusa in questo modo dall'ignoranza, non è altro che l'aggettivo preverbale dell'albanese o pelasgico: di-ës, che deriva dal verbo di, con il significato di "ho conoscenza". Διος: quindi è la stessa parola del pelasgico: di-ës, che significa saggio, colui che conosce; e la traduzione corretta di διοι Πελασγοι sarebbe quindi: "I Sapienti Pelasgi" o "I Saggi Pelasgi", e non "I divini Pelasgi", come è sempre stato tradotto in modo errato o per ignoranza.

Un'ignoranza dovuta ad una scarsa presa di coscienza del fatto che il patrimonio linguistico degli antichi popoli dei Balcani, sia degli Illiri che dei Traci e dei greci, è strettamente legato alla lingua albanese, la lingua più antica d'Europa.

mercoledì 28 maggio 2025

SAN DEMETRIO NEOMARTIRE ARVANITA-ARBËRESH 👑🌿

 

Martirizzato a Tripoli il 28 maggio 1794

Demetrio era un Arvanita-Arbëresh originario del villaggio Arvanita-Arbëresh di Theisoa in Ilia, nella Morea, Peloponneso, e veniva chiamato con il diminutivo popolare del suo nome Dimitri, Mitri.

Quando era un bambino di undici anni, fu ingannato da alcuni turchi e si convertì all'Islam. Durante la sua crescita, ricoprì varie posizioni nella gerarchia dell'Impero Ottomano e arrivò a ricoprire la carica di Ipparco, con molti subordinati, schiavi e molta ricchezza.

A un certo punto, tuttavia, tornò in sé e cominciò a ricordare la Fede dei suoi antenati. Si pentì, andò a Tripoli e, dopo aver venduto tutti i suoi beni e confessato, si unì nuovamente alla Chiesa Ortodossa e visse per dieci anni come un devoto Cristiano Ortodosso.

Tuttavia, una volta, mentre si trovava a Mistra per affari, fu riconosciuto da alcuni turchi, suoi vecchi conoscenti. Lo rapirono, lo portarono a Tripoli e lo denunciarono al giudice turco per apostasia. Il giudice gli chiese poi perché avesse rinunciato all'Islam e fosse tornato al Cristianesimo. Il Santo rispose con coraggio e a voce alta: «Sono stato cristiano fin da piccolo, ma a causa della mia ingenuità infantile sono stato ingannato, ho rinnegato la Fede e sono diventato turco». Poi ho capito che la mia Fede era Luce e l'ho persa, mentre la tua era oscurità, come ho imparato a conoscere. Pertanto, confesso ora davanti a voi che ho commesso un errore abbandonando la Luce e accettando l'oscurità. Sono nato cristiano e voglio morire cristiano. Credo nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo, una Trinità consustanziale e inseparabile. Per la mia fede sono pronto a sopportare qualsiasi tortura e persino a versare il mio sangue per amore del mio Salvatore Gesù Cristo».

Allora uno degli agha presenti gli chiese: Dov'è la tua barba, Mustafa agha? Il Santo rispose: Il mio nome non è Mustafa, ma Demetrio, e così sono stato battezzato, nel nome della Santissima Trinità. Per quanto riguarda la mia barba, la porto avanti da tanti anni e non solo non ho visto alcun progresso, ma non ho visto nemmeno il minimo beneficio. Per questo li tagliai e li restituii al padrone che avevo adulato invano per tanti anni. Il giudice che lo ascoltava cominciò subito a lusingarlo: "Se ritorni alla nostra religione, ti daremo onori, posizioni e donazioni". Il coraggioso martire di Cristo, applicando il detto apostolico: «Considero tutto come spazzatura, per guadagnare Cristo», rispose loro: «Io sono cristiano e credo in Gesù Cristo come Vero Dio, e tutto ciò che mi comandate, lo osservo per voi stessi, non ne ho bisogno».

Quindi lo rinchiusero in prigione e tutti gli imam e gli hodja si radunarono e cercarono di farlo ritornare alla loro fede. Il Santo non solo non prestò attenzione alle loro parole, ma parlò anche in modo dispregiativo della loro religione e del profeta. Così, vedendo la sua fermezza, il comandante turco ordinò la sua decapitazione. Lo portarono con le mani legate al luogo dell'esecuzione. Il boia cercò perfino all'ultimo momento di convincerlo a ritornare all'Islam, dicendogli: pover'uomo, fai la tua preghiera (confessione di fede nell'Islam) almeno adesso, all'ultimo momento, e Dio è misericordioso e avrà pietà di te. Il Santo, quando l'udì, rise, sputò e maledisse la preghiera e coloro che credevano in essa. Confessò di nuovo il Dio Uno e Trino. Chiese ai cristiani presenti di pregare per lui. Con una preghiera sulle labbra, fu decapitato il 28 maggio 1794, domenica di Pentecoste.

