martedì 12 marzo 2024

DOVE SONO I GRECI...??? (1.0)

 

La Grecia era ed è uno Stato multietnico balcanico: quando fu costituita come “Stato” duecento anni fa, dopo la rivolta degli Arvaniti-Arbëresh del 1821, i monarchici occidentali, influenzati dalle ideologie razziste ariane, inventarono il “Regno di Grecia” come istituzione razziale di interesse "puro" degli antichi greci! La verità è che questa "Grecia" esisteva solo nei loro libri e che non era una realtà nemmeno nell'antica Grecia che come stato non è mai esistito, la cui "razza" era un misto di tribù pelasgo-illiriche locali e colonizzaroti egizi, fenici e persiani settentrionali: i primi abitanti locali dell'area greca, non parlavano neanche greco, ma un'idioma che si è conservato nelle autoctone popolazioni albanesi. Si conservano antichi testi che dicono che mentre la lingua così detta greca veniva parlata ad Atene, c'erano vaste regioni intorno che non parlavano il greco ma il "barbaro", così chiamato dagli Ateniesi!

Durante l'occupazione ottomana dei Balcani "I Greci non avrebbero mai scacciato i Turchi. Erano troppo degradati anche per desiderare la libertà. Per molti anni, dopo aver ottenuto la nostra indipendenza, i tempi del dominio turco furono definiti "bei tempi" dai greci. A combattere i turchi furono gli albanesi, i macedoni [anche loro di origine albanese n.d.r.] e gli stranieri." (Da: Conversazione con M. Thiers, M. Guizot di Nassau William Senior)

Dopo che gli ottomani furono cacciati dalla rivoluzione Arvanita-Arbëresh combattuta tra il 1821 e il 1830, il Re Ottone, un tedesco della Baviera, fu imposto dalle potenze occidentali come re in Grecia.

Egli era così ossessionato dalla mente del greco antico che imparò la lingua greca moderna pensando che avrebbe trovato gli stessi greci nel nuovo stato della Grecia, ma quando arrivò in Grecia fu sorpreso di scoprire che la popolazione non era greca ma Albanese e quindi non poteva comunicare con la gente perché non lo capivano poiché la loro lingua madre era l'albanese.

Dall'Empire Newspaper (Sydney, Australia) 5 Maggio 1863 leggiamo:
"Atene era solo un villaggio albanese. Quasi tutta la popolazione dell'Attica è considerata ed è composta da albanesi. A tre leghe di distanza (14,5 Km) dalla capitale ci sono villaggi che capiscono a malapena il greco."

Quando il re Ottone di Grecia venne ad Atene nel 1830, non sentì nessuno parlare in greco e così chiese: "Dove sono i greci di Atene?

La sua corte si guardò e rispose: "Non ci sono Greci, ma non preoccupatevi perché questa popolazione albanese sarà sempre fedele alla vostra Monarchia".

Siccome la popolazione del nuovo stato greco appena imposto era formata per la maggior parte da Arvaniti-Arber Ortodossi, Alessandro Pallis propose che in Grecia l'Arvanitika diventasse come seconda lingua ufficiale e propose una università in lingua Arvanitika, ma questi non erano i piani delle potenze fasciste occidentali.

Così accadde che il re impose alla popolazione albanese della “Grecia” la nuova falsa identità greca da lui creata, iniziò così una forte persecuzione della lingua Arbëresh, impose che nelle scuole vi fosse insegnata solo la lingua greca e che la lingua Arbëresh fosse rapidamente dimenticata.

Più subdola invece fu la decisione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, che scomunicò la lingua Arvanita, e faceva arrestare o addirittura uccidere chiunque predicasse il Vangelo in Arbëresh.

Come se non bastasse rubarono anche la cultura agli Arbëresh e tutte le loro tradizioni; per esempio come dice il ricercatore greco Ilia Petropulos sull'abito che i greci portano come abito nazionale: "I greci hanno rubato l'abito agli Albanesi del Sud e noi lo abbiamo fatto nostro abito nazionale".

