giovedì 26 giugno 2025

IMPARATE LA STORIA


"Ringrazio le istituzioni italiane per aver integrato e non assimilato gli Arbëresh."
(Bajram Begaj, presidente della Repubblica d'Albania, 26 giugno 2025)

Mentre in Italia gli Arbëresh, o albanesi d'Italia, furono integrati nel territorio italiano, gli Arvaniti, gli Albanesi del moderno falso stato greco, furono perseguitati e forzati a dimenticare le loro radici e la loro lingua e assimilati a uno stato fittizio dove paradossalmente inizialmente non si parlava nemmeno greco.

Nel 1916 nel moderno stato della Grecia voluto dagli inglesi ancora si parlava Albanese, e con tutti i mezzi si cercava di cancellare questa lingua e la loro identità.

📷 Nella foto, Tema: Popullsia Arvanite në Greqinë Arvanite, documento n. 126
"ALBANIA - L'ascesa di un regno" di J. Swire - 1971 
ALBANIA PRIMA DEL TRATTATO DI BERLINO
"I capifamiglia [Arvanite-Albanesi] forniscono i migliori soldati dell'esercito greco e anche ottimi marinai" (E.B. 12: 430).
In un articolo del mensile greco Parnassos (febbraio 1916: C.C. 206), si afferma che "la maggior parte dei nostri soldati parla tra loro in lingua albanese, un'abitudine molto deplorevole. È opportuno che questa abitudine venga eliminata con tutti i mezzi necessari e vigorosi". Il principe Lichnowsky scrisse: "lo stesso cosiddetto abito nazionale greco è di origine albanese".

Furono quindi anche gli stranieri, soprattutto i britannici, a unirsi agli ellenici nello sterminio della lingua Albanese nel moderno stato greco. Perché la lingua è la nazione. Se hai perso la tua lingua, hai perso identità e nazionalità.

E ci sono ancora dei tizi 🤡 filogreci tra gli Arbëresh che cercano di distorcere la storia negando e nascondendo come il moderno stato greco abbia agito per eliminare l'identità e la lingua Albanese.

Questi tizi "copia incolla" che hanno dimenticato la loro lingua e le loro radici e la loro storia cercano di collegare gli Arbëresh con la Grecia moderna per ingraziarsi dei fascistelli greci uniati pseudo ortodossi nascondendo il fatto che la Grecia moderna ha perseguitato i nostri fratelli Arvaniti e li ha costretti a dimenticare la loro lingua e indentità.

Il loro obiettivo é ancora volto all'assimilazione e alla distruzione della lingua Arbëresh. Attenti agli ignoranti lupi rapaci.

Per saperne di più leggi anche:
MOJ E BUKURA MORE ⬇️
https://giuseppecapparelli85.blogspot.com/2025/06/moj-e-bukura-more.html

A quei pseudo Arbëresh filogreci che, per la visita di oggi del presidente della repubblica d'Albania nei paesi Arbëresh, sui social scrivono queste stupide domande chiedendo "Che cosa c'entrano gli Arbëresh col presidente dell'Albania?", rispondo: "Perché chi dovrebbe venire a visitare i paesi Arbëresh? Il presidente della Grecia o quello della Serbia? Due nazioni che hanno perseguitato gli Albanesi e cancellato la loro lingua e che tutt'ora ancora cercano di assimilarli? Imparate la storia"

lunedì 23 giugno 2025

MOJ E BUKURA MORE 🇦🇱

 

🌿 Noi Arbëresh cantiamo "Moj e bukura More" perché molti di noi provenivano dalla Morea... Sì, perché la Morea, l'odierno Peloponneso, era una regione Albanese abitata da Albanesi fin dall'antichità.

Per esempio storicamente, la città di Sparta, nel Peloponneso, fu fondata dai Dori nel X secolo a.C., un popolo albanese che proveniva dalla Dardania. E gli stessi Micenei, conquistati dai Dori, erano una popolazione albanese anch'essi discendenti della Dardania.

📜 "Gli albanesi vivono in quella che oggi è chiamata Grecia interna fino al Peloponneso fin dall'invasione dorica del XII secolo a.C. I reperti archeologici hanno stabilito affinità tra i teschi delle montagne albanesi settentrionali e quelli trovati a Creta nello stesso periodo. Il che suggerisce abbastanza che Sparta sia stata fondata dagli antenati degli albanesi. Soprattutto perché il fondatore di Sparta era Illo. Un nome che gli albanesi usano ancora oggi nella forma di Yll, che significa stella." (The Dorian Invasion reviewed in the light of some New Evidence, The Antiquaries Journal, Cambridge University Press, Pagina 220, 08 gennaio 2012)

Più recentemente il Sig. Liakopoulos, studiando i registri catastali ottomani, ha scoperto che all'inizio del loro dominio (ca. 1460-1463), il Peloponneso, che un tempo si chiamava Pelasgia dai suoi abitanti pelasgo-albanesi, pullulava di albanesi a tal punto che per lui non erano emigrati da poco ma risiedevano in quella regione dall'inizio dei tempi. Secondo il suo studio, nel Peloponneso gli albanesi avevano un rapporto di 4 a 1 rispetto ai "greci"; riferendosi a "greci" verso coloro che parlavano una lingua grecanica derivante in sé da un substrato albanese.

Inoltre 500 anni fa, a causa del dominio ottomano, nel regno di Napoli emigrarono solo Albanesi-Arbëresh provenienti da queste regioni, perché? Perché di "greci" non c'è n'erano e la Grecia come stato a quei tempi non esisteva affatto.

La maggioranza greca nel moderno stato greco e la minoranza greca in Albania meridionale è stata inventata a tavolino.

La stessa Atene non era altro che un villaggio Albanese: 

📰 Dall'Empire Newspaper (Sydney, Australia) 5 Maggio 1863 leggiamo:
"Atene era solo un villaggio albanese. Quasi tutta la popolazione dell'Attica è considerata ed è composta da albanesi. A tre leghe di distanza (14,5 Km) dalla capitale ci sono villaggi che capiscono a malapena il greco."