Al calare della notte, i cristiani, con il permesso del pascià, presero le sue spoglie e le seppellirono nella chiesa di San Demetrio Mirroportatore. Il seguente miracolo avvenne con le reliquie del Santo Martire. La sua mano destra rimase dritta e ferma, con tre dita unite, mentre faceva il segno della croce. Quando lo misero nella tomba, cercarono di piegargli il braccio, ma invano. Alla fine decisero di romperlo con un piccone. Immediatamente la mano, inflessibile e immobile, si piegò da sola e si posò sul corpo del martire Kallinikos.

Per intercessione del Santo Nuovo Martire Arvanita-Arbëresh, rendici degni, o Signore, del tuo Regno.

sabato 24 maggio 2025

DRUIDI 🌳🪵🇦🇱

 

🌿 Nella "Cronaca di Argirokastro", un antico manoscritto donato dall'arcivescovo di DRUInopolis nel 1806 al console francese di Ali Pasha a Giannina (Janina), la storia è raccontata fin dall'antichità, con la terza migrazione Pelasgica della tribù Arbore-Dardana Atlantidea dopo il diluvio di Atlantide, che arrivò e si stabilì in Epiro e Kaonia. 

Il fiume, chiamato Dar'a, Daradus, Daras o Dart, nasce sulle pendici dell'Alto Atlante. Sarebbe più corretto sottolineare che in realtà i fiumi sono due: uno, che scorre verso sud-ovest dai monti Atlante, oggi chiamato Draa, ma che in passato era chiamato Darda; il secondo, che scorre verso nord dai monti Atlante fino allo Stretto di Gibilterra, è ancora oggi chiamato Darda.

Il nome di ATLANTE, o meglio ATLAS, è sempre stato un mistero. 

Questo mistero viene svelato dalla lingua più antica d'Europa parlata ancora oggi dai diretti discendenti dalle tribù Arbore-Dardane Atlantidee, ovvero gli Albanesi e gli Arbëresh, la popolazione più antica d'Europa. Quindi il suo significato va trovato nella lingua Arbëresh come insegnava il sommo Vate Arbëresh di Macchia Albanese in KalArberia, Girolamo De Rada:

📜 "Gli dei del paganesimo hanno tutti nomi derivati ​​​​da radici albanesi. È chiaro quindi che per il culto di Dio e della natura dobbiamo fare riferimento ai Pelasgi. Dopo la trasformazione del Dio Unico in un dio multiforme e antropomorfo seguirono gli idoli, che avevano nomi perfettamente albanesi che ne esprimevano i simboli."
(Girolamo De Rada)

ATLAS non è altro che AT LASHTI che in Albanese-Arbëresh significa ANTICO PADRE riferendosi all'Antico Padre della stirpe Arborea-Dardana Atlantidea d'Etiopia e all'Antico dei giorni, il DIO PADRE Creatore.

Sappiamo anche che Atlante era il nonno materno di Dardano, figlio di Zeus (Zoti). Dardano fundò dapprima l'antico regno di Dardania nell'Albania del nord, e in seguito fu il fondatore della città di Troia e della dinastia troiana.

Secondo il manoscritto, queste tribù pelasgiche, dall'Atlante giunsero a Kythnos e da qui a Trikalla presso Giannina (Janina) in Epiro e, poiché erano numerosi, il re dell'Epiro Demetrio, nome maschile di DHE METRA che in albanese significa MADRE DELLA TERRA, della loro stessa stirpe e discendente della prima emigrazione Arberora Atlantidea, li accolse e li stabilì in zone disabitate. Questi nuovi arrivati ​​nutrivano credenze pagane legate al SOLE e alla QUERCIA, e venivano chiamati "DRUIDI". Si nutrivano del miele delle api che vivevano nella quercia.

Tra le tribù albanesi, la quercia, con le sue folte fronde che filtrano i potenti raggi del sole e trasformano il vento in brezza, con il suo tronco secolare, nei millenni è stata sempre considerata un albero sacro.

Essi venivano chiamati DRUI-DI perché vivevano nei boschi sacri di quercia. Nella lingua pelasga-albanese DRU ha il significato di LEGNO, BOSCO, ALBERO, mentre DI significa CONOSCENZA; i DRUIDI quindi erano i SAPIENTI DEL BOSCO SACRO.

I DRUI-DI possedevano una vasta conoscenza di astronomia e furono i costruttori dei più antichi calendari in pietra presenti in tutta Europa che gli permettevano di tracciare i cambiamenti stagionali e i cicli del tempo. 

Adoravano il Sole e lo utilizzavano per il funzionamento dei calendari. Il sole era chiamato DILLI, parola pelasgo-albanese formata dalla parola DI che oltre al significato di CONOSCENZA significa anche LUCE o GIORNO, e dalla parola YLLI che significa STELLA. Il Sole era considerata la STELLA DEL GIORNO e LA STELLA DELLA CONOSCENZA. Tramite il sole potevano conoscere i cambiamenti del tempo. Famosa era l'Isola di DELOS o l'Isola del Sole, colonizzata dalle prime tribu pelasgo-albanesi. Questi popoli venivano chiamati anche ILLIRI cioè "Popolo delle stelle" e "Popolo dei liberi".