E quanti di tutti quegli albanesi che dalla fasulla Grecia fascista imposta da Ottone si denunciano oggi come albanesi? E quanti così detti Greci dei giorni nostri discendono da quegli Arbëresh che li liberarono?

Penso sul fatto che tutti quegli Arbëresh sono ancora lì, ma aimè sono diventati mentalmente più greci dei greci stessi, a causa della persecuzione e della forte propaganda, o come si suol dire: sono diventati più cattolici del papa. Ma la verità in qualche modo viene sempre a galla.

"Gli Abiti, la Storia, gli Eroi, la Mitologia e la Cultura ellenica sono tutti presi dagli Albanesi." (Ricercatore greco Ilia Petropulos)

- Immagine: dipinto di Peter Von Hess "Entrata di re Ottone ad Atene" [Dove sono i greci...???]

Qui il seguito dell'articolo ⬇️:

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lunedì 11 marzo 2024

BREZA 🔯🇦🇱

 

'Breza' è la grossa cintura che chiude le gonne del costume tradizionale Arbëresh di Piana degli Albanesi in Sicilia.

E' in argento e oro, composta da placche che si uniscono al centro con una borchia cesellata a mano in cui viene inserito un soggetto Cristiano.

In genere si tratta dei santi della tradizione Ortodossa - San Giorgio, San Demetrio, San Nicola - oppure della raffigurazione della Vergine Odigitria.

Anche se in Arbëresh questa parola viene utilizzata giornalmente per indicare una cintura in generale, fondamentale è l’etimologia della parola 'Brez' nella lingua albanese, che significa “generazione”, “stirpe”, “discendenza”, “progenie”. 

Bellissimo il significato, Breza, infatti viene indossata dalle donne di cultura Arbëresh a simbolo della maternità. Viene donata alla sposa come augurio di fecondità, riconoscimento della maternità. Chi lo cinge si augura possa avere, per intercessione del Santo, a cui la coppia di sposi devotamente si affida, una buona prole.

sabato 9 marzo 2024

RICORDANDO SAN PAPA KYRILLOS 🌿𓋹🦁


Oggi 9 marzo ricordiamo la nascita al cielo di Sua Santità Papa Kyrillos VI il Taumaturgo.

Sua Santità Papa Kyrillos (Cirillo) VI di Alessandria è il 115° Successore di San Marco Evangelista. Nato Azer Yousef Atta (2 agosto 1902 – 9 marzo 1971), è stato Patriarca copto Ortodosso d'Egitto dal 1959 al 1971.

Papa Kyrillos è stato uno dei più grandi papi, patriarchi e asceti dell'Ortodossia.

Era un uomo di preghiera, celebrava messe quotidiane e la sua porta era aperta a tutti.

"Non c'è nessun uomo in tutta la storia della Chiesa come Papa Kyrillos VI che sia stato in grado di pregare così tante liturgie. Ha pregato più di 12.000 liturgie. Questo fatto non è mai accaduto prima nella storia dei Papi di Alessandria o del mondo, o anche tra i monaci. Era meraviglioso nelle sue preghiere." (Papa Shenouda III)

Era un santo miracoloso con doni di guarigione, esorcismo dei demoni, chiaroveggenza, chiaroudienza e profezia, così come i doni di coloro che la chiesa copta designa come "anacoreti", vale a dire i doni dell'agilità (viaggiare/teletrasportarsi istantaneamente in luoghi lontani) e quello della bilocazione (essere in due posti contemporaneamente).

Era un asceta di livello mondiale che sopravviveva solo con un pezzo di prosfora (pane della comunione non consacrato), una tazza di caffè espresso e un bicchiere d'acqua durante la quaresima.

