C’è una storia che pochissimi conoscono, è la storia della bellissima principessa d'Etiopia Romane Worq. Era la figlia primogenita del Re dei Re Haile Selassie sposata con Merid Bayanè, comandante della resistenza etiope in prima linea contro i fascisti italiani che avevano occupato il suo paese con un’invasione feroce, che utilizzò in modo massiccio gas chimici e fucilazioni di massa. Poco prima della caduta di Addis Abeba, il Re dei Re fu costretto a un esilio volontario in Inghilterra con buona parte della famiglia reale per denunciare di persona alle Nazioni Unite le atrocità fasciste commesse al suo popolo. La principessa decise di restare a combattere a fianco del marito. Nel 1937 Merid Bayanè venne catturato dagli italiani e fucilato e la principessa, che l’aveva seguito in battaglia, fu catturata, ferita al capo e ad una gamba mentre imbracciava ancora il fucile. Fu così deportata insieme ai quattro figli maschi nel carcere dell’Asinara, dove Gideon, il più piccolo, morì ad appena due anni di età. Qualche tempo dopo, un sacerdote che era vissuto in Etiopia venne in visita al carcere e riconosciuta la principessa fece in modo che potesse abbandonare l’Asinara e raggiungere Torino. Qui venne accudita dalle suore missionarie della Consolata fino al 1940, quando morì ad appena 27 anni per tubercolosi. Fu sepolta in forma anonima e nel massimo riserbo in un loculo senza nome in un’area poco visibile del Cimitero Monumentale di Torino, nel sotterraneo della sesta ampliazione. La lapide portava semplicemente la scritta “A una mamma”. Nel 1944 morì anche il figlio Chetacceu, che venne sepolto accanto alla madre.
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