martedì 5 luglio 2022

TESEO, DEDALO E ICARO

Nel mito greco di Teseo, dopo che l'eroe ha ucciso il Minotauro con la clava di cuoio invece di assimilarlo con la Spada d'oro di cui era pure provvisto, il racconto ci descrive lo stato d'esilio e d'incoscienza in cui Teseo finisce i suoi giorni, raccontandoci ciò che avviene nel labirinto. Dedalo, l'architetto del labirinto, e suo figlio Icaro vengono rinchiusi dentro; uno è simbolo di sapienza, l'altro d'intelligenza - sapienza e intelligenza di Teseo, l'eroe mancato. Come uscire da questa prigione? Ambedue si fanno portare dalle ali artificiali che essi si incollano sulla schiena con la cera: simboli di conoscenze e sapienze acquisite dall'esterno, non inerenti all'essere; oggi, le nostre tecnologie e l'etica delle loro applicazioni. E i nostri due amici prendono il volo! «Non volare troppo alto» dice allora la sapienza all'intelligenza, «il calore del sole ti brucerà, e nemmeno troppo basso, gli effluvi del mare ti catturerebbero...». Povera e inefficace sapienza di fronte all'ebbrezza della conoscenza da cui è preso Icaro e che fa sì che egli si ritenga un sole! Si brucia le ali e cade in mare, dove annega. Dedalo,  spinto dall'alto di una roccia in cui si credeva di essere la sapienza incarnata, lo raggiungerà. L'ebbrezza di Icaro è all'opposto di quella di Noè, e quanto pericolosa quindi!

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