Durante il suo episcopato ebbe luogo una grande rinascita del monachesimo e un'espansione della costruzione di chiese Ortodosse all'interno e all'esterno dell'Egitto.

Grazie a Papa Kyrillos e l'importante aiuto del Re dei Re Haile Selassie, furono restituite all'Egitto le Sante Reliquie di San Marco Evangelista rubate alla Chiesa Ortodossa dalla chiesa cattolica romana nell'828 e portate clandestinamente a Venezia. ⬇️
https://giuseppecapparelli85.blogspot.com/2023/10/il-ritorno-delle-reliquie-di-san-marco.html

San Papa Kyrillos continua a fare miracoli fino ad oggi (53 anni dopo la sua morte) ed è stato canonizzato nella Chiesa copta Ortodossa nel 2013.

Che le sue preghiere siano con tutti noi. Amìn!!!

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venerdì 8 marzo 2024

STORIA TRISTE ARBËRESH 🔯🇦🇱

 

La lingua è uno dei segni identificativi più importanti per un popolo, ma è anche un simbolo culturale.

Chi controlla la lingua del popolo, ne controlla i pensieri.

Di seguito riporto una lettera del Comune Arvanita di Gavrio, sull'isola di Andros, ormai preso dai greci, che chiede al governo greco di propagandare l'istruzione greca nelle scuole in modo che gli Arvaniti di Grecia possano dimenticare completamente la lingua Arbëresh, la loro lingua madre.

"IL CONSIGLIO COMUNALE DEL COMUNE DI GAVRIO:

Convocato in seduta presso il Municipio di Gavrio il giorno 16 luglio 1889 alla presenza del Sindaco G. Α. Yianoulidou, il quale, prendendo la parola all'incontro, propone di ritenere legittimo e auspicabile che l'organismo esprima i suoi ringraziamenti alla Società Filologica Parnaso di Atene, per aver istituito anni fa nel villaggio di Felo, nel nostro comune, una scuola a proprie spese per l'incapacità del Comune per mancanza di fondi e di augurare che esso e il futuro mantenimento di detta scuola, portando finora buoni frutti nel villaggio dove i suoi abitanti parlano ancora l'albanese, che disimpareranno completamente, in seguito la loro educazione.

L'Associazione prende atto della sopra proposta del Sindaco e la ritiene necessaria ed indispensabile."

Nella foto: Donna Albanese d'Atene, incisione del XIX secolo.

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giovedì 7 marzo 2024

PADRE SOFRON BOROVEN 🔯🇦🇱

 

Il 7 marzo viene ricordardato padre Sofron Boroven. Egli era un sacerdote Ortodosso di origini Albanesi del santo Monte Athos. Padre Sofron era convinto che a ognuno era lecito predicare il Vangelo nella propria lingua madre per meglio comprendere il messaggio di Cristo. A causa di queste sue idee lo allontanarono dal monte Athos, partì e andò a Borovë, in Albania, nelle sue terre d'origine. Lì aprì una scuola dove insegnava ai bambini la lingua albanese e predicava a tutti il Santo Vangelo nella loro lingua madre. Fu uno dei fondatori della Chiesa Autocefala Albanese. Eterna Memoria!

Rispetto per tutti gli insegnanti Ortodossi di tutte le generazioni che hanno sacrificato la loro vita per mantenere salda la Lingua Madre e la Retta Fede in Arbëria!!!

sabato 2 marzo 2024

L'ARCANGELO FANUELE ⚔


Secondo il Libro di Enoch Etiopico Fanuele è il nome dato al quarto angelo dopo Michele, Raffaele e Gabriele, che significa “Volto di Dio”. Esso è venerato nella Chiesa Ortodossa Etiopica Tewahedo.

