venerdì 3 novembre 2023

VITTI 'NA CROZZA 💀

 

Una triste storia tutta siciliana...

Qual è la vera storia di "Vitti ‘na crozza", una tra le più celebri canzoni della tradizione siciliana?

Non è una canzone allegra. Tutt'altro.

Il vero significato delle parole ci riporta al mondo delle zolfare, fatto di faticosissimo lavoro e di sofferenza. Una canzone che ci ricorda la sofferenza e anche l’ingiustizia di chi passava la maggior parte della propria vita nelle miniere di zolfo della vecchia Sicilia e se aveva la sventura di morire tra le viscere della terra lì restava, sepolto senza nemmeno “un toccu ‘ri campane”.

Protagonista della canzone è ’na crozza, ossia un teschio. Un teschio che, attraverso il suo racconto, si fa promotore di una forte denuncia sociale, rivolta principalmente contro determinate usanze della chiesa cattolica.

La maggior parte delle persone ha sempre ritenuto che il famoso ‘cannuni’ dove si trova il teschio, protagonista della canzone, fosse il pezzo di artiglieria cilindrico utilizzato per fini bellici, e che la canzone si riferisca ad un evento di guerra. Ma così non è; Il "cannuni" altro non era che il boccaporto delle miniere.

Il testo ripercorre l’ostracismo perpetrato dalla chiesa cattolica nei confronti dei minatori morti nelle solfatare. I loro resti mortali non solo spesso rimanevano sepolti per sempre nell'oscurità perenne delle miniere, ma per loro erano negate le onoranze funebri e perfino, insiste la voce del teschio, un semplice rintocco di campana, perché zolfo e sottosuolo erano simboli e dimora del demonio.

La voce del teschio implora che qualcuno riservi anche a lui questa pietà, affinché una degna sepoltura, accompagnata da un’onoranza funebre che lo possa degnamente accompagnare nell’aldilà sia in grado di riscattare i suoi peccati e garantirgli una pace eterna dopo un’esistenza di stenti, contrassegnata da un lavoro massacrante in un’oscurità permanente.

Vitti na crozza supra nu cannuni, fui curiusu e ci vosi spiari. Idda m'arrispunnìu cu gran duluri: murivi senza toccu di campani. Si nni jeru, si nni jeru li mè anni, si nni jeru, si nni jeru e un sacciu unni...

DEREK 🔯🔥
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GAZA E PALESTINA APPARTENGONO ALL'ETIOPIA


Sapevi che la striscia di GAZA come tutta la Palestina appartiene all'Etiopia?

La striscia di Gaza, luogo tormentato e al centro delle cronache in questi ultimi anni a causa della brutale invasione e occupazione europea del falso Israele, è conosciuta nel Cristianesimo Ortodosso come culla di un'importante filone monastico nei primi secoli. 

Ma non solo questo, per i Cristiani Ortodossi Tewahedo d'Etiopia essa è una regione che appartiene al Regno Davidico d'Etiopia da secoli, donata dal Re Salomone alla Regina di Saba d'Etiopia.

 "Ricorderò l'Egitto e Babilonia a coloro che Mi conoscono. Ed ecco, la Filistea (striscia di GAZA), e Tiro (Sur/Siria), e l'ETIOPIA: tutti sono nati lì. Un uomo dirà: Mia madre è Sion (Etiopia), e lì nacque l'Uomo e l'Altissimo stesso ne fu il Fondatore. Il Signore lo racconterà negli scritti dei popoli e dei Principi (Kebra Negast) che nacquero a Sion (Etiopia). Selah"
 - Salmo profetico del re Dawit 87:4-6

 “E il giovane e il suo seguito continuarono il loro viaggio ed entrarono nel paese di GAZA, poiché GAZA era il paese che il re Salomone aveva offerto alla regina d’Etiopia”.
 - Kebra Negast 33, Come il re d'Etiopia intraprese un viaggio

"E si fermarono vicino a GAZA, la città della madre del re (Menelik I), che il re Salomone aveva dato alla regina d'Etiopia quando lei venne da lui..."
 - Kebra Negast 53, Come il carro fu offerto all'Etiopia

"Un angelo del Signore, parlando a Filippo, gli disse: Alzati e va' verso sud, lungo la strada deserta che da Iyeruselam scende a GAZA. Si alzò e partì. Ed ecco, un un eunuco etiope, ministro di Kandake, regina d'Etiopia e soprintendente di tutti i suoi tesori, che era venuto a Iyeruselam per adorare, seduto sul suo carro e leggendo il profeta Isayas..."
- Atti degli Apostoli 8

 "E così il confine orientale del Regno del Re d'ETIOPIA è l'inizio della città di GAZA nel paese di Giuda, cioè Iyeruselam. E il suo confine è il lago di Gerico, e passa attraverso la costa del suo mare fino a Leba e Saba. E il suo confine scende a Bisis e 'Asnet; e il suo confine è il Mar degli uomini neri e nudi. E sale al monte Kebereneyon nel Mare delle Tenebre, è - cioè, il luogo dove tramonta il sole. E il suo confine si estende fino a Fene'el e Lasifala; e i suoi confini sono le terre vicino al Giardino, dove c'è molto cibo e bestiame in abbondanza. E vicino a Fene'en: e il suo Il suo confine arriva fino a Zawel e passa lungo il mare dell'India, e il suo confine arriva fino al mare di Tarsis e alla sua estremità c'è il mare di Madyam, fino a congiungersi con la terra di GAZA; e il suo confine è il luogo dove ebbe inizio l'enumerazione. Tale è il dominio del re d'ETIOPIA e della sua posterità PER SEMPRE."
 - Kebra Negast 92, Come restaurarono il Regno di Dawit

mercoledì 25 ottobre 2023

IL RITORNO DELLE RELIQUIE DI SAN MARCO IN EGITTO. 🦁🌿𓋹

 

