venerdì 27 settembre 2024

IL RITROVAMENTO DELLA VERA CROCE E L'ARRIVO DI UN SUO FRAMMENTO IN ETIOPIA

 

🌿 Oggi la chiesa Ortodossa celebra la commemorazione del ritrovamento della Vera Croce di Cristo. In Etiopia si celebra anche l'arrivo di un Suo frammento in suolo etiopico.

Morto Gesù e seppellito la sera del 15 Nisan, gli strumenti della crocifissione, ossia la Croce ed i chiodi, vennero sotterrati in una fossa o in una grotta vicina al sepolcro che Giuseppe di Arimatea aveva donato per ricevere le spoglie del Messia. Presso i Giudei era vietato seppellire i giustiziati nel cimitero comune: ciò era considerato profanazione. Dovevano essere seppelliti in luogo separato anche gli strumenti del supplizio: croci, chiodi, spade, sassi, ecc., perché disonorati dall'uso che se ne era fatto. Risorto Gesù ed asceso al cielo, il luogo del suo martirio divenne presto per i cristiani un luogo sacro. Vi affluivano spesso, isolati o in numero, per pregare su quella terra bagnata dal sangue del Redentore, per inginocchiarsi sopra la fossa che rinserrava il trofeo glorioso della Croce, per baciare la roccia su cui era stata adagiata la salma di Gesù. Il Golgotha, punto di attrazione per i seguaci di Gesù, dovette destare le attenzioni e le preoccupazioni dei Giudei e dei pagani che videro di malocchio quel santuario cristiano. L'imperatore Adriano (anno 117-138), divenuto negli ultimi anni della sua vita tiranno geloso e sospettoso, decretò la profanazione del Golgotha e del Santo Sepolcro per tener lontani i cristiani. Per suo ordine tutta la depressione che separava il Golgotha dal sepolcro di Gesù fu colmata di terra, in modo da chiudere l'ingresso al sepolcro e da far scomparire il Golgotha. Il luogo della crocifissione e della sepoltura di Gesù fu cinto da un argine e livellato con materiale di riporto. Su questa piattaforma Adriano fece costruire uno o forse due templi a Giove e a Venere. I cristiani, anche se non potevano più affluire al Calvario, non dimenticarono che la costruzione di Adriano nascondeva il luogo della Redenzione.


Quando poi sull'impero romano governava il giusto Costantino, nato da una nobile famiglia illirica-Arbëresh 🔯🇦🇱 a Nish della Dardania 🍐🇦🇱, fu chiamato Uguale agli Apostoli, avendo visto in visione nel cielo l'immagine della Croce di Cristo, come Paolo non ha ricevuto la sua chiamata dagli uomini ma da Cristo stesso. Convertito al Cristianesimo ha messo nelle mani di Cristo la città imperiale e per dimostrare il suo amore verso il Signore, Costantino decise di costruire una grande basilica sul Golgotha e sul sepolcro di Gesù.


Durante la demolizione dei templi di Adriano e per riportare alla luce il Golgotha e la grotta del Santo Sepolcro giunse a Gerusalemme la madre dell'imperatore Costantino, Sant'Elena, convertita da tempo al Cristianesimo, con il santo e generoso proposito di ritrovare la Santa Croce di Cristo.


La ricerca era difficile ed Elena era molto rattristata, ma il Signore la ricompensò delle sue premure: un giorno, quelli che erano con lei videro illuminarsi il suo volto, mentre la regina emetteva un grido di gioia. Fece un segnale, indicò un luogo e gli operai si misero a scavare il terreno. Elena, inginocchiata, pregava Gesù di esaudire i voti ardenti del suo cuore. Giunti ad una certa profondità, comparve una tavola coperta di terra con 4 parole incise in Ebraico, Greco e Latino. Era l'elogium che Pilato aveva fatto incidere sulla croce di Gesù: Gesù Nazareno Re dei Giudei. Mentre Elena piangeva e baciava la tavola gloriosa, gli operai estrassero le tre croci e, a parte, le iscrizioni dei due ladroni.

La gioia che riempì l'animo di Elena e degli astanti per il ritrovamento venne amareggiata dal fatto che non si poteva discernere quale delle tre fosse la croce del Signore.