«Questo primo è Michele, il misericordioso e longanime: e il secondo, che sta sopra tutte le malattie e tutte le ferite dei figli degli uomini, è Raffaele: e il terzo, che sta sopra tutte le potenze, è Gabriele : e il quarto, che è preposto al pentimento per la speranza di coloro che ereditano la vita eterna, è chiamato Fanuele.»
(Libro di Enoch, 40:9)

Fanuele è ritenuto essere uno dei quattro Angeli della Presenza. Nel Libro di Enoch Etiopico è indicato anche come un angelo dell’esorcismo (si afferma che “espelle Satana”).

I doveri di Fanuele includono sostenere il trono di Dio, servire la Verità e servire come angelo del Giudizio. Inoltre, Fanuele è l'angelo del pentimento per la speranza di coloro che hanno ereditato la vita eterna.

Fanuele, insieme a Michele, Gabriele e Raffaele berranno tutti dal 'torchio dell'ira di Dio', rafforzandoli in quel giorno, il Giorno del Signore. Nelle orde demoniache, il suo oppositore è Belial, diavolo e padre della menzogna. Durante la battaglia di Armageddon, Fanuele rinuncerà a questa rivalità, per adempiere la profezia che Cristo distruggerà Belial con la parola della Sua bocca. Fanuele è una delle voci angeliche descritte in Apocalisse 11:15: "Poi il settimo angelo suonò la tromba e nel cielo si alzarono voci potenti, che dicevano: «Il regno del mondo è passato al nostro Signore e al suo Cristo ed egli regnerà nei secoli dei secoli»”.

Secondo Enoch 40:7, egli è la quarta voce udita "che respinge i [molteplici] Satana (avversari o accusatori) e che vietano loro di presentarsi davanti al Signore degli spiriti per accusare coloro che abitano sulla terra".

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giovedì 29 febbraio 2024

VISITA ALLA MADONNA DEL CASTELLO - Castrovillari

 

Visita all'Antica città Ortodossa di Neon Sassonion, oggi conosciuta come Castrovillari, nell'estremo oriente mercurense. 🐂☿🔯🔥

In alcune antiche pergamene greche conservate a Castrovillari vi è scritto che l'attuale città di Castrovillari era anticamente chiamata Neon Sassonion cioè La Nuova Sassonia. Quindi si presume che i monaci Ortodossi che prima fondarono l'Antica Cittadella di Sassonia, a pochi chilometri da lì, si spostarono ed edificarono la Neon Sassonia, quella che oggi è il centro storico di Castrovillari.

Nelle vicinanze vi si assediarono i romani costruendo delle ville fortificate da cui poi l'area prenderà il nome di Castrum Villari appunto "Fortezza delle Ville".

Sulle pendici sud‐orientali del colle di Santa Maria del Castello vi sono diverse grotte che sono state abitate dai monaci eremiti Ortodossi: in esse si può vedere ancora oggi il piccolo rialzo che serviva da cuccetta e il piccolo incavo che doveva contenere le icone sacre e la lucerna. 

Quando il colle cominciò quindi ad essere popolato dai villici delle campagne vicine, la vita solitaria e silenziosa dei monaci Ortodossi eremiti divenne difficile, allora essi decisero di trasferirsi su altre colline e montagne, o in monasteri vicini. Molti si diressero sul massiccio dell'Orsomarso, vicino ai fiumi Lao e Mercure, alla famosa eparchia monastica del "Mercurion". 

I monaci Ortodossi che vi rimasero eressero diverse Chiese e Castrovillari rimase comunque Ortodossa fino all'arrivo dei Normanni in combutta con i cattolici romani.

Allontanandosi da Castrovillari i monaci perseguitati dovettero lasciare sul luogo diversi oggetti di devozione tra cui anche un'immagine della Madonna che essi stessi avrebbero dipinto sulla parete di una piccola e rustica cappelluccia vicino le grotte.

Su una collinetta che si eleva sui 350 metri, dove anticamente vi risiedevano i monaci Ortodossi oggi si trova Il Santuario cattolico di Santa Maria del Castello – detto comunemente Madonna del Castello. 