Per i Cristiani Ortodossi, corpo e anima compongono la persona; la persona che si unisce a Dio per mezzo di Cristo si deifica e il corpo di un Santo condivide la santità dell'anima del Santo.

L'uomo deificato, colui che ha la Grazia di Dio, continua ad avere anche dopo la sua morte fisica questa Grazia e per questo motivo le sante reliquie mostrano diverse manifestazioni di testimonianza della santità: ad esempio compiono dei miracoli taumaturgici, inoltre sono incorruttibi a testimonianza che le energie icreate di Dio, Uno e Trino, si sono insediate nel corpo di carne della persona e lo mantengono intatto, e in alcuni casi il corpo incorrotto dei Santi secerne un liquido balsamico profumato detto Myron.

La venerazione conferita alle reliquie dalla Chiesa Ortodossa è una testimonianza della nostra fede nella gloria universale, dell'uomo di Dio.

Come le icone dei Santi, così le sante reliquie non sono oggetto di culto, giacché il culto appartiene solo a Dio, Uno e Trino, ma a loro è dovuto onore e venerazione e non adorazione, la quale va a Cristo Re. I Santi sono venerati e amati e viene loro richiesto di intercedere per la salvezza, ma non viene loro data l'adorazione riservata a Dio, perché la loro santità deriva da Dio.

Da un certo momento storico, nella chiesa cattolica romana, ormai da secoli corrotta e deviata, intrisa di eresie e paganesimo, anche la venerazione delle reliquie ha seguito un percorso che ha portato le persone a un culto idolatrico che dava alle reliquie un potere, si può dire, magico, avendo abbandonato la via per la divinizzazione e un potere economico, perché usate a scopo di lucro.

Iniziò così una corsa maniacale alle reliquie da parte dei veneziani, dei baresi, dei genovesi e di tanti altri i quali pensarono che la loro patria terrena potesse essere al sicuro e prosperare nel commercio e nella suprememazia sugli altri popoli se avessero avuto una grande quantità di reliquie sacre a proteggerli (dato che nella corrotta chiesa cattolica di santi neanche l'ombra) non avendo capito che la reliquia è protezione e aiuto alla persona di fede, abbandonandosi al commercio vergognoso delle reliquie e alla loro traslazione dal loro luogo naturale.

La quarta crociata ebbe un effetto devastante sulla Chiesa Ortodossa e sull'impero d'oriente; i crociati si gettarono a caccia di reliquie e di tesori custoditi in quasi tutte le Chiese Ortodosse d'Oriente, dando luogo a un depredare che non ha eguali nella storia. A Venezia arrivarono navi cariche di mosaici, pannelli, pietre scolpite, pilastri, manoscritti preziosi, icone, cavalli d'oro appartenuti a Costantino, calici d'oro, parti di altari, Vangeli, gioelli, pietre rare e parti di edifici che hanno contribuito a creare il tessuto della città che oggi è Venezia, ma soprattutto arrivarono le reliquie.

Tra queste sante reliquie rubate alla Chiesa Ortodossa e traslate in Italia ci sono quelle dell'Apostolo Marco che scrisse il Vangelo che porta il suo nome; il fondatore della Chiesa Ortodossa copta d'Egitto e primo vescovo di Alessandria D'Egitto. Dopo il martirio ad Alessandria nel 68 d.C., il suo corpo fu conservato in Egitto.

Le reliquie del Santo erano sentite dalla classe dirigente veneziana come elemento determinante per fare nella 'Nova Venecia' lagunare, il centro del potere politico della regione e il fulcro del potere religioso del corrotto patriarcato aquileiese. Così si organizzò una spedizione per trafugare le sante reliquie.

Le spoglie del santo, arrivarono a Venezia grazie allo stratagemma di due mercanti veneziani, Rustico da Torcello e Bono o Tribuno da Malamocco che, insieme a un servo, Basilio, trafugarono di nascosto le reliquie del Santo dalla sede del suo Trono Apostolico e le nascosero in una cesta piena di frutta e carne di maiale, impura per i musulmani e per questo passata alla dogana senza troppi problemi, sulla nave diretta da Alessandria D'Egitto a Venezia. Era il 31 gennaio 828. 

L'impresa fu un vero e proprio investimento, previamente programmato ed adeguatamente finanziato, ordinato all'innalzamento del prestigio, per così dire, internazionale della città.