Dall'Epiro, anticamente detta IPARIA che in pelasgo-albanese significa LA PRIMA, cioè la prima regione dominata dalle tribù Arbore-Dardane Atlantidee della prima emigrazione, da qui queste tribù dei DRUIDI si diffusero in tutta Europa.

Secondo il testo, l'area di insediamento in Epiro della terza emigrazione delle tribù Arbore-Dardane Atlantidee comprendeva la zona di Delvinë fino ai confini di Zoile (Zhulat) e la valle del fiume Drino da Libohova fino al confine di Titopolis (Tepelena). Costruirono città antiche come Dryopena o Druopena, Kanopolis o Kauonopolis, ecc. e in seguito, su questi loro insediamenti, i Romani costruirono città antiche nella valle del Drino come Hadrianopolis, Justinianopolis, Libatonopolis, Antigona, Argiro-kastra, Colore (Kordhoca), Goragon (Goranxia) e molte fortezze e chiese cristiane con nomi come quello di Pandokonis, di Santa Maria Dormiente, degli Apostoli, ecc.

Si pensa che nei pressi della moschea di Melan si trovi Dryope, poiché in alcuni punti emergono dal terreno colonne di marmo.

Kanopolis o Kaunopolis è correlato al luogo in cui, a Zhulat, si trova un insediamento che gli archeologi ritengono risalente a oltre 4.000 anni fa.

Qui vi sono delle grandi pietre che sono chiamate "gurët e Kanës" cioè "pietre di Kanë", probabilmente rotolate dalla collina dove si trovano, vicino alle mura ciclopiche di Piriu. 

Kanopoli e questa zona dell'Epiro chiamta Kaonia, era abitata dalla tribù pelasgo-albanese dei Kaoni; il totem di questa tribù era il Bue o Toro.

Ora il Bue o Toro, nell'antica lingua pelasgo-albanese è chiamato KA o KAU, e questo totem fu lo stemma proprio di questa tribù Pelasgo-Illira Dardana e di tutte le nazioni da esse civilizzate; che anzi dal KAU (Toro) portarono nome i Caucasi, i Caoni, i Cauloni, Caspi, i Tauridi ecc.

Non dimentichiamo che in quelle regioni a quell'epoca, secondo la cronaca, vivevano anche dei giganti o Ciclopi dotati di grande forza e corporatura.

📜 "Nell'Epiro superiore e medio, dai monti Grammonas e Acrokeravnia alla catena del Pindo e lungo il Drimino, dall'Adriatico e dallo Ionio all'Egeo, ma anche su alcune isole e attorno all'Attica, in gruppi e sporadicamente, vivono gli Albanesi, QUESTA ANTICA TRIBÙ PELASGICA ED ERACLEA, questi coraggiosi e valorosi difensori della fede della patria e fedeli osservatori e custodi degli antichi costumi e tradizioni. GLI ALBANESI SONO CONSIDERATI I PADRI DELLA RAZZA GRECA [...]
[...] Questi [Albanesi], come la maggior parte dei popoli antichi dalle rive dell'Eufrate e del Gange fino al Caspio e al Caucaso, accampandosi tra l'Iberia e il Caspio e il Perigeo dell'Ocumene dionisiaco, erano inizialmente CICLOPICI, nomadi e pastori."
(Estratto da "Gli albanesi e il loro futuro nell'ellenismo, con un'appendice sui greco-valacchi e bulgari" Anno: 1879)

La tribù Druide di costoro, dopo aver ricevuto istruzioni dall'oracolo presso cui risiedevano le sacerdotesse di Dodona in Epiro, che ricevevano istruzioni dal fruscio delle foglie di quercia nel vento caldo, venne informata nella profezia che avrebbero dovuto partire per la terra di Saturnia, sulle rive di un lago, e lì stabilirsi. E si trasferirono a Spoleto, in Italia, dove oggi si trova il Monteluco, il Bosco sacro, ricco di querce secolari.

Qui si trovano anche antichi scritti su pietre che rappresentano le leggi incise a protezione della foresta sacra. La stessa cosa accade anche nell'Albania Epiri al confine Fushbardhë-Zhulat, dove ci sono due località, una chiamata "Gramat-i" e l'altra "Shkronja-t" che in albanese significano "Gli Scritti". Sopra il luogo chiamato "Përroi i shkronjës" cioè "Burrone della Scritta" si trova la foresta di querce e il luogo chiamato "Shpëri", un tipo di quercia latifoglia che mantiene le foglie sui rami anche in inverno; in altre parti dell'Albania la chiamano "Sparth". La stessa cosa accade a Spoleto, in Italia, dove abbiamo due centri residenziali chiamati "Spiri" accanto al Bosco sacro.

Dall'Albania Epiri, le tribù Druide Arberore della Kaonia si diffusero in tutta Europa. 