L’edificio fu costruito nel 1090, per ordine del conte Ruggero il Normanno (figlio di Roberto il Guiscardo) detto il Borsa, con l’intenzione di costruire una fortezza che sorgesse nel punto più alto della città, per difendersi da attacchi e incursioni nemiche e per meglio proteggere la sua corte dall’ostilità del popolo castrovillarese verso la dominazione cattolico-normanna. Note sono, infatti, le imprese che i Normanni dovettero condurre più volte e per lunghi anni prima di impossessarsi della città di Castrovillari, dotata di possenti fortificazioni e di una coraggiosa resistenza degli abitanti, successivamente arresi agli assedi dei conquistatori soltanto perché esasperati dalla fame.

I Normanni, con la complicità della chiesa cattolica, conquistarono la città nel 1064 dopo il lungo assedio di Roberto il Guiscardo, e dopo che già quasi tutta la Calabria era finita nelle loro sanguinose mani. Ma anche negli anni seguenti la città fu contesa dai successivi principi normanni: Guglielmo Arenga si ribellò a Roberto Il Guiscardo nel 1073 il quale, impegnato nella presa di San Severina, mandò il figlio Ruggero ad assediare Castrovillari; quest’ultimo, succedendo al padre nel 1085 e memore della lunga e indomita resistenza della città, ordinò che sulla sommità del colle sorgesse un possente castello per tenere in soggezione i cittadini. È il 1090 quando gli operai inviati dal conte Ruggero cominciarono a gettare le basi della temuta fortezza, inasprendo l’ostilità degli abitanti.

La tradizione racconta, però, che durante i lavori di edificazione ordinati dal Borsa, le mura della fortezza costruite durante il giorno crollassero misteriosamente durante la notte. L’accaduto suscitò lo stupore del conte che, inorgoglito, ordinò alle maestranze di scavare più a fondo nella roccia per rinforzare le fondamenta del castello. Scavarono fino a raggiungere le antiche grotte degli ultimi monaci Ortodossi che erano fuggiti alla loro persecuzione. E fu durante l’ultima fase di scavi che avvenne il ritrovamento, ad opera degli operai che eseguivano i lavori, di un’immagine raffigurante la Madonna col Bambino, dipinta su un pezzo di muro. Dinnanzi all’apparire della sacra immagine, gli operai caddero in ginocchio, il popolo accorse e gridò al miracolo. La scoperta, considerata prodigiosa, creò il presupposto per l’insurrezione dei cittadini contro la costruzione della fortezza e la dominazione.

Fu proprio in questo momento che i cattolici romani in combutta con i normanni ne approfittarono per far sì che con l'inganno la città venisse conquistata.

Grazie al vescovo di Cassano Sassone, Vicario del Papa Urbano II e amico del conte Ruggero, che accolse la causa di ribellione del popolo castrovillarese, il conte ordinò che al posto del castello fosse costruito un santuario cattolico al centro del quale fu posta l’immagine della Madonna che, da quel momento in poi, fu detta del Castello. 

Il popolo castrovillarese, fu così fatto fesso e contento; i normanni si impossessarono della città e i cattolici romani finirono l'opera di cattolicizzazione e sottomissione al Vaticano del popolo castrovillarese.

Nonostante ormai da secoli Castrovillari sia diventata cattolica, le radici dell'Ortodossia e del santo lavoro dei monaci Ortodossi guidati solo da Cristo, rimangono lì da sempre nel silenzio, testimoniati nella bellissima Immagine Ortodossa da tutti venerata. 𓋴𓈖𓃀𓏜𓎟

martedì 27 febbraio 2024

L'INFLUENZA AFRICANA SULLA CONOSCENZA (cosìdetta) "GRECA".