Quando Atene aveva una maggioranza albanese altamente visibile, com'è possibile che sulle montagne dell'Albania meridionale ci fosse una minoranza greca? Tutte stupidaggini...

Indubbiamente, la propaganda del moderno falso stato greco ellenista costruito dagli inglesi su una popolazione a maggioranza Albanese ha fatto danni incalcolabili e ora aimè ci sono dei tizi che ancora ci vogliono etichettare come "greci" o provenienti dalla "Grecia" per il solo scopo di assimilazione e falsificazione della storia per inventarsi un primato che non esiste.

Infatti c'è differenza tra etnia e nazione... Sì, molti dei nostri antenati provengono da quella regione dei Balcani che ora è falsamente chiamata Grecia da dopo il 1821, ma le nostre radici, il nostro sangue e la nostra madre lingua è Albanese-Arbëresh.

"Per dimostrare di essere greco o greco antico, devi prima dimostrare di essere un Arbanon, Arber", quindi di origini albanesi, come diceva un famoso studioso Arvanita amante delle sue radici.

Il moderno stato greco è un'invenzione europea moderna, esso fu istituto dopo la rivoluzione Arvanita del 1821 su una popolazione a stragrande maggioranza Albanese, i quali in seguito furono perseguitati e obbligati con la forza a dimenticare la loro identità, le loro radici e la loro madre lingua.

L'affermazione "controlla la lingua di un popolo e ne controllerai la mente" quì calza a pennello; è un'espressione che sottolinea l'importanza della lingua come strumento di potere e controllo culturale. Non si tratta di un controllo letterale della mente, ma di come la lingua possa influenzare il pensiero, la cultura e, di conseguenza, il comportamento di un gruppo di persone.

Ma persino se vogliamo vedere le cose a livello religioso i fatti sono ben diversi da come ce li raccontano; gli immigrati Albanesi-Arbëresh venuti nel regno di Napoli erano Cristiani Ortodossi facenti parte del Patriarcato di Costantinopoli che come insegnano gli storici:

📜 "L'impero bizantino era l'impero illirico e non quello dei greci nel Medioevo, come prevale l'opinione, perché nel Medioevo non esistevano greci ellenici." (Gustave Glotz. Storico francese)

L'Impero Romano Ortodosso d'Oriente sotto la dinastia Illiro-Macedone dell'antica dinastia Dardana Albanese conobbe una rinascita durante il regno degli imperatori Macedoni albanesi tra la fine del IX, X e l'inizio dell'XI secolo, quando ottenne il controllo del Mar Adriatico e dell'Italia meridionale. La dinastia macedone albanese fu caratterizzata da una rinascita culturale in ambiti come la filosofia e le arti, ed è stata soprannominata l'"Età dell'Oro" di Bisanzio. I primi Cristiani d'Europa furono infatti gli Albanesi convertiti dallo stesso San Paolo come egli stesso scrive negli Atti degli Apostoli, e lo stesso Imperatore Costantino il Grande fondatore di Costantinopoli era Albanese.

Ai moderni studiosi filogreci vorrei dire di guardare ai fatti e non alle seghe mentali degli uniatisti, perché lo scopo di questi è ancora volto alla distruzione e all'assimilazione dell'identità Arbëresh e alla cancellazione della loro lingua madre, proprio come ha fatto il moderno stato greco sui nostri fratelli Arvaniti.

Leggi anche: 
DOVE SONO I GRECI? ⬇️
https://giuseppecapparelli85.blogspot.com/2024/03/dove-sono-i-greci.html

E anche:
DORICO: UNA FRODE STORICA? ⬇️
https://giuseppecapparelli85.blogspot.com/2025/02/dorico-una-frode-storica.html

📷 Nella foto: Splendida incisione del XIX secolo, colorata a mano, raffigurante l'acropoli di Micene nel Peloponneso; Uno studioso europeo a Micene è in compagnia dei suoi abitanti autoctoni Albanesi in abito tradizionale Albanese.

DEREK 🔯🔥
https://t.me/DerekRasTafarI

ATTACCO TERRORISTICO AD UNA CHIESA ORTODOSSA DI DAMASCO, SIRIA.


Damasco, 22 giugno 2025

In questo giorno in cui la nostra Chiesa di Antiochia commemora tutti i Santi di Antiochia, la mano infida del male ha colpito questa sera, reclamando la nostra vita, insieme a quella dei nostri cari caduti oggi come martiri durante la Divina Liturgia serale presso la Chiesa del Profeta Elia a Dweilaa, Damasco.

Secondo le prime informazioni disponibili al momento, si è verificata un'esplosione all'ingresso della chiesa, che ha causato la morte di numerosi martiri e il ferimento di molti altri che si trovavano all'interno della chiesa o nelle sue immediate vicinanze.

Mentre stiamo attualmente contando i martiri e i feriti e raccogliendo i resti e i corpi dei nostri martiri, il cui numero esatto non siamo ancora stati in grado di determinare, il Patriarcato Ortodosso di Antiochia e di tutto l'Oriente condanna fermamente questo atto atroce e denuncia, con la massima fermezza, questo crimine orribile. Invita le autorità responsabili ad assumersi la piena responsabilità di quanto accaduto e continua ad accadere in termini di violazione della sacralità delle chiese e a garantire la protezione di tutti i cittadini.

Sua Beatitudine il Patriarca Giovanni X ha seguito personalmente gli sviluppi fin dal primo momento. Sta conducendo comunicazioni sia locali che regionali per trasmettere al mondo intero la triste realtà che si sta svolgendo a Damasco. Chiede un'azione urgente per porre fine a questi massacri.

