Durante il periodo della persecuzione iconoclasta della Chiesa Ortodossa (tra il VI e il VII secolo d.C.) una nave in viaggio da Bisanzio aveva cercato rifugio dalla tempesta nella baia di Tindari nell'allora Sicila Ortodossa, la quale portava nascosta nella stiva una statua commemorativa della Vergine col Bambino perché fosse sottratta alla persecuzione iconoclasta.
Quando si calma la tempesta, i marinai decisero di riprendere il viaggio: levarono l'ancora, inalberarono le vele, cominciarono a remare, ma non riuscirono a spostare la nave. Tentarono, ritentarono, ma essa restava ferma lì, come se fosse incagliata nel porto.
Essi allora pensarono di alleggerire il carico, ma, solo quando, tra le altre cose, scaricarono il venerando Simulacro della Vergine, la nave poté muoversi e riprendere la rotta sulle onde placide del mare rabbonito.
Partita la nave che aveva lasciato il carico, i marinai della baia di Tindari si diedero subito da fare per tirare in secco la cassa galleggiante sulla distesa del mare. Fu aperta la cassa e, con grande stupore e soddisfazione di tutti, in essa fu trovata la preziosa statua in legno di Cedro del Libano della Vergine seduta su un trono con in grembo il Figlio Divino che tiene la destra sollevata, benedicente. Ella inoltre porta in capo una corona di tipo orientale, una specie di turbante, ricavato nello stesso legno, decorato con leggeri arabeschi dorati. E ai piedi, la scritta: "Nigra Sum sed Formosa" (Sono Nera ma Bella).
Si decise di portare il Simulacro della Vergine nel luogo più alto, il più bello, al Tindari, dove dal I° Secolo vi era una fiorente Comunità Ortodossa, una delle prime Chiese Ortodosse d'Occidente.
(Igumeno Ambrogio, Chiesa Ortodossa di Torino 🐂)
Questi tipi di statue venivano usate dai primi cristiani come monumento commemorativo e testimonianza del passato. La Statua della Madonna Nera del Tindari rappresenta sì la Vergine in Trono e come Trono di Suo Figlio, ma dall'iscrizione in basso, "Nigra sum sed formosa" (Sono Nera ma Bella), una citazione del Cantico dei Cantici sull'incontro tra Re Salomone e la Regina di Saba, Regina d'Etiopia, essa rappresenta contemporaneamente la Donna di Rivelazione 12, la Regina del Sud ovvero la Regina d'Etiopia dalla cui Stirpe Davidica il Cristo sarebbe dovuto tornare per Regnare sul Trono di Davide, di cui lo stesso Cristo parla nei Vangeli riguardo la Sua Seconda Venuta: "La regina del sud si leverà a giudicare questa generazione e la condannerà, perché essa venne dall'estremità della terra per ascoltare la sapienza di Salomone; ecco, ora qui c'è più di Salomone!" (Matt. 12:42).
Nel luogo dove fu posta la statua commemorativa della Vergine vi era accanto un'antica chiesetta ortodossa e una fortezza che dominava il promontorio. La chiesetta fu in seguito distrutta dai pirati arabi capitanati da Khayr al-Din Barbarossa, corsaro e ammiraglio della flotta ottomana che mise a ferro e fuoco la costa tirrenica della Sicilia.
Quando i cattolici romani in seguito si impossessarono del territorio, al posto della chiesetta Ortodossa vi costruirono una chiesa barocca e la statua fu inserita all'interno della chiesa, utilizzata secondo la loro prassi eretica come idolo cattolico, celando il suo santo mistero.
La Chiesa Ortodossa dell'Italia Meridionale sopravvisse per molti secoli a diverse invasioni fino al culmine della sua esistenza quando la chiesa cattolica romana in combutta con i Normanni fece sì che tutte le rimanenti chiese Ortodosse venissero da questi distrutte e i terreni consegnati alle autorità pontificie cancellando volutamente l'eredità Ortodossa del Meridione d'Italia. 𓋴𓈖𓃀𓏜𓎟
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