Talete di Mileto è considerato il primo filosofo occidentale. Si recò a Kemet (Egitto) come dichiarato da lui stesso e consigliò ai suoi studenti di andare in Egitto per studiare. Diodoro Siculo, lo scrittore siciliano, venne in Africa e soggiornò ad Anu in Egitto. Ha ammesso che molti di coloro che sono "celebrati tra i greci per l'intelligenza e la cultura" hanno studiato in Egitto.

Quando gli egiziani terminarono di costruire le piramidi nel 2500 a.C., passarono 1.700 anni prima che Omero, il primo scrittore così detto greco, iniziasse a scrivere L'Iliade, il classico europeo. Omero trascorse sette anni in Egitto e studiò legge, filosofia, religione, astronomia e politica. Molti dei grandi filosofi europei studiarono in Egitto perché era la capitale educativa del mondo antico. È noto che Pitagora trascorse più di 20 anni in Africa. Quando Socrate scrisse dei suoi studi nel libro Buciro, ammise categoricamente: "Ho studiato filosofia e medicina in Egitto". Non ha studiato queste materie in "Grecia" che come stato non esisteva, ma in Africa!

Nel campo della medicina, gli africani (antichi egizi) scrissero libri di medicina come il papiro Hearst (7a dinastia 2000 a.C.), il papiro Kahun (12a e 13a dinastia 2133-1766 a.C.) che contiene trattamenti ginecologici, e il papiro Ebers (18a dinastia 1500 a.C.).

Sulle pareti del Tempio di Kom Ombo hanno lasciato registrazioni degli strumenti medici originali utilizzati nelle loro operazioni. Questi strumenti sono costituiti da pinze, coppette ad aria, coltelli, spugne, forbici, tricipiti, una bilancia per pesare porzioni di medicinale, un divaricatore per separare la pelle, una sedia da parto e l'origine del moderno simbolo di prescrizione RX.

Nel 47 a.C., i medici dell'antica Kemet fecero nascere il figlio di Cleopatra VII chiamato Cesarione ("Piccolo Cesare"). La procedura medica eseguita da questi medici africani per far nascere questo bambino prese il nome da Piccolo Cesare, da cui ora abbiamo il termine medico "Parto Cesareo".

Quando i medici africani scrivevano questi testi medici ed eseguivano tutte queste operazioni mediche, Ippocrate, ilcosì detto greco (ora considerato il "padre della medicina") non era ancora nato, fino al 333 a.C., quasi 2.000 anni dopo.

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YANITZA 🔯🇦🇱


Ecco un'altra eroina albanese che ha ispirato l'Europa con la rivolta contro gli ottomani. Un'altra delle tante prove che gli Arbëresh, discendenti dall'unica antica società matriarcale d'europa, non solo uomini ma anche donne, guidarono le rivolte contro gli invasori ottomani nel corso della storia.

Questa stampa intitolata "Yanitza, la Giovanna d'Arco albanese" raffigura un momento potente della storia. Nell'immagine vediamo Yanitza, una giovane donna coraggiosa e determinata che ha assunto il ruolo del padre defunto per condurre una battaglia vittoriosa contro i turchi. Il suo straordinario coraggio ispirò Paul Paray a comporre una cantata in suo onore, che vinse il prestigioso Prix de Rome nel 1911. Durante questo periodo, l'Albania rimase sotto il dominio ottomano fino alla sua indipendenza nel 1912. La storia di Yanitza simboleggia non solo la sua lotta personale ma riflette anche la lotta più ampia per la libertà e l'indipendenza all'interno dei Balcani. L'immagine raffigura un intenso confronto tra le truppe montenegrine e le forze turche. Mostra Yanitza come una vera eroina che guida i suoi compagni ribelli con incrollabile determinazione. L'immagine è piena di azione e agitazione mentre i soldati si scontrano l'uno contro l'altro nella loro lotta per la liberazione. Questa immagine storica serve a ricordare lo spirito indomabile che risiede negli individui disposti a opporsi all'oppressione e a combattere per ciò in cui credono. Il coraggio di Yanitza continua a ispirare generazioni anche oggi, ricordandoci la nostra capacità di resilienza e forza di fronte alle avversità.