Offriamo le nostre preghiere per il riposo delle anime dei martiri, per la guarigione dei feriti e per la consolazione dei nostri fedeli addolorati. Riaffermiamo il nostro incrollabile impegno nella fede e, attraverso questa fermezza, il nostro rifiuto di ogni paura e intimidazione. Imploriamo Cristo nostro Dio di guidare la nave della nostra salvezza attraverso le tempeste di questo mondo, Lui che è benedetto per sempre.

DEREK 🔯🔥
https://t.me/DerekRasTafarI

mercoledì 18 giugno 2025

IL CODICE DI TAR DUSHANI TRUFFÒ GLI ALBANESI, li costrinse alla conversione e confiscò i loro beni.

 

Fonti storiche testimoniano le misure particolarmente dure che Stefan Dushan attuò a danno della popolazione albanese. "Gli Arbani sono gravemente oppressi dall'insopportabile e pesantissimo giogo degli odiati sovrani slavi... Il clero è umiliato e perseguitato, i nobili sono espropriati e imprigionati", scrive un rapporto del 1332 dell'arcivescovo francese di Tivat, Guglielmo di Ada.

A partire dal XIII secolo, i re serbi della dinastia Nemanja si adoperarono per spostare l'epicentro del loro stato da Rasha verso le ricche regioni albanesi del Kosovo e di Gand. Le città di quest'ultima, Scutari, Prizren, Pristina e Skopje, divennero in periodi diversi la sede della corte serba. Un altro importante centro del Kosovo, Peja, dalla metà del XIII secolo divenne il centro della chiesa autocefala serba. Lo spostamento dei centri di gravità dello Stato serbo verso sud fu accompagnato da altri fenomeni di natura sociale ed etnica, più visibili in Kosovo. Parte dell'aristocrazia albanese locale fu espropriata e sostituita dall'aristocrazia terriera serba, laica e soprattutto religiosa. A partire dalla seconda metà del XIII secolo, le chiese e i monasteri Ortodossi albanesi del Kosovo furono serbizzati e molti di essi furono costruiti, dotati di ingenti fondi fondiari.

Durante il regno di Stefano Dušan, intorno alla metà del XIII secolo, i monasteri Ortodossi albanesi, ora serbizzati, di Deçan, Greçanica, Banjska, Kryëngjëllit, il monastero Ortodosso di Hilandar sul Monte Athos e, accanto a essi, i vescovati di Peja, Prizren ecc., possedevano una parte considerevole dei villaggi del Kosovo e di altre regioni dell'Albania settentrionale.

Oltre alla colonizzazione, i re serbi, e in particolare lo zar Stefano Dušan, attuarono una politica volta ad assimilare le popolazioni albanesi delle regioni conquistate. Repressione e persecuzione in campo religioso furono scelte come le più efficaci a tal fine. Interi capitoli del codice di Stefano Dušan e ordini speciali dello zar serbo prevedevano misure severe, come la confisca dei beni, la marchiatura a fuoco, l'espulsione e persino la pena di morte per i cristiani cattolici e Ortodossi albanesi che si rifiutavano di convertirsi all'Ortodossia serba e non venivano ribattezzati con nomi slavi. Oltre ai documenti d'archivio, diversi testimoni dell'epoca, come il viaggiatore anonimo del 1308, l'arcivescovo francese di Tivat, Guglielmo d'Ada (1332), e il cardinale italiano Guido da Padova (1350), sottolineano con particolare enfasi questo aspetto della politica dei re serbi nei confronti delle popolazioni non slave conquistate, sancito dal diritto serbo medievale, il codice di Stefano Dušan (1349). Tali misure colpirono principalmente le popolazioni albanesi di fede cattolica e Ortodossa delle regioni settentrionali e nord-orientali, dove la pressione dello Stato serbo era più forte. Determinarono la diffusione del fenomeno della slavizzazione religioso-onomastica in alcuni strati della popolazione albanese.

Per questo motivo, tra il XIII secolo... XIII-XIV, oltre ai numerosi albanesi che portavano nomi come Gjin, Dede, Gjon, Progon, Llesh, in questi territori vi sono anche altri albanesi, descritti dalla documentazione stessa come tali, che portavano nomi slavi o che si erano adattati all'onomastica slava. Nomi come Pribislav, Radomir, Vladislav o i cognomi Vogliç, Kuqeviç, Flokovci, Gjinovci, ecc., dimostrano che in questo periodo (prima metà del XIV secolo) una parte della popolazione albanese dei territori settentrionali, sotto la violenta pressione degli invasori serbi, si trovava in una fase transitoria di assimilazione culturale e religiosa. In molti territori questo processo di assimilazione si interruppe nelle nuove condizioni che si crearono con la distruzione dello stato serbo e l'arrivo dei turchi ottomani (seconda metà del XIV secolo). Fu in questo periodo che si osservò un ritorno della popolazione alla caratteristica onomastica albanese, parallelamente al nuovo fenomeno dell'assunzione di nomi ottomani. Tuttavia, in alcuni dei territori in questione, soprattutto in specifiche aree di Gentë (Zeta), il processo di slavizzazione continuò anche dopo, portando gradualmente all'assimilazione culturale ed etnica di altre comunità albanesi.

(STORIA DEL POPOLO ALBANESE, V. 1, P. 238-242.)

domenica 15 giugno 2025

VISITA ALLA CHIESA ORTODOSSA DI SANTA SOFIA DI BERAT, ALBANIA 🇦🇱

 

🌿 Immersa nel cuore del Castello di Berat, la Chiesa di Santa Sofia è un gioiello nascosto lungo il sentiero che conduce alla Cattedrale di Santa Maria, oggi sede del Museo Onufri.

Risalente al XVII o XVIII secolo, questa chiesa Ortodossa si distingue per la sua pianta rettangolare e l'abside rivolta ad Est.

È riconosciuta come monumento culturale di I categoria, preservando un pezzo unico della storia di Berat.

Ciò che rende questa chiesa speciale è la sua dedicazione a Santa Sofia, la Sapienza di Dio, una rarità tra le chiese di tutto il mondo. 