In KalArberia cioè in Calabria i Caoni o Cauloni o Auloni o Aoni fondarono l'antica Caulonia, arrivando fino alla Britannia e ancora più a nord. 

L'antico nome della Scozia era Albania fondata da Bruto di Albania Epiri fuggito dopo che Troia fu distrutta. Ecco perché in Gran Bretagna ci sono zone con nomi come Alba, Arbanon o Radati. Sono i nomi delle zone in cui vissero i primi Pelasgi.

I DRUIDI presenti in Gallia, Britannia e Irlanda, con la loro influenza estesa anche nelle aree celtiche dell'Italia settentrionale e delle Alpi, erano sacerdoti, divinatori, bardi (poeti e musicisti), giudici e consiglieri politici. Possedevano una vasta conoscenza di astronomia (Disco di Nebra), botanica, medicina e storia, tramandata oralmente. Celebratori di riti legati alla natura, con particolare attenzione ai boschi e agli alberi (Drut), considerati sacri. 

Allo stesso modo, nella PENISOLA IBERICA, anch'essa anticamente chiamata IPARIA da cui IBERIA, perché come l'EPIRO fu una delle prime regioni dominate dalle tribù Arbore-Dardane Atlantidee della prima emigrazione, qui i nomi di molte città hanno senso solo nella nostra lingua pelasgico-albanese.

Nelle vecchie mappe dell'Albania la zona di Qeparo è chiamata "porto pelasgio". Allo stesso modo, il monte Burreto in precedenza si chiamava monte Pelagus.

"Mali i Lucës" cioè il "Monte Luca" nell'Albania Epiri, in latino significa "Montagna Sacra", proprio come il Monteluco il Italia.

Allo stesso modo, sul "Monte Luca" in Albania si trovano ancora nomi come: "Kroi i Dropullit" "Fontana di Dropuli" e "Përroi i Dropolit" "Burrone di Dropuli", che potrebbero essere rimasti dall'epoca dei Druidi. Per uno scambio fonetico da questo nome deriva anche "Truidë", dall'albanese "Tru" o "me tru" cioè "sapiente", da cui deriva anche il nome di Etruria e degli Etruschi, "popolo sapiente", nell'Italia antica. Molti degli scritti presenti nei loro cimiteri sono stati decifrati tramite la lingua albanese.7

Non invano gli albanologi e gli storici stranieri hanno affermato che:
--"se la storia degli albanesi viene portata alla luce, allora i vicini e l'Europa restano senza storia"!,... e "il 90 percento dell'archeologia sotterranea in Albania è sotto terra e inesplorata".

venerdì 16 maggio 2025

LE CINQUE PORTE DI ATENE 🏛

 

"...si decise di costruire un muro intorno alla città e questo fu realizzato in tre mesi, con l'aiuto dell'intera città e dei villaggi, nonché dei musulmani. L'intera opera fu completata e la città fu protetta da cinque porte: la "Porta Albanese" o "Porta Plaka" a sud, la "Porta Mesogeia" a est, la "Porta dei Santi Apostoli" a nord, la "Porta degli Zingari" a nord-ovest e la quinta, la "Porta Mandravilis", a sud-ovest. C'era anche un'altra porta sull'Acropoli" 
(Dalle memorie di P. Skouzes). 

- La "Porta Albanese" o "Porta Plaka" fu costruita adiacente al quartiere Plaka di Atene che in albanese significa Veccia o Antica, ed è la parte più antica della città che fin dall'antichità era abitata interamente da Albanesi, da cui la porta prende il nome.

- La "Porta Mandravilis" prende il nome da una donna, medico e membro della famiglia albanese dei Mandravili, che viveva nelle vicinanze.

Dall'Empire Newspaper (Sydney, Australia) 5 Maggio 1863 leggiamo:
"Atene era solo un villaggio albanese. Quasi tutta la popolazione dell'Attica è considerata ed è composta da albanesi. A tre leghe di distanza (14,5 Km) dalla capitale ci sono villaggi che capiscono a malapena il greco."

A queste porte dobbiamo aggiungerne un'altra, l'Arco di Adriano, oggi chiamato "Arco della Principessa". In realtà, il muro non fu costruito per scopi difensivi, ma per consentire ad Hadji Ali Haseki, governatore Ottomano, di avere il controllo completo sugli Ateniesi, ai quali impose pesanti tasse accompagnate da punizioni pubbliche con frustate e altre umiliazioni. Nel 1795, questo governatore brutale, sotto il quale gli Ateniesi avevano sofferto più che mai, fu giustiziato tramite decapitazione per ordine del sultano.

📷 Nella foto: dipinto della "Porta Mesogeia" con l'omonima fontana sullo sfondo, dove pastori Albanesi portano le loro capre ad abbeverarsi, uno di loro vestito in fustanella, l'abito tradizionale albanese. Davanti la Porta vi è una guardia turca mentre fuma la pipa. Sulla porta sono evidenti gli spoli dell'acquedotto di Adriano. Dipinto di Edward Dodwell.