lunedì 26 febbraio 2024

APPELLO A TUTTI GLI ARBËRESH 🔯🇦🇱

 

“KRISHTIN NA KEMI ME NE ……”
KUR EDHËTIN PRINTË TON NDË TALLIET ISHIN GJITHË ORTODOSË
SUALLTIN ME TA: BESIN – LIRIN – FLAMURIN     
             
 QISHA ORTODOSE PIR ARBËRESHTË:
"ME TË JEMI MË SHËPIT TON" !!!

"Già nel recente passato, o Fratelli italo-albanesi, vi ho informato ed erudito sulla nostra condizione riguardo la vera ed unica Fede. Quella Fede che i nostri Avi venendo dalle regioni della Grecia e dell’Albania nel Regno delle Due Sicilie, hanno portato e mantenuto con grandi stenti e patimenti a causa delle mire distruttrici ed espansionistiche sia dei vescovi latini, sia dei signorotti locali alleati dei vescovi.

Quella non era altro che l’Unica, Santa ed Apostolica Fede di N.S.G.C., e lo è ancora, per cui valeva la pena combattere tenacemente (esempio lampante il Santo Martire di Spezzano Albanese Arciprete Padre Nicola Basta) in quanto riusciva ad unire un popolo, stremato da decenni di guerre contro i turchi, in terre straniere e non sempre ospitali.

Non dobbiamo dimenticare tanti nostri sventurati paesi che non sono riusciti, nonostante abbiano combattuto fortemente contro un avversario subdolo, ad arrivare a mantenere ciò di cui andavano orgogliosi (S. Caterina Alb., Spezzano Alb., Cerzeto ecc.).

 Purtroppo loro hanno dovuto soccombere ed in alcuni casi oltre a perdere la Fede, hanno subito anche la sfortuna e la beffa di dover dimenticare la lingua.

FEDE - LINGUA: un binomio inscindibile ed indissolubile per non perdere in modo definitivo ciò che resta della nostra Cultura, delle nostre Tradizioni, delle nostre Memorie, del nostro Patrimonio Linguistico e della nostra ricchezza Spirituale.

LINGUA: ovvero quel poco che ancora riesce ad essere parlata nei nostri poveri paesi da chi, tuttora, con tenacia la insegna ai propri figli.

E certamente la nostra lingua parlata non è quella che si può evidenziare nei cartelli stradali presa in prestito dallo Shqip; questa è una lingua importata che serve soltanto a qualcuno per prendere in giro un intero popolo e che grazie alla legge 482/99 guadagnarsi qualche euro.

FEDE: ovvero quella per cui ancora, in molti, nei nostri paesi continuano a sperare di ritornare a “combattere”, per dimostrare prima a se stessi e poi a chi sappiamo noi che vale veramente la pena di lottare per riportare nella sua originaria dimensione ciò che nel corso dei secoli è diventato: <soltanto un mantello che serve esclusivamente per coprire ciò che di falso è nascosto sotto>.

La nuova fede, che ci hanno inculcato con la forza e con l’inganno, di cui ci riempiamo la bocca in alcuni momenti (mai raccontata in termini corretti dal punto di vista storico) e quando siamo costretti a Folklorizzare il nostro Essere italo-albanesi anche dal punto di vista religioso con Messe a destra e a manca, non è quella per cui abbiamo sofferto e per cui molti nostri avi sono stati martirizzati.

Ciò di cui noi dobbiamo andare fieri è celato nel nostro intimo, nel nostro spirito battagliero, nel nostro essere dalla testa ai piedi ARBËRESHË, sicuramente nascosto, al quale manca solo l’imput giusto perché esploda.