Celebrata 25 giorni dopo la Pasqua nel calendario Ortodosso, questa dedicazione differisce da quella a Santa Sofia, la martire onorata il 17 settembre.

La chiesa ha assistito a molti capitoli di storia.

Ha subito danni durante la Seconda Guerra Mondiale a causa dei bombardamenti tedeschi ed è stata successivamente trasformata in un asilo durante il periodo comunista in Albania, quando la religione era fuorilegge. Dopo gli anni '90, è stata riaperta come luogo di culto e, nel 2021, è iniziato un importante restauro, guidato da fedeli devoti.

I visitatori noteranno una targa all'ingresso, che ricorda la ricostruzione della chiesa nel 1946 da parte di un gruppo di fedeli, a testimonianza della sua resilienza e del suo significato duraturo.

Esplorate questo santuario sereno e storico e scoprite le storie incise nelle sue mura e nella sua comunità.


DEREK 🔯🔥

venerdì 13 giugno 2025

ALLE MURA PELASGICHE DI BERAT 🪨🇦🇱

 

🌿 Per mura Pelasgiche si intendono le antichissime mura ciclopiche costruite in pietra grezza dagli antichi Pelasgo-Albanesi, la più antica popolazione d'Europa.

Molto prima dei greci e dell'ascesa della potenza romana, i Balcani occidentali risuonavano del suono della pietra sulla pietra, con le tribù Pelasgo-Albanesi o Illiriche che costruivano imponenti fortezze sulle colline che ancora oggi sfidano il tempo.

I Pelasgo-Illiri costruirono fortezze così avanzate che persino Roma se ne accorse.

Uno degli esempi più straordinari è a Berat, in Albania, fondata dalla tribù pelasgo-albanese dei Dassareti nel VI secolo a.C. In seguito, è stata sotto il dominio di altre tribù illiriche e poi dei romani. Nel 1385 Berat venne conquistata dai turchi ottomani e nel 1396, il clan albanese Cristiano Ortodosso dei Muzaka assunse il controllo di Berat che divenne capitale di una signoria autonoma, il principato di Berat.

I Dassareti furono una tribù pelasgo-illirica dell'Epiro. Erano una sottotribù nordica dei Caoni. Il nome Dassareti deriva dalla parola albanese DASH, cioè ARIETE; l'ariete era il simbolo della loro tribù che veniva inciso anche sugli elmi dei soldati [Qui un esempio ➡️ : https://giuseppecapparelli85.blogspot.com/2024/07/elmo-illirico-decorato.html ]; come per i Caoni il simbolo era il KA o KAU, che significa TORO in albanese.

Le imponenti mura ciclopiche di Berat, di cui oggi rimangono solo pochi tratti delle loro fondamenta, furono costruite con blocchi di pietra così grandi e perfettamente incastrati che gli ingegneri moderni ne dibattono ancora oggi i metodi. Non si trattava di una rozza difesa tribale. Era un'architettura di livello statale, come quella della tribù Pelasgo-Albanese micenea e dell'antica Roma.

E non si trattava neanche di casi isolati. Da Nord a Sud dei Balcani, i forti pelasgo-illirici facevano parte di una rete di roccaforti militari che controllavano passi montani, rotte commerciali e valli fluviali. La loro posizione non era casuale: erano strategici, difendibili e imponenti.

I Pelasgo-Illiri non erano una cultura marginale. Erano ingegneri. Costruttori. Guerrieri. E la loro eredità è scolpita nella pietra lungo le colline dei Balcani.

Ne approfitto per sottolineare l'opportunità di correggere un errore millenario, in particolare quello che traduce costantemente la parola διοι, che qualifica i Pelasgi come "divini", come se questo διοι avesse alcun legame con l'aggettivo Θειος, che a sua volta deriva dal sostantivo Θεος, che significa "Dio" e da cui deriva l'aggettivo Θειος, che corrisponde a: "divino".

In effetti, la parola διοι, che è stata confusa in questo modo dall'ignoranza, non è altro che l'aggettivo preverbale dell'albanese o pelasgico: di-ës, che deriva dal verbo di, con il significato di "ho conoscenza". Διος: quindi è la stessa parola del pelasgico: di-ës, che significa saggio, colui che conosce; e la traduzione corretta di διοι Πελασγοι sarebbe quindi: "I Sapienti Pelasgi" o "I Saggi Pelasgi", e non "I divini Pelasgi", come è sempre stato tradotto in modo errato o per ignoranza.

Un'ignoranza dovuta ad una scarsa presa di coscienza del fatto che il patrimonio linguistico degli antichi popoli dei Balcani, sia degli Illiri che dei Traci e dei greci, è strettamente legato alla lingua albanese, la lingua più antica d'Europa.

mercoledì 28 maggio 2025

SAN DEMETRIO NEOMARTIRE ARVANITA-ARBËRESH 👑🌿

 

Martirizzato a Tripoli il 28 maggio 1794

Demetrio era un Arvanita-Arbëresh originario del villaggio Arvanita-Arbëresh di Theisoa in Ilia, nella Morea, Peloponneso, e veniva chiamato con il diminutivo popolare del suo nome Dimitri, Mitri.

Quando era un bambino di undici anni, fu ingannato da alcuni turchi e si convertì all'Islam. Durante la sua crescita, ricoprì varie posizioni nella gerarchia dell'Impero Ottomano e arrivò a ricoprire la carica di Ipparco, con molti subordinati, schiavi e molta ricchezza.

A un certo punto, tuttavia, tornò in sé e cominciò a ricordare la Fede dei suoi antenati. Si pentì, andò a Tripoli e, dopo aver venduto tutti i suoi beni e confessato, si unì nuovamente alla Chiesa Ortodossa e visse per dieci anni come un devoto Cristiano Ortodosso.