Ma Grazie al nostro Dio, Uno e Trino, al tempo i cui sedeva sul seggio di San Marco Papa Kyrillos VI il Taumaturgo e contemporaneamente sedeva in Etiopia sul Trono di Davide il Leone Conquistatore di Giuda e Re dei Re Haile Selassie, diversi grandi eventi di gioia avvennero nella Santa Ortodossia. Tra questi ricordiamo che uno dei primi atti del regno di Papa Kyrillos VI fu la concessione dell’autocefalia alla Chiesa Ortodossa Tewahedo d'Etiopia, secondo un accordo raggiunto durante il regno del suo predecessore. Il convegno dei capi delle Chiese Ortodosse Orientali, che si tenne ad Addis Abeba, in Etiopia, nel gennaio del 1965, grazie alla lungimiranza del Re dei Re, è senza dubbio un'altro evento di una certa importanza nella storia della Chiesa Ortodossa dei nostri tempi.

Uno di questi eventi importanti fu proprio il ritorno delle sante reliquie dell'Apostolo Marco nella sede del suo Trono Apostolico dopo secoli che vi furono rubate.

Per molti secoli la Chiesa Copta Ortodossa d'Egitto ha voluto indietro le reliquie del suo santo patrono. Ma fu sotto il pontificato di Papa Kyrillos VI il Taumaturgo e il prezioso aiuto del Re dei Re Haile Selassie che questo sogno divenne realtà.

Dal momento in cui Papa Kyrillos VI scese dall'aereo che trasportava le sacre reliquie, inni, liturgie e dossologie furono cantati incessantemente.

Esseri celesti luminosi sotto forma di piccioni bianchi sorvolarono l'aeroporto del Cairo e furono visti da tutti gli assistenti (era mezz'ora prima di mezzanotte e i veri piccioni non volano di notte). Questi esseri erano simili alle 'colombe'. Sono apparsi all'improvviso e sono anche scomparsi all'improvviso. 

I Leoni si incontrano e dopo una grande liturgia e la benedizione del Re dei Re Haile Selassie accompagnate da preghiere incessanti, le reliquie di San Marco vennero infine deposte in un santuario speciale nella nuova Cattedrale di San Marco al Cairo in Egitto, dove ancora oggi lì riposano. 𓋴𓈖𓃀𓏜𓎟

O Dio, che hai glorificato il tuo evangelista Marco con il dono della predicazione apostolica, e con le intercessioni della Vergine Maria, Madre di Dio, e del Papa San Kyrillos VI il Taumaturgo, fa’ che impariamo anche noi a seguire fedelmente il Cristo Re Signore. Egli è Dio, e Vive e Regna con te, nell’Unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amìn!

Grazie della lettura e godetevi il video del ritorno delle reliquie di San Marco in Egitto.

sabato 21 ottobre 2023

QUANDO IL RE DEI RE VISITÒ GERUSALEMME


"Al Nostro arrivo, l'orchestra presente ha suonato l'inno nazionale etiope. Camminando sulla riva, siamo passati accanto a file di soldati che ci hanno accolto con rispetto, traducendo anche il nostro inno. Ebrei e arabi, che litigavano continuamente tra loro, improvvisamente dimenticarono le loro differenze e, stando insieme, ci osservavano con piacere e rispetto."
(Haile Selassie I, Re dei Re, Luce del mondo, Re di Israele in "La mia vita e il progresso dell'Etiopia vol. 1", sul suo viaggio a Iyeruselam nel 1936)

Ciò che Isaia, figlio di Amoz, vide riguardo a Giuda (l'Etiopia) e a Gerusalemme.

Alla fine dei giorni,
il monte del tempio del Signore (Etiopia)
sarà eretto sulla cima dei monti
e sarà più alto dei colli;
ad esso affluiranno tutte le genti.
Verranno molti popoli e diranno:
«Venite, saliamo sul monte del Signore,
al tempio del Dio di Giacobbe,
perché ci indichi le sue vie
e possiamo camminare per i suoi sentieri».
Poiché da Sion (Etiopia) uscirà la legge
e da Gerusalemme la parola del Signore.
Egli sarà Giudice (Makonnen) fra le genti
e sarà Arbitro fra molti popoli.
Forgeranno le loro spade in vomeri,
le loro lance in falci;
un popolo non alzerà più la spada
contro un altro popolo,
non si eserciteranno più nell'arte della guerra.
Casa di Giacobbe (Gerusalemme), vieni,
camminiamo nella Luce del Signore.
Amìn

DEREK 🔯🔥
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mercoledì 4 ottobre 2023

IL MONACO ORTODOSSO CALABRESE CHE ISTRUÌ SAN GIOVANNI DAMASCENO

 

Sapevi che l'insegnante di San Giovanni Damasceno, uno dei più grandi teologi e innografi della Chiesa romano-Ortodossa, fu un Monaco Ortodosso calabrese?

Il Monaco Ortodosso calabrese, Cosma, era una specie di enciclopedia in carne e ossa. Egli sapeva di Etica, Retorica, Geometria, Astronomia, Filosofia, Teologia...: Cosma, in poche parole, "aveva scrutato tutto lo scibile umano".

Per sua disgrazia, fu catturato in una delle periodiche razzie che i saraceni, puntuali a ogni primavera, conducevano sulle coste della Calabria, e messo in vendita al mercato degli schiavi di Damasco.

