La Kulshedra o Kuçedra è un demone dell'acqua, della tempesta, del fuoco e ctonio cioè sotterraneo, appartenente all'abisso, alle profondità terrestri, nella mitologia e nel folklore albanese, solitamente descritto come un enorme drago serpentino femminile a più teste, come il drago dell'Apocalisse di San Giovanni. Si ritiene che la kulshedra sputi fuoco, causi siccità, tempeste, inondazioni, terremoti e altri disastri naturali contro l'umanità.
Si dice che richieda sacrifici umani per accettare di rinviare i disastri e le catastrofi naturali. Ogni anno chiedeva un numero specifico di ragazzi e ragazze dai villaggi.
Secondo le credenze popolari albanesi, lo stadio precedente della Kulshedra è Bolla, che assume la forma di un serpente demoniaco che possiede attributi sia ctoni che acquatici.
Bollar ed Errshaja sono considerate forme intermedie di questo serpente poiché attraversa una serie di metamorfosi. Questi termini, in albanese, sono anche i nomi di alcuni serpenti; il termine Bullar è semplicemente un sinonimo di Bolla nell'Albania meridionale.
La Kulshedra può anche apparire sotto le sembianze di una donna, che mantiene nascosta la sua vera natura (il diavolo sotto mentite spoglie).
["Non c'è da meravigliarsene, perché anche Satana si traveste da angelo di luce. Non è dunque cosa eccezionale se anche i suoi servitori si travestono da servitori di giustizia; la loro fine sarà secondo le loro opere." - 2Corinzi 11,14-15]
Nella mitologia albanese la Kulshedra viene solitamente combattuta e sconfitta da un Drangùe (forma determinativa albanese: drangùa, drangòni), un uccisore di draghi, un eroe divino alato semi-umano (Uomo-Dio) e protettore dell'umanità. Il termine Drangùe è utilizzato anche in alcuni dialetti albanesi (tra cui anche l'Arbëresh) con il significato di "Leone"🦁 e "animale nobile".
Il Drangùe è l'archetipo della luce e del bene, la forza complementare e opposta a kulshedra, l'archetipo dell'oscurità e del male. I bambini destinati a diventare Drangùe nascono con la testa coperta dalla tunica e con due o talvolta quattro ali sotto le braccia. I Drangùe possiedono poteri soprannaturali, soprattutto nelle ali e nelle braccia. Un Drangùe è reso invulnerabile dalla congiunzione singolare prodotta alla sua nascita e può morire solo se questa congiunzione viene ripetuta ancora una volta.
L'obiettivo principale del Drangue è combattere il Kulshedra in battaglie leggendarie. Per sconfiggere il Kulshedra usa spade fulminanti e fulmini come armi più potenti, ma usa anche pietre meteoriche, cumuli di alberi e rocce, proteggendo infine l'umanità da tempeste, incendi, siccità, inondazioni e altri disastri naturali causati dal potere distruttivo del Kulshedra. Si pensa che forti temporali siano il risultato delle loro battaglie.
Nei racconti popolari albanesi, l'eroe Albanese Giorgio Skanderbeg è definito Drago (Drangùe) di Arbëria e si racconta che Vojsava, la madre di Skanderbeg, abbia fatto un sogno prima della sua nascita in cui una grande fiamma, o un drago, emergeva dal suo corpo, illuminando il cielo. Questo fu interpretato come un segno che suo figlio sarebbe diventato un potente protettore del popolo albanese, incarnando le qualità di un Drangùe.
Skanderbeu, che con la sua abilità militare e le sue capacità di leadership lo hanno reso ampiamente riconosciuto come uno dei più grandi leader militari Cristiani Ortodossi albanesi del suo tempo.
L'eroe non perse mai una battaglia, combatté e vinse innumerevoli duelli contro i migliori guerrieri dell'Asia e dell'Europa e in tutte le battaglie contro i turchi gli albanesi uscirono vittoriosi grazie alla sua abilità in azione e alla sua straordinaria forza fisica; in tutte le battaglie aperte Scanderbeg cavalcò per primo, dritto contro il comando supremo turco, e in pochi minuti sterminò e disperse chiunque si trovasse di fronte a lui, con i suoi guerrieri albanesi che finirono il resto dell'esercito turco.
Secondo la mitologia albanese i Drangùe sono rappresentati da San Giorgio, San Michele e Sant'Elia (il profeta dell'Antico Testamento) che hanno storie in cui combattono (e sconfiggono) una Bolla/Kulshedra overro un drago.
Ma il Drangue per eccellenza è San Giorgio che uccide il drago ⚔. San Giorgio è la prefigurazione del Cristo nella sua Seconda Parusia ovvero il Leone Conquistatore della Tribù di Giuda 👑🦁, che come profetizzato dell'Apocalisse di San Giovanni, sconfiggie il drago antico che opprime l'umanità.
RIVELAZIONE (5:5) ➡️ 5 - 5(maggio) - 1941
"...ecco, il Leone della Tribù di Giuda, il Germoglio di Davide, ha vinto..."
(Rivelazione 5:5) 🌿
Dal discorso del Re dei Re Haile Selassie nel giorno della liberazione dell'Etiopia dal Nazi-Fascismo:
"Gente del mio Paese ed in particolare miei fedeli soldati! Le labbra umane non sono in grado di esprimere la riconoscenza che provo nei confronti del Dio misericordioso che mi ha dato la possibilità di essere presente tra di voi in questo giorno, riguardo al quale né gli angeli in Cielo né la creazione sulla Terra avrebbero potuto pensare o sapere (Matteo 24,36) [...] Popolo del mio paese, Etiopia! Questo è il giorno in cui l’Etiopia sta tendendo le sue mani al Signore (Salmo 68,32) nella gioia e nella riconoscenza, rivelando la Sua felicità ai Suoi figli [...] Dal momento che San Giorgio che uccise il dragone è il Santo Patrono del nostro esercito come di quello dei nostri alleati, uniamoci con loro in un eterna amicizia, in modo tale da essere capaci di fronteggiare il dragone crudele e senza Dio che si è nuovamente levato e che sta opprimendo l’umanità."
(Haile Selassie, Re dei Re, Leone Conquistatore della Tribù di Giuda, Luce del mondo, Difensore della Fede Ortodossa - 5 maggio 1941-)
Sull'isola greca di Poros, abitata nella maggioranza da Arvaniti, nonostante la persecuzione della lingua Arbëresh da parte del moderno stato greco, il termine Bullar è ancora usato per descrivere i serpenti d'acqua, e nel nord dell'Albania, sia Bolla che Bollar sono usati per descrivere i serpenti d'erba.
Nella foto: Icona del XVIII secolo raffigurante San Giorgio e il drago dipinto dai fratelli Çetiri, proveniente dal Monastero Ortodosso di Ardenikas, ora conservata al Museo Nazionale d'Arte Medievale di Tirana.
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