Nella mitologia e nella storia dell'antica Grecia, Memnone era il re di Persia e d'Etiopia, un eroe e un guerriero considerato pari ad Achille. Nella guerra di Troia fu dalla parte dei Troiani dove portò un esercito africano etiope e indiano a difesa di Troia e sconfisse Antiloco in battaglia ma perì per mano di Achille.
Memnone era un semidio, in quanto figlio di Titone - uno dei fratelli del re troiano Priamo e di Eos (l'Aurora).
Fratello minore di Emazione, diversissimi in tutto poiché Emazione era un uomo brutale ed efferato, mentre Memnone una persona leale ed estranea a crudeltà verso i popoli sottomessi. Emazione divenne re dell'Etiopia e si scontrò con Eracle quando questi, dopo aver ucciso Busiride in Egitto, stava discendendo lungo il fiume Nilo. Memnone, che a quel tempo era ancora un fanciullo, regnava invece nella città persiana di Susa, in un enorme palazzo di pietre bianche e gemme colorate fatto costruire dal padre Titone. Dopo aver ucciso Emazione, Eracle affidò il regnò d'Etiopia a Memnone, che ampliò così il suo già grandissimo dominio.
Nell'ultimo anno della guerra di Troia, quando Ettore morì nel duello contro Achille, Memnone fu convocato come alleato a Troia. Il semidio portò con sé 20.000 etiopi, 2.000 susiani, un imprecisato numero di indiani. Raggiunse Troia attraversando l'Armenia in testa a un poderoso esercito.
Sotto le mura di Troia dimostrò coraggio e valore, uccidendo diversi guerrieri achei. Inseguì il carro di Nestore, il cui auriga era stato ucciso da Paride, e ammazzò Antiloco che era accorso in aiuto del padre. Il corpo del giovane fu dunque preso dai guerrieri etiopi ma, prima che fosse spogliato delle armi, fu recuperato da Achille, particolarmente affezionato ad Antiloco.
«Oggi, spero che sia tu a morire, venga il tuo destino oscuro, sotto la mia lancia.
Tu da questa mischia non sfuggirai vivo! Sciocco, perché hai sterminato crudelmente i Troiani, dichiarandoti il più potente degli uomini?
Poiché ti vanti di essere l'immortale figlio di una Nereide?»
(Commento di Memnone ad Achille. Quinto Smirneo, Posthomerica, II, 516-521.)
Memnone duellò dunque contro il Pelide e si dimostrò un guerriero non inferiore a lui, le armi divine che possedeva riuscirono perfino a scalfire la pelle di Achille che, come noto, era vulnerabile solo nel tallone, ma alla fine venne decapitato dal suo nemico. L'esercito etiope, rimasto senza un condottiero, si disperse, e tutti i suoi guerrieri fuggirono da Troia.
Omero parla di Memnone nell'Odissea come il più bello tra tutti i guerrieri che presero parte alla guerra di Troia. Le sue gesta erano narrate anche nel poema Etiopide, di cui non ci è rimasto quasi nulla.
Nel III secolo d.C., in aperta riscrittura di Omero, nel suo Eroico Filostrato nega che egli avesse partecipato alla guerra di Troia: il semidio sarebbe morto in Etiopia dopo un'esistenza pari a quella di cinque generazioni.
(Nella foto: La partenza di Memnone per Troia. Grecia, circa 550-525 a.C.)
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