Per sua fortuna, fu acquistato da Sarjun ibn Mansur (سرجون بن منصور), un arabo Cristiano Ortodosso, ch'era Ministro delle Finanze. Il Monaco Cosma così finì per fare l'istitutore del figlio di Sergio, Yuhana Ibn Sarjun (يوحنا ابن ﺳﺮﺟﻮﻥ), e a lui diede una solida formazione letteraria e filosofica.

Giovanni prese poi il posto del padre, Sergio; attorno al 717, a seguito di qualche screzio tra arabi Cristiani e arabi musulmani, abbandonò la corte ommayade e si fece Monaco nella laura di San Saba in Palestina, passando poi alla storia come San Giovanni il Damasceno, uno dei più grandi teologi e innografi della Chiesa romano-Ortodossa. 𓋴𓈖𓃀𓏜𓎟

domenica 1 ottobre 2023

VISITA ALLE RELIQUIE DI SAN GIOVANNI IL BUONO DI MATERA 🐂☿🔯🔥


 San Giovanni di Matera fa parte di quei monaci Cristiani Ortodossi della resistenza contro l'invasione franco-cattolica intentata alla distruzione dell'Ortodossia nel Sud Italia.

Giovanni nacque a Matera da genitori di modeste condizioni e sin da ragazzo fu spinto dalla divina Grazia ad amare la vita solitaria. Indossate perciò le vesti più povere che potè trovare, egli si recò in un Monastero Ortodosso sulle isole Cheridi a cui fu affidata la custodia del gregge del monastero. 

Ispirato da una divina Visione si recò in Calabria e in seguito si spostò in Sicilia e in Puglia. E mentre prima aveva osservato un rigoroso silenzio, all'arrivo dell'invasione franco-cattolica nel sud Italia, illuminato dalla divina Grazia, cominciò a parlare e a insegnare in modo così penetrante che nessuno poteva resistere allo Spirito che parlava per mezzo di lui; gli astuti e ingegnosi dialettici cattolici che cercavano di sedurre il popolo, se ne andavano via confusi e umiliati da questo Santo padre che si opponeva alle loro false dottrine e false e sofisticate argomentazioni, ed arrossiti e svergognati, evitavano il servo di Dio, vedendo chiaramente di essere stati vinti non da umani, ma da divini argomenti.

Biasimando taluni, rimproverando altri, scongiurava tutti come il buon pastore buono a rimanere saldi nella Santa Ortodossia, e si faceva tutto a tutti, per condurre tutti a Cristo.

Una volta, recatosi a Bari si diede a predicare, sicché alcuni, abbandonato l'errore loro imposto dai cattolici, desideravano prendere la via della Verità; altri invece lo denunciarono al vescovo franco-cattolico come eretico. Il mirabile padre Giovanni fu quindi catturato e portato in catene, come eretico, davanti al suddetto vescovo e ai suoi sacerdoti. Egli fu in vari modi oltraggiato e minacciato dalla condanna al rogo, ma poi grazie a Dio riuscì ad essere rilasciato libero.

Il Santo Giovanni fondò diversi monasteri nel meridione d'Italia, e un giorno mosso da Spirito, si recò in un luogo dove indicò ad alcuni dove avrebbero potuto scavare per trovare pietre e calce in abbondanza, come infatti avvenne. Ma il conte franco-cattolico Roberto di Chiaromonte, convinto che il venerando padre avesse trovato sotto terra un tesoro, comandò che fosse preso, legato con forza e tradotto in carcere. E mentre egli era afflitto dal tormento troppo grande del carcere, la divina Misericordia dolcemente lo consolò con una visione, e subito egli si trovò sciolto da ogni catena, e fuori dalla porta del carcere; sotto gli occhi dei carcerieri andò via.

Un giovane di nome Gioele di nascosto venne dall'uomo di Dio, e chiese di indossare l'abito monastico. I suoi genitori e parenti, tutti insieme, andarono allora armati al monastero, ed entrati nottetempo trovarono Gioele in preghiera tra i monaci. Afferrarono quindi il giovane Gioele, e strappatogli l'abito monastico e rivestitolo d'una veste mondana, lo portarono via, affidandolo in custodia a un sacerdote franco-cattolico, nemico del mirabile Giovanni e che ardeva del desiderio di distruggere il Monastero Ortodosso. Di poi Gioele, essendosi liberato per le preghiere dell'uomo di Dio, tornò al Monastero, dove il venerabile Giovanni rifulgeva di Santità.

Molti miracoli e prodigi compì il Santo Giovanni durante la sua vita girando fra il popolo di vari paesi del Meridione predicando ed esortando tutti a rimanere saldi nella Santa Ortodossia fino a quando il 20 luglio 1139 si addormentò in pace, rallegrandosi gli angeli di un così grande, del quale trasportarono nella celeste Gerusalemme l'anima preziosa e cara a Dio.