Tuttavia, una volta, mentre si trovava a Mistra per affari, fu riconosciuto da alcuni turchi, suoi vecchi conoscenti. Lo rapirono, lo portarono a Tripoli e lo denunciarono al giudice turco per apostasia. Il giudice gli chiese poi perché avesse rinunciato all'Islam e fosse tornato al Cristianesimo. Il Santo rispose con coraggio e a voce alta: «Sono stato cristiano fin da piccolo, ma a causa della mia ingenuità infantile sono stato ingannato, ho rinnegato la Fede e sono diventato turco». Poi ho capito che la mia Fede era Luce e l'ho persa, mentre la tua era oscurità, come ho imparato a conoscere. Pertanto, confesso ora davanti a voi che ho commesso un errore abbandonando la Luce e accettando l'oscurità. Sono nato cristiano e voglio morire cristiano. Credo nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo, una Trinità consustanziale e inseparabile. Per la mia fede sono pronto a sopportare qualsiasi tortura e persino a versare il mio sangue per amore del mio Salvatore Gesù Cristo».

Allora uno degli agha presenti gli chiese: Dov'è la tua barba, Mustafa agha? Il Santo rispose: Il mio nome non è Mustafa, ma Demetrio, e così sono stato battezzato, nel nome della Santissima Trinità. Per quanto riguarda la mia barba, la porto avanti da tanti anni e non solo non ho visto alcun progresso, ma non ho visto nemmeno il minimo beneficio. Per questo li tagliai e li restituii al padrone che avevo adulato invano per tanti anni. Il giudice che lo ascoltava cominciò subito a lusingarlo: "Se ritorni alla nostra religione, ti daremo onori, posizioni e donazioni". Il coraggioso martire di Cristo, applicando il detto apostolico: «Considero tutto come spazzatura, per guadagnare Cristo», rispose loro: «Io sono cristiano e credo in Gesù Cristo come Vero Dio, e tutto ciò che mi comandate, lo osservo per voi stessi, non ne ho bisogno».

Quindi lo rinchiusero in prigione e tutti gli imam e gli hodja si radunarono e cercarono di farlo ritornare alla loro fede. Il Santo non solo non prestò attenzione alle loro parole, ma parlò anche in modo dispregiativo della loro religione e del profeta. Così, vedendo la sua fermezza, il comandante turco ordinò la sua decapitazione. Lo portarono con le mani legate al luogo dell'esecuzione. Il boia cercò perfino all'ultimo momento di convincerlo a ritornare all'Islam, dicendogli: pover'uomo, fai la tua preghiera (confessione di fede nell'Islam) almeno adesso, all'ultimo momento, e Dio è misericordioso e avrà pietà di te. Il Santo, quando l'udì, rise, sputò e maledisse la preghiera e coloro che credevano in essa. Confessò di nuovo il Dio Uno e Trino. Chiese ai cristiani presenti di pregare per lui. Con una preghiera sulle labbra, fu decapitato il 28 maggio 1794, domenica di Pentecoste.

Al calare della notte, i cristiani, con il permesso del pascià, presero le sue spoglie e le seppellirono nella chiesa di San Demetrio Mirroportatore. Il seguente miracolo avvenne con le reliquie del Santo Martire. La sua mano destra rimase dritta e ferma, con tre dita unite, mentre faceva il segno della croce. Quando lo misero nella tomba, cercarono di piegargli il braccio, ma invano. Alla fine decisero di romperlo con un piccone. Immediatamente la mano, inflessibile e immobile, si piegò da sola e si posò sul corpo del martire Kallinikos.

Per intercessione del Santo Nuovo Martire Arvanita-Arbëresh, rendici degni, o Signore, del tuo Regno.

sabato 24 maggio 2025

DRUIDI 🌳🪵🇦🇱

 

🌿 Nella "Cronaca di Argirokastro", un antico manoscritto donato dall'arcivescovo di DRUInopolis nel 1806 al console francese di Ali Pasha a Giannina (Janina), la storia è raccontata fin dall'antichità, con la terza migrazione Pelasgica della tribù Arbore-Dardana Atlantidea dopo il diluvio di Atlantide, che arrivò e si stabilì in Epiro e Kaonia. 

Il fiume, chiamato Dar'a, Daradus, Daras o Dart, nasce sulle pendici dell'Alto Atlante. Sarebbe più corretto sottolineare che in realtà i fiumi sono due: uno, che scorre verso sud-ovest dai monti Atlante, oggi chiamato Draa, ma che in passato era chiamato Darda; il secondo, che scorre verso nord dai monti Atlante fino allo Stretto di Gibilterra, è ancora oggi chiamato Darda.

Il nome di ATLANTE, o meglio ATLAS, è sempre stato un mistero. 

Questo mistero viene svelato dalla lingua più antica d'Europa parlata ancora oggi dai diretti discendenti dalle tribù Arbore-Dardane Atlantidee, ovvero gli Albanesi e gli Arbëresh, la popolazione più antica d'Europa. Quindi il suo significato va trovato nella lingua Arbëresh come insegnava il sommo Vate Arbëresh di Macchia Albanese in KalArberia, Girolamo De Rada:

📜 "Gli dei del paganesimo hanno tutti nomi derivati ​​​​da radici albanesi. È chiaro quindi che per il culto di Dio e della natura dobbiamo fare riferimento ai Pelasgi. Dopo la trasformazione del Dio Unico in un dio multiforme e antropomorfo seguirono gli idoli, che avevano nomi perfettamente albanesi che ne esprimevano i simboli."
(Girolamo De Rada)

ATLAS non è altro che AT LASHTI che in Albanese-Arbëresh significa ANTICO PADRE riferendosi all'Antico Padre della stirpe Arborea-Dardana Atlantidea d'Etiopia e all'Antico dei giorni, il DIO PADRE Creatore.