Forse è arrivato o sta per arrivare il momento, solo Dio lo sa, che l’orgoglio di essere stati e di essere diversi dagli altri, orgoglio che ci ha caratterizzati in questi cinque secoli e che testardamente ci ha fatto sentire “gjaku jonë i shëprishur” ci farà urlare a squarcia gola, anche se a qualche latino travestito da arbëresh non piacerà, con nome e cognome quella profetica parola che molti, anzi pochissimi, non vogliono sentire, tantomeno nominare e di cui hanno una terrore bestiale: ORTODOSSIA.

È una parola che fa paura, è un incubo da esorcizzare, è una parola spaventosa, è una parola impronunciabile e diabolica: guai se il popolo italo-albanese, tenuto nell’ignoranza da chi ha sempre saputo, si appropriasse di qualcosa di cui si è persa la memoria, guai se la nostra gente si impossessasse di ciò di cui è stata espropriata e spogliata. Fratelli Italo-albanesi: molte verità dalle fondamenta di sabbia, che finalmente molti autori scavando in profondità, con una dose di raro coraggio, stanno svelando (Vittorio Elmo, Matteo Mandalà, Nando Elmo, Costantino Marco e qualche insigne Professore universitario), cadrebbero portandosi appresso tanti privilegi di cui il povero popolo italo-albanse non ha mai saputo e tanto meno goduto.

ORTODOSSIA: un tabù da sfatare, una gioia interiore da rivivere, un figlio da ritrovare, un amore da coltivare, una moglie da amare.

In altre parole l’ORTODOSSIA: l’unica, la vera, l’originale, la sicura, la certa, la reale, l’inconfutabile, l’indistruttibile, l’innegabile, l’indiscutibile FEDE di Gesù Cristo, degli Apostoli e dei Santi Padri e per noi il non reciso cordone ombelicale che ancora potrà legarci al nostro passato, alla nostra cultura, alla nostra lingua, alle nostre radici, ai nostri Martiri, ai nostri Santi Padri, al nostro essere Figli dell’Oriente.

Noi meraviglioso POPOLO ARBËRESHË, per grazia di Dio, non abbiamo abiurato a questa Fede, non abbiamo venduto la nostra primo genitura per un pugno di lenticchie, siamo stati annessi questo si, ma non ci siamo mai genuflessi e inchinati a nessuno. Neanche chi continua a sorreggere l’insostenibile, potrà sostenere il contrario quando diciamo che la Verità ci è stata nascosta, occultata, negata per i motivi che tutti conosciamo.  ALLORA ? 

Già si intravedono all’orizzonte le prime crepe di questo castello costruito sulla sabbia, le prime scosse di questo terremoto che si chiama Ortodossia stanno dando i loro frutti: la gente vuole sapere e molti dovranno dare delle spiegazioni che non sono quelle fino ad ora rifilate ad un popolo martoriato e martirizzato. Tutto questo sta compiendosi “Quando venne la pienezza dei tempi ……” e la nostra umile Chiesa, che è principalmente la vostra, è convinta, più che mai, che il torto da noi subito sta per essere lavato e purificato.

La Santa Chiesa Cristiana Ortodossa, di cui mi onore di appartenere e di essere Presbitero, sarà lieta di offrirvi tutto ciò che fino ad ora vi è stato negato.  Cari Fratelli arbëreshë, da noi sarete a casa vostra e nessuno potrà mai buttarvi fuori, perché qui voi siete quel figlio che si era perduto e che è stato ritrovato.

D’ora in avanti, solo nella Chiesa Ortodossa potete dire con orgoglio: <U jam arbëreshë e jo litì>.  Il binomio “ARBËRESHË – ORTODOSSIA” è inscindibile e l’Ortodossia ha un solo significato: RETTA FEDE. Quindi l’Arbëreshë e l’Ortodossia sono indissolubili ed indivisibili e portatori dell’unica Verità."

San Basile, 15-09-2007

Padre Giovanni Capparelli
Presbitero Ortodosso Arbëresh 
Patriarcato di Mosca