Il culto di San Giovanni si diffuse rapidamente in ambiente Ortodosso, la sua casa natale fu trasformata in una chiesa rupestre, situata nei Sassi di Matera. Successivamente con la totale distruzione dell'Ortodossia nel Meridione, come è accaduto per molti Santi Ortodossi del Sud Italia il suo culto venne assorbito e diffuso anche in ambiente cattolico latino cambiando date ed eventi; la sua 'Vita' fu modificata dai gesuiti adattandola e ribaltandola a loro piacimento dandole una mentalità latinizzata se non proprio del tutto occidentale. Le sue reliquie, dapprima poste sotto l'altare dell'Abbazia di Pulsano, nel 1830 furono traslate a Matera e dal 1939 sono conservate in un sarcofago nella Cattedrale di Matera. 𓋴𓈖𓃀𓏜𓎟

O Signore fa che per l’intercessione di San Giovanni da Matera e dei tuoi Santi, l’umanità ritorni alla pratica della Fede Cristiana Ortodossa per una nuova evangelizzazione di questo terzo millennio a lode e gloria del tuo Nome Nuovo ed il trionfo della Chiesa Ortodossa. Amìn. 🦁👑

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mercoledì 13 settembre 2023

SAN GIORGIO DI IOANNINA 🔯🇦🇱


Per chi fosse interessato ai personaggi storici Arbëresh 🔯🇦🇱:

San Giorgio di Ioannina (Epiro). Santo Ortodosso Albanese-Arbëresh, dai miei antenati sangue del mio sangue. Gjaku jon i Shprishur. #Roots

San Giorgio nacque intorno all'anno 1819 a Tzourchili, un villaggio albanese della diocesi di Grevena nell'Epiro. I suoi genitori erano poveri e, dopo la loro morte, fu assunto da un ufficiale Ottomanno.

Sebbene fosse rimasto fermamente attaccato alla Fede Cristiana Ortodossa, i suoi compagni di servitù iniziarono a chiamarlo Ghiaour Hassan - un nome musulmano. Otto anni dopo, quando si stava preparando a sposare una povera ragazza Cristiana Ortodossa di nome Elena, uno dei Turchi fece una lamentela contro di lui davanti al giudice locale, affermando che Hassan, essendo musulmano, si stava preparando a sposare un cristiana. Dopo molta confusione, Giorgio, riservato e taciturno per natura, riuscì a convincere il giudice che egli era nato e cresciuto Cristiano Ortodosso. Si sposò ed entrò in servizio presso un altro dignitario Ottomanno nella città di Piliates. Il 12 Gennaio 1838, il giorno della nascita di suo figlio, fece ritorno a Ioannina per sbrigare alcune faccende.

Egli fu di nuovo catturato dal suo accusatore e una folla tumultuosa si riunì attorno a loro. Condotto dinanzi al giudice, Giorgio insistette che egli era stato sempre un Cristiano Ortodosso e che mai aveva rinnegato la Fede dei suoi padri: l'insistenza e il clamore dei Turchi non riuscirono a smuoverlo. Fu gettato in prigione e gli altri prigionieri cristiani che si trovavano rinchiusi lì suscitarono in lui il desiderio di continuare la sua gara sino alla perfezione del martirio. Una figura risplendente gli apparve, alleviando il peso delle sue catene e inspirandogli un tale sovrumano coraggio da ricevere con indescrivibile gioia la sua sentenza di condanna a morte la mattina del 17 Gennaio. "Come la cerva assetata anela alle fonti d'acqua viva" (salmo 41:1) così egli corse con i suoi carnefici verso il luogo dell'esecuzione. Lì fu impiccato, e il suo corpo fu lasciato lì per tre giorni per essere visto da tutti. Esso emanava una profumo fragrante e le stesse guardie furono testimoni della luce celestiale che circondava il corpo.
Infine le sante reliquie furono consegnate al Metropolita Ioakim, che radunò tutti i Cristiani di Ioannina per il funerale del nuovo martire di Cristo. Molti miracoli si verificarono durante quella solenne ufficiatura e ancora oggi continuano a verificarsi per mezzo delle sue reliquie.

La seguente iscrizione è scritta sul monumento, una targa di legno che ricopriva la sacra reliquia del martire, San Giorgio di Ioannina:

 "E se la tomba nasconde il corpo del testimone,
 non può nascondere la grazia divina
 che ha sostenuto,
 perché trabocca di sorgenti curative
 per chi soffre di malattie onnipresenti
 e sono sotto il potere di passioni incurabili."

L'icona di San Giovanni di Ioannina è anche venerata nella Parrocchia Ortodossa di San Giovanni di Kronstadt a Castrovillari (CS), Calabria.

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mercoledì 6 settembre 2023

VISITA ALLA MADONNA NERA DEL TINDARI (giugno 2023)

 

 Durante il periodo della persecuzione iconoclasta della Chiesa Ortodossa (tra il VI e il VII secolo d.C.) una nave in viaggio da Bisanzio aveva cercato rifugio dalla tempesta nella baia di Tindari nell'allora Sicila Ortodossa, la quale portava nascosta nella stiva una statua commemorativa della Vergine col Bambino perché fosse sottratta alla persecuzione iconoclasta.

Quando si calma la tempesta, i marinai decisero di riprendere il viaggio: levarono l'ancora, inalberarono le vele, cominciarono a remare, ma non riuscirono a spostare la nave. Tentarono, ritentarono, ma essa restava ferma lì, come se fosse incagliata nel porto.

Essi allora pensarono di alleggerire il carico, ma, solo quando, tra le altre cose, scaricarono il venerando Simulacro della Vergine, la nave poté muoversi e riprendere la rotta sulle onde placide del mare rabbonito.