Sappiamo anche che Atlante era il nonno materno di Dardano, figlio di Zeus (Zoti). Dardano fundò dapprima l'antico regno di Dardania nell'Albania del nord, e in seguito fu il fondatore della città di Troia e della dinastia troiana.

Secondo il manoscritto, queste tribù pelasgiche, dall'Atlante giunsero a Kythnos e da qui a Trikalla presso Giannina (Janina) in Epiro e, poiché erano numerosi, il re dell'Epiro Demetrio, nome maschile di DHE METRA che in albanese significa MADRE DELLA TERRA, della loro stessa stirpe e discendente della prima emigrazione Arberora Atlantidea, li accolse e li stabilì in zone disabitate. Questi nuovi arrivati ​​nutrivano credenze pagane legate al SOLE e alla QUERCIA, e venivano chiamati "DRUIDI". Si nutrivano del miele delle api che vivevano nella quercia.

Tra le tribù albanesi, la quercia, con le sue folte fronde che filtrano i potenti raggi del sole e trasformano il vento in brezza, con il suo tronco secolare, nei millenni è stata sempre considerata un albero sacro.

Essi venivano chiamati DRUI-DI perché vivevano nei boschi sacri di quercia. Nella lingua pelasga-albanese DRU ha il significato di LEGNO, BOSCO, ALBERO, mentre DI significa CONOSCENZA; i DRUIDI quindi erano i SAPIENTI DEL BOSCO SACRO.

I DRUI-DI possedevano una vasta conoscenza di astronomia e furono i costruttori dei più antichi calendari in pietra presenti in tutta Europa che gli permettevano di tracciare i cambiamenti stagionali e i cicli del tempo. 

Adoravano il Sole e lo utilizzavano per il funzionamento dei calendari. Il sole era chiamato DILLI, parola pelasgo-albanese formata dalla parola DI che oltre al significato di CONOSCENZA significa anche LUCE o GIORNO, e dalla parola YLLI che significa STELLA. Il Sole era considerata la STELLA DEL GIORNO e LA STELLA DELLA CONOSCENZA. Tramite il sole potevano conoscere i cambiamenti del tempo. Famosa era l'Isola di DELOS o l'Isola del Sole, colonizzata dalle prime tribu pelasgo-albanesi. Questi popoli venivano chiamati anche ILLIRI cioè "Popolo delle stelle" e "Popolo dei liberi".

Dall'Epiro, anticamente detta IPARIA che in pelasgo-albanese significa LA PRIMA, cioè la prima regione dominata dalle tribù Arbore-Dardane Atlantidee della prima emigrazione, da qui queste tribù dei DRUIDI si diffusero in tutta Europa.

Secondo il testo, l'area di insediamento in Epiro della terza emigrazione delle tribù Arbore-Dardane Atlantidee comprendeva la zona di Delvinë fino ai confini di Zoile (Zhulat) e la valle del fiume Drino da Libohova fino al confine di Titopolis (Tepelena). Costruirono città antiche come Dryopena o Druopena, Kanopolis o Kauonopolis, ecc. e in seguito, su questi loro insediamenti, i Romani costruirono città antiche nella valle del Drino come Hadrianopolis, Justinianopolis, Libatonopolis, Antigona, Argiro-kastra, Colore (Kordhoca), Goragon (Goranxia) e molte fortezze e chiese cristiane con nomi come quello di Pandokonis, di Santa Maria Dormiente, degli Apostoli, ecc.

Si pensa che nei pressi della moschea di Melan si trovi Dryope, poiché in alcuni punti emergono dal terreno colonne di marmo.

Kanopolis o Kaunopolis è correlato al luogo in cui, a Zhulat, si trova un insediamento che gli archeologi ritengono risalente a oltre 4.000 anni fa.

Qui vi sono delle grandi pietre che sono chiamate "gurët e Kanës" cioè "pietre di Kanë", probabilmente rotolate dalla collina dove si trovano, vicino alle mura ciclopiche di Piriu. 

Kanopoli e questa zona dell'Epiro chiamta Kaonia, era abitata dalla tribù pelasgo-albanese dei Kaoni; il totem di questa tribù era il Bue o Toro.

Ora il Bue o Toro, nell'antica lingua pelasgo-albanese è chiamato KA o KAU, e questo totem fu lo stemma proprio di questa tribù Pelasgo-Illira Dardana e di tutte le nazioni da esse civilizzate; che anzi dal KAU (Toro) portarono nome i Caucasi, i Caoni, i Cauloni, Caspi, i Tauridi ecc.

Non dimentichiamo che in quelle regioni a quell'epoca, secondo la cronaca, vivevano anche dei giganti o Ciclopi dotati di grande forza e corporatura.

📜 "Nell'Epiro superiore e medio, dai monti Grammonas e Acrokeravnia alla catena del Pindo e lungo il Drimino, dall'Adriatico e dallo Ionio all'Egeo, ma anche su alcune isole e attorno all'Attica, in gruppi e sporadicamente, vivono gli Albanesi, QUESTA ANTICA TRIBÙ PELASGICA ED ERACLEA, questi coraggiosi e valorosi difensori della fede della patria e fedeli osservatori e custodi degli antichi costumi e tradizioni. GLI ALBANESI SONO CONSIDERATI I PADRI DELLA RAZZA GRECA [...]
[...] Questi [Albanesi], come la maggior parte dei popoli antichi dalle rive dell'Eufrate e del Gange fino al Caspio e al Caucaso, accampandosi tra l'Iberia e il Caspio e il Perigeo dell'Ocumene dionisiaco, erano inizialmente CICLOPICI, nomadi e pastori."
(Estratto da "Gli albanesi e il loro futuro nell'ellenismo, con un'appendice sui greco-valacchi e bulgari" Anno: 1879)

La tribù Druide di costoro, dopo aver ricevuto istruzioni dall'oracolo presso cui risiedevano le sacerdotesse di Dodona in Epiro, che ricevevano istruzioni dal fruscio delle foglie di quercia nel vento caldo, venne informata nella profezia che avrebbero dovuto partire per la terra di Saturnia, sulle rive di un lago, e lì stabilirsi. E si trasferirono a Spoleto, in Italia, dove oggi si trova il Monteluco, il Bosco sacro, ricco di querce secolari.