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venerdì 9 maggio 2025

IL NUOVO PAPOCCHIO PERACCINATORE 📺🐑💉

 


La chiesa cattolica romana ha eletto il suo nuovo papocchio marionetta delle banche che ha preso il nome di Leone XIV. 

Il suo predecessore, papa Leone XIII fu il papa in carica al tempo del primo tentativo di invasione coloniale italiana in Etiopia e della sconfitta ad Adua nel 1896.

Durante l'invasione dell'Italia allo stato sovrano d'Etiopia, il papa Leone XIII, se ne lavò le mani e non si espresse né a favore né contro l'occupazione italiana, adottando uno spettrale atteggiamento neutrale attraverso il silenzio.

Per la chiesa cattolica lo sterminio degli africani non ha mai significato nulla sopratutto se Ortodossi.

Ma l'Etiopia tende le mani a Dio, e in seguito alla sconfitta epica dell'Italia ad Adua da parte dell'Etiopia, papa Leone XIII inviò una lettera all'imperatore Menelik II, Leone di Giuda, chiedendo il rilascio dei prigionieri italiani catturati durante il conflitto.

Il Leone di Giuda Menelik II, a sua volta, noto per le sue capacità diplomatiche, rispose con vera Cristianità, generosità e strategia liberando centinaia di prigionieri, iniziando con 200 di loro il 20 novembre 1896, in occasione del compleanno della Regina d'Italia. Altri gruppi vennero rilasciati nei mesi successivi. Il gesto rafforzò l'immagine di Menelik come leader magnanimo e civile, sfidando gli stereotipi razzisti dell'epoca e consolidando la sua autorità morale e veramente Cristiana.

La chiesa cattolica di Leone XIII, vedeva l'Etiopia come una potenza cristiana troppo indipendente nel mezzo di un continente dominato dalle forze coloniali e voleva rafforzare i legami con Menelik, sia spiritualmente che politicamente, per aumentare l'opera dei missionari cattolici in Etiopia così da destabilizzare la Cristianità Ortodossa millenaria d'Etiopia.

Menelik II, il Leone di Giuda, tuttavia, fu fermo nel proteggere l'autonomia della Chiesa Ortodossa Tewahedo d'Etiopia, profondamente radicata nella cultura e nell'identità etiope. Così nel trattato di amicizia e commercio firmato ad Ancober, tra il rappresentante del Re d'Italia e Menelik II, il 21 maggio 1983, alla chiesa cattolica fu vietato di predicate il cattolicesimo romano in Etiopia durante il regno di Menelik II.

“Non ho intenzione alcuna di comportarmi da spettatore indifferente qualora potenze provenienti da territori lontani facciano il loro ingresso sulla scena di penetrare l’Africa…
Come l'Onnipotente ha protetto l'Etiopia sino ad oggi, sono confidente che Egli la rafforzerà e proteggerà in futuro...
...L'Etiopia non necessita della protezione di nessuno; l'Etiopia protende le proprie mani a Dio.”
~ MENELIK II, Leone di Giuda~

E siamo arrivati ai nostri giorni con questo nuovo papocchio Leone XIV, eletto da pochi giorni, che come il suo predecessore non glie ne frega niente delle vite umane. Egli è reduce di essere accusato diverse volte di coprire i preti pedofili e di essere un servo delle banche e promotore dello sterminio di massa del falso peraccino 📺🐑💉, che ha condotto al macello migliaia di pecore che hanno seguito la sua falsa bocca ruggente ingannatrice, e di cui non dimentichiamo ... quindi per il futuro aspettiamoci di tutto e di quante altre pecore saranno condotte nuovamente al macello.

Nelle Sacre Scritture il termine "leone" può avere due significati: il primo riferito al Regno di Gesù Cristo che, mediante la Potenza dello Spirito Santo, opera prodigi come suo Padre, opera per la salvezza del mondo; e l'altro riferito al regno del falso messia che opera prodigi mediante la potenza di suo padre, Satana, per sedurre il mondo.

In riferimento al Regno di Gesù Cristo, Giovanni dell'Apocalisse dice: "Un angelo mi disse: Non piangere; ecco, ha vinto il Leone della Tribù di Giuda, della radice di Davide"; e, in riferimento al falso messia, Pietro dice: "Siate dunque saggi e rendete saggio il vostro cuore; perché anche il vostro avversario, il diavolo, ruggisce come un leone cercando di divorare".

Come questo nuovo eletto papocchio ha ruggito cercando di divorare più persone possibili seducendo la gente con il peracciono diabolico, Dio solo sa quali altre bestemmie andranno incontro coloro che da ora in avanti lo seguiranno.

Questo è solo un avvertimento sperando che qualcuno apra gli occhi e veda la realtà così com'è...

Noi invece continuiamo per la strada mostrataci dal Re Messia nel suo Carattere Regale, Leone Conquistatore della Tribù di Giuda, Qadamawi Haile Selassie, la Via la Verità e la Vita, seduto sul suo Trono Davidico d'Etiopia, con i titoli di Re dei Re, Luce del mondo, Difensore della Fede Ortodossa e Re di Israele.