Partita la nave che aveva lasciato il carico, i marinai della baia di Tindari si diedero subito da fare per tirare in secco la cassa galleggiante sulla distesa del mare. Fu aperta la cassa e, con grande stupore e soddisfazione di tutti, in essa fu trovata la preziosa statua in legno di Cedro del Libano della Vergine seduta su un trono con in grembo il Figlio Divino che tiene la destra sollevata, benedicente. Ella inoltre porta in capo una corona di tipo orientale, una specie di turbante, ricavato nello stesso legno, decorato con leggeri arabeschi dorati. E ai piedi, la scritta: "Nigra Sum sed Formosa" (Sono Nera ma Bella).

Si decise di portare il Simulacro della Vergine nel luogo più alto, il più bello, al Tindari, dove dal I° Secolo vi era una fiorente Comunità Ortodossa, una delle prime Chiese Ortodosse d'Occidente.

"Curiosamente la storia ecclesiastica, e qui andiamo a Eusebio di Cesarea nel III secolo, racconta, che la prima raffigurazione di Gesù fu proprio una statua. La donna che era stata guarita dal flusso di sangue, la così detta Emorroissa di cui parlano i vangeli sinottici, abitava a Cesarea Marittima, e lì in ricordo e in onore di Colui che l'aveva guarita fece fare una statua che rappresentava le fattezze di Gesù. Questo è quello che ci racconta Eusebio, perché noi quella statua non l'abbiamo più. È presumibile anche che la tenesse nel giardino della propria casa e non come un oggetto di culto. Curiosamente appunto una statua è stata una sorta di prototipo di molte icone."
(Igumeno Ambrogio, Chiesa Ortodossa di Torino 🐂)

Questi tipi di statue venivano usate dai primi cristiani come monumento commemorativo e testimonianza del passato. La Statua della Madonna Nera del Tindari rappresenta sì la Vergine in Trono e come Trono di Suo Figlio, ma dall'iscrizione in basso, "Nigra sum sed formosa" (Sono Nera ma Bella), una citazione del Cantico dei Cantici sull'incontro tra Re Salomone e la Regina di Saba, Regina d'Etiopia, essa rappresenta contemporaneamente la Donna di Rivelazione 12, la Regina del Sud ovvero la Regina d'Etiopia dalla cui Stirpe Davidica il Cristo sarebbe dovuto tornare per Regnare sul Trono di Davide, di cui lo stesso Cristo parla nei Vangeli riguardo la Sua Seconda Venuta: "La regina del sud si leverà a giudicare questa generazione e la condannerà, perché essa venne dall'estremità della terra per ascoltare la sapienza di Salomone; ecco, ora qui c'è più di Salomone!" (Matt. 12:42).

Nel luogo dove fu posta la statua commemorativa della Vergine vi era accanto un'antica chiesetta ortodossa e una fortezza che dominava il promontorio. La chiesetta fu in seguito distrutta dai pirati arabi capitanati da Khayr al-Din Barbarossa, corsaro e ammiraglio della flotta ottomana che mise a ferro e fuoco la costa tirrenica della Sicilia.

Quando i cattolici romani in seguito si impossessarono del territorio, al posto della chiesetta Ortodossa vi costruirono una chiesa barocca e la statua fu inserita all'interno della chiesa, utilizzata secondo la loro prassi eretica come idolo cattolico, celando il suo santo mistero.

La Chiesa Ortodossa dell'Italia Meridionale sopravvisse per molti secoli a diverse invasioni fino al culmine della sua esistenza quando la chiesa cattolica romana in combutta con i Normanni fece sì che tutte le rimanenti chiese Ortodosse venissero da questi distrutte e i terreni consegnati alle autorità pontificie cancellando volutamente l'eredità Ortodossa del Meridione d'Italia. 𓋴𓈖𓃀𓏜𓎟

giovedì 10 agosto 2023

SAN PANDELEIMON, GRANDE MARTIRE


 "Pantaleone fu di Nicomedia. Suo padre si nomò Eustorgio, ed era pagano; sua madre Eubola, ed era cristiana: ma ella morì mentre Pantaleone era fanciullo. Egli pertanto sotto l'educazione del padre seguì ad esser pagano. Si applicò alla medicina, e vi riuscì a meraviglia; onde l'imperator Massimiliano lo prese per suo medico. Un giorno il santo s'imbatté a discorrere con un santo sacerdote nomato Ermolao, il quale lodò la sua scienza e il suo spirito, e poi gli disse: Ma che vi serviranno, amico, tutte le vostre belle cognizioni, se ignorate la scienza della salute? E quindi gli esplicò le verità principali di nostra fede in modo, che gli fece confessare che per esser felice bisognava essere cristiano. Dopo ciò avvenne che Pantaleone trovò sulla via un fanciullo morto pel morso di una vipera che gli stava accanto. Allora, così ispirato da Dio, disse al fanciullo che si alzasse in nome di Gesù Cristo, e il fanciullo risorse; ond'egli subito allora corse a trovar s. Ermolao e si fece dare il battesimo.