Qui si trovano anche antichi scritti su pietre che rappresentano le leggi incise a protezione della foresta sacra. La stessa cosa accade anche nell'Albania Epiri al confine Fushbardhë-Zhulat, dove ci sono due località, una chiamata "Gramat-i" e l'altra "Shkronja-t" che in albanese significano "Gli Scritti". Sopra il luogo chiamato "Përroi i shkronjës" cioè "Burrone della Scritta" si trova la foresta di querce e il luogo chiamato "Shpëri", un tipo di quercia latifoglia che mantiene le foglie sui rami anche in inverno; in altre parti dell'Albania la chiamano "Sparth". La stessa cosa accade a Spoleto, in Italia, dove abbiamo due centri residenziali chiamati "Spiri" accanto al Bosco sacro.

Dall'Albania Epiri, le tribù Druide Arberore della Kaonia si diffusero in tutta Europa. 

In KalArberia cioè in Calabria i Caoni o Cauloni o Auloni o Aoni fondarono l'antica Caulonia, arrivando fino alla Britannia e ancora più a nord. 

L'antico nome della Scozia era Albania fondata da Bruto di Albania Epiri fuggito dopo che Troia fu distrutta. Ecco perché in Gran Bretagna ci sono zone con nomi come Alba, Arbanon o Radati. Sono i nomi delle zone in cui vissero i primi Pelasgi.

I DRUIDI presenti in Gallia, Britannia e Irlanda, con la loro influenza estesa anche nelle aree celtiche dell'Italia settentrionale e delle Alpi, erano sacerdoti, divinatori, bardi (poeti e musicisti), giudici e consiglieri politici. Possedevano una vasta conoscenza di astronomia (Disco di Nebra), botanica, medicina e storia, tramandata oralmente. Celebratori di riti legati alla natura, con particolare attenzione ai boschi e agli alberi (Drut), considerati sacri. 

Allo stesso modo, nella PENISOLA IBERICA, anch'essa anticamente chiamata IPARIA da cui IBERIA, perché come l'EPIRO fu una delle prime regioni dominate dalle tribù Arbore-Dardane Atlantidee della prima emigrazione, qui i nomi di molte città hanno senso solo nella nostra lingua pelasgico-albanese.

Nelle vecchie mappe dell'Albania la zona di Qeparo è chiamata "porto pelasgio". Allo stesso modo, il monte Burreto in precedenza si chiamava monte Pelagus.

"Mali i Lucës" cioè il "Monte Luca" nell'Albania Epiri, in latino significa "Montagna Sacra", proprio come il Monteluco il Italia.

Allo stesso modo, sul "Monte Luca" in Albania si trovano ancora nomi come: "Kroi i Dropullit" "Fontana di Dropuli" e "Përroi i Dropolit" "Burrone di Dropuli", che potrebbero essere rimasti dall'epoca dei Druidi. Per uno scambio fonetico da questo nome deriva anche "Truidë", dall'albanese "Tru" o "me tru" cioè "sapiente", da cui deriva anche il nome di Etruria e degli Etruschi, "popolo sapiente", nell'Italia antica. Molti degli scritti presenti nei loro cimiteri sono stati decifrati tramite la lingua albanese.7

Non invano gli albanologi e gli storici stranieri hanno affermato che:
--"se la storia degli albanesi viene portata alla luce, allora i vicini e l'Europa restano senza storia"!,... e "il 90 percento dell'archeologia sotterranea in Albania è sotto terra e inesplorata".

venerdì 16 maggio 2025

LE CINQUE PORTE DI ATENE 🏛

 

"...si decise di costruire un muro intorno alla città e questo fu realizzato in tre mesi, con l'aiuto dell'intera città e dei villaggi, nonché dei musulmani. L'intera opera fu completata e la città fu protetta da cinque porte: la "Porta Albanese" o "Porta Plaka" a sud, la "Porta Mesogeia" a est, la "Porta dei Santi Apostoli" a nord, la "Porta degli Zingari" a nord-ovest e la quinta, la "Porta Mandravilis", a sud-ovest. C'era anche un'altra porta sull'Acropoli" 
(Dalle memorie di P. Skouzes). 

- La "Porta Albanese" o "Porta Plaka" fu costruita adiacente al quartiere Plaka di Atene che in albanese significa Veccia o Antica, ed è la parte più antica della città che fin dall'antichità era abitata interamente da Albanesi, da cui la porta prende il nome.

- La "Porta Mandravilis" prende il nome da una donna, medico e membro della famiglia albanese dei Mandravili, che viveva nelle vicinanze.

Dall'Empire Newspaper (Sydney, Australia) 5 Maggio 1863 leggiamo:
"Atene era solo un villaggio albanese. Quasi tutta la popolazione dell'Attica è considerata ed è composta da albanesi. A tre leghe di distanza (14,5 Km) dalla capitale ci sono villaggi che capiscono a malapena il greco."

A queste porte dobbiamo aggiungerne un'altra, l'Arco di Adriano, oggi chiamato "Arco della Principessa". In realtà, il muro non fu costruito per scopi difensivi, ma per consentire ad Hadji Ali Haseki, governatore Ottomano, di avere il controllo completo sugli Ateniesi, ai quali impose pesanti tasse accompagnate da punizioni pubbliche con frustate e altre umiliazioni. Nel 1795, questo governatore brutale, sotto il quale gli Ateniesi avevano sofferto più che mai, fu giustiziato tramite decapitazione per ordine del sultano.