Macario, Santo vescovo di Gerusalemme, ebbe l'idea felice di far portare le tre croci nella casa di una moribonda. Lo storico Rufino ci ha conservato la preghiera che il vescovo pronunciò in quel momento emozionante:

<< Signore, tu che concedesti la salute al genere umano per la morte in croce del Figlio tuo Unigenito e che ora hai ispirato alla tua serva di cercare il legno beato ove fu sospesa la nostra salvezza, mostraci con evidenza quale delle croci servì per la gloria divina e quali furono supplizio dei malfattori. Fa che questa donna, che giace sul letto semiviva, al tocco del legno salutare sorga subito dalla morte imminente alla vita>>.

Ciò detto, il vescovo si alzò e con una croce toccò il corpo della morente, la quale seguitò a dibattersi negli spasimi dell'agonia. La toccò con la seconda e il risultato fu il medesimo. Ma appena fu toccata dalla terza croce l'inferma, come scossa da un'energia, improvvisamente aprì gli occhi, saltò dal letto e cominciò a camminare per la casa glorificando Dio per la guarigione.

La tradizione di Costantinopoli racconta che la Croce di Cristo profumava di Basilico.


Durante il regno di Dawit I d'Etiopia, due mercanti, si presentarono al sovrano etiopico a nome di un re dei Franchi. Il Re d'Etiopia chiese loro dove fosse il legno della Croce che Elena aveva trovato sul Calvario ai tempi del fedele Costantino, gli interrogati risposero che i re dei Franchi se lo erano divisi tra loro in piccoli pezzi.

Dopo un po' di tempo, giunsero in Etiopia, insieme al Metropolita Bartolomeo, dei messaggeri del re dei Franchi i quali, interpellati al proposito da Dawit, riferirono al sovrano le medesime cose che avevano detto i precedenti riguardo al legno della Croce. Il sovrano allora inviò uno di questi messi, di nome Abrehan, con mille pezzi d'oro, affinché gli portasse il legno della Croce di Cristo.

L'inviato, partito dall'Etiopia il 9 del mese di Terr, e imbarcatosi ad Alessandria per andare nel paese dei Franchi, ritornò ad Alessandria a causa di un naufragio e si presentò, qualificandosi come messaggero del re d'Etiopia, al governatore della città cui espose le sue vicissitudini.

Quando il governatore di Alessandria vide che era molto preoccupato gli diede una nave; quell'ambasciatore salì sulla nave, partì, e giunse dal re di Bandaqeya (Venezia) di nome Michele Steno, doge di Venezia (1400-1413). Quando il re vide, si alzò dal suo trono, gli rese omaggio, e gli chiese la storia della terra d'Etiopia. Anche la sua sposa la regina, avendo sentito questo, si meravigliò grandemente. La richiesta rivolta al doge di Venezia fu esaudita e un pezzo del legno della Croce, insieme con altre reliquie e preziosi doni, furono inviati al Patriarca di Alessandria Matteo con una missiva, affinché li trasmettesse a sua volta, con la propria benedizione, al re d'Etiopia. Il Patriarca accomiatò quindi l'ambasciatore e lo benedisse affinché il Signore assecondasse il suo cammino. E giunse senza inciampo, in buona salute, nella terra d'Etiopia. Quando il re di Etiopia udì che era giunto l'ambasciatore del re di Bandaqeya con il Santo Legno della Croce, esultò di grande gioia, batté le mani, danzò con i piedi e girò attorno alla chiesa glorificando e salmeggiando con i sacerdoti, i capi del suo esercito e tutti i suoi ufficiali che erano con lui. Anche l'Abuna, il Metropolita abba Bartolomeo e l'Abuna il vescovo abba Marco, si pararono con le loro vesti sacerdotali, la cui bellezza rapisce gli occhi, e i sacerdoti del tabernacolo di destra e di sinistra, essendosi coronati con le loro corone bianche, accolsero il Legno della Croce di Cristo con onore e gloria. E la preziosa reliquia fu portata nella chiesa di Michele che lo stesso re aveva costruito. Le celebrazioni, molto solenni, si protrassero per otto giorni.

Buona festa della Croce!!! Che Dio ci protegga. 🙏🏾

DEREK🔯🔥
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