Fatto cristiano, imprese a fare cristiano anche suo padre: onde un giorno gli comparve innanzi con volto mesto. Il padre gli dimandò la cagione di quella mestizia; rispose: Padre, le stravaganze della nostra religione mi tengono confuso. Se i nostri dei sono stati uomini, come poi son divenuti dei? All'incontro vedo che della stessa materia di cui si fanno le pentole, si fanno ancora gl'idoli. Or come dunque noi offeriamo i sacrificj a questi idoli, che non hanno occhi per vederli, mentre sono statue cieche? Il padre restò commosso da questo discorso; ed essendo poi venuto un cieco a cercar rimedio, il nostro santo, avendo invocato il nome di Gesù sovra di colui, il cieco restò guarito; e con quel miracolo si convertirono e presero il battesimo il cieco ed il padre. Da questi fatti Pantaleone si scoprì da per tutto cristiano, e ne fu accusato all'imperatore. Massimiliano si fece chiamare il cieco, e volle sapere da lui il fatto, e quegli semplicemente disse come era stato, e che egli perciò si era fatto già cristiano. L'imperatore tentò di persuadergli ch'egli era stato guarito non da Gesù Cristo, ma dagli dei. E quegli rispose: Ma come volete, principe, che gli dei diano la vista, quando essi non vedono? Massimiliano sdegnato a questa risposta gli fece subito troncare la testa. Indi fece chiamare Pantaleone, e gli rimproverò la sua ingratitudine in farsi cristiano, dopo ch'egli l'avea colmato di onori e di ricchezze. Rispose il santo: Sire, non vi è di noi chi non sappia la nascita degli dei, e quindi le loro passioni e i loro delitti. E come possiamo questi uomini empj adorar come dei? Principe, uno è il solo vero Dio, ed è il Dio de' cristiani. E soggiunse: Facciamo qui la sperienza alla presenza vostra della verità della fede. L'imperatore si contentò. Si addusse un infermo di morbo incurabile: i pagani impiegarono sacrificj, orazioni, ma l'infermo restò qual era. S. Pantaleone poi facendo il segno della croce sull'infermo in nome di Gesù Cristo, quegli subito si trovò guarito e cominciò a gridare: Son sano, son sano, non vi è altro Dio che il Dio de' cristiani. L'imperatore gridò in vano: Incantesimo! magia! La maggior parte degli astanti si convertì, e da per tutto pubblicarono la potenza di Gesù Cristo.

Massimiliano da ciò più inasprito fa condurre Pantaleone in una piazza, e lo fa lacerare da ferri, e poi fa bruciargli le piaghe con torce accese: di poi lo fa buttare in una caldaia di piombo liquefatto, ma il santo in nulla restò leso da tali supplicj. Indi l'imperatore lo fa gettare nel mare con una pietra di molino legata al collo; ma il santo uscì dal mare sano e salvo. Di più lo fa legare ad un albero di ulivo per farlo ivi uccidere colle spade; ma il ferro diventa molle come cera. Finalmente gli fa troncare la testa. L'imperatore se la prese poi con s. Ermolao. Il santo si pose in orazione, e venne un tremuoto che fece cadere tutti gl'idoli della città; onde Massimiliano non sapendo più che fare, fece subito decapitare s. Ermolao. Le reliquie di s. Pantaleone furono trasportate prima in Costantinopoli e di poi in Francia. Dalla testa di s. Pantaleone uscì sangue e latte; e nella città di Ravello nel regno di Napoli si conserva un vaso del di lui sangue, che ogni anno si liquefa, e si vede asperso di sopra con latte, come l'ho veduto anch'io che scrivo questo libro."

In questo periodo storico in cui stiamo ora vivendo fatto di becera propaganda politica, religiosa e scientificah si cerca sempre di trovare risposte a ogni cosa tralasciando, di proposito o per ignoranza, una parte importante del nostro essere umani...

In un sito internet del CICAP, uno dei suoi paladini della scienzah giustamente si pone delle domande e chiede se qualcuno del paese di Ravello abbia un termometro per misurare la temperatura del luogo in cui è conservata la reliquia del Santo, perché come scrive: "Occorre ora ricordare che, dal punto di vista scientifico, un cambiamento di stato, da solido a liquido, può avvenire solo per due motivi.

Il primo è che si tratti di un fenomeno di fusione dovuto a una variazione di temperatura, come avviene per esempio con del ghiaccio, che fonde a 0 gradi, o del burro, che fonde a 30 gradi circa.

Una seconda spiegazione è che si possa trattare di un fenomeno dovuto alla tixotropia, ovvero il comportamento di alcune particolari gel (gelatine), tanto consistenti da apparire solide, le quali passano allo stato liquido per effetto di sollecitazioni meccaniche (scosse, movimenti, urti, vibrazioni, eccetera) del loro contenitore. Questo comportamento non richiede variazioni di temperatura."

Ancora continua: "La reliquia di Ravello, chiusa tra due grate, ma sempre visibile, si liquefa – si afferma – tra il 27 luglio e il 14 settembre, o anche oltre, senza che nessuno la maneggi. Il suo aspetto è identico a quello del “sangue” di S. Lorenzo di Amaseno. Quando liquefatto, sono visibili goccioline dall’aspetto grasso verso la superficie, uno strato trasparente rossiccio e un specie di deposito solido sul fondo dell’ampolla. Nessuna analisi chimica è mai stata eseguita sulla sostanza, benché il suo aspetto e il periodo estivo della liquefazione facciano fortemente presumere una dipendenza dalla temperatura".

Ma come la fanno difficile questi scienziatih!!!