Il Leone Conquistatore della Tribù di Giuda ha prevalso! 
La radice di Davide ha prevalso!
Il Leone di Giuda indossa la sua Corona d'onore e di Gloria Eterna.

Benedetto sia il Re dei Re Haile Selassie e fuoco sugli usurpatori del suo Regno.

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martedì 6 maggio 2025

L'ATLETA DI CRISTO 🇦🇱

 

Oggi 6 maggio 1405 nasceva Gjergj Kastrioti Skanderbeu, che con la sua abilità militare e le sue capacità di leadership lo hanno reso ampiamente riconosciuto come uno dei più grandi leader militari Cristiani Ortodossi albanesi del suo tempo.

Egli organizzò nella città di Lezha (Alessio), un incontro tra le più importanti famiglie nobili Cristiane Arbëresh: i Kastriota, i Muzaka, i Thopia, i Balsha e gli Scura. Scopo dell'assemblea era porre fine alle divergenze tra di loro e fare causa comune contro l'occupazione ottomana. L'incontro ebbe buon esito e Scanderbeg fu eletto comandante della Federazione.

Discendente della stirpe degli imperatori illiro-macedoni di Costantinopoli fu inoltre principe di Macedonia ed Epiro appartenente alla tribù albanese dei Kestri e degno discendente della dinastia Arber degli Argeadi, che diede i natali ad Alessandro Magno, Pirro e ad altri re conquistatori Macedoni ed Epiroti.

Scanderbeg fu il più grande generale guerriero del suo tempo. L'eroe non perse mai una battaglia, combatté e vinse innumerevoli duelli contro i migliori guerrieri dell'Asia e dell'Europa e in tutte le battaglie contro i turchi gli albanesi uscirono vittoriosi grazie alla sua abilità in azione e alla sua straordinaria forza fisica; in tutte le battaglie aperte Scanderbeg cavalcò per primo, dritto contro il comando supremo turco, e in pochi minuti sterminò e disperse chiunque si trovasse di fronte a lui, con i suoi guerrieri albanesi che finirono il resto dell'esercito turco. 

Fu conosciuto con il titolo di ATLETA DI CRISTO.

Sul suo elmo vi era incisa la parola acronima.

🇦🇱 * 𝕴𝕹 * 𝕻𝕰 * 𝕽𝕬 * 𝕿𝕺 * 𝕽𝕰 * 𝕭𝕿 * 🇦🇱

𝕴𝕹 - Iesus Nazarenus
𝕻𝕰 - Principi Emathie
𝕽𝕬- Regi Albaniae
𝕿𝕺- Terrori Osmanorum
𝕽𝕰- Regi Epirotarum
𝕭𝕿- Benedicit te

"Gesù il Nazareno ti Benedica o Principe di Macedonia Re degli Albanesi Terrore degli ottomani Re d'Epiro."

Senza Scanderbeg, la storia dell'Europa sarebbe stata molto diversa e gli eserciti turchi avrebbero potuto raggiungere l'Italia e il resto d'Europa se gli albanesi non avessero resistito con successo per 25 anni agli assalti dei due più formidabili sultani ottomani, Murad e suo figlio Mehmet, il conquistatore di Costantinopoli.

domenica 4 maggio 2025

DOMENICA DELLE DONNE MIROFORE

 

La terza domenica di Pasqua, ricordiamo Giuseppe d’Arimatea e le Donne Mirofore

La festa delle Mirofore sottolinea il ruolo centrale delle donne nel piano di salvezza di Dio. Nonostante la loro posizione marginale nella società dell’epoca, sono le prime a credere nella Risurrezione e a portare il messaggio di speranza agli altri discepoli. La Chiesa Ortodossa, celebrando questa festa, riconosce e onora il loro coraggio, la loro fede e il loro amore per Cristo.

Le Mirorofore sono le donne che hanno seguito il nostro Signore insieme con sua Madre e sono state con lei al momento della Passione salvifica e si sono prese cura del corpo del Signore con la mirra.

Quando Giuseppe e Nicodemo chiesero e ricevettero da Pilato il Corpo del nostro Sovrano, lo presero dalla Croce, lo unsero con profumi squisiti, lo misero in un sepolcro e misero una grande pietra all'entrata.

