(di P. Maximos Lavriotis)
La Chiesa Ortodossa inaugura l'inizio della Settimana Santa con la figura biblica di Giuseppe "il Pankalos" (Il tutto bello). Una storia commovente e molto profonda: i suoi 10 fratelli lo odiano a morte, lo gettano in una fossa, lo vendono ai commercianti per pochi soldi e dicono al loro padre che hanno trovato la veste insanguinata...
Il padre credendolo morto, lo piange, ma Giuseppe diventerà re in Egitto, avendo evitato i tranelli della donna che lo ha follemente amato. Alla fine perdonerà i suoi fratelli e darà loro del cibo durante il periodo di carestia.
Ancora più sconvolgente del racconto biblico è l'avvicinamento che ne fa la Chiesa Ortodossa. Chiama Giuseppe Pankalo = tutto bello e non Panareto = tutto virtuoso, e così facendo mostra la corretta concezione che aveva il cristianesimo primitivo della bellezza: non una considerazione estetica, ma una stima realista: ogni portatore del bello contiene una bellezza primordiale. Non bellezza che abbaglia, ma realtà che scuote. Questa considerazione è profondamente biblica: è, per primo, il Creatore nella Genesi che guarda tutta la Sua creazione e dice: "tutto quello che è stato creato è molto bello".
Giustamente allora, i Padri della Chiesa e teologi dell'Oriente hanno identificato l'Essere con il Kalos (bellezza). Basta che qualcuno o qualcosa venga all'esistenza come creatura ed avere la sua origine dal Creatore, per portare il Kalos, la Bellezza.
Niente in comune questo Kalos ha con quello che oggi comunemente intendiamo per bellezza. Serpenti, lucertole, bestie e creature velenose sono tutte molto belle perché create da Dio e sicuramente anche l'uomo, la perfezione della creazione, è sempre stato ornato dal principio da ogni virtù. Ogni uomo che fa agire questa virtù naturale diventa da kalos (bello) a pankalos (tutto bello), come Giuseppe. Ma questo comporta, nella pratica, molta tribolazione e immenso dolore... Giuseppe ha evitato il facile edonismo, è imprigionato... ha molto sofferto...
Nel suo volto la Chiesa Ortodossa riconosce la prefigurazione della Passione di Cristo. Per questo lo mette in evidenza nella funzione del Lunedì Santo. E questo diventa una grande lezione per noi e in particolare per la nostra idea di "bellezza": Kalos (bello) non è colui che affascina le masse con la sua conoscenza, il suo sorriso, la sua arte. Kalos (bellezza) non è l'attrazione senza logica. Giuseppe ha assunto il dolore e la morte che gli hanno offerto i suoi fratelli e ha trasformato questo dolore in perdono, bontà, pietà e misericordia prefigurando dunque il ruolo di Cristo. È rimasto Pankalos (tutto bello) quindi perché non ha lasciato che la cattiveria, l'odio e tutte le passioni umane lo potessero dominare. Ha dimostrato allora come si mantiene "bello" colui che accetta di camminare insieme col dolore e quale "grande riuscita" è ricevere dolore e morte non solo dai nemici, ma anche dai fratelli.
Nelle società moderne dove la morte procurata dal fratello non ci scuote più, la persona "tutta bella" di Giuseppe ci distribuisce ancora il nutrimento che ci manca: offre il seme dell'amore nelle mani di tutti quelli che hanno odiato involontariamente, non solo il proprio fratello, ma anche il Creatore di tutta la Bellezza aumana.
Facendo memoria di questa enorme bontà, con questa invisibile bellezza, cominciano nella Chiesa Ortodossa le celebrazioni della Grande e Santa Settimana verso la commemorazione della Passione di Cristo.
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