📷 Nella foto in alto: dipinto della "Porta Mesogeia" con l'omonima fontana sullo sfondo, dove pastori Albanesi portano le loro capre ad abbeverarsi, uno di loro vestito in fustanella, l'abito tradizionale albanese. Davanti la Porta vi è una guardia turca mentre fuma la pipa. Sulla porta sono evidenti gli spoli dell'acquedotto di Adriano. Dipinto di Edward Dodwell.

📷 Nella foto in basso: Un Albanese-Arvanita in abito tradizionale Albanese di fronte la "Porta Albanese" o "Porta Plaka" nel 1920.


DEREK🔯🔥

venerdì 9 maggio 2025

IL NUOVO PAPOCCHIO PERACCINATORE 📺🐑💉

 


La chiesa cattolica romana ha eletto il suo nuovo papocchio marionetta delle banche che ha preso il nome di Leone XIV. 

Il suo predecessore, papa Leone XIII fu il papa in carica al tempo del primo tentativo di invasione coloniale italiana in Etiopia e della sconfitta ad Adua nel 1896.

Durante l'invasione dell'Italia allo stato sovrano d'Etiopia, il papa Leone XIII, se ne lavò le mani e non si espresse né a favore né contro l'occupazione italiana, adottando uno spettrale atteggiamento neutrale attraverso il silenzio.

Per la chiesa cattolica lo sterminio degli africani non ha mai significato nulla sopratutto se Ortodossi.

Ma l'Etiopia tende le mani a Dio, e in seguito alla sconfitta epica dell'Italia ad Adua da parte dell'Etiopia, papa Leone XIII inviò una lettera all'imperatore Menelik II, Leone di Giuda, chiedendo il rilascio dei prigionieri italiani catturati durante il conflitto.

Il Leone di Giuda Menelik II, a sua volta, noto per le sue capacità diplomatiche, rispose con vera Cristianità, generosità e strategia liberando centinaia di prigionieri, iniziando con 200 di loro il 20 novembre 1896, in occasione del compleanno della Regina d'Italia. Altri gruppi vennero rilasciati nei mesi successivi. Il gesto rafforzò l'immagine di Menelik come leader magnanimo e civile, sfidando gli stereotipi razzisti dell'epoca e consolidando la sua autorità morale e veramente Cristiana.

La chiesa cattolica di Leone XIII, vedeva l'Etiopia come una potenza cristiana troppo indipendente nel mezzo di un continente dominato dalle forze coloniali e voleva rafforzare i legami con Menelik, sia spiritualmente che politicamente, per aumentare l'opera dei missionari cattolici in Etiopia così da destabilizzare la Cristianità Ortodossa millenaria d'Etiopia.

Menelik II, il Leone di Giuda, tuttavia, fu fermo nel proteggere l'autonomia della Chiesa Ortodossa Tewahedo d'Etiopia, profondamente radicata nella cultura e nell'identità etiope. Così nel trattato di amicizia e commercio firmato ad Ancober, tra il rappresentante del Re d'Italia e Menelik II, il 21 maggio 1983, alla chiesa cattolica fu vietato di predicate il cattolicesimo romano in Etiopia durante il regno di Menelik II.

“Non ho intenzione alcuna di comportarmi da spettatore indifferente qualora potenze provenienti da territori lontani facciano il loro ingresso sulla scena di penetrare l’Africa…
Come l'Onnipotente ha protetto l'Etiopia sino ad oggi, sono confidente che Egli la rafforzerà e proteggerà in futuro...
...L'Etiopia non necessita della protezione di nessuno; l'Etiopia protende le proprie mani a Dio.”
~ MENELIK II, Leone di Giuda~

E siamo arrivati ai nostri giorni con questo nuovo papocchio Leone XIV, eletto da pochi giorni, che come il suo predecessore non glie ne frega niente delle vite umane. Egli è reduce di essere accusato diverse volte di coprire i preti pedofili e di essere un servo delle banche e promotore dello sterminio di massa del falso peraccino 📺🐑💉, che ha condotto al macello migliaia di pecore che hanno seguito la sua falsa bocca ruggente ingannatrice, e di cui non dimentichiamo ... quindi per il futuro aspettiamoci di tutto e di quante altre pecore saranno condotte nuovamente al macello.

Nelle Sacre Scritture il termine "leone" può avere due significati: il primo riferito al Regno di Gesù Cristo che, mediante la Potenza dello Spirito Santo, opera prodigi come suo Padre, opera per la salvezza del mondo; e l'altro riferito al regno del falso messia che opera prodigi mediante la potenza di suo padre, Satana, per sedurre il mondo.

In riferimento al Regno di Gesù Cristo, Giovanni dell'Apocalisse dice: "Un angelo mi disse: Non piangere; ecco, ha vinto il Leone della Tribù di Giuda, della radice di Davide"; e, in riferimento al falso messia, Pietro dice: "Siate dunque saggi e rendete saggio il vostro cuore; perché anche il vostro avversario, il diavolo, ruggisce come un leone cercando di divorare".

Come questo nuovo eletto papocchio ha ruggito cercando di divorare più persone possibili seducendo la gente con il peracciono diabolico, Dio solo sa quali altre bestemmie andranno incontro coloro che da ora in avanti lo seguiranno.

Questo è solo un avvertimento sperando che qualcuno apra gli occhi e veda la realtà così com'è...

Noi invece continuiamo per la strada mostrataci dal Re Messia nel suo Carattere Regale, Leone Conquistatore della Tribù di Giuda, Qadamawi Haile Selassie, la Via la Verità e la Vita, seduto sul suo Trono Davidico d'Etiopia, con i titoli di Re dei Re, Luce del mondo, Difensore della Fede Ortodossa e Re di Israele.

Il Leone Conquistatore della Tribù di Giuda ha prevalso! 
La radice di Davide ha prevalso!
Il Leone di Giuda indossa la sua Corona d'onore e di Gloria Eterna.

Benedetto sia il Re dei Re Haile Selassie e fuoco sugli usurpatori del suo Regno.

DEREK🔯🔥
https://t.me/DerekRasTafarI