Erano presenti, secondo l'evangelista Marco, Maria Maddalena e l'altra Maria seduta di fronte alla tomba. Con altra Maria si riferisce alla Theotokos. Ma non c'erano solo loro, erano presenti anche altre donne, come è riportato dagli evangelisti Luca e Matteo. (Luca 10: 3 - Matteo 5:55)

Le principali donne portatrici di mirra erano sette. Erano le seguenti:

1) Maria Maddalena (dalla quale il Signore ha scacciato sette demoni)
2) Salome (figlia di Giuseppe)
3) Giovanna (moglie di Huza)
4) Maria (sorella di Lazzaro)
5) Marta (sorella di Lazzaro)
6) Maria di Kleoppa (moglie di Kleoppa)
7) Sossana

Quindi, poiché queste donne proclamavano con zelo la risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo e contribuirono notevolmente alla proclamazione di questo grande Mistero della Fede, i Padri santi hanno deciso la domenica dopo la domenica di Tommaso di celebrare le Sante Donne Mirofore anche perché queste donne furono le prime a vedere Cristo risorto dai morti e proclamarono per prime l'annunzio salvifico del Vangelo.

La domenica delle Donne Mirofore è la domenica di tutte le donne Cristiane Ortodosse. 🙏🏾

domenica 20 aprile 2025

📰 IL LEONE CONQUISTA TRINIDAD

 

🌿 "Le lacrime riempivano gli occhi della vedova signora Analise Campbell mentre si univa a migliaia di persone per dare un benvenuto a Sua Maestà Imperiale ieri al Queen's Park Oval. "Dio benedica quell'Uomo", ha detto. "Ho sentito parlare di Sua Maestà Imperiale per anni, ma non mi sarei mai aspettata di vivere abbastanza a lungo per vedere il giorno in cui avrei benedetto i miei occhi su Sua Maestà Imperiale. Guardate!" ha detto l'anziana signora, "anche l'arcobaleno è uscito per dare il benvenuto a Sua Maestà Imperiale. È davvero il Leone di Giuda". 👑🦁

(Giornale "TRINIDAD GUARDIAN", Pagina 1, Martedì 19 Aprile 1966)

CHI HA OCCHI
PER VEDERE... HA VISTO...

CHI HA ORECCHIE
PER SENTIRE... HA SENTITO...

🌿 Benedetto colui che viene nel Nome del Signore, il Re di Israele!!!

DEREK🔯🔥
https://t.me/DerekRasTafarI

sabato 12 aprile 2025

SYBARI 🐂

 

🌿 Città gaudente dedita all'ozio e alla dolce vita... Tante sono le leggende sul passato intorno a Sybari, luogo mitico, sepolto un tempo sotto uno strato alluvionale, poi finalmente ritrovato. Dagli scavi sono emerse però tre città diverse, sovrapposte.

La più antica è proprio Sybari che nasce alla fine dell'VIII secolo a.C. quando un gruppo di Achei della Morea, Peloponneso, si stabilisce nel nord dell'odierna Calabria, su una fertile pianura circondata dalle montagne della Sila e del Pollino. Lì dove il fiume Crati rallenta il suo corso e incontra il Mare Ionio (DETI JON).

Ma chi erano realmente gli Achei, fondatori di Sybari?

Secondo la storiografia ufficiale accademica e in base a ciò che ci viene insegnato anche a scuola, a causa del moderno ellenismo bavarese, gli Achei vengono considerati "greci" perché provenienti dal Peloponneso, da quella regione dei Balcani che fa parte del moderno stato greco. Ma non c'è nulla di più sbagliato nel considerare gli Achei "greci", perché la loro origine è più antica e proveniente da un altro posto.

In realtà se andiamo a considerare i dettagli storici di questa antica popolazione, vediamo che gli Achei non erano affatto "greci" ma appartenevano a quelle tribù pelasgiche pre-elleniche da cui discendono gli odierni Albanesi-Arbëresh. 

Gli Achei erano tribù di pastori nomadi che da nord, cioè dall'antico regno della Dardania, nel centro-nord dell'odierna Albania, migrarono verso sud alla ricerca di terre dal clima più mite. Giunsero sui monti della Morea, nel Peloponneso dove fondarono città-stato fortificate e diedero origine a quella che fu la civiltà Micenea. Ogni città era un piccolo regno indipendente, spesso in guerra con le altre città. Le città sorgevano sulle alture ed erano protette da grandi mura.

Gli Achei furono tra le prime popolazioni pelasgiche Illiro-Dardane provenienti da nord a colonizzare il sud dei Balcani, e il nome di Achei gli fu dato perché si stabilirono in quella regione della Morea chiamata Acaia.

La dinastia degli Achei deriva da Pelope, che era di origine Dardana della tribù dei Brigi o Frigi. 

Gli autori antichi considerano i Frigi essere i Brigi, un'antica tribù albanese di dinastia Dardana che dai territori montuosi dell'odierna Albania centrale e alcune parti dell'Epiro e della Macedonia emigrarono in Asia Minore molto tempo prima della guerra di Troia.

Erodoto, collega i Brigi ai Frigi, affermando che secondo i Macedoni, i Brigi per uno scambio fonetico furono chiamati Frigi dopo essere migrati in Anatolia, Turchia, che insieme a Dardano fondaro la città di Troia.

Il dominio di Pelope si estese a tutta quella regione che da lui prese il nome di Peloponneso. Egli era il figlio di Tantalo, conosciuto come il Frigio, o re dei Frigi. Era altrimenti chiamato Atis; in albanese la parola ATI significa PADRE.

Pelople era il padre di Atrea, i suoi nipoti furono Agamennone e Menelao. Pelope fu, inoltre, il fondatore dei giochi olimpici. La stessa guerra di Troia fu una guerra pelasgo-illira quando i greci o elleni ancora non esistevano.

Quindi, come si può chiaramente vedere nei dettagli storici, gli Achei che fondarono la città di Sybari in Calabria, non erano "greci", ma erano Pelasgi di origine illiro-Dardana discendenti di Pelope della tribù Dardana o Illira dei Frigi.

La colonia di Sybari fu destinata a diventare una delle più potenti. Di questa fiorente civiltà e della conferma che gli Achei erano una popolazione Illiro-Dardana ci parlano anche i reperti rinvenuti nella Piana di Sybari e i nomi dei toponimi della Piana stessa.

Non molto distante da Sybari sorge quello che oggi è chiamato il Parco Archeologico di Francavilla Marittima.

L’area sorge nel settore sud-est del Parco Nazionale del Pollino, su una collina situata sulla sponda sinistra del torrente Raganello da cui domina l’intera piana di Sybari. Il sito fu abitato in età protostorica (sec. IX-VIII a.C.) da genti italiche enotrie che vivevano in capanne sui terrazzi posti lungo la sponda sinistra del torrente Raganello e seppellivano i loro morti nella necropoli di Macchiabate.

Gli Enotri erano un popolo Italico anch'essi di origine Pelasgo-illirica e quindi cugini dei Dardani Achei. Sugli Enotri il glottologo e linguista italiano Giacomo Devoto ne ipotizzò un'origine balcanica proto-Illirica per le somiglianze linguistiche e culturali.

Con la fondazione di Sybari, il centro venne conquistato, oppure per quelle somiglianze linguistiche e culturali venne semplicemente abbracciato e fatto rientrare nel territorio Sybarita.

È proprio da questo centro archeologico che ci vengono le grandi prove dell'origine Illiro-Dardana dei Sybariti.

Il Parco Archeologico di Francavilla Marittima è costituito:
1) dalla necropoli  di Macchiabate;
2) dal villaggio, ubicato sui pianori che scalano il Timpone della Motta;
3) dall’Athenaion situato in cima al Timpone della Motta.

L'Athenaion è composto dai resti di cinque grandi edifici. Tra gli oggetti rinvenuti in uno di questi edifici vi è la prova inconfutabile dell'origine Illiro-Dardana degli Achei fondatori di Sybari:

Una piccola statua in bronzo di un soldato munito di un palese ELMO ILLIRICO e una corazza dove sono incisi motivi a spirale.

L'elmo Illirico è il tipo di elmo più antico dei Balcani originario dell'Illiria-Dardania e arrivato nel Peloponneso con le popolazioni Illiro-Dardane che la colonizzarono, da qui mossi a fondare Sybari.
(Qui un'altro esempio di elmo Illirico: https://giuseppecapparelli85.blogspot.com/2024/07/elmo-illirico-decorato.html)

A testimoniare l'origine pelasgo-illira degli Achei Sybariti, ci sono anche le preziose monete d'argento in uso nella città, dove compare il suo simbolo, il simbolo pelasgo-illiro per eccellenza, il Toro.


Ora il Toro, chiamato KA o KAU, che nell'antica lingua pelasgo-albanese altro non significa che Toro, fu lo stemma proprio dei Pelasgo-Illiri Dardani, e di tutte le nazioni da esse civilizzate; che anzi dal KAU (Toro) portarono nome i Caucasi, i Caoni, i Cauloni, i Tauridi ecc.

Il Caos fu creduto dal Pelasgi-Illiri la culla dell’universo, il letto, il talamo, il Toro nuziale di Dio, e il letto nuziale di Zeus ed Era fu detto Toro dallo stesso Omero.

E un'altra grande prova dell'origine Dardano-Illirica degli Achei fondatori di Sybari è un Toponimo importante relativo al Parco Archeologico di Francavilla Marittima:

Il nome del vallone che divide il Timpone Motta e la Necropoli di Macchiabate è esattamente Vallone DARDANIA, solcato dal ruscello omonimo (Ruscello DARDANIA) ormai prosciugato. Un nome sicuramente donato dai Sybariti a ricordo della propria terra d'origine come era di consuetudine fare fra questi popoli.


Tutte queste prove da me esposte non solo evidenziano una falsa rappresentazione storica, ma rivelano anche un'appropriazione culturale deliberata.

Analizzando sia i reperti archeologici che quelli storici, i dati linguistici e i toponimi, diventa sempre più evidente che gli Achei fondatori di Sybari erano di origine proto-balcanica pelasgo-albanese Illira della Dardania, e quindi non greca. L'etichetta di "greco" applicata a loro è un costrutto moderno nato da una falsa rappresentazione storica.

La storia dei fondatori di Sybari che li identifica come "greci" va riscritta.

DEREK🔯🔥