Anche con tutte le loro buone intenzioni, non so cosa vorrebbero dimostrare, eppure con un po' di Conoscienza della Storia e un briciolo di Fede...

...La Risposta è semplice e sta Sempre alla Radice: San Pandeleimon, come anche San Gennaro, in realtà è un Santo Ortodosso e non cattolico, fa parte dei primi Santi Martiri della Chiesa Ortodossa da cui i cattolici si sono separati e in seguito hanno perseguitato in tutto e per tutto. Anticamente era famosa la sua reliquia tra gli Ortodossi. La tradizione dice che dalla testa decapitata del Santo sono usciti sangue e latte, conservate nell'ampolla. Così scrivono i fedeli Ortodossi testimoni oculari del tempo: "Dalla testa di s. Pantaleone uscì sangue e latte; e nella città di Ravello nel regno di Napoli si conserva un vaso del di lui sangue, che ogni anno si liquefa, e si vede asperso di sopra con latte, come l'ho veduto anch'io che scrivo questo libro." Quindi dalle testimonianze possiamo dire che quelle gocce di grasso sono in realtà gocce di latte. Anticamente, quando il Meridione d'Italia era tutto Ortodosso, questo era il vero "miracolo" del sangue e la reliquia era talmente famosa nell'ambiente Ortodosso che una volta che i cattolici si impossessarono del territorio, per motivi politici, la fecero lentamente dimenticare introducendo e amplificando di più il miracolo del sangue di San Gennaro. Che, lo dico senza nulla togliere a San Gennaro dato che è anche lui in primis Santo Ortodosso, lo usarono per i loro scopi e gli fecero fare uno shift teatrale di attenzione, in modo che il vero "miracolo" fosse tolto dalle loro menti.

Gloria a Dio c'è ancora qualcuno che non ha dimenticato!!!

Preghiamo che il Signore faccia nascere Veri Medici delle anime come il Santo Pandeleimon.

Nella foto:
- Icona di San Pandeleimon donata dalla Parrocchia Ortodossa Russa di Torino 🐂 alla Parrocchia Ortodossa Russa di Castrovillari nell'antico oriente Mercurense 🐂☿🔯🔥.
- Il Sangue di San Pandeleimon conservato a Ravello (SA).

lunedì 29 maggio 2023

NEO-ORTODOSSIA: ECUMENISMO: ERESIA


 "Per costruire il nuovo ordine mondiale globalista, Dio deve essere cacciato dalla creazione. Il diavolo è terribilmente scottato dalla presenza di Dio e del Suo popolo. La Chiesa Ortodossa è l'unica spina nel fianco del nuovo Anticristo, perché predica la famiglia, la fede, la vita, il parto, la verginità, l'astinenza, la virtù, la temperanza, la moralità, la vita eterna.

Il globalismo vuole esattamente il contrario: concubinato, miscredenza, sincretismo, aborto, morte, peccato legalizzato, lussuria, passione, sonnolenza stupida, transumanesimo, immoralità, inferno.

È una guerra di vita e di morte per le anime degli uomini, anestetizzate dal piacere, dalla convenienza, dell'abbondanza, per essere eternamente uccise dal demone divoratore di uomini.

Per costruire questa anomalia anticristiana, i profeti del nuovo ordine hanno bisogno di una neo-ortodossia: sincretista, universalista, ecumenista, diversa, tollerante, globalista.

- I dogmi, la coscienza del peccato, del diavolo, della colpa, della punizione, della responsabilità della morte, la nozione di crimine devono essere sradicati.

- Gli Stati infernali hanno bisogno di sacerdoti docili, benevoli, ritualisti, inclusivi, tolleranti del peccato, filosofi del nulla, gongoristi aliturgici, giudici severi del sacrificio, nemici dell'ascesi, sprezzanti dei canoni, sorridenti, ossessionati dalle facciate, politicamente attaccati dalle donazioni.

- La confessione è una lancia conficcata nel cuore del peccato.

Deve essere offuscata, sostituita da surrogati, compromessa, addolcita, eliminata dalle lacrime e dal dolore di uccidere il prossimo.

- La comunione è l'uccisione della morte con il sangue di Dio.

Deve essere rimandata, svuotata di significato, compromessa dalla paura idiota dei virus, declassato al rango di simbolo, come i "fratelli" protestanti.

- Il battesimo è l'ingresso nel Regno di Dio.

Deve essere eliminata l'immersione, adornato, oppure rifiutato del tutto dagli idolatri del vuoto razionalismo.

- Il matrimonio, come unione in Dio tra l'uomo e la donna attraverso l'amore per la nascita di un figlio, deve essere parassitato dalle unioni sesodomitiche, dalla perversione della paternità, dalla maternità surrogata, dall'assessione di trasformare l'essere umano in un organo sessuale.

- Il sacerdozio come legame di sangue con Dio nei Misteri deve essere offuscato, costantemente attaccato, ridicolizzato, incollato all'ossessione del denaro, ucciso dalla diffamazione e dalla mancanza di vocazione.

- Il monachesimo come voto del Vangelo deve essere sradicato, riempito di cose senza vocazione, decapitato dalle élite spirituali, svuotato di grandi confessori...

Rimaniamo fino alla morte nella vecchia e Santa Ortodossia."

(Padre Ioan Istrati)