"Quando Re Ottone di Grecia arrivò in Grecia nel 1830, riusciva a malapena a sentire qualcuno parlare greco, così chiese: 'Dove sono i greci ad Atene?'
I suoi cortigiani si guardarono l'un l'altro e risposero: 'Non ci sono greci, ma non preoccupatevi perché questa popolazione albanese sarà sempre fedele alla vostra monarchia'".
Questa citazione, inserita in un contesto storico reale, rafforza alcune verità spesso silenziose della storia ufficiale: quando Ottone sbarcò in quella che poi sarà chiamata Grecia (ufficialmente nel 1832), il paese era stato devastato dalla guerra d'indipendenza (1821-1829) e la città di Atene, ancora poco sviluppata e in gran parte disabitata, era abitata principalmente da Arvaniti, albanesi Ortodossi sia autoctoni che insediati fin dal Medioevo.
La lingua greca non era ancora dominante in città come Atene, mentre l'elemento albanese non solo aveva una pronunciata presenza linguistica e culturale, ma costituiva anche la principale forza combattiva che sostenne la formazione dello stato greco moderno. Questi dati, sebbene spesso trascurati dalle narrazioni nazionali, sono confermati anche da altre fonti storiche e documentarie.
Papantoniou, con il suo stile tipicamente critico e tagliente, pone questa realtà al centro della sua ironia storica, mostrando uno scontro tra le aspettative "europee" del re bavarese e la realtà multietnica e linguistica della neonata Grecia. Inoltre, l'affermazione sulla "lealtà della popolazione albanese" alla monarchia è una chiara allusione al ruolo degli Arvaniti nel mantenimento della stabilità interna e al loro contributo alla fondazione dello stato.
Questa prospettiva ci ricorda che la costruzione delle identità nazionali non è un processo semplice e lineare, ma spesso un'attenta selezione della memoria collettiva e la cancellazione di elementi che non si adattano alla narrazione ufficiale. Opere come quella di Papantoniou offrono una rara opportunità di leggere tra le righe della storia e di riscoprire le tracce di comunità che l'hanno significativamente influenzata, ma che sono spesso rimaste nell'ombra.
"Re Ottone" di Zaharias Papantoniou, pubblicato nel 1934 dalla Casa Editrice Dimitrakou di Atene, rappresenta uno dei tentativi più singolari di descrivere con ironia, ma anche con occhio critico, gli albori dello stato greco moderno sotto il regno di re Ottone di Baviera. Tra i numerosi episodi che gettano luce sugli aspetti politici e sociali di quel periodo, un breve ma estremamente significativo frammento serve da spunto per riflettere sulla struttura etnica e linguistica di Atene all'inizio del XIX secolo:
Nota a piè di pagina
1. Zaharias Papantoniou, Re Ottone, Casa Editrice Dimitrakou, Atene, 1934. Sulla copertina vi è raffigurato un albanese in abito tradizionale albanese che in seguito fu rubato dal moderno stato greco.
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Girate queste informazioni ai moderni pseudo filo-greci che nascondono i fatti storici ingannando loro stessi